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Belvì il paese che ha dato il nome alla sua Barbagia con i suoi Musei ed i siti archeologici presenti nei dintorni


In questa tappa del nostro viaggio entreremo nella Barbagia di Belvì, dove visiteremo Belvì il paese che ha dato il suo nome a questa parte della Barbagia, che visiteremo con il suo centro storico e con i suoi dintorni.

La regione storica della Barbagia di Belvì

La Barbagia di BelvìLa Barbagia di Belvì (nome in lingua sarda Barbàgia de Brevìe), chiamata anche Barbagia centrale, è una regione storica della Sardegna centrale. Corrisponde alla parte centrale della Barbagia e si trova tra le regioni del Mandrolisai a nord, il Sarcidano e la Barbagia di Seulo a sud. In periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea del quale costituiva una Curatoria, che veniva chiamata Curatoria della Barbagia di Meana, da nome dell’omonimo paese. È una delle regioni della Barbagia che fu meno sottoposto all’egemonia dei feudatari, a parte qualche tentativo sfociato in insurrezioni popolari. Fino alla metà del 1700 il paese chiamato Belvì era, infatti, governato da un rappresentante scelto tra i capifamiglia. della Barbagia di Belvì fanno parte i comuni di Aritzo, Belvì, Gadoni e Meana Sardo.

In viaggio verso Belvì

Da Desulo usciamo verso sud ovest sulla SP7 e la seguiamo per quasi otto chilometri, fino che la strada provinciale va ad immettersi sulla SS295 proveniente da Tonara, che in circa sette chilometri ci porta verso sud nella regione storica della Barbagia di Belvì, fino all’abitato del paese chiamato Belvì. La strade attraversano un paesaggio di una bellezza incredibile.

Belvì-Foreste viste dalla strada verso Belvì Belvì-Foreste viste dalla strada verso Belvì Belvì-La bella strada verso Belvì

Proseguendo verso Belvì

Proseguendo sulla SS295 verso sud, proseguiamo in un bel paesaggio ed arriviamo a Belvì. La distanza dal Municipio di Desulo a quello di Belvì è di 15,3 chilometri.

Il comune chiamato Belvì che da il nome alla Barbagia di Belvì

Belvì-Veduta dell’abitatoBelvì-Stemma del comuneIl comune chiamato Belvì (nome in lingua sarda Brevìe, altezza metri 700 sul livello del mare, abitanti 560 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro di montagna, che si trova nella parte sud occidentale della Provincia di Nuoro, sui monti del Gennargentu, nel versante sud occidentale del monte Genna ’e Crobu. L’abitato è facilmente raggiungibile per mezzo della SS295 di Aritzo, che ne attraversa tutto il territorio. Il paese è molto piccolo, pur essendo stato, un tempo, un centro molto importante, al punto da dare il nome a tutta la zona che viene appunto chiamata Barbagia di Belvì. La principale risorsa del paese è rappresentata dal suo significativo patrimonio naturalistico, il paese è circondato da stupendi boschi di noccioli, castagni e noci tra cui si incontrano alcuni splendidi esemplari secolari e gli enormi alberi di castagno in località Nerca.

Origine del nome

L’origine del nome del paese non è ben chiara, dato che secondo alcuni sembrerebbe derivare dalla radice fenicia Bela, ad indicare il Terrore, mentre secondo altri deriverebbe dalla parola sarda campidanese Brevèi, che indica la Pecora. Invece, secondo il linguista Massimo Pittau, la caduta dell’accento sull’ultima sillaba è una buona prova della matrice sardiana o protosarda del nome, ma pur essendo sardiano il toponimo Belvì richiama il latino belva o belua, ad indicare una belva, un animale grosso e feroce, e in particolare il cinghiale. Il villaggio di Belvì dunque molto probabilmente trarrebbe la sua denominazione dalla particolare abbondanza di cinghiali nella zona, evidentemente favorita dalla fitta vegetazione che tuttora la caratterizza.

La sua economia

Nell’economia di Belvì, assume un ruolo importante l’agricoltura, dato che si producono cereali, ortaggi, foraggi, uva e altra frutta, il paese deve, comunque, gran parte della sua fama alla produzione delle castagne, delle nocciole e delle ciliegie. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Interessante è l’artigianato, in particolare quello specializzato nella lavorazione del legno e del ferro, mentre il settore industriale non è particolarmente sviluppato. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Belvì attira ogni anno numerosi turisti, che vi possono transitare con il Trenino Verde. Questo grazie soprattutto al fascino della natura incontaminata, delle sue tradizioni radicate, e della gastronomia locale. Piatti tipici di Belvì sono Is Brentigeddas, costituite dallo stomaco degli agnelli, ed Is Caschettes, un dolce costituito da un impasto di miele e nocciole avvolto in una sottilissima sfoglia, con origini che risalgono al seicento, quando veniva presentato nelle occasioni più importanti della vita sociale, in particolare durante i matrimoni.

