Uno dei siti più visitati per conoscere la Sardegna che ha ricevuto fino a oltre 900 visitatori in un solo giorno | ||||
![]() ![]() | ||||
Home page Guest book Siti amici Sostienici Scrivici Mappa del sito | ||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |
Martis con la chiesa parrocchiale di San Pantaleo e con la foresta pietrificata di CarrucanaIn questa tappa del nostro viaggio, roseguiremo il nostro viaggio nell'Anglone Interna, e da Laeru ci recheremo a Martis, dove vedremo tra l'altro la foresta pietrificata di Carrucana. La regione storica dell'Anglona
In viaggio verso MartisDal centro di Laerru proseguiamo verso sud lungo la SS127, che in poco più di otto chilometri ci porta al piccolo comune di Martis. Lungo la strada statale si trova sulla sinistra la chiesa di San Leonardo, e, più avanti, la strada statale passa tra il monte Franco e la foresta pietrificata di Currucana. La chiesa romanica di San Leonardo recentemente restaurataUsciti da Laerru e percorsi circa tre chilometri e mezzo sulla SS127, appena usciti dal territorio comunale di Laerru ed entrati in quello di Martis, troviamo una deviazione sulla destra, che ci porta a quello che resta della chiesa romanica di San Leonardo. Edificata nel dodicesimo secolo, è la più piccola chiesa romanica esistente in Sardegna. Sino a qualche anno fa si trovava allo stato di rudere, ma è stata recentemente restaurata. Il monte Franco che domina l'abitato di Martis
La foresta pietrificata di CarrucanaMeno di duecento metri più avanti, troviamo le indicazioni sulla sinistra, seguendo le quali, in seicento metri, arriviamo in Località Carrucana, all'ingresso della Foresta pietrificata di Carrucana, che occupa ben 100 chilometri quadrati del territorio, ricca di tronchi silicizzati, vincolata come Unicum Paleobotanico dal 1964. Si tratta di tronchi pietrificati di carrubo, da qui il nome di foresta Carrucana, risalenti al Miocene Inferiore, circa venti milioni di anni fa, quando, durante un'eruzione vulcanica, le foreste si inabissarono nei laghi circostanti e, riempiti di cenere molto ricca di silicio, crearono il substrato ideale per il processo di fossilizzazione. Nel 1992 si è deciso di realizzare il parco Paleobotanico della Foresta Pietrificata, attivando un progetto in grado di permettere la fruizione del sito e di delineare un percorso museale all'aperto, determinando, così, la fine della predazione dei reperti dal territorio. Quindi è stata effettuata la sua parziale recinzione con muretto a secco e successivamente sono stati creati i camminamenti, che permettono di muoversi agevolmente all'interno del parco, la sistemazione delle vie di accesso al parco, e la messa in opera di tutti gli altri servizi necessari. La strada compie un ampio giro intorno a questa area, con diversi punti di accesso alla stessa. Arriviamo a MartisPercorsi sulla SS127 Settentrionale Sardaappena centocinquanta metri dalla deviazione per la foresta pietrificata, si trova il cartello indicatore dell'abitato di Martis, e la strada statale assume il nome di corso Umberto I. La strada che abbiamo percorso, in 8.9 chilometri ci ha portato dal Municipio di Laerru a quello del piccolo comune di Martis Il paese chiamato Martis
