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Nel Campidano di Oristano a Narbolia con la sua costiera dove si trova la grande pineta e la vasta spiaggia di Is Arenas


In questa tappa del nostro viaggio, da Seneghe ci recheremo a Narbolia che visiteremo con i suoi resti archeologici e con la sua costiera dove si trovano la grande pineta e la vastissima spiaggia di Is Arenas. Narbolia, che si trova ai confini tra Montiferru e Campidano di Oristano, da alcuni viene attribuito alla regione storica del Montiferru, mentre noi preferiamo considerarlo appartenente al Campidano di Oristano.

La regione storica del Campidano di Oristano

Il Campidano di OristanoIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare.

In viaggio verso Narbolia

Dal centro di Seneghe, seguiamo il corso Umberto ed usciamo verso sud ovest con la SP11 che, in poco più di cinque chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Narbolia. Dal Municipio di Seneghe a quello di Narbolia si percorrono 6.6 chilometri.

Il comune chiamato Narbolia

Narbolia: veduta dell’abitatoNarbolia-Stemma del comuneIl comune chiamato Narbolia (pronuncia Narbolìa, nome in lingua sarda Narbulia, altezza metri 57 sul livello del mare, abitanti 1.690 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro a ventuno chilometri da Oristano, che si posiziona al confine del Campidano di Oristano, ai piedi del Monte Rassu che appartiene al massiccio montuoso del Montiferru. L’abitato è raggiungibile mediante la SS292 Nord Occidentale Sarda, che si trova a sette chilometri di distanza. Il territorio Comunale presenta aspetti paesaggistici e ambientali quanto mai vari, che vanno dalle rocce vulcaniche del monte Rassu, che raggiunge i 475 metri con la vetta rocciosa chiamata Sa Rocca Manna, alla zona pianeggiante di Cadreas, al confine con la pianura del Campidano, fino ad arrivare al mare, dove si trova la famosissima pineta di Is Arenas, con l’omonima spiaggia.

Origine del nome

Il nome del paese non ha una chiara etimologia ed è, probabilmente, di origine protosarda. Dato che il territorio Comunale è ricco di Nuraghi, l’ipotesi più accreditata sulle origini del nome lo farebbe derivare da Nurapolis, ovvero città dei Nuraghi. il paese viene, infatti, citato per la prima volta nel 1388, ed indicato come Nurapolia, nel trattato di pace stipulato tra Eleonora d’Arborea e il re d’Aragona.

La sua economia

Si tratta di un comune rivierasco che, alle tradizionali attività agricole, ha affiancato un sia pur modesto tessuto industriale. Nell’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione locale, le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, equini, suini e avicoli. Narbolia si caratterizza soprattutto per la produzione di sughero, agrumi, uva e olive, tipici prodotti dell’Isola. Il settore industriale risulta ancora di dimensioni alquanto modeste, e neppure il terziario assume dimensioni rilevanti. Il territorio Comunale è meta di un significativo afflusso di turisti, attratti dalla genuinità dei prodotti locali, ma soprattutto dalle bellezze dell’ambiente naturale, dato che in esso si trova anche la spiaggia di Is Arenas, una delle più belle di tutta l’isola, con sabbia bianchissima e mare cristallino. Le strutture ricettive, comprendenti vari agriturismi, offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio è stato frequentato già in epoca preistorica, come dimostrano i numerosi Nuraghi in esso presenti. Il borgo nasce in periodo medioevale, e dall’undicesimo secolo viene compreso nel Giudicato di Arborea, dove appartiene alla curatoria di Parte Milis. Incorporata, successivamente, nel 1410, nel Marchesato di Oristano, diviene feudo regio dal 1477 al 1767, quando passa alla famiglia dei Flores Nurra, Marchesi di Arcais, alla quale rimane fino all’abolizione del feudalesimo avvenuta nel 1839. Il comune di Narbolia nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Narbolia

Narbolia-Sagra della ZippolaA Narbolia svolge la sua attività il Gruppo Folk Proloco di Narbolia, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale. Un tempo erano presenti anche diversi gruppi di canti antichi, quali ad esempio il Canto in re, e si ritiene che anticamente nel paese ci fossero anche diversi gruppi di canti a tenore, che oggi sono però scomparsi. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Narbolia, nel periodo di Carnevale si tiene, ormai da qualche anno, la Sagra delle Zippole, chiamate anche Tzìppulas, che vengono offerte gratuitamente a tutti i partecipanti, ed è una fra le più apprezzate e amate della zona; il 29 giugno, la Festa di San Pietro Apostolo; e l’8 ottobre la Festa della Patrona, ossia di Santa reparata.