Brevi cenni storici

Tra le leggende che avvolgono la storia di Belvì si narra di una bella fanciulla che creava tessuti d’oro nella caverna ai piedi del tacco calcareo di Pitzu de Pranu, dove sono stati scoperti i primi insediamenti preistorici della zona. Nel territorio di Belvì che conserva interessanti testimonianze del passato, sono stati rinvenuti diversi utensili e ceramiche che risalgono ad un periodo che va dal Neolitico all’epoca romanica, attestando la presenza dell’uomo nell’area già da tempi molto antichi, e numerose nei boschi che circondano il paese sono le domus de janas. In epoca medievale viene compreso nel Giudicato di Arborea. Inglobata nella curatoria della Barbagia di Meana e, successivamente, nel quattordicesimo secolo, in quella del Mandrolisai, per entrare, poi, a far parte del Marchesato di Oristano. Nel 1388 viene conquistata dagli Aragonesi e, in seguito, incorporata nella signoria della Barbagia di Belvì, ma si tratta di uno dei paesi barbaricini che è stato meno sottoposto all’egemonia dei feudatari, a parte qualche tentativo sfociato in un insurrezione popolare, dato che fino alla metà del 1700 il paese viene governato da un rappresentante scelto tra i capifamiglia, fino al fino al 1839, anno in cui viene riscattato al demanio dello stato. Belvì-Infeudazione della Barbagia BelvìMa già nel 1767, il re Carlo Emanuele III ha concesso alla famiglia Lostia, unitamente al cavalierato ereditario e al titolo di conte, i redditi di Barbagia di Belvì e la giurisdizione sul Salto di Santa Sofia e sugli altri Salti del Sarcidano, dietro pagamento di 18 mila scudi sardi. Ed il 10 luglio 1828, il re Carlo Alberto approva la procedura di cessione al regio Demanio delle rendite civili di Barbagia Belvì e dei diritti feudali di Santa Sofia, stipulata tra le regie finanze ed il conte don Rafaele Lostia di Santa Sofia. Nel 1834 Vittorio Angius, nel suo Dizionario Geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di Sua Maestà il re di Sardegna, così descrive Belvì: «Per la varietà di fruttiferi, per le numerose specie di alberi e di erbe che vestono le pendici ed il fondo, per la degradazione dei colori e la loro diversità, per la meravigliosa forza che ha la vegetazione, e dal suolo e dal cielo offresi all’occhio come la delizia di una bellissima e pittoresca prospettiva». Belvì-La galleria S’Arcu che è la più lunga di tutta la SardegnaL’ottocento ha regalato a Belvì un notevole benessere, in virtù della costruzione della rete ferroviaria isolana, dato che tra il 1888 e il 1890, nei pressi dell’abitato, è stata edificata S’Arcu, la più lunga galleria ferroviaria della Sardegna con i suoi 1.999 metri, e ciò ha portato ad una crescita esponenziale del commercio locale. E nel 1921, nel suo libro Mare e Sardegna, David Herbert Lawrence così racconta la sua esperienza lungo i binari percorsi dal Trenino Verde: «È una strana ferrovia, sfreccia per le colline e giù per le valli attorno a curve improvvise, con la massima noncuranza». Nel periodo del regno d’Italia, del comune di Belvì nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Le principali personaggi nati a Belvì o che hanno contribuito alla sua storia

A Belvì ha dato avvio alla raccolta di reperti naturalistici il professor Friedric reichsgraf Von Hartig, e nel paese è nato l’importante pittore e scultore Tonino Loi.

Belvì-L’entomologo Friedrich HartigFriedrich Graf von Harting, figlio di Friedrich reichsgraf von Hartig e della contessa Elsa Giovanelli von Gerstburg, nasce a Bolzano il 29 agosto 1900. Gi a dieci anni conosceva quasi tutti i nomi delle farfalle autoctone, fino a divenire un appassionato naturalista, entomologo, un esperto della FAO e dell’ONU che ha dedicato agli insetti la sua vita, il suo patrimonio e le sue energie, per morire a Merano il 24 gennaio 1980. Friedrich Graf von Harting, studioso di fama internazionale di entomologia ed ecologia che, arrivato per caso nel paese agli inizi degli anni settanta e avendo trovato la zona di grande interesse per le sue ricerche, vi si è trattenuto per diversi anni decidendo di donare, dopo la sua morte, tutta la sua collezione al Museo di Scienze Naturali del paese, che viene inaugurato il 24 ottobre 1980.

Belvì-Il pittore e scultore Tonino LoiNel 1957 nasce a Belvì il pittore e scultore Antonio Loi, noto come Tonino Loi, che nella sua città natale vive e lavora, la cui opera è caratterizzata dal più forte coinvolgimento fisico che la scultura vanta rispetto alla pittura. In tutti i casi, la sua lunga familiarità col legno gioca un ruolo determinante in tutti i suoi lavori, e ne rappresenta un presupposto decisivo. Tonino Loi ha fatto mostre a Milano, a Roma ed in molte città italiane, presso collezionisti privati ci sono suoi quadri e sculture. I suoi lavori si trovano anche in Russia, in Germania, in Francia, una sua scultura è collocata nella casa natale di Stendhal a Grenoble. Un monumento da lui realizzato si trova nella Plaza de Italia a Rosario in Argentina. Tra le sue opere più significative in Sardegna vanno citato il Monumento ai Caduti di Mamoiada, il Dio Guerriero scultura in basalto a Teti, e le sculture Su Merdule in trachite con sul retro Su Voe in legno ad Ottana.

Belvì-Tonino Loi: sculture Belvì-Tonino Loi: il Monumento ai Caduti di Mamoiada Belvì-Tonino Loi: il Dio Guerriero di Teti Belvì-Tonino Loi: su Merdule e su Voe a Ottana

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Belvì

A Belvì sono attivi il Gruppo Folk Sos Ordinagos nelle cui esibizioni nelle principali feste e sagre che si svolgono a Belvì e negli altri paesi alle quali partecipa, è possibile assistere all’esibizione del costume tradizionale del paese. A Belvì sono attivi anche il Coro Polifonico Maschile Sos Ordinagos, ed il Coro Polifonico Femminile Stella Spledens.

Belvì-Il costume tradizionale di Belvì Belvì-Il Coro Polifonico Maschile Ordinagos Belvì-Il Coro Polifonico Femminile Stella Spledens

Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Belvì si segnala, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione la sera del giorno 16 del falò davanti alla chiesa parrocchiale; i riti della Settimana Santa, che prevedono il giovedì Santo la Lavanda dei piedi, il Venerdì Santo la cerimonia de S’Icravamentu ossia della deposizione del Cristo dalla croce, e la domenica di Pasqua la cerimonia di S’Incontru, ossia l’incontro del Cristo risorto con la Madonna; il 4 aprile, la Festa di Sant’Isidoro; la prima domenica di giugno la Festa di Santa Margherita sul Colle; a metà giugno la Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes; il 28 agosto si concludono i tre giorni della Festa di Sant’Agostino, che è il Santo patrono del paese; a inizio settembre, le diverse manifestazioni dell’Autunno in Barbagia; a metà dicembre, le diverse manifestazioni del Dicembre in Barbagia, delle quali fa parte anche Pitzinnos in festa tra voci e suoni, danze e colori; ed infine verso la fine di dicembre, la manifestazione Affustigare che consiste fondamentalmente nel partire dal centro abitato per poi raggiungere un castagneto in cui verrà simulata la raccolta delle castagne, e con la succesiva degustazione delle castagne arrostite.