Origine del nomeLa sua denominazione, attestata dal 1341, probabilmente deriva dal latino Fanum Martis, cioè Tempietto di Marte, che faceva riferimento a un edificio dell'età romana, probabilmente ubicato sul monte Franco, di cui sono ancora visibili pochi ruderi. La sua economiaNonostante lo spopolamento delle campagne, l'attività economica prevalente è l'agricoltura, basata sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è del tutto inesistente, e modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Non mancano comunque forme di emigrazione dei giovani, specialmente nelle zone costiere del nord Sardegna, alla ricerca di forme di lavoro più redditizie. Sebbene non sia tra le mete di maggiore afflusso turistico, la vicinanza a centri maggiori ed alla zona costiera, è un motivo sufficiente ad attirare un discreto numero di visitatori. Di notevole interesse naturalistico è la vicina foresta pietrificata di Carrucana, la cui formazione risale a circa quindici milioni di anni fa. Brevi cenni storiciIl territorio di Martis conserva ancora numerose testimonianze archeologiche del periodo preistorico. Il periodo nuragico è attestato dalla presenza sul territorio di dodici nuraghi, alcuni dei quali, però, in precario stato di conservazione. La presenza romana nel territorio è attestata dal ritrovamento, in località Sa Balza, di una epigrafe in calcare, con un'iscrizione deprecatoria dedicata all'imperatore Massimino. Durante il periodo medioevale appartiene al giudicato di Logudoro, nella Curatoria dell'Anglona, per poi passare nella seconda metà del '200 sotto il controllo dei Doria. Nel 1376, a seguito del matrimonio di Eleonora d'Arborea con Brancaleone Doria, vengono unificati in forma personale i territori giudicali arborensi con i suoi possedimenti Sardi, e, nel 1388, con la pace fra il re d'Aragona e l'Arborea, passa agli Aragonesi. Il diciottesimo secolo è testimone del suo passaggio al principato dell'Anglona, costituito nel 1767, titolo unico per un feudo sardo, cui segue la sua cessione, in qualità di feudo, ai Pimentel, prima, e ai Tellez Giron, dopo. Nel 1839, con l'abolizione del regime feudale, venne riscattata dal demanio dello Stato. sagre e feste che si svolgono a Martis
Anche a Martis si celebra la Festa di Sant'Andria che rinnova la tradizione delle zucche intagliate
Visita del centro di MartisL'abitato, interessato da espansione edilizia, si sviluppa su un tavolato un tempo intensamente coltivato, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Il centro storico del paese mostra tuttora pregevoli testimonianze di architettura civile, con palazzine abbellite da cornicioni con pregevoli modanature, balconcini in ferro battuto, maestosi portali, ed eleganti e tipiche altane. Gli architravi in calcare, spesso riutilizzati, sono in gran parte opera dei picapedrers di scuola catalana del sedicesimo e diciassettesimo secolo, con il tipico arco inflesso, accompagnato o alternato da simboli religiosi e floreali, ed anche con rappresentazioni antropomorfe affiancate da figure araldiche o simboliche. Passata la piazza La Rimembranza troviamo la chiesa ed oratorio di Santa Croce
La chiesa di San Giovanni Battista che ospita la parrocchia di San PantaleoSeguendo corso Umberto I all'interno del centro abitato, dopo aver passato la via Ampsicora che si trova sulla destra, percorso un centinaio di metri, giriamo a sinistra e prendiamo la via Giuseppe Garibaldi, e, dopo una ventina di metri, troviamo, alla sinistra della strada, al civico numero 17, la piccola chiesa di San Giovanni Battista, realizzata con una tipica architettura gotico aragonese del diciassettesimo o diciottesimo secolo, che ospita la Parrocchia di San Pantaleo, dopo che l'antica chiesa di San Pantaleo è stata abbandonata e dismessa.