Visita del centro di Narbolia

L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, è interessato da una forte crescita edilizia, ed ha un andamento altimetrico tipico collinare. Nel centro storico, dove l’influenza dell’arte catalana traspare nei particolari scolpiti delle finestre e dei portali, si possono ammirare diversi murali, quattro in particolare sono dedicati alle stagioni e sono stati dipinti nel 1956. Visitiamo il centro del paese di Narbolia entrando da nord est con la SP11 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Umberto.

I pochi ruderi della chiesa di Santa Caterina

Percorsi duecentocinquanta metri dal cartello segnaletico indicatore del paese, dalla via Umberto parte, sulla destra, la via Santa Caterina. Percorsa per altri duecentocinquanta metri, prendiamo a destra la via su Forraiu, e, poche decine di metri più avanti, sono presenti alla destra della strada i ruderi purtroppo poco riconoscibili della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, l’antica parrocchiale di Narbolia. Si trattava di una chiesa di età giudicale, della quale rimangono solo un tratto di muratura del fianco nord e dell’angolo nord ovest, e pochi tratti murari in corrispondenza della zona absidale, con caratteri di derivazione bizantina. Nel giugno 2005 l’area intorno alla chiesa è stata interessata da alcuni saggi esplorativi effettuati da parte della Soprintendenza archeologica, e sono state rinvenute alcune sepolture a fossa prive di corredo funerario, risalenti a un periodo compreso tra il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo.

La chiesa di San Pietro Apostolo

Narbolia-La chiesa di San Pietro ApostoloDalla via Santa Caterina, abbiamo preso a destra la via su Forraiu, che proseguirà con il nome di via Camillo Benso conte di Cavour. Dopo averla percorsa per un centinaio di metri dal suo inizio, alla sinistra della strada si vede la facciata della piccola chiesa di San Pietro Apostolo. Si tratta di una chiesa molto antica, che, fino al 1991, anno in cui è stata completamente restaurata, si trovava in condizioni di forte degrado, ma oggi si presenta in buono stato. Ogni anno a Narbolia, il 29 giugno, si celebra la Festa di San Pietro Apostolo.

La muraglia fenicio punica denominata Sa Muralla ed in nuraghe omonimo

Narbolia-La muraglia fenicio punica denominata Sa MurallaProprio di fronte alla piccola chiesa, all’altro lato della strada, ossia alla sua destra, si trovano in una proprietà privata i resti della muraglia denominata Sa Muralla costituita dal grande muraglione edificato su un dosso in posizione strategica a dominio della valle del rio Cunzau. La costruzione è lunga poco più di diciassette metri, spessa tre metri ed alta tre metri e mezzo, ed è stata realizzata in blocchi di basalto posti in opera a secco su sette filari regolari. un’antica tradizione lo indicava come rudere di un Castello di Eleonora d’Arborea, mentre secondo le interpretazioni più recenti si tratterebbe di un avamposto di età fenicio punica, eretto a protezione e controllo dell’importante via di accesso al monteferru, per difendere Tharros e le pianure circostanti dall’assalto della popolazione locale, che si era ritirata sulle montagne. Avrebbe, quindi, fatto parte di quella linea difensiva che comprendeva anche il polilobato Casteddu Ecciu di Fordongianus e il Castello Medusa di Samugheo. Non è del tutto esclusa l’interpretazione data da alcuni studiosisu un’originaria edificazione in età nuragica, poi riutilizzata in età punica, e la presenza di alcuni frammenti di intonaco sulla muraglia, fa presumere un ipotetico suo riutilizzo anche in età medievale.

I resti del nuraghe Santa reparata chiamato anche nuraghe Sa Muralla

Accanto alla muraglia, si trovano i resti del Nuraghe Santa reparata chiamato anche Nuraghe Sa Muralla, che si trova in gran parte occultato da accumuli, strati e strutture, addossate o sovrapposte nel corso degli anni. I resti di questo nuraghe sono stati per molto tempo ritenuti un forno per la calce, cosa alquanto improbabile, dato che questi forni si trovano esclusivamente nella zona calcarea di Cadreas. Secondo una leggenda da questo nuraghe sarebbe partito un cunicolo, oggi invisibile, che lo avrebbe collegato al nuraghe Tunis.

