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Villaspeciosa con la chiesa di San Platano e gli importanti siti archeologici con l'area di San CromazioNella prima tappa del nostro viaggio nella provincia del Sud Sardegna, proseguiremo la visita del Campidano di Cagliari e ci recheremo a Villaspeciosa dove visiteremo l'abitato ed i suoi dintroni con La chiesa di San Platano ed i suoi importanti siti archeologici con l'area archeologica di San Cromazio. Il Campidano di Cagliari
In viaggio verso VillaspeciosaSi può raggiungere Villaspeciosa partendo da Cagliari, prendendo verso nord ovest il viale Trieste, dopo circa un chilometro e seicento metri prendiamo la via Santa Gilla, dopo un altro chilometro e seicento metri continuiamo Sulla SS195 Sulcitana Raccordo, e, dopo due chilometri e settecento metri, prendiamo la SS130 Iglesiente in direzione nord ovest. La seguiamo per poco più di quindici chilometri e trecento metri, fino all'uscita con le indicazioni per Decimoputzu, Uta e Villaspeciosa, qui usciamo verso nord ovest sulla via Cagliari di Villaspeciosa, che ci porta all'interno dell'abitato. Dal Municipio di Cagliari a quello di Villaspeciosa si percorrono 23.2 chilometri. Il paese chiamato Villaspeciosa
Origine del nomeIl nome del paese potrebbe derivare da villa, ossia villaggio, e da Spaziosa, ossia mutabile o stravagante, data la mutabilità dei suoi terreni, che in certi anni producono molto e in altri quasi nulla. Secondo un'altra interpretazione potrebbe derivare da villa, ossia villaggio, e dall'aggettivo latino Speciosa, ossia bella. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura, di origine medievale, che alle tradizionali attività agricole ha affiancato anche modeste iniziative industriali. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, ed anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, dell’estrazione, dei laterizi, metallurgico, dei mobili ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Per quanto riguarda le tradizioni enogastronomiche, vengono utilizzati i principali prodotti agricoli del territorio e diverse qualità di funghi. Piccoli produttori locali producono buon vino, specialmente nuragus e Monica. Villaspeciosa non costituisce una significativa meta turistica, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze naturali, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali, e di effettuare anche interessanti escursioni nei dintorni. Brevi cenni storiciLa zona dove sorge Villaspeciosa viene abitata sin dall'epoca nuragica, a testimonianza di ciò sono i nuraghi e le tombe di giganti sparsi nel suo territorio, e testimonianze della presenza dell'uomo sono state rinvenute nel sito di Cuccureddus, dove sorge il nuraghe di Cilixianu. In periodo romano l'area in cui sorge l'abitato conosce un periodo di sviluppo, come dimostrano i ritrovamenti fatti nel sito di San Cromazio, risalente al terzo secolo, noto soprattutto grazie alla scoperta di un vasto mosaico policromo pavimentale, il più grande e meglio conservato tra quelli sinora ritrovati in Sardegna. Poche sono le notizie storiche sulle prime vicende del borgo. Di origine medievale, viene dapprima compresa nel giudicato di Cagliari, per passare poi, nel tredicesimo secolo, sotto il controllo della famiglia dei Donoratico della Gherardesca. A partire dal quattordicesimo secolo, diviene possesso della Corona d'Aragona, che lo infeuda a diversi feudatari, per primo, nel 1374, a Giovanni Tola, in seguito ai d’Aragal. Agli inizi del diciannovesimo secolo il borgo, con il territorio circostante, viene ceduto ai Bon Crespi di Valdaura y Caro, i quali lo tengono in dote fino a quando, ormai in epoca sabauda, viene abolito il sistema feudale. Nel 2016 viene cambiata la provincia alla quale appartiene, passando dalla provincia di Cagliari alla nuova provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a Villaspeciosa
Visita del centro del paeseVillaspeciosa è attraversata, subito a sud del centro, dal Riu Cixerri, un fiume dal carattere torrentizio, e, ad est del centro, dal Riu Mannu di Villaspeciosa, un torrente chiamato comunemente Marzizza per distinguerlo dall'omonimo Flumini Mannu, di cui i due torrenti sono affluenti. L'abitato è interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, e mostra l'andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Il cimitero di Villaspeciosa
Il campo sportivo comunale
La palestra Polifunzionale comunale
Il Municipio di Villaspeciosa
La chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine AssuntaDalla piazza Santa Croce, presa a destra la via San Platano, dopo una ventina di metri prendiamo a destra la via Domenico Alberto Azuni, dalla quale parte, dopo una quindicina di metri, a sinistra la via chiesa, che, in un centinaio di metri, ci porta di fronte alla chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta, che è la chiesa parrocchiale di Villaspeciosa. La chiesa, di architettura rustica, risale all'ultimo quarto del sedicesimo secolo, infatti, dai documenti dell'archivio della curia arcivescovile di Cagliari, risulta, che nel 1591, la parrocchiale era ancora la chiesa di San Platano, e solo nel 1599 risulta parrocchiale la chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta. Una delle due campane contenute nel grande campanile a vela è datata 1585. Dopo circa sessant'anni di assenza, dopo che se ne erano perse le traccia nell'immediato dopoguerra, nella cappella sul lato destro della chiesa, è stata ricollocata una statua lignea del Cristo probabilmente di scuola sarda con influssi iberico campani, denominata Crocifisso Doloroso, originariamente con braccia snodate, databile fra la fine del sedicesimo e l'inizio del diciassettesimo secolo. La presenza di questo Crocefisso è riportata in diversi documenti relativi alla Parrocchia di Villaspeciosa a partire dalla fine del cinquecento e fino all'inizio dell'Ottocento. A Villaspeciosa il 15 agosto si celebra la solenne Festa patronale dedicata a Maria Santissima Assunta, con cerimonie religiose presso la chiesa parrocchiale, e con diverse manifestazioni civili. La chiesa romanica di San PlatanoDalla piazza Santa Croce, prendiamo la via San Platano, e la seguiamo per circa duecento metri, fino in fondo, dove arriva a una rotonda. Qui la via San Platano prosegue sulla via del parco, che fiancheggia sul lato destro il parco comunale di San Platano, mentre noi prendiamo leggermente verso sinistra la via Kennedy, che lo fiancheggia sulla sinistra. Subito, percorsa una cinquantina di metri, alla destra parte una strada alberata e piastrellata, che ci porta, Al centro di uno spiazzo pavimentato in pietra, di fronte alla chiesa di San Platano, che una volta era una chiesa campestre, ed ora è all'interno dell'abitato, sia pure in periferia. La chiesa è stata edificata nel 1114 dai monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, in stile romanico tosco lombardo, e, nonostante i numerosi rimaneggiamenti e restauri di alcune sue parti, ha conservato l'impianto dell'epoca della sua costruzione. Un documento del 1141 la elenca tra le numerose proprietà che i Vittorini possedevano, principalmente nel sud della Sardegna, ed è l'unica chiesa forse al mondo dedicata a questo Santo, che secondo la tradizione, sarebbe stato il fratello di Sant'Antioco, Martire sulcitano. Ha la pianta a due navate, separate da colonne, chiuse da due absidi semicircolari con semicatino, separate da una bassa arcata sostenuta da due tozze colonne. La volta originaria, crollata nel quattordicesimo secolo, ha determinato la ricostruzione del campanile a vela e la sostituzione della pesante copertura di pietra con una copertura a capriate ossia con un tetto ligneo a due falde. Comunque i resti degli archi con le mensole d'imposta, lasciano chiaramente intendere l'impiego di una copertura, sostenuta da archi trasversali, caratterizzata dalla doppia volta a botte, che si può trovare, in Sardegna, soltanto nella chiesa romanica di Santa Maria di Sibìola. All'interno si possono notare elementi di spoglio provenienti dal sito romano di San Cromazio, come l'acquasantiera in corrispondenza dell'ingresso laterale, ed anche i capitelli delle colonne a sostengno dei tre archi che separano le navate. La semplice mensa d'altare si trova nell'abside meridionale, e, tra gli arredi, le statue dei due fratelli San Platano e Sant'Antioco. La fioca luce penetra dalle monofore delle absidi e da quella ricavata sulla facciata, la cui centina è impreziosita da accurate decorazioni. La struttura della chiesa è realizzata con conci di calcare chiaro, sui quali si innesta qualche blocchetto in pietra più scura, ed è assai curiosa per le irregolari decorazioni che la contraddistinguono, conferite dal materiale di spoglio proveniente dal sito romano di San Cromazio, distante qualche chilometro. Nella fiancata a nord è presente una scala pensile per l'accesso ai tetti, e al piccolo campanile a vela i cui gradini sono grosse mensole infisse nel muro, mentre nella fiancata a sud si apre un portale centinato, con arco a tutto sesto. La facciata è divisa in tre parti, con due finte colonne, e termina con un campanile a vela. La chiesa è ben conservata grazie alla continua frequentazione dei devoti.