Belvì-La Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes Belvì-La Festa patronale di Sant’Agostino Belvì-Autunno in Barbagia Belvì-Dicembre in Barbagia Belvì-Pitzinnos in festa Belvì-La manifestazione Affustigare

Le forestefitte e misteriose che circondano l’abitato di Belvì sono da sempre muse ispiratrici di racconti fantastici. Oltre alle Janas, si racconta che in questi boschi avrebbe trovato rifugio anche un’altra creatura leggendaria, il Maschinganna, un demone burlone e dispettoso, dalle sembianze a volte umane e a volte animali, che amava spaventare specialmente chi possiedeva un’indole cattiva, con voci, suoni, maledizioni, ma anche luci e fiammelle.

La Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes

Ogni anno, la seconda domenica di giugno, si svolge a Belvì la Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes, che richiama nel piccolo centro della Barbagia numerosi visitatori. La Festa prevede per i partecipanti due giornate di un interessante percorso gastronomico con degustazione di ciliegie e distribuzione dei Caschettes, il dolce tipico di Belvì. In occasione di questa sagra si svolgono anche eventi musicali, e si assiste all’esibizione di gruppi folkloristici. Oltre alle ciliegie, gli altri prodotti agroalimentari di punta del territorio di Belvì sono le castagne e le nocciole.

Belvì-Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes: le ciliegie di Belvì Belvì-Sagra delle Ciliegie e dei Caschettes: i Caschettes di Belvì

La manifestazione Affustigare

Ogni anno, a inizio dicembre nell’ambito dell’appuntamento con Colori d’autunno, si svolge Affustigare, una manifestazione turistico sportiva che si svolge nel borgo barbaricino con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il patrimonio paesaggistico naturale. La manifestazione Belvì-Afustigare: la cottura delle castagneconsiste fondamentalmente nel partire dal centro abitato per poi raggiungere un castagneto, nel quale verr simulata la raccolta delle castagne, usanza secolare del piccolo borgo barbaricino. un vecchio rito che decine di anni fa era diffuso in tutto il territorio. Lo scopo dell’evento , quindi, quello di far rivivere a chi vuole partecipare all’evento l’esperienza della raccolta. Il progetto rientra nel calendario del turismo esperienziale e prevede un folto programma che accompagner con attivit sportive, gastronomiche e musicali i partecipanti. Il tutto spalmato in tre giorni di puro intrattenimento durante i quali i partecipanti potranno prendere parte attiva alla manifestazione.

Visita del centro di Belvì

Belvì-I tipici balconi delle abitazioni del entro storicoBelvì-Le insegne di un negozio che vende vini, salumi e... ColtelliEntriamo in Belvì con la SS295 che arriva nel paese da nord est, e che, entrando all’interno dell’abitato, assume il nome di viale 4 Novembre, che la percorre da nord a sud e, arrivata in piazza della Repubblica, diventa via Roma. Per molto tempo il centro abitato di Belvì è stato poco esteso, con le case costruite con pietre di scisto legate con fango, nonostante Belvì avesse una produzione non indifferente di calce che veniva esportata in grandi quantità. Erano quasi tutte prive di cortile ma dotate di ballatoio di legno e piccole finestre, con scalinate e strade strette e tortuose, quasi tutte lastricate, tipiche dei paesi di montagna. Successivamente è stato interessato da una forte espansione edilizia, è circondato da boschi di castagni e noccioli.

Il nuovo Cimitero Comunale di Belvì

Dal cartello segnaletico che si trova al chilometro 13.6 della SS295 ed indica l’ingresso all’interno dell’abitato, prendiamo il viale 4 Novembre, lo seguiamo verso sud per trecento metri e troviamo una deviazione in salita alla sinistra della strada, con un cancello, passato il quale in una cinquantina di metri arriviamo a vedere sulla sinistra l’ingresso del nuovo Cimitero Comunale di Belvì.

Belvì-Cimitero Comunale di B24elvì-Cancello di ingresso che porta al Cimitero Belvì-Cimitero Comunale di Belvì: veduta laterale dalla via 4 Novembre Belvì-Cimitero Comunale di Belvì-Ingresso del Cimitero

Il Monumento ai Caduti

Dall’ingresso del Cimitero Comunale, proseguiamo lungo il viale 4 Novembre verso sud per circa quattrocentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra nella via San Giovanni Bosco. Percorsa appena una trentina di metri, ad angolo con la via Manno, al civico numero 10A della via Manno, si trova il Monumento ai Caduti di Belvì. Il Monumento è stato realizzato dallo scultore Tonino Loi, ed è costituito da due alte lapidi con i nomi dei Caduti, tra le quali è presente una statua femminile che solleva in alto un bambino.

Belvì-Il Monumento ai Caduti di Balvì Belvì-Monumento ai Caduti di Balvì: lapida a sinistra Belvì-Monumento ai Caduti di Balvì: statua al centro Belvì-Monumento ai Caduti di Balvì: lapida a destra

L’Anfiteatro Comunale

Subito più avanti, alla destra della via San Giovanni Bosco, tra questa e la via Manno è presente l’Anfiteatro Comunale di Belvì, realizzato all’aperto in granito, che si apre tra il Monumento ai Caduti a sud, mentre a nord si trova l’area nella quale vengono ospitati i protagonisti delle numerose manifestazioni e degli eventi che in esso si svolgono.

