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Ploaghe con la chiesa di San Michele di Salvenero e con il complesso religioso della parrocchiale di San Pietro


In questa tappa del nostro viaggio ci recheremo a visitare Ploaghe incontrando lungo la strada la chiesa di San Michele di Salvenero, e visiteremo il centro storico con il grande complesso religioso costituito dalla parrocchiale di San Pietro con gli adiacenti oratori.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Ploaghe

Arrivati sulla SS597 del Logudoro, dopo poco più di due chilometri abbiamo incontrato la basilica della Santissima Trinità di Saccargia che si trova in territorio di Codrongianos. Proseguendo sulla SS597 del Logudoro per altri 3,3 chilometri, poco prima dello svincolo sulla SP68 per Ploaghe, incontriamo la chiesa di San Michele di Salvenero, poi, verso Ploaghe, troviamo la chiesa di Sant’Antonio Abate, e la Stazione ferroviaria di Ploaghe, che descriveremo illustrando i dintorni di Ploaghe. Ritornati sulla SP68, incontriamo le prime case dell’abitato di Ploaghe, e alla distanza di un paio di chilometri dalla Stazione ferroviaria, raggiungiamo il centro del paese. Dal centro di Codrongianos a quello di Ploaghe abbiamo percorso 7,4 chilometri.

Il comune chiamato Ploaghe

Ploaghe: veduta dell’abitatoPloaghe-Stemma del comune Il paese chiamato Ploaghe (nome in lingua sarda Piàghe, altezza metri 427 sul livello del mare, abitanti 4.348 al 31 dicembre 2021) è piccola e graziosa, situata nella parte centrale della Provincia di Sassari, a nord dell’altopiano Logudoro, sul pendio sud occidentale del vulcano spento del monte San Matteo, ed offre un ampio panorama di ricchezze culturali, quali Chiese, siti archeologici e monumenti di grande interesse artistico. è raggiungibile dalla SS672 che collega Sassari con tempio, dista soli due chilometri dall’abitato. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea che collega Ozieri Chilivani con Porto Torres, che ha uno scalo sul posto. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con accentuate variazioni altimetriche, che vanno da un minimo di 240 a un massimo di 719 metri sul livello del mare.

Origine del suo nome

Il nome del paese, che si trova nelle forme Plavaki, Plovaki e Plovake, è ritenuto di origine bizantina, e deriverebbe dalla voce di origine greca Paulákes. un’altra interpretazione lo fa derivare dal termine fenicio Palegh, che indica una divisione, ossia uno squarcio nel terreno, di lava, perché occupa un cratere vulcanico. Secondo un’altra spiegazione, che è ritenuta, però, piuttosto fantasiosa, la denominazione potrebbe derivare dall’antica forma Publium, che deriverebbe dal nome del suo fondatore Plubio.

La sua economia

Si tratta di un centro collinare la cui economia si fonda sull’attività agricola e zootecnica esu una discreta produzione industriale. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Si pratica, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. La discreta realtà industriale si fonda sui comparti alimentare, della lavorazione del legno, del sughero, del vetro, dei materiali da costruzione, metallurgico, degli strumenti ottici e fotografici, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, edile e della produzione di energia elettrica. A livello artigianale molto sviluppata è la produzione di tappeti. Le affascinanti attrazioni naturali circostanti, quali il lago del Coghinas e il monte Santa Giulia, nonché i vicini siti nuragici di Nieddu e Martine, la rendono meta di un discreto afflusso turistico.Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio di Ploaghe è stato frequentato fino dalla preistoria, dato che Ploaghe presenta un ricco patrimonio archeologico, e si ritiene che l’abitato sia sorto già in epoca precartaginese. Ha subito, quindi, la dominazione romana, durante la quale potrebbe essere stata denominata Plubium dal nome del suo fondatore Plubio. Distrutta nel quinto secolo, nel periodo delle invasioni barbariche, viene ricostruita e si sviluppa notevolmente nel periodo altomedievale, quando entra a far parte della curatoria di Florinas. Viene eretta a diocesi, dal 1090 al 1503, e viene, successivamente, nel dodicesimo secolo, ceduta all’Abbazia vallombrosana di San Michele di Salvenero. Nella seconda metà del tredicesimo secolo passa ai Doria, successivamente ai Malaspina, e quindi ai giudici d’Arborea. Dopo il dominio aragonese, inizia un periodo di forte decadenza, che la porta a ridiventare un semplice villaggio. La sede della diocesi viene soppressa nel 1503 da papa Giulio II con la bolla Aequum reputamus, ed il suo territorio incorporato nell’arcidiocesi di Sassari.