Il lunedì successivo si svolge la Festa di Sant'Antioco, con la celebrazione di messe e con un'altra processione. Inoltre, sino agli anni cinquanta del secolo scorso, il martedì si svolgeva la Festa di Santa Rosa, che è però stata abbandonata. Il parco di San Platano con all'interno il campo sportivo comunale polivalenteDalla piazza Santa Croce, abbiamo preso la via San Platano, e dopo circa duecento metri, fino in fondo, siamo arrivati a una rotonda, alla quale la via San Platano prosegue sulla via del parco, che fiancheggia sul lato destro il parco comunale di San Platano. Percorsi un centinaio di metri dalla rotonda, troviamo l'entrata del parco di San Platano, un bellissimo parco verde dove possono trascorrere del tempo non solo i bambini ma anche gli adulti.
Nei dintorni di VillaspeciosaNei dintorni di Villaspeciosa non sono stati portati alla luce resti archeologici di particolare rilevanza se si esclude il parco di Mitza Cuccureddus con l'insediamento nuragico presente al suo interno. Sono stati, inoltre, portati alla luce i resti del villaggio tardo romano ed alto medioevale di San Cromazio. Nell'area di San Cromazio dove sono presenti i resti di un villaggio tardo romano ed alto medioevalePer raggiungere l'area di San Cromazio, dal centro del paese troviamo i cartelli che la indicano, ed, uscendo da Villaspeciosa verso nord ovest con la via Tuveri, dopo circa un chilometro e duecento metri, arriviamo nella campagna di Villaspeciosa, dove troviamo, alla destra della strada, l'ingresso dell'area Archeologica, scoperta negli anni 70 del secolo scorso. In essa è presente un villaggio tardo romano ed alto medioevale, che, secondo le più recenti teorie, doveva fungere da stazione di posta per i cavalieri che da Cagliari si recavano nel Sulcis e viceversa. Nel villaggio è stato rinvenuto un edificio termale, presso il quale è stata realizzata una chiesa, il cui pavimento costituisce il più grande e ben conservato mosaico policromo paleocristiano ritrovato in Sardegna, decorato con motivi vegetali e geometrici uniti alla raffigurazione di vasi per libagioni. Il mosaico, che ha una superficie di circa 160 metri quadri, risale a due momenti distinti. La fascia a ferro di cavallo esterna, policroma, è del periodo imperiale, del quarto secolo inoltrato. Il villaggio è stato abitato nei secoli successivi, finche nel sesto secolo, in periodo bizantino, la chiesa è stata in parte ripavimentata con l'inserimento dell'ampio pannello a mosaico nella zona interna, rettangolare, con al centro la raffigurazione di un grande vaso, simile a quelli della fase precedente. A questo stesso periodo, evidentemente in relazione con la chiesa, si fa risalire l'inserimento delle numerose sepolture rinvenute negli ultimi anni, nelle quali non sono stati, però, rinvenuti particolari oggetti di pregio. Il villaggio è sopravvissuto anche nella fase di passaggio dalla tarda antichità all'alto medioevo, ed è stato abbandonato nell'alto periodo medioevale, probabilmente per il trasferimento dei suoi abitanti nell'area dell'attuale paese chiamato Villaspeciosa, quando è stata anche demolita la chiesa, i cui materiali sono stati utilizzati, intorno all'anno 1100, per costruire la chiesa di San Platano. Negli ultimi anni, nel sito è aperta una campagna di scavo estiva sistematica da parte dall'Amministrazione comunale, in collaborazione con l'Università degli Studi Sassari, per un progetto di recupero che ha l'obiettivo di renderlo pienamente fruibile ai cittadini e ai turisti. La stazione ferroviaria di Villaspeciosa e UtaUscendo da Villaspeciosa verso