La chiesa parrocchiale di Santa reparata Vergine Martire

Percorsi altri cento metri, vediamo alla sinistra della strada la bella piazza sulla quale si affaccia la chiesa di Santa reparata Vergine Martire che è la chiesa parrocchiale di Narbolia, e si trova all’estremità dell’abitato, in posizione dominante sulla vallata. La sua sede istituzionale si trova nella prima traversa a sinistra, che è la via Santa reparata, al civico numero 4. La chiesa è stata costruita nel tredicesimo secolo in forme romaniche, e successivamente modificata, nel corso del sedicesimo secolo, con elementi gotico catalani. Nel suo monumentale altare maggiore barocco, in cui in una nicchia è alloggiata la statua di Santa reparata, è riportata la data del 1790, anno in cui è stato realizzato. Intorno alla metà dell’ottocento la chiesa di Santa reparata è stata sottoposta ad un ampio programma di restauro, che completava quello iniziato alla fine del settecento. Altri interventi risalgono al 1949, tra i quali anche la decorazione degli interni.

Narbolia-La chiesa parrocchiale di Santa reparata Narbolia-La chiesa parrocchiale di Santa reparata: interno Narbolia-La chiesa parrocchiale di Santa reparata: interno

Narbolia-Festa di Santa reparataLa Festa di Santa reparata si svolge l’8 ottobre, ma i festeggiamenti iniziano circa un mese prima, quando parte della popolazione, dopo essersi recata nella pineta di Is Arenas per raccogliere legna, al ritorno nel paese prepara un grande falò, al quale verrà dato fuoco il primo giorno di festa. L’8 ottobre si svolge la Festa con le cerimonie religiose, ed il giorno successivo si prevedono le menifestazionicivili, con l’esibizione di gruppi folcloristici e cantanti, gare di chitarra ed altro.

Santa reparata è la Santa patrona di Narbolia, la quale, secondo una leggenda locale, sarebbe stata bruciata proprio dietro la chiesa del paese, dato che, nei pressi della chiesa, è presente il nuraghe che è stato a lungo utilizzato come forno per la cottura della calce, e da questo deriva il suo nome Su Forru de Santa Arraparada, ossia il forno di Santa reparata. Leggenda priva di fondamento, dato che si sa che reparata sarebbe stata una fanciulla palestinese di nobile stirpe, che, durante le persecuzioni dell’Imperatore romano Decio tra il 249 e il 251, essendosi rifiutata di sacrificare agli dei, all’età di 12 anni sarebbe stata sottoposta a varie torture e poi decapitata, ed il cui cultoha avuto, poi, rapida diffusione in Europa durante il Medioevo.

Il Cimitero di Narbolia

Narbolia: Cimitero di NarboliaTorniamo sulla via Umberto, dove eravamo arrivati a Narbolia provenendo da Seneghe ed avevamo trovato sulla destra la via Santa Caterina. Da qui proseguiamo in direzione sud ovest lungo la via Umberto per quattrocentocinquanta metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Felice Cavallotti che, dopo duecento metri, sbocca sulla via su Meriagu. Proprio di fronte a dove ci siamo arrivati, all’altro lato della via su Meriagu si trova l’ingresso del Cimitero di Narbolia.

Il Municipio di Narbolia

Narbolia-Municipio di NarboliaDalla via Felice Cavallotti, torniamo sulla via Umberto, e la riprendiamo verso sinistra, ossia in direzione sud ovest. La seguiamo per circa trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, una piazza alberata all’interno della quale si trova, al civico numero 77 della via Umberto I, l’edificio che ospita il Municipio di Narbolia, ne è la sede ed in esso sono presenti tutti i suoi principali uffici.

Il Campo da Calcio Comunale

Narbolia: Campo da Calcio Comunale di NarboliaProseguendo lungo la via Umberto in direzione sud ovest, dopo quattrocento metri si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso del complesso che ospita il Campo da Calcio Comunale di Narbolia. In esso è presente un Campo da Calcio in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 640 spettatori, sono presenti anche una pista da atletica leggera, ed un Campo da bocce. Vicino ad esso, alla sua sinistra, sono presenti il Campo da Calcio in erba naturale, il Campo da Tennis e la Palestra delle Scuole Medie di Narbolia. L’Associazione Polisportiva Dilettantistica Narboliese usufruisce da più di trenta anni di questi campi da Calcio.