Nella chiesa di San Giovanni Battista si trova una sezione del museo Diocesano d'Arte Sacra di MartisNel presbiterio della chiesa di San Giovanni è presente una sezione del museo Diocesano d'Arte Sacra di Martis, detto anche museo Diocesano della Sacristia di San Pantaleo, che fa parte del museo della diocesi di tempio-Ampurias, che è dislocato sul territorio in diverse sedi, ossia a Calangianus, Castelsardo, La Maddalena, Martis, Nulvi e Perfugas. Si tratta di una mostra permanente il cui tema è Le vesti della preghiera, nella quale è presente una consistente collezione di paramenti liturgici che vanno dal sedicesimo al diciotteesimo secolo. Le tele di scuola manierista costituiscono il cuore della collezione, Tra queste risaltano la Nascita di Gesù, di cui non è stato ancora individuato l'autore. Vi è ospitata anche una pregevole pala, ossia un dipinto ad olio su tela, di Andrea Lusso, il più noto pittore manierista sardo, nato a Ilbono nel 1575, e la pala fatta risalire al 1595, proveniente dalla chiesa di San Pantaleo, rappresenta Il miracolo di San Pantaleo che guarisce un paralitico, davanti agli occhi dell'imperatore Diocleziano. Un secondo filone espositivo è dedicato ai riti della Settimana Santa nella tradizione popolare di Martis, espressi nel prezioso crocifisso del quindicesimo secolo, e nella costumistica dei confratelli di Santa Croce e del Rosario. Nella chiesa è ospitata anche una tela della Natività proveniente dalla chiesa di Nostra Signora o della Madonna del Rosario, di autore ignoto del diciassettesimo secolo, recentemente restaurata, dall'atmosfera vagamente raffaelliana. Tra le altre opere esposte nel museo, molto bella è la statua detta della Dormitio Virginis, raffigurante la Madonna dormiente, probabilmente del quattordicesimo secolo, alla quale la popolazione è particolarmente devota, ed alla quale è legata una leggenda che narra sia stata trovata in un canneto, sul monte Franco, da un pastorello muto, il quale nel ritrovarla avrebbe riacquistato miracolosamente la voce. Sono esposti anche reperti archeologici del territorio. La chiesa di Nostra Signora o della Madonna del RosarioPresa la via Giuseppe Garibaldi, in un'ottantina di metri arriviamo verso est alla chiesa di Nostra Signora o Della Madonna del Rosario, che si trova nel cuore del centro storico del paese. La chiesa costituisce un esempio classico di architettura religiosa del diciassettesimo o diciottesimo secolo. All’esterno presenta un portale con arco a forma di ogiva, sormontato da una finestra a bifora, e conclude il coronamento del timpano un campaniletto a vela. Sul fianco destro della chiesa si erge un altro campaniletto a due luci, aggiunto in epoca recente, per accogliere la campana dell'antica chiesa di San Pantaleo, dopo che questa è stata abbandonata e dismessa. All’interno ha una navata unica coperta da volta a botte, con al centro, a rilievo, una cornice, alloggiamento per una eventuale tela, e la copertura è scompartita da sottarchi in conci di calcare. Nel presbiterio è presente un grande altare ligneo datato 1768, in stile barocco, recentemente restaurato. Al centro una grande nicchia ospita il simulacro della Vergine col Bambino del medesimo periodo. Il Municipio di Martis
La nuova chiesa parrocchiale di San Giuseppe
Sul retro della chiesa di trova il campo da calcetto di Martis
Il campo da calcio di Martis
Il cimitero di Martis
Nella zona sud orientale del centro storico si trovano il palazzo Ruiu e la Funtana Noa