sud est con la via Cagliari, percorso circa un chilometro e trecento metri sulla SP3, passiamo con un viadotto sopra la SS130, prendiamo la prima uscita e ci dirigiamo in direzione di Cagliari sulla SP90. La percorriamo verso est per circa cento metri, e vediamo, alla destra della strada, la stazione ferroviaria di Villaspeciosa e Uta, una stazione di categoria Silver che serve i comuni di Uta e di Villaspeciosa, nel cui territorio è compreso l'impianto, posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario del Sulcis Iglesiente, che collega Decimomannu con Iglesias, dopo la stazione di Decimomannu e prima della stazione di Siliqua. La sua storia ha inizio con la costruzione da parte della Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde del primo tronco, avvenuta nel 1872, e riguardante il collegamento tra la stazione di Decimomannu e quella di Siliqua. Inizialmente la stazione veniva identificata col solo nome dell'abitato di Uta, e solo a metà degli anni sessanta del Novecento prende la denominazione di Uta e Villaspeciosa, data l'ubicazione dello scalo nell'estremità sud orientale del territorio comunale di Villaspeciosa, a pochi metri dal confine con quello di Uta. Nel 1920 lo scalo passa alla gestione delle Ferrovie dello Stato, che in seguito nel 2001 la hanno ceduta alla controllata RFI. Dal punto di vista infrastrutturale la fermata è dotata del solo binario di corsa, attiguo al fabbricato viaggiatori, che è però chiuso al pubblico dagli anni duemila. I resti del sito archeologico di Mitza CuccureddusUscendo da Villaspeciosa verso sud ovest con la via Roma, percorso circa un chilometro e settecento metri, prendiamo verso destra la SP90 e ci dirigiamo in direzione di Siliqua e Iglesias. Percorriamo la SP90 verso ovest per cinque chilometri e cento metri, e prendiamo una deviazione verso destra, su una strada bianca che si dirige verso nord est. Seguita per cinquecentocinquanta metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo a sinistra, dopo duecentoventi metri prendiamo la deviazione subito a sinistra, su una strada, dopo un poco, inizia a costeggiare la SP90, la segue e poi si dirige verso destra. Seguita per due chilometri, tra questa strada e la trasversale a sinistra si trova un'area recintata, all'interno della quale si trovano i resti del Sito archeologico di Mitza Cuccureddus. È raggiungibile anche con la SS130 Iglesiente, presa in direzione di Iglesias, rispetto alla quale, dal chilometro 23,9, dista in linea d'aria circa seicentocinquanta metri. Il sito archeologico è venuto alla luce nel giugno del 1978, in occasione della realizzazione di un tratto di canalizzazione di un acquedotto integrativo per l'area di sviluppo industriale di Cagliari. La zona era già nota per una sorgente, denominata Mitza, la quale risulta ancora oggi protetta, delimitata da una robusta struttura muraria megalitica dal contorno subcircolare, che si è conservata per una discreta altezza. Sono stati successivamente rinvenuti diversi resti archeologici nell'area contigua, ed uno scavo ha evidenziato la presenza di un villaggio di epoca nuragica. Il lago del Cixerri
sulle rive del lago si trovano i ruderi della chiesa di San Giovanni di Seruis
La dismessa polveriera militare di San Giovanni
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Campidano di Cagliari e ci recheremo a visitare Decimoputzu che vedremo con il suo centro e con nei dintorni la domus de Janas di Sant'Iroxi nella quale sono stati rinvenuti i resti della Cultura di Bonnanaro. | ||||
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