Alcuni dei principali personaggi nati a Ploaghe

A Ploaghe sono nati nel 1811 Pietro Salis, politico italiano senatore del regno d’Italia, e nel 1841 Antonio Fais, matematico e rettore dell’Università di Cagliari dal 1897 al 1898. Ma il principale personaggio nato a Ploaghe è stato Giovanni Spano, canonico, letterato, archeologo e collezionista.

Lo studioso Giovanni SpanoA Ploaghe nasce nel 1803 da famiglia agiata Giovanni Spano ricordato fra i più grandi studiosi sardi archeologia, storia, linguistica e tradizioni popolari. Lascia Ploaghe nel 1812 alla volta di Sassari dove si iscrive alla Scuola degli Scolopi, nel 1820 riceve il titolo di Magister artium liberalium e nel 1825 si laurea in Teologia. Nel 1827 riceve gli ordini sacri. Ha appena 31 anni quando, nel 1834, viene nominato docente universitario di Sacra Scrittura e lingue Orientali all’Università di Cagliari, e direttore del Museo Archeologico. Nel 1854 diviene rettore dell’ateneo, e nel 1871 diviene senatore del regno d’Italia. Tra le sue opere principali citiamo Ortografia sarda e nazionale, ossia Grammatica della lingua logudorese paragonata all’italiana del 1840, e soprattutto il Vocabolario Sardo: italiano e Italiano-Sardo scritto tra il 1851 ed il 1852.

Lettura di <em>Vocabolario sardo-Italiano e italiano-Sardo</em> di Giovanni Spano: A: c Lettura di <em>Vocabolario sardo-Italiano e italiano-Sardo</em> di Giovanni Spano: D: l Lettura di <em>Vocabolario sardo-Italiano e italiano-Sardo</em> di Giovanni Spano: M-Z

Le principali feste e sagre che si svolgono a Ploaghe

Ploaghe-Sfilata ed esibizione della 'Associazione Salvatore Manca' di PloagheA Ploaghe sono presenti diversi gruppi folkloristici, tra i quali citiamo l’Associazione Folklorica Culturale Salvatore Manca di Ploaghe, nelle cui esibizioni è possibile ammirare i bei costumi tradizionali del paese. Per le diverse principali feste e sagre che si svolgono a Ploaghe, i diversi comitati organizzano sia i riti religiosi sia i festeggiamenti civili, che vedono alternarsi sul palco l’esibizione di cantatori sardi, gruppi folk, poeti in limba, giovani gruppi di musicisti, comici e a volte anche famosi cantanti italiani del passato. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Ploaghe si segnalano, il 13 giugno, le celebrazioni religiose in onore di Sant’Antonio da Padova; il 29 giugno la Festa del Patrono, San Pietro; la seconda domenica di luglio, la Festa di Sant’Antonio Abate; la prima domenica di agosto, la Festa della Madonna degli Angeli; il 21 settembre, la Festa di San Matteo.

I riti della Settimana Santa

I riti della Settimana Santa iniziano il Giovedì Santo, con la Cena domini nella chiesa parrocchiale di San Pietro, durante la quale il parroco lava i piedi ai confratelli della Confraternita del Rosario e di quella della Santa Croce. Il Venerdì Santo, la mattina nella chiesa parrocchiale il Cristo viene crocifisso, con la cerimonia de S’Ingravamentu. Ed il pomeriggio si celebra, sempre nella chiesa parrocchiale, la messa, con la cerimonia de S’Isgravamentu quando due uomini che impersonano Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, vestiti con abiti d’epoca, depongono il simulacro del Cristo morto nella lettiga. La processione, con il Cristo morto, sfila per le vie del paese, accompagnata dalle Confraternite. alla fine della processione la lettiga viene deposta nella chiesa ed oratorio della Santa Croce, dove i fedeli, fino al Sabato Santo, portano il loro omaggio al Cristo morto. La Domenica di Pasqua si celebra la cerimonia de S’Incontru. Portati dai membri delle Confraternite, i simulacri del Cristo Risorto e della Madonna partono, dalla chiesa ed oratorio del Rosario e da quello della Santa Croce, verso la piazza San Pietro, dove i due cortei si riuniscono e raggiungono la chiesa parrocchiale, nella quale viene celebrata la messa.

La Sfilata dei Candelieri

Fra le feste del paese la più interessante e la Sfilata dei Candelieri, il cui aspetto unico è rappresentato dalla loro doppia Essida, ossia dalla doppia uscita. La prima che si svolge nella processione deil Corpus Domini, la nona domenica dopo la Pasqua; e la seconda il 15 agosto, per la Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Si può affermare che i due Candelieri ploaghesi esistono da oltre tre secoli, dato che il rettore Cossu riporta alcune date contenute