La chiesa parrocchiale di San PantaleoDalla piazza Vittorio Emanuele III, proseguiamo dritti verso sud est, ed arriviamo ad incriciare la via San Pantaleo, che prendiamo sulla sinistra e che ci porta, in centocinquanta metri, al margine dell'abitato, dove troviamo la chiesa di San Pantaleo, il Santo patrono di Marts, ubicata in posizione dominante sulla valle del Rio Carrucana. Tra i monumenti di maggior valore artistico di Martis, la chiesa è stata eretta nel quattordicesimo secolo in conci calcarei, in stile romanico con innesti gotico aragonesi. Originariamente ad una navata, con torre campanaria staccata, venne poi ampliata diventando a pianta regolare ed a tre navate, di cui la centrale, più alta, con volta a botte e separata dalle navate laterali da una doppia fila di pilastri a pianta cruciforme che sostengono gli archi a sesto acuto. La navata di destra è però ormai distrutta. Le tracce della prima costruzione si possono notare sulla facciata sinistra, dove si vedono i resti di un precedente portale. Del sedicesimo secolo sono la navata centrale e quella laterale destra, così pure la parte superiore del campanile. L'elegante facciata è dominata dal portale romanico con strombatura, e con un bel rosone bicromo con intreccio di archi di cerchio, che sono stati però distrutti. L'oculo ha perso il pregevole rosone, apprezzabile in vecchie fotografie, ma mantiene la schiera strombata a tori e gole in conci trachitici e calcarei alternati in bicromia. Nei primi decenni del 1900 la chiesa è stata abbandonata per il cedimento strutturale della collina su cui sorge, che ne aveva compromesso la stabilità. Solo recentemente sono stati intrapresi degli interventi di ripristino e di mantenimento conservativo del prezioso monumento, seguiti ai lavori di consolidamento dell'intera collina. La chiesa è stata, infatti, restaurata, tra il 1988 e il 1989, nella struttura muraria, ma poi parte del tetto è nuovamente crollata. Tra gli arredi intemi che in passato adornavano la chiesa, va ricordata la pala raffigurante Il miracolo di San Pantaleo che guarisce un paralitico, davanti agli occhi dell'imperatore Diocleziano, rEalizzata nel 1595 da Andrea Lusso, il più noto pittore manierista sardo, l'opera, in origine sistemata nella cappella centrale, è oggi custodita nella museo Diocesano della Sacristia di San Pantaleo ospitato presso la chiesa di San Giovanni Battista. Nei dintorni di MartisNei dintorni di Martis sono stati portati alla luce i resti del protonuraghe Paulusedda; del nuraghe semplice Ispinalva I; ed anche dei nuraghi Anzos, Columbara, Giannaghes, Ispinalva II, monte Franco, monte Lidone, monte Ruina, Murrone, Pasciarzu, Sant'Artolu, Sas Moles, tutti di tipologia indefinita. La stazione ferroviaria di Martis
Resti del nuraghe semplice Sas MolesPercorsi ancora un chilometro e cento metri sulla SS127, troviamo una strada sterrata sulla destra, che parte parallela alla strada statale, e poi se ne discosta. In circa settecento metri, ci porta ci porta a uno stazzo, non distante dal quale si trova il nuraghe Sas Moles. Si tratta di un nuraghe semplice, monotorre, edificato a 279 metri di altezza, con una particolare alternanza cromatica, data dai filari di trachite rossa che si alternano con quelli di calcare bianco, caratteristica che lo rende assolutamente unico nel suo genere. Nella gola di Badde Traes si trova la cascata di TriulintasUsciamo da Martis con il corso Umberto verso ovest, percorsi circa cinquecento metri, al chilometro 86.6, prendiamo una deviazione sulla destra seguendo le indicazioni per Mulino Triulintas, che è quello che le acque facevano funzionare fino a qualche decennio fa. Si procede in discesa per circa un chilometro, fino al parcheggio di fronte all'imbocco della Gola di Badde Traes. Lasciata l'auto, si imbocca il sentiero storico ambientale che conduce a destinazione, al fianco del quale scorre scrosciando e gorgogliando l'acqua del fiume. Lo si attraversa con una prima passerella in pietra e cemento, poi una seconda in legno oltrepassa un affluente da sinistra.
Resti dei nuraghi Ispinalva I e Ispinalva II
A quattrocento metri di dstanza, in direzione sud ovest, si trovano i pochi resti del nuraghe Ispinalva II, che non permettono di rilevarne la forma, per cui viene considerato un nuraghe di tipologia indefinita. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Martis ci recheremo a Chiaramonti, che visiteremo con il suo centro e con i suoi dintorni ricchi di chiese e di siti archeologici. | ||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |
© Claudio de Tisi 2002-2020 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W | ||||