Visita dei dintorni di Narbolia

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Narbolia, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Accas, Campu Dare, Campu Dare II, Campu Longu, Funtana ’e Pira I, Funtana ’e Pira II, Funtana ’e Pira III, Funtana ’e Pira IV, Sa Chea Manna, Tunis; del Protonuraghe Scala Quaddus; dei Nuraghi semplici Accas, Craccarosu, Fuadeddus, nuragheddu, Perdighisi, Scala Quaddus II, Straderi; dei Nuraghi complessi Araganzola, Aresti, Corona, Crabia, Erba Caggius, lande, lizzos, Madavo, Maganzosa, Niu e Crobu, Procus, Sa Muralla, Terra Craccus, Tradori, Tunis, Zoddias; ed anche dei Nuraghi Cuccuru S’Eremita, e su Meriagu, entrambi di tipologia indefinita. Il territorio Comunale di Narbolia si spinge fino alla costa, dove si trova la pineta e la bella spiaggia di Is Arenas.

Il pozzo di Banatou dove è stata rinvenuta la testa del gigante di Narbolia

Dal Municipio di Narbolia prendiamo la via Umberto e la seguiamo verso sud ovest, dopo aver passato gli impianti sportivi, dove esce dall’abitato con il nome di SP11 e si dirige verso Riola Sardo. Percorsi due chilometri e seicento metri, si trova un sentiero sulla sinistra che porterebbe ai resti del villaggio di Mura, e qui, in località Banatou, si sono trovati tre pozzi di uso comune, uno dei quali, con l’imboccatura protetta da massi di epoca recente, misurava quindici metri di profondità, ed era forse quanto rimaneva di un pozzo sacro. Era stato oggetto di scavi clandestini, nei quali era venuto alla luce materiale di varie epoche, dall’età nuragica all’età punica, che comprendeva ceramiche intere e frammentarie, tredici statuette votive di un devoto sofferente, una placchetta fittile con un personaggio assiso in trono, la famosa scultura in calcare a forma di testa umana chiamata il gigante di Narbolia.

Narbolia-La testa di Narbolia conservata nell’Antiquarium Arborense di OristanoAd oggi il pozzo non è visitabile, dato che si presenta completamente occultato da macchie di rovi, e nei pressi si trovano solo alcuni blocchi in tufo con tracce di lavorazione e diversi frammenti di blocchi in arenaria. La Testa umana del gigante di Narbolia è una testa di guerriero dagli occhi giganteschi, trovata a seguito degli scavi abusivi nel Pozzo di Banatou, ed oggi esposta nell’Antiquarium Arborense di Oristano. Si tratta di una scultura in calcare con la forma di testa umana, molto danneggiata ma caratterizzata dal taglio rigido delle arcate orbitali e del naso, e dalla stilizzazione degli occhi a cerchi concentrici. Essa richiama da vicino le teste delle statue di arcieri e pugilatori rinvenute nel sito di Mont ’e Prama vicino a Cabras, delle quali parleremo in una prossima tappa del nostro viaggio.

I ruderi della chiesa di Sant’Andrea Apostolo

Narbolia: i ruderi della chiesa di Sant’Andrea ApostoloPercorsi altri seicento metri sulla SP11, si arriva a uno svincolo nel quale si prende a sinistra la Strada di Collegamento, la si segue per un chilometro e cento metri e, passato il piccolo ponte, si prende la prima sterrata sulla sinistra, e la si segue per quasi trecento metri. Nella campagna, sulla destra, si vedono i ruderi di edificio ecclesiastico, la chiesa di Sant’Andrea Apostolo del villaggio di Mura, che viene chiamata appunto Sant’Andria de Mura. L’edificio è lungo poco più di nove metri e largo poco più di quattro, l’aula è di forma rettangolare a navata unica, con l’ingresso verso occidente. Si conservano l’abside, costruita con pietrame irregolare basaltico e calcareo, coperta di intonaco all’esterno, nella quale si apre una monofora strombata, e solo parte delle pareti est e sud. L’abside è delimitata all’interno da un arco, in conci di tufo, appoggiato su pilastri in arenaria.

