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Ittireddu che visiteremo con i suoi dintorni dove nel nuraghe Funtana è stata trovata una bellissima brocca askoideIn questa tappa del nostro viaggio, da Mores ci recheremo a Ittireddu, che visiteremo con i suoi dintorni, nei quali si trova il nuraghe Funtana. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro Meilogu
In viaggio verso IttiredduDal centro di Mores, usciamo verso est con la SS128bis, che seguiamo per 6,3 chilometri, poi arriviamo a una deviazione sulla destra, sulla SP6 in direzione di Ittireddu. Seguiamo la SP6 per 2,7 chilometri, e ci porta all'interno dell'abitato di Ittireddu, dove prendiamo sulla destra la via San Giacomo. Il paese chiamato Ittireddu
Origine del nomeLa sua denominazione è ritenuta un diminutivo di Ittiri. Inizialmente il paese era denominato Itiri Fustialbos, con l'aggiunta della seconda parola per la necessità di non confonderlo con Ittiri, che in quel periodo si chiama Itiri Cannedu. Il nome Ittireddu, ossia piccola Ittiri, risale solo al 1626, e si può ritenere che anche il nome Ittireddu provenga dal latino Iter, ossia strada, e sia da collegarsi alla presenza nel suo territorio dei resti di un ponte romano che collegava il Meilogu con il Logudoro ed il Goceano. Il paese, circondato da rilievi di origine vulcanica, è stato l'epicentro del terremoto del Logudoro nel 1870, il più forte mai rilevato sulla terraferma in Sardegna dall'Istituto Nazionale di Geofisica, con una potenza stimata tra il quinto e il sesto grado della scala Mercalli. La sua economiaL’agricoltura riveste un ruolo rilevante nell’economia locale e si basa sulla produzione di cereali, ortaggi, foraggi, viti e ulivi. Viene praticato anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Di discrete dimensioni l’attività industriale, seppur limitata ai settori estrattivo e alimentare. A sud est del paese si trova la grande cava di pomice di Ittireddu, e lungo a strada che porta all'abitato si trovano gli impianti per la lavorazione della pomice. L’artigianato locale è caratterizzato dal tradizionale intreccio di diverse erbe palustri, ossia giunco fiorito, giunco spinoso, biodo, canna, ecc.. Dalla loro lavorazione nascono funi, redini, canestri, graticci, stuoie e cesti. Modesta è anche la presenza del terziario. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. È meta di un discreto afflusso di visitatori, essendo collocato nell'ambito territoriale del monte Acuto, vicino ad attrattive di tipo archeologico e naturalistico quali i nuraghi Funtana e affascinanti monti che le regalano scorci paesaggistici incantevoli e sui quali è possibile effettuare piacevoli e rilassanti escursioni. Si possono anche degustare i tradizionali prodotti locali, ossia i Papassini che sono dolci tipici della festività di Ognissanti, gli amaretti, le casadinas che sono formaggelle, le Tiriccas e la Seadas pasquali, le Cattas che sono frittelle di Carnevale, il kàbude che è il dolce tipico dell’Epifania. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitato sin dall’età preistorica, come dimostrano le necropoli di Partulesi, San Giacomo, monte Pira, monte Ruju, monte Nieddu, e numerose testimonianze della civiltà nuragica, ossia, nei pressi del paese, Sa Domo 'e s'Orku, uno degli esempi più antichi di nuraghi del tipo a corridoio, e il nuraghe Funtana. È stato, successivamente, un centro del dominio punico e romano. L’attuale insediamento risale probabilmente al periodo bizantino, ed intorno all'anno mlle sul monte Zuighe si presuppone esistesse un castello, del quale parlano il La Marmora e l'Angius. In periodo medioevale, dal secolo undicesimo e fino al 1272, fa parte del giudicato di Torres, nella curatoria di Ardara o di Oppia, entrambe acquisite dai Doria a metà del 1200, ed in seguito dal giudicato d'Arborea. Dopo la conquista aragonse viene concesso in feudo a Bernardo de Centelles, viene, poi, unito, tra il 1462 e il 1519, al monte Acuto. Da quel momento le sue vicende sono