Belvì-L’Anfiteatro Comunale di Balvì Belvì-L’Anfiteatro Comunale di Balvì

La Biblioteca Comunale intestata a Serena Sanna Conti

Belvì-La Biblioteca Comunale intestata a Serena Sanna ContiLungo la via San Giovanni Bosco, a una settantina di metri dall’incrocio con la via Manno, alla destra della strada si trova l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale di Belvì, che intestata a Serena Sanna Conti. La biblioteca Comunale, che fa parte del Sistema Bibliotecario Territoriale gennaregtu-Mandrolisai, provvede alla gestione, incremento, catalogazione e valorizzazione del patrimonio librario Comunale, eroga servizi quali consultazioni in sede, prestiti a domicilio e interbibliotecari nazionali ed internazionali, consulenza e ricerche bibliografiche, consultazione e riproduzione di microfilm di manoscritti e periodici ed offre spazi attrezzati per la lettura e lo studio di propria documentazione.

Il Campo polivalente della Scuola primaria

La via San Giovanni Bosco prosegue per una sessantina di metri, fino a sboccare sulla via Dante Alighieri. Se la prendiamo verso destra, dopo un centinaio di metri troviamo, alla destra della strada, il Campo polivalente della Scuola Sacro Cuore di Belvì. Si tratta di un campo con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare una sessantina di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto, ossia il calcio a cinque, ed il tennis.

Belvì-Campo sportivo polivalente: ingresso Belvì-Campo sportivo polivalente: il campo da gioco

La Stazione ferroviaria di Belvì-Aritzo

Presa la via Dante Alighieri nell’altra direzione, dopo una cinquantina di metri da dove la avevamo imboccata dalla via San Giovanni Bosco, troviamo sulla destra l’ingresso della Stazione ferroviaria di Belvì-Aritzo La stazione meglio conservata delle Ferrovie Sarde Minori, posta sulla linea turistica del Trenino Verde che parte da Isili e si dirige verso Sorgono. Si tratta di una linea a binario unico a scartamento ridotto che parte da Isili e, passata la stazione di Meana Sardo, porta alle stazioni di Belvì-Aritzo e di Desulo-Tonara, e dopo un tratto in leggera discesa, fa raggiungere il capolinea di Sorgono.

Belvì-La Stazione ferroviaria di Belvì e Aritzo Belvì-La Stazione ferroviaria di Belvì e Aritzo

La chiesa parrocchiale di Sant’Agostino Vescovo

Da dove dal corso 4 Novembre avevamo preso la via San Giovanni Bosco, la seguiamo per appena una sessantina di metri, poi prendiamo sulla sinistra la via Romana, che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere sulla sinistra la facciata della chiesa di Sant’Agostino Vescovo che è la chiesa parrocchiale di Belvì. Non si conosce la data della sua costruzione, viene citata per la prima volta in documenti d’archivio del 1614, ed essendo di stile romanico, non dovrebbe essere anteriore al sedicesimo secolo.

Belvì-La chiesa parrocchiale di Sant’Agostino Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: veduta laterale

L’altare maggiore, del 1910, è in marmo, e dietro di esso si trova il coro, in legno di noce massiccia. Nella nicchia dell’altare maggiore si trova una vecchia statua di Sant’Agostino, forse del 1400, pregevole per fregi e dorature. L’interno ha un impianto a navata unica con quattro cappelle laterali, due per lato, dedicate al Santissimo Crocifisso, a Sant’Antonio Abate con un altare in legno probabilmente del 1815, alla Madonna del Rosario anch’essa con un altare in legno probabilmente del 1815, ed all’Immacolata Concezione. Il presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto alla navata. Le murature in pietra mista sono intonacate e tinteggiate. Le volte della navata e del presbiterio sono decorate a freddo a tempera. Conserva all’interno un organo del 1700. Ornamento della parrocchia è una croce d’argento, con un pregevole lavoro svolto tra il 1600 ed il 1620.

Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: interno verso il presbiterio Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: altare maggiore Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: statua del Santo sull’altare Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: altare del Santissimo Crocifisso Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: altare di Sant’Antonio Abate Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: altare della Madonna del Rosario Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: altare dell’Immacolata Concezione Belvì-Chiesa parrocchiale di Sant’Agostino: interno verso il portale di ingresso

La Festa di Sant’Agostino è una suggestiva Festa paesana dedicata al patrono, che si svolge a Belvì il 28 del mese di agosto, con i festeggiamenti dedicati al Santo patrono che durano tre giorni. alla manifestazione religiosa si affianca quella civile che si svolge con intrattenimenti folkloristici e musicali e spettacoli pirotecnici.

Belvì-Festa di Sant’Agostino Belvì-Festa di Sant’Agostino

La piazza della Repubblica ed il Museo della Storia e della Tradizione

Belvì-La piazza della RepubblicaBelvì-Ingresso del Museo della Storia e della TradizioneDall’ingresso del Cimitero Comunale, avevamo proseguito lungo il viale 4 Novembre verso sud per circa quattrocentocinquanta metri, poi avevamo svoltato a destra nella via San Giovanni Bosco. Subito più avanti, si affaccia alla destra del viale 4 Novembre la piazza della Repubblica, con i ristoranti, le pizzerie, con i suoi locali caratteristici e con quello che sarà il Centro Servizi di piazza della Repubblica. Passata la piazza della Repubblica, la prosecuzione del viale 4 Novembre assume il nome di via Roma, e poco più avanti, alla sinistra della strada al civico numero 13 della via Roma, si trova l’ingresso del Museo della Storia e della Tradizione.

Il Municipio di Belvì

Belvì-Il Municipio di BelvìBelvì-Il Municipio di BelvìLeggermente più avanti, al civico numero 17 della via Roma, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Belvì, nel quale sono presenti la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici del Segretario Comunale; degli uffici che fanno parte dell’Area Amministrativa, che comprende i Servizi Demografici, ossia l’Anagrafe, lo Stato Civile e l’ufficio Elettorale, la Biblioteca, le Manifestazioni ed eventi culturali, le Politiche Educative e Giovanili, l’Area Vigilanza, i Servizi Sociali, l’Ufficio Protocollo e Notifiche; degli uffici che fanno parte dell’Area Finanziaria, che comprende il Bilancio, l’Economato, il Personale, i Tributi degli uffici che fanno parte dell’Area Tecnica, che comprende l’Edilizia Privata, i Lavori Pubblici, la Pianificazione Urbanistica, le reti e Impianti Tecnologici; ed inoltre lo Sportello Unico per le Attività Produttive.

La chiesa di San Sebastiano con il Cimitero vecchio di Belvì

Dal Municipio di Belvì, proseguiamo verso sud lungo la via Roma e, dopo quattrocentocinquanta metri, prima di uscire dall’abitato, ci fa vedere, sopraelevata sulla sinistra della strada, la chiesa di San Sebastiano che è stata restaurata nel 1888 e nel 1900. La chiesa è situata alla periferia del paese, al confine con Aritzo, è di costruzione relativamente semplice, ma molto antica, anche se non si sa con esattezza quando sia stata costruita, ma viene citata per la prima volta in documenti d’archivio del 1730. Probabilmente è sorta come voto della popolazione in onore del Santo dopo la pestilenza nel 1356, quando un tremendo contagio ha decimato l’intera isola risparmiando quasi del tutto solo i paesi di montagna. Al tempo della sua edificazione la chiesa di San Sebastiano era una chiesa campestre lontana dal centro abitato, ma ora, a seguito dell’espansione edilizia del paese, risulta inclusa nell’area urbana. La facciata della chiesa di San Sebastiano, molto semplice, priva di elementi decorativi. Sopra l’ingresso principale si apre una grande finestra rettangolare.

Belvì-La chiesa di San Sebastiano Belvì-Chiesa di San Sebastiano: facciata

All’interno la chiesa di San Sebastiano ha un’impianto a navata unica diviso in quattro campate. Il presbiterio sopraelevato rispetto alla navata da tre gradini. Le murature in pietrame misto sono intonacate e tinteggiate. All’interno della chiesa è conservato un altare di legno, ben lavorato e dipinto a colori con belle dorature.

Belvì-Chiesa di San Sebastiano: interno verso il presbiterio Belvì-Chiesa di San Sebastiano: altare maggiore Belvì-Chiesa di San Sebastiano: statua di San Sebastiano sull’altare Belvì-Chiesa di San Sebastiano: interno verso il portale di ingresso

Dietro la chiesa si trova il vecchio Cimitero di San Sebastiano di Belvì, dismesso e sostituito dal nuovo Cimitero Comunale di Belvì edificato lungo la SS295 prima dell’ingresso all’interno dell’abitato.

I fedeli erano soliti celebrare la Festa di San Sebastiano due volte l’anno, la prima celebrazione avveniva il 20 gennaio, in coincidenza con la ricorrenza liturgica, e la seconda celebrazione avveniva la prima domenica di luglio, dato che i fedeli nel mese di gennaio non potevano partecipare a causa delle abbondanti nevicate, ed anche perché impegnati nella transumanza nel Medio Campidano. Oggi la chiesa di San Sebastiano viene utilizzata solo poche volte l’anno, in particolare nella Settimana Santa, dato che la Domenica delle Palme è qui che avviene la benedizione e la consegna delle palme alla popolazione.

La vecchia sede del Museo di Scienze Naturali

Belvì-La vecchia sede del Museo di Scienze NaturaliProprio alla sinistra della chiesa di San Sebastiano prendiamo la via John Fitgerald Kennedy, dalla quale sulla sinistra parte subito la via San Sebastiano, nella quale, dopo una cinquantina di metri al civico numero 56, si trovava sulla sinistra il piccolo Museo di Scienze Naturali, forse il più importante in Sardegna, sorto nel 1980 per iniziativa di un gruppo di appassionati. La raccolta fonda le sue radici nel lavoro del professor Friedric reichsgraf Von Hartig, studioso di fama internazionale di entomologia ed ecologia, il quale negli anni settanta, trovandosi a Belvì, diede avvio alla raccolta di reperti naturalistici. Seguendo le sue orme è nata l’associazione Amici del Museo, che tutt'oggi gratuitamente ne garantisce la sopravvivenza e l’espansione. Il museo è uno dei più ricchi ed importanti della Sardegna e rappresenta la concretizzazione del sogno dei suoi creatori: trasformare la varietà dell’ambiente in un patrimonio di bellezza e conoscenza. La struttura è dotata, inoltre, di un laboratorio di tassidermia e di classificazione, di una biblioteca scientifica ed èdiviso in sei macro settori.

Belvì-Museo di Scienze Naturali: interno Belvì-Museo di Scienze Naturali: interno Belvì-Museo di Scienze Naturali: interno Belvì-Museo di Scienze Naturali: interno

Belvì-Museo di Scienze Naturali di BelvìNel primo settore presente la sezione mammologica, che comprende diversi esemplari di mammiferi specie sarda, nella quale si trovano mufloni, cinghiali, martore, volpi, gatti selvatici ecc.. Nel secondo settore è presente la sezione dedicata ai rettili, con esemplari di colubro sardo ossia biscia comune, vipere, salamandre, anfibi… Nel terzo settore è presente la sezione ornitologica, con 383 esemplari di aquila reale, nibbio reale, grifone, falco pellegrino, corvo imperiale, barbagianni, assiolo, civetta, pernice e altri. Nel quarto settore è presente la sezione entomologica, con esemplari di lepidotteri, coleotteri, ortotteri, imenotteri, odonati, ditteri, aracnidi, miriapodi sardi, farfalle endemiche come il Papilio hospiton, ecc. Nel quinto settore è presente la sezione paleontologica, dove sono raccolti alcuni fossili, provenienti prevalentemente dalla Sardegna, come felci, tronchi e conchiglie per lo più estinte. Nel sesto settore è presente la sezione mineralogica, che racchiude minerali originari quasi esclusivamente delle miniere sarde, dalla calcopirite di Funtana Rapinosa all’ossidiana del Monte Arci. La sezione mineralogica include, inoltre, un compartimento marino, dove è possibile ammirare 200 esemplari di conchiglie sarde, acquamarina esotica, echinodermi, crostacei ed un esemplare della tartaruga marina Caretta Caretta ritrovato in Sardegna nelle acque di Geremas.

Il Parco Comunale di Belvì

alla sinistra della chiesa di San Sebastiano prendiamo la via John Fitgerald Kennedy, che si dirige verso nord costeggiando ad est tutto l’abitato. Percorsi circa seicento metri lungo la via John Fitgerald Kennedy, si vedono alle destra della strada prima le indicazioni e poi la strada di accesso al Parco Comunale di Belvì, nel quale è presente il Campo da Tennis ed è ospitato il Museo all’Aperto di Arte contemporanea, che si dirige verso nord ovest.

Belvì-Verso l’ccesso al Parco Comunale Belvì-Verso l’ccesso al Parco Comunale Belvì-Verso l’ccesso al Parco Comunale

Il Campo da Tennis

Entrati all’interno del Parco Comunale, dopo centoventi metri seguendo il sentiero verso nord est, ci dirigiamo nei vialetti verso sud e, percorsi ancora poco più di duecento metri, si raggiunge il Campo da Tennis di Belvì. Si tratta di un campo con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare una trentina di spettatori.

Belvì-Ingresso del Parco Comunale Belvì-Il campo  da Tennis

Il Museo all’Aperto di Arte contemporanea

Già da oltre una ventina di anni a Belvì si è lavorato sull’arte contemporanea, perché si è voluto che Belvì diventasse una sorta di museo a cielo aperto. Belvì, quindi, un paese che si immerso, nel corso degli anni, nell’arte. Per le vie del centro storico possibile ammirare le opere realizzate nell’ambito della rassegna artistica L’uomo e il bosco, risalente agli anni 1996 e 1997, dove il concetto dominante stato quello di trasformare il legno di castagno, risorsa locale, in opere d’arte. Addentrarsi nelle antiche stradine, tra case antichissime deformate dal correre incessante del tempo, e altre che si accingono a nuova vita, è una continua scoperta, una continua sfida a scorgere e interpretare i significati celati in opere d’arte particolari, che non possono lasciare indifferenti.

Belvì-Opere in legno di castagno nelle vie del centro storico Belvì-Opere in legno di castagno nelle vie del centro storico Belvì-Opere in legno di castagno nelle vie del centro storico Belvì-Opere in legno di castagno nelle vie del centro storico Belvì-Opere in legno di castagno nelle vie del centro storico

Inoltre, all’interno del Parco Comunale che sovrasta il centro abitato, presente dal 2011 il Museo all’Aperto di Arte contemporanea, indicato con la sigla MAAC, le cui opere sono frutto di due simposi che si sono tenuti successivamente nel paese, il Sonos de Linna 2008 ed il Sonos de Linna 2009,  dove una serie di opere erano state collocate all’aperto nelle strade e sono state successivamente riunite nel Parco Comunale.

Belvì-Opere presenti nel Museo all’aperto di Arte contemporanea Belvì-Opere presenti nel Museo all’aperto di Arte contemporanea Belvì-Opere presenti nel Museo all’aperto di Arte contemporanea

La futura nuova sede del Museo di Scienze Naturali

Belvì-Ingresso della nuova sede del Museo di Scienze NaturaliUna cinquantina di metri più avanti rispetto a dove parte a destra, lungo la via John Fitgerald Kennedy, la strada di accesso al Parco Comunale, nel punto dove arriva da sinistra la via Antonio Gramsci, si trova a destra un’altra strada di accesso che porta all’edificio delle ex Scuole secondarie, recentemente scelto dall’amministrazione Comunale come sede del CEAS, Centro di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità, e della nuova struttura museale nella quale verrà ospitata la collezione che era presente all’interno del Museo di Scienze Naturali. Verranno realizzate ulteriori strutture adiacenti all’edificio delle ex Scuole secondarie, in modo da formare un complesso costituito da tre corpi di fabbrica per una superficie totale di seicento metri quadrati, di cui il primo adibito principalmente a laboratorio e servizi informativi e ludici, il secondo di centocinquanta metri quadrati adibito ad esposizione ed il terzo, composto di due sale di centodieci metri quadrati ciascuna.

Belvì-Planimetria della nuova sede del Museo di Scienze Naturali Belvì-Veduta dall’alto della nuova sede del Museo di Scienze Naturali

Il percorso si snoderà secondo un cammino scientifico alla scoperta delle principali sezioni espositive, e terminerà nel padiglione esagonale principale quale sintesi dell’intero mondo naturale. Questo percorso come base per un’evoluzione futura della struttura come vero e proprio polo di ricerca, strettamente connesso con l’ambito universitario e la convegnistica, arricchito da una futura foresteria ed un orto botanico che permetterà di estendere il percorso didattico a tutto il Parco Comunale.

Visita dei dintorni di Belvì

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Belvì si trova una chiesa campestre ed il parco avventura di Pitz ’e Pranu con numerosi reperti archeologici rinvenuti alla sua base. Vi si trovano, inoltre, la domus de janas di Lagosu; e numerose necropoli, tra le queli quella di Nadalia, di Genna Ua, di Perd ’e Lione. Molti di questi siti archeologici sono stati recentemente valorizzati dall’amministrazione Comunale, attraverso la creazione di un percorso lungo circa nove chilometri, che li collega tra loro. Qui descriviamo solo i più significativi.

La chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia

Belvì-La chiesa campestre di Santa Margherita di AntiochiaDal Municipio di Belvì, seguiamo verso nord la via 4 Novembre, dopo un centinaio di metri prendiamo a sinistra la via San Giovanni Bosco e poi, dopo una trentina di metri, a destra, la via Mannu. La seguiamo per ottocento metri, poi prendiamo la deviazione sulla sinistra che, in poco più di cinquecento metri, ci porta sul colle di Santa Margherita, sul quale sorge immersa nel verde la piccola chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia Vergine e Martire. È una piccola chiesa immersa nel verde delle valli belviesi ma ha una storia molto antica e suggestiva. Infatti, secondo una vecchia tradizione, il sito del paese in tempi remoti era forse localizzato in mezzo alla vallata del rio Iscra e, quindi, la antica chiesa sulla spiantata del colle, sarebbe l’antica parrocchia di Belvì in tempi remoti, tanto che è sconosciuta la sua datazione. Le prime notizie scritte riguardo questa chiesa risalgono al 1604 e, in origine, era detta chiesa di San Gemiliano. I belviesi hanno sempre dimostrato un grande attaccamento sia al luogo particolare sia alla stessa chiesetta. Ciò spiega perché questa sia stata più volte restaurata, come la si può ammirare tutt'oggi mentre ancora spicca nella sua semplicità immersa in quella verde e soleggiata vallata.

Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: facciata Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: portale di ingresso Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: finestre sopra il portale Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: campanile

Durante la ristrutturazione del 1922, sono stati trovati nelle vicinanze della chiesa alcuni resti ossei, e una particolare pietra a forma di imbuto scavata nella roccia, larga circa un metro e profonda il doppio, contenente anch’essa resti ossei quasi polverizzati. Questa pietra, però è stata dispersa e distrutta, senza che nessuno potesse effettuare alcun rilievo e quindi stabilirne l’effettivo utilizzo. Dalla forma si presume che potesse trattarsi di una Fonte Battesimale risalente al tempo in cui si praticava ancora il rito dell’immersione, ma i resti ossei rinvenuti all’interno, fanno pensare anche ai riti dei protosardi o dei sardo-punici che, persino nel primo secolo dopo Cristo, avrebbero continuato a sacrificare i loro più teneri figli nell’imminenza di un grave pericolo pubblico.

Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: interno Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: altare Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: crocifisso Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: statua di Santa Margherita Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: statua di San Gemiliano Belvì-Chiesa campestre di Santa Margherita di Antiochia: statua di San Demetrio

La Festa di Santa Margherita di Antiochia Vergine e Martire, detta anche Festa di Santa Margherita sul Colle, si svolge la prima domenica di giugno, e tutte le cerimonie sacre e le manifestazioni civili si svolgono sull’omonimo colle, dove ha la sua sede la piccola chiesa.

Il Campo Sportivo di Belvì

Dal Municipio di Belvì, seguiamo verso nord la via 4 Novembre per novecentocinquanta metri fino all’uscita dall’abitato, proseguiamo lungo la SS295 in direzione di Desulo e, dopo cinquecento metri, dopo l’indicazione del chilometro 13.1, prendiamo la deviazione veggermente a sinistra che ci porta, in trecento metri, in località Iscra Baritzos, al Campo Sportivo di Belvì, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori.

Belvì-Campo sportivo: strada di accesso Belvì-Campo sportivo: il campo da Calcio

L’antico ponte ferroviario sul rio Occile

Belvì-Il ponte sul rio Occile in territorio di BelvìPercorsi ancora un chilometro e settecento metri lungo la SS295 in direzione di Desulo, dopo l’indicazione del chilometro 11.4, la SS295 passa alla sinistra dell’antico Ponte ferroviario sul rio Occile, realizzato interamente in pietra nel 1888, come è indicato su una targa scolpita e inserita nei suoi archi. Si tratta di uno dei ponti ferroviari meglio conservati di tutta la Sardegna. Sul ponte transitava la vecchia linea ferroviaria che collegava, dopo la stazione di Meana Sardo, la fermata di Castiau, passava sotto la galleria S’Arcu, poi la stazione di Belvì-Aritzo, e quella di Desulo-Tonara. Oggi ci passa il Trenino Verde, nella linea che porta dalla stazione di Isili a quella di Sorgono, sfiorando i castagni e i lecci secolari che si trovano nei territori dei comuni di Tonara, di Belvì e di Aritzo.

Il parco avventura di Pitz ’e Pranu

Dal Municipio di Belvì, proseguiamo verso sud lungo la via Roma e, dopo duecentocinquanta metri, circa duecento metri prima di arrivare alla chiesa di San Sebastiano, prendiamo la deviazione in discesa verso destra sulla SP61bis che si dirige verso sud ovest e che porta verso Atzara.Percorsi circa due chilometri e quattrocento metri prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla sinistra che in settecento metri ci porta in cima al noto rilievo, ossia alla rupe calcarea, dove si trova il Parco Avventura di Pitz ’e Pranu La cui costruzione è terminata nel 2010. Il parco, perfettamente inserito nella bella pineta che sorge sulla sommità del rilievo, è stato dotato di tre itinerari, uno per adulti, uno per ragazzi ed uno anche per i bambini, oltre alla possibilità di praticare altre attività outdoor.

Belvì-Il parco avventura di Pitz ’e Pranu Belvì-Il parco avventura di Pitz ’e Pranu Belvì-Il parco avventura di Pitz ’e Pranu Belvì-Il parco avventura di Pitz ’e Pranu

Percorsi sospesi e di arrampicata all’interno del parco avventura

Nella stessa area sono stati realizzati altri interventi di valorizzazione, tra cui la chiodatura di itinerari di Percorsi sospesi e di arrampicata in località Perda Longa, alla base del tacco calcareo. I percorsi sospesi hanno come scopo particare la dsciplina di orientamento, ed i percorsi di arrampicata hanno come scopo la disciplina dell’arrampicata sportiva.

Belvì-Parco avventura di Pitz ’e Pranu: percorso sospeso Belvì-Parco avventura di Pitz ’e Pranu: percorso di arrampicata sportiva

I resti rinvenuti nel sito archeologico di Perda Dudda dove si fondeva il bronzo

Sotto il tacco di Pitz ’e Pranu, in una grotta chiamata di Perda Udda, sono state rinvenute ceramiche, tra le quali un frammento di una piccola olla dal corpo globoide, bronzetti votivi, ed altri reperti del Neolitico Medio, il periodo che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4700 ed il 4200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 4000 ed il 3400 avanti Cristo. In particolare, nel sito di Perda Dudda si fondeva il bronzo, dato che verso la metà dell’ottocento vi sono stati trovati pezzi di bronzo ed un forno per forgiare le armi, così come molti pezzi pesanti di rame grezzo e di scorie, ad indicare che in quel luogo vi era appunto una fabbrica di armi.

Il campo di tiro a volo

Dopo aver raggiunto il parco avventura di Pitz ’e Pranu, proseguiamo in direzione sud ovest lungo la deviazione che ci ha portati fino qui dalla SP61bis, dopo centotrenta metri manteniamo la destra, percorsi altri cinquecento metri svoltiamo a destra e dopo quattrocento metri arriviamo al termine della strada, dove si trova il Campo di tiro a volo di Belvì.

Belvì-Campo di tiro a volo: ingresso Belvì-Campo di tiro a volo: postazioni di tiro a volo

I resti della necropoli di Nadalia

Ritornati sulla SP61bis nel punto dove avevamo preso a sinistra la deviazione che ci aveva portati al parco avventura di Pitz ’e Pranu, proseguiamo sulla SP61bis per un chilometro e duecento metri, ed arriviamo in località S’Arcu, dove fino agli anni cinquanta del novecento esistevano delle aie per la trebbiatura del grano. Qui prendiamo a destra la strada che conduce alla località di nella ca, e percorso un paio di chilometri, arriviamo a un bivio. Belvì-Le domus de janas che costituiscono la necropoli di NadaliaAl bivio, prendendo a sinistra, proseguiamo e, a una certa distanza alla sinistra della strada, si trova la Necropoli di Nadalia uno dei più maestosi complessi ipogeici presenti nel territorio di Belvì. La necropoli è scavata all’interno di un alto blocco di scisto in un territorio riservato al pascolo, ed è caratterizzata dalla presenza di due tombe sepolcrali ben rifinite, con lavorazioni che rasentano la perfezione. La prima tomba a sinistra, che si apre a circa un metro dal piano di calpestio, dà accesso ad un ambiente di pianta sub rettangolare nella cui estremità di fondo della parete frontale, si apre l’ingresso ad un’altra cella. La seconda tomba posizionata nella parte destra, anch’essa con un’apertura di circa un metro dal piano di calpestio, si presenta con un ulteriore scavo nella parte sinistra dell’ingresso, il quale, fa pensare all’esistenza di un’altra possibile cella, forse corrosa dal tempo, prima dell’ingresso preesistente. Nelle immediate vicinanze dell’ingresso, è possibile osservare una particolare pietra lavorata che si presume potesse essere la pietra che andava a chiudere la celle, mentre nella parte superiore ed opposta all’ingresso, è presente l’imposta di scavo di un altro ipogeo.

La domus de janas di Lagosu

Belvì-La domus de janas di LagosuAl bivio, prendendo, invece verso destra, si percorre un breve tratto di strada affiancata da uno splendido bosco di querce da sughero, alla cui destra si trova, a una certa distanza, la domus de janas di Lagosu, situata quasi in cima ad un aspro rilievo costituente parte del massiccio situato a nord ovest di Belvi, e posizionata sul lato destro della strada che conduce alla località di nella ca. La tomba è scavata in un masso scistoso, e si presenta con un breve andito in prossimità dell’entrata, dal quale si entra nella cella di pianta semiellittica, e presenta anche nella parte settentrionale l’ingresso ad una seconda cella. La posizione offre una vista fantastica sulle montagne della Barbagia di Belvi.

Le necropoli di Genna Ua

Belvì-Le domus de janas che costituiscono la necropoli di Genna UaSempre in località S’Arcu, dove fino agli anni cinquanta del novecento esistevano delle aie per la trebbiatura del grano, proseguendo sulla SP61bis per circa duecento metri, ed arriviamo a vedere alla sinistra della strada un’azienda fungicola. Qui prendiamo all’altro lato della strada, alla destra, una strada in salita, che seguiamo per due chilometri e seicento metri, poi prendiamo una deviazione leggermente a destra e, dopo circa tre chilometri, arriviamo a trovare altre due necropoli. Più vicina alla strada, a breve distanza verso sud, si trovano le domus de janas che costituiscono la Neopoli di Genna Ua. La necropoli si trova su una roccia scistosa di modeste dimensioni, e si compone di due tombe, distanti l’una dall’altra un paio di metri. I portelli che immettono alle celle si aprono al livello della campagna, e si presentano con un pavimento ricoperto di abbondante terriccio, con un soffitto ad andamento curvilineo.

Le necropoli di Perd ’e Lione

Belvì-Le domus de janas che costituiscono la necropoli di Perd ’e LioneCirca trecento metri più a sud edt si trovano le domus de janas che costituiscono la Necropoli di Perd ’e Lione, che è stata realizzata nelle vicinanze della località Su Loni, dove un tempo si trovava un nuraghe con il suo villaggio nuragico. La necropoli è costituita da due tombe realizzate in una roccia scistosa, delle quali, quella posta sul lato sinistro, presenta notevoli fratture che ne hanno compromesso non solo l’ingresso, ma anche la parte interna, causandone una frattura che ha portato ad un collegamento con la seconda tomba, posizionata sul lato destro della roccia. La prima cella ha una pianta semiellittica, mentre la seconda, conservata meglio, si presenta con un vano d’accesso a circa trenta centimetri da terra, che immette alla sepoltura con pianta semiellittica e andamento curvilineo.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio proseguiamo la visita della Barbagia di Belvì recandoci ad Aritzo paese reso famoso dal commercio della neve e per il sorbetto al limone chiamato Sa Carapigna, oltre che per avere dato i natali al poeta barbaricino Bachisio Sulis, chiamato Bachis Sulis.


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