I resti del nuraghe semplice Accas

Narbolia: il nuraghe AccasDal Municipio di Narbolia prendiamo la via Umberto e la seguiamo verso sud ovest, dopo aver passato gli impianti sportivi, dove esce dall’abitato con il nome di SP11 e si dirige verso Riola Sardo. Percorso circa un chilometro, seguendo il cartello per i camping e la pineta di Narbolia, giriamo verso destra sulla Strada di Collegamento tra SP11 e SS292. Percorsi trecentocinquanta metri sulla Stada di Collegamento, superato un ponte, prendiamo la deviazione in una stretta strada verso sinistra. Su questa proseguiamo per circa cinquecento metri, e, nel verde della campagna, alla sinistra della strada, vediamo il Nuraghe Accas un nuraghe del tipo monotorre costruito in basalto a 22 metri di altirudine. Il nuraghe non è stato ancora scavato, la camera è comunque accessibile dall’ingresso principale, e conserva integra la tholos che copre la camera, la quale è solo priva di un paio di filari. Il monumento si trova in uno stato di conservazione non molto buono. Vicino al nuraghe, a un centinaio di metri in direzione est, si trovano i resti della Tomba di giganti Accas.

I ruderi della chiesa di S’Eremita Matteu

Narbolia: i ruderi della chiesa di S’Eremita MatteuDa dove abbiamo preso la Strada di Collegamento tra SP11 e SS292, la seguiamo in direzione ovest per due chilometri e mezzo, poi, prima di una curva verso destra, troviamo due sterrate sulla sinistra della strada. Prendiamo quella più piccola, che si dirige più a destra, e che seguiamo per circa trecento metri. Qui vediamo, alla destra della strada, alle pendici dell’omonima collinetta, i ruderi della piccola chiesa di S’Eremita Matteu chiamata anche Chiesuola de S’Arimita, che è legata alla tradizione dei Romitori, ovvero quei luoghi isolati nei quali i monaci Benedettini si recavano periodicamente a pregare ed a studiare. Dopo la loro partenza dall’Isola, i monaci sono stati sostituiti da eremiti volontari, non appartenenti cioè a ordini monastici, tra i quali era presente appunto Hermanu Matteo, come lo ha chiamato Alberto Ferrero della Marmora. La piccola chiesa, consistente in un unico vano con annessa una piccola cella, potrebbe risalire al Duecento, ma ha subito diversi successivi rimaneggiamenti. Attualmente è abbandonata, ma si trova in un discreto stato di conservazione.

Le antiche Terme Romane di su Anzu

Narbolia-resti delle antiche Terme Romane di su AnzuPercorsi altri trecentocinquanta metri in direzione ovest sulla Strada di Collegamento tra SP11 e SS292, troviamo una deviazione in una sterrata sulla sinistra, che seguiamo per settecento metri e che ci porta in località Su Anzu. Qui prendiamo un sentiero sulla sinistra della strada, che ci porta ai resti delle antiche Terme Romane di su Anzu alimentate dalle acque di Funtana Fraigada, che fanno parte di una Villa Romana scoperta da Alberto Ferrero della Marmora nel secolo scorso. La Villa Romana, della quale sono rimasti esclusivamente gli ambienti termali, è di modeste dimensioni, composta di un atrio, di un frigidarium e di tre ambienti caldi. La decorazione degli ambienti termali era costituita da lastre di rivestimento per le pareti in marmo cipollino, che sono ancora parzialmente sopravvissuti nel frigidarium, e da un mosaico policromo che pavimentava lo stesso frigidarium, andato però completamente distrutto. La decorazione della volta era, invece, realizzata con gli stucchi. recentemente sono stati portati a termine i lavori di pulizia di questi ruderi, in vista di una valorizzazione dell’importante sito. Poco distante da queste strutture si trovano numerosi blocchi squadrati di calcare, lastre di marmo e frammenti di mosaico a tessere bianche, nere, ocra e rosse, che potrebbero riferirsi ad un altro corpo della villa separato dagli ambienti termali.

Un passato con le fornaci per la lavorazione della calce

Narbolia: ingresso dei resti di una fornace per la produzione della calceGli abitanti di Narbolia hanno un grande passato come lavoratori nelle fabbriche di calce, lavoratori che venivano chiamati Is Forrogaius, e che formarono addirittura una sorta di società. La calce veniva venduta in tutto il Campidano di Oristano, ma anche nelle altre località del Montiferru, Barigadu, Planargia e Logudoro. Nel territorio sul versante occidentale delle colline che separano Narbolia dal mare e che costituiscono l’inizio meridionale della catena montuosa del Marghine, si trovano ancora oggi Diciannove fornaci per la produzione della calce viva, nelle quali si lavorava la calce negli anni a cavallo tra l’ottocento ed il novecento. Le ragioni di questa localizzazione vanno ricercate senza dubbio in due fattori fondamentali. Il primo è che, proprio in questa zona, sotto la colata di lava basaltica, affiorano le rocce calcaree utilizzate per la cottura. Il secondo è l’abbondanza di vegetazione arbustiva, che costituiva il combustibile più adatto per l’alimentazione delle fornaci.

I ruderi della chiesa di Sant’Andrea di Pischinappiu

Narbolia: i ruderi della chiesa di Sant’Andrea di PischinappiuPercorsi altri tre chilometri e mezzo in direzione ovest sulla Strada di Collegamento tra SP11 e SS292, a sei chilometri e trecento metri da dove la avevamo presa ed ottocento metri prima che questa strada sbocchi sulla SS292 Nord Occidentale Sarda, troviamo un sentiero che parte alla destra della strada. Questo sentiero ci porta ai ruderi della chiesa di Sant’Andrea Apostolo situata in località Pischinappiu, nella parte finale della piana di Cadreas, sovrastante la pineta di Is Arenas. La piccola chiesa, che si trova a pochi metri dal confine con Cuglieri, viene chiamata Sant’Andria de Pischinappiu, ed è quasi totalmente sommersa dai rovi e dalla bassa vegetazione. L’edificio deriva da un impianto termale di età romana, riutilizzato e adattato a posteriori per divenire un piccolo luogo di culto cristiano. La chiesa riutilizzava due absidi dell’impianto termale, la zona absidale era orientata a sud, ed era separata da un muro divisorio dall’aula rettangolare. La copertura, della quale resta una porzione nella zona meridionale dell’edificio, era costituita da una volta a botte, rivestita internamente da uno strato di malta di calce. Il luogo di culto è stato oggetto di indagini archeologiche di Alberto Boscolo e Giovanni Lilliu, negli anni 60 del secolo scorso.

La costiera di Narbolia con la vastissima spiaggia di Is Arenas

Da dove siamo arrivati ai ruderi della chiesa di Sant’Andrea Apostolo, percorsi altri ottocento metri in direzione ovest, la Strada di Collegamento tra SP11 e SS292 va ad immettersi sulla SS292 Nord Occidentale Sarda, proveniente da nord da Cuglieri, Santa Caterina di Pittinuri, S’Archittu e Torre del Pozzo. Ad ovest rispetto a questa strada statale, si trova la grande Pineta di Is Arenas, con la vastissima spiaggia di Is Arenas. Il territorio Comunale di Narbolia si spinge, infatti, fino alla costa, che dista, però, oltre una quindicina di chilometri dal centro abitato.

alla spiaggia si può arrivare seguendo la SS292 Nord Occidentale Sarda, dopo aver visitato Santa Caterina di Pittinuri, S’Archittu e Torre del Pozzo, proseguendo verso sud. Dopo due chilometri e quattrocento metri, deviando lungo una strada sulla destra, a un grande incrocio con delle bandiere nazionali su alti pennoni, seguendo le indicazioni, possiamo raggiungere il Camping bella Sardegna, il camping village Is Arenas, ed il camping Nurapolis. Ad essi si può arrivare anche prendendo la SS292 verso nord da dove ci siamo arrivati con la Strada di Collegamento, e, dopo un chilometro e quattrocento metri, deviando verso sinistra sulla medesima strada verso i campeggi. Percorso circa un chilometro e mezzo lungo questa strada verso i campeggi attraverso la bella Pineta di Is Arenas, un viottolo seminascosto tra la folta vegetazione ci porta alla sconfinata spiaggia di Is Arenas.

Narbolia-Is Arenas: entriamo nella pineta Narbolia-Is Arenas: strada attraverso la pineta Narbolia-Is Arenas: accesso alla spiaggia dalla pineta

Fino agli anni ’50 del secolo scorso, si trattava solo di sconfinate dune di sabbia, quando è iniziato il rimboschimento, e per la tutela di queste località con la legge regionale 31 del 1989 è stata decisa la costituzione del Parco regionale Naturale del Sinis Montiferru, del quale fiore all’occhiello sarebbe stata appunto la vasta spiaggia e la bella pineta. Il parco, purtroppo, non è mai stato realizzato, comunque buona parte dell’arenile dunale è stata rimboschita con varie specie arboree, come pini e acacie, e quindi alle spalle della spiaggia si sviluppa la grande pineta, ossia l’estesa foresta da rimboschimento. Nel cuore dell’area interessata al rimboschimento, è stato creato un importante polo golfistico, che si trova più a sud rispetto al Campeggio Nurapolis, e Fa capo al villaggio turistico chiamato Campo da Golf di Is Arenas e Country Club. Ci si può arrivare tre chilometri e ottocento metri più avanti, sempre seguendo verso sud la SS292 Nord Occidentale Sarda, dove si trova una strada sulla destra, seguendo le indicazioni per il Campo da golf di Is Arenas e Country Club. Ci svoltiamo e procediamo sino alla spiaggia, facendoci strada per oltre cinque chilometri attraverso la pineta.

Narbolia-Is Arenas: la <em>spiaggia di Is Arenas</em>La vasta spiaggia di Is Arenas è costituita da oltre cinque chilometri di sabbia e dune. Come dice il suo nome, dato che la parola in lingua sarda Is arenas sta ad indicare Le sabbie, l’arenile è caratterizzato dalla presenza di una ampia distesa dunale, la più vasta della Sardegna. Si tratta di un arenile di grandi dimensioni, costituito da un fondo sabbioso, con sabbia a grani medio-Fini di colore dorato, molto calda e piuttosto compatta. L’arenile si affaccia su un mare con colori che abbracciano le sfumature del verde e dell’azzurro, dal fondale basso e sabbioso. Sulla zona soffia il vento di maestrale, ma la spiaggia risulta comunque ben vivibile anche in caso di vento. Grazie alla vastità dell’arenile, la spiaggia è scarsamente affollata anche in alta stagione. Sono disponibili diversi punti ristoro lungo tutto l’arenile, con la possibilità di noleggiare ombrelloni, lettini ed altre attrezzature da spiaggia, e sono presenti alle spalle della spiaggia diverse strutture in cui poter pernottare, come campeggi, Hotel e residence.

La lunghissima spiaggia è, comunque, accessibile da diversi punti della SS292 Nord Occidentale Sarda, ma le strade sono tutte molto nascoste, difficili da individuare e da percorrere a piedi, perché sono situate all’interno del perimetro forestale, o si trovano nelle proprietà private del campeggio e del Golf Club. Sulla spiaggia di Is Arenas, nell’estate 2006 si è spiaggiato un Capodoglio.

I resti del nuraghe complesso Tradori

Narbolia: il nuraghe TradoriDa Torre del Pozzo prendiamo la SS292 Nord Occidentale Sarda e la percorriamo verso sud per sette chilometri e duecento metri. Oppure, da dove siamo sboccati sulla SS292 Nord Occidentale Sarda con la strada di collegamento tra SP11 e SS292, la percorriamo verso sud per tre chilometri e quattrocento metri. Non lontano dalle distese desertiche di Is Arenas, sulla sinistra della strada statale, vediamo il Nuraghe Tradori molto ben conservato. Si tratta di un bellissimo nuraghe complesso del tipo quadrilobato, semi interrato, edificato in basalto nero, che presenta un ingresso molto basso ad arcata ogivale. La camera interna marginata da due nicchie, dalla quale partono due bassi cunicoli, è di forma circolare e presenta una copertura a tholos, molto alta e ben conservata. All’esterno del nuraghe è presente una grande muraglia formata da grosse pietre. I bastioni con quattro torri laterali racchiudono un cortile. Sulla parte esterna della muraglia, orientato verso sud est, si trova un cunicolo che scende in profondità e probabilmente arriva fin sotto la costruzione. Intorno al nuraghe, restano tracce di un insediamento abitativo.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio da Narbolia ci recheremo a Milis che visiteremo con il suo centro nel quale si trovano la chiesa romanica di San Paolo Apostolo ed in piazza Martiri d’Italia l’importante palazzo Boyl, e con i suoi dintorni nei quali si trova il nuraghe Cobulas.


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