legate alla signoria di Oliva. Dopo il passaggio della Sardegna sotto il dominio sabaudo, con la costituzione del regno d'Italia, nell’anno 1861 viene eletta a comune, acquisendo piena autonomia amministrativa nell’anno 1861. Le principali feste e sagre che si tengono a IttiredduA Ittireddu è attiva l'Associazione Gruppo Folk Santu Jagu di Ittireddu, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località, e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale del posto. Tra le feste e sagre che si celebrano a Ittireddu, vanno citate il 2 maggio, la festa di San Giuseppe e San Giacomo il Minore; il 25 luglio, si svolge la festa principale in onore di San Giacomo il Maggiore; il 18 agosto, la festa di Sant'Elena; l’8 dicembre, la festa di Maria vergine o di Nostra Signora di Intermontes, che è la Santa patronale di Ittireddu. Visita del centro di IttiredduL'abitato, interessato da espansione edilizia, si estende dai piedi un'altura rocciosa verso la pianura. Arriviamo a Ittireddu con la SP6 che proviene da nord e compie un'ampia curva verso sinistra, entrando nell'abitato da nord ovest. Il cimitero di IttiredduA quattrocento metri dal cartello indicativo di Ittireddu, prima di raggiungere le prime case dell'abitato, sulla sinistra della strada si trova l'ingresso del cimitero di Ittireddu. gli impianti di lavorazione della pomiceMeno di cento metri più avanti, sulla sinistra della strada, troviamo una deviazione che ci porta agli impianti di lavorazione della pomice, estratta dalla grande cava situata a sud est di Ittireddu. Il materiale estratto è destinato in gran parte al settore delle costruzioni civili e dei lavori edili, ed, una volta estratto, viene selezionato secondo diverse classi granulometriche e quindi immesso nel mercato. Il Municipio di IttiredduProseguendo, la SP6 entra nell'abitato dove prende il nome di viale Europa. A trecento metri dalla deviazione che ci ha portato agli impianti di lavorazione della pomice, prendiamo a destra la via San Giacomo, nella quale, al civico numero 3a, si trova l'edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Ittireddu. Il Civico museo archeologico ed EtnograficoIttireddu è stato il quarto paese in Sardegna ad istituire il Civico museo archeologico ed Etnografico. Anch'esso si trova in via San Giacomo, ed è contiguo all'edificio che ospita il Municipio. Il museo è diviso in due sezioni. La più ricca è quella archeologica, che raccoglie i materiali ritrovati in superficie o in brevi interventi di recupero effettuati nelle varie località, con reperti che vanno dalla preistoria fino al periodo medioevale. La sezione etnografica espone reperti attinenti alla cultura tradizionale riguardante il lavoro contadino, la pastorizia e le tecniche di lavorazione del latte, la panificazione e la preparazione dei dolci, l'intreccio, la filatura e la tessitura. Il palazzetto dello sportProseguendo lungo la via San Giacomo, dopo una trentina di metri prendiamo a sinistra la via Camillo Benso conte di Cavour, e, dopo un centinaio di metri, troviamo l'ingresso del Palazzetto dello sport di Ittireddu. La chiesa parrocchiale di Nostra Signora di Intermontes
La festa della Maria vergine, ossia di Nostra Signora di Intermontes, che è la Santa patrona di Ittireddu, si svolge l'8 dicembre, giorno dell'Immacolata Concezione. Per la ricorrenza viene celebrata la messa con la partecipazione del coro con il costume tradizionale, che accompagnano la statua della Madonna con i canti liturgici durante la messa e durante la processione tra le vie del paese. Dopo la messa ci si riunisce tutti nella piazza dove si assaggiano i vini novelli, in una festa con musiche e danze tradizionali sarde. La chiesa di Santa Croce
Visita dei dintorni di IttiredduNei dintorni di Ittireddu sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Partulesi; della fonte sacra Funtana 'e Baule; del protonuraghe Sa domu 'e s'Orcu; dei nuraghi semplici Chisti, Frades, monte Lisiri; del nuraghe complesso Funtana; ed anche dei nuraghi Badde Tanchis, Calarighes, Calarighes II, Corona Alta, Padru Majore, Padru Majore II, su Bagliu, su Runache, tutti di tipologia indefinita. Il campo da calcio di Ittireddu ed i resti delle cisterne romaneDal centro di Ittireddu prendiamo indietro la SP6 che ci ha portato qui da Mores e, passato il cimitero, poco meno di trecento metri più avanti troviamo una deviazione sulla sinistra che ci porta, in duecento metri, al campo da calcio di Ittireddu. Passati poco più di cento metri su questa deviazione, troviamo un viottolo sulla sinistra che ci porta ai resti delle Cisterne romane ubicate in una zona denominata Olensas, forse perché utilizzate per la spremitura delle olive. Si tratta di dieci cisterne di forma globulare, scavate in un banco trachitico affiorante, ed, accanto alle cisterne, si notano una serie di canalette divergenti dalle imboccature delle cisterne, con lo scopo di convogliare altrove le acque piovane. Si pensa ad un loro uso come deposito di olive, o ad una funzione legata all'olivicoltura, ed, aconferma dell'ipotesi che esse fossero destinate al contenimento dell'olio, si nota la presenza, a circa venti metri dalle cisterne, di due pressoi e due vasche circondate da canaletta, presumibilmente usate come vasche per la decantazione dell'olio. Le cisterne sono chiamate anche di Sas Conzas, dato che tradizionalmente si riteneva che questi manufatti fossero destinati all'attività della concia delle pelli, e da questo deriva il nome che indica le concerie. In realtà, non si esclude che, in epoche successive, ci sia stato un loro utilizzo di questo tipo. I ruderi della chiesa di Sant'ElenaPercorsi 450 metri sulla SP6 in direzione del centro di Ittireddu, prendiamo, di fronte agli impianti per la lavorazione della pomice, sulla sinistra, la via monte Zuighe, che, passata la piazza Bachelet, esce dall'abitato in direzione sud ovest. La seguiamo per circa 750 metri, e vediamo, sulla destra della strada, nella campagna i pochi Resti della chiesa di Sant'Elena, una chiesa di impianto bizantino della quale non rimane che poca parte dei resti della muratura esterna. Fin dai tempi antichi, Sant'Elena veniva festeggiata il 18 agosto, ma questa tradizione è stata abbandonata negli anni '50 del Novecento. Da qualche anno è nato un comitato con lo scopo di ricostruire la chiesa con gli stessi materiali che la componevano all'origine, ma i tentativi per la ricostruzione sono risultati finora vani. La festa di Sant'Elena è una festa religiosa che si svolge a Ittireddu il 18 agosto. La statua di Sant'Elena, ritrovata nell'antica piccola chiesa campestre e custodita nella sacrestia della chiesa parrocchiale, viene portata in processione da questa alla chiesa di Santa Croce, dove viene celebrata la messa in forma solenne. Resti della necropoli di PartulesiPercorsi altri 250 metri sulla strada che ci ha portato ai resti della chiesa, troviamo sulla destra della strada il cancello dell'area archeologica, passato il quale una stradina di cemento, dopo circa 300 metri, conduce alla base della collina dove si aprono le tombe della necropoli di Partulesi. La necropoli comprende una una trentina di domus de Janas distribuite su diversi livelli, ma è probabile che in origine il numero delle tombe fosse maggiore. Si tratta di tombe quasi sempre pluricellulari, con disposizione dei vani nello schema a T modificato da ampliamenti successivi, in alcune si aprono delle nicchie o portelli ornati da rincassi a cornice o sovrastati da architravi in rilievo. Si segnala la tomba diciannovesimo, che è quella meglio conservata; e la tOmba Xquindicesimo, con la presenza di una singolare concentrazione di coppelle scavate sulle pareti. La tomba quattordicesimo, che nell'Età del Bronzo è stata trasformata in una tomba a prospetto architettonico, con una stele centinata, ed oggi comunica con l'adiacente tomba quindicesimo, è composta da due vani di pianta quadrangolare irregolare, disposti su un asse comune. La necropoli è databile nel Neolitico Finale, nel periodo della Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d il 2800 avanti Cristo, ed è stata riutilizzata fino nell'Eneolitico. La chiesa campestre di San Giacomo
Nell'antico archivio parrocchiale sono stati ritrovati atti di morte risalenti al 1777, dai quali si deduce che all'origine la chiesa doveva essere dedicata sia a San Giacomo il Minore, apostolo di Gesù figlio di Alfeo, che a San Filippo, anch'egli apostolo. Successivamente, nel momento in cui è stato restaurato il vecchio altare, si è sostituita la statua di San Giacomo il Minore, con quella di San Giacomo il Maggiore, anch'egli apostolo fratello di Giovanni e figlio di Zebedeo, e si è abbandonata la dedicazione a San Filippo. Il 2 maggio, presso questa chiesa campestre si celebra la festa di San Giuseppe e San Giacomo il Minore, mentre la festa principale in onore di San Giacomo il Maggiore viene celebrata il 25 luglio. Il Ponte 'EtzuProseguendo per 1,2 chilometri, la strada sbocca su una trasversale, dove prendiamo a destra e, dopo 300 metri. arriviamo al Ponte 'Etzu, ossia al ponte vecchio, un ponte di epoca romana situato tra i territori comunali di Ittireddu e di Mores, che scavalca il Rio Mannu in un tratto in cui il fiume, che poco più a valle riceve alcuni dei suoi principali affluenti, ha una portata d'acqua e un'ampiezza dell'alveo assai modeste. La costruzione è realizzata in pietra basaltica e tufo bianco alla base, e, delle tre arcate originarie, ne restano in piedi due, che hanno raggi di lunghezza diversa. Il ponte situato in questa località attesta una deviazione verso l'interno della strada romana che collegava Calaris con Turris Libisonis. La fonte sacra Funtana 'e BauleDal centro di Ittireddu usciamo verso sud con la SP6 in direzione di Burgos e la percorriamo per poco meno di un chilometro e mezzo, arriviamo a un incrocio, al quale, seguendo le indicazioni, prendiamo verso destra una strada che seguiamo per 450 metri, poi troviamo il cartello che indica il sito, in prossimità di un bivio, che immette sulla sinistra in una strada di penetrazione agraria non asfaltata. La fonte sacra si trova dopo alcune decine di metri, all'interno di un terreno sempre a sinistra. La fonte sacra Funtana 'e Baule, che insiste su una polla di acqua sorgiva ad alto contenuto ferroso, presenta sia le caratteristiche di una fonte sacra, sia quelle di un pozzo sacro. Si presenta con una base trapezoidale, preceduta da un breve dromos. La piccola scala di accesso è costituita da cinque gradini, che sembrano voler ripetere uno degli elementi caratterizzanti dei pozzi sacri. La muratura è costituita da blocchi di tufo trachitico, rozzamente lavorati nella parte superiore, mentre in quella inferiore appare estremamente raffinata, essendo costituita da pietre regolari. La copertura, della quale si conserva solo la parte posteriore, era costituita da una serie di lastre piane, degradanti dall'ingresso verso il fondo, ed era sormontate da un cumulo di pietre e terra. Resti del nuraghe complesso Funtana nel quale è stata trovata la bellissima brocca askoideDal centro di Ittireddu, seguiamo le indicazioni che conducono alla chiesa di Santa Croce, seguiamo la via Alessandro Manzoni, che esce dall'abitato verso est. Percorsa per 400 metri, prendiamo a sinistra la strada comunale che supera il Rio Cagliarighes, e ci porta, in cinquecento metri, in località Sa Tanca 'e Sa Funtana, dove la strada termina al parcheggio antistante la stradina che immette nella proprietà in cui è posta l'area archeologica. Dal parcheggio si può proseguire a piedi varcando il cancello e, dopo aver percorso poche decine di metri, si trova il nuraghe sulla destra.
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a visitare Bonnanaro, nei cui dintorni visiteremo la necropoli di Corona Montana da cui ha preso il nome la Cultura di Bonnanaro. Ci recheremo, poi, a visitare Borutta con la basilica di San Pietro di Sorres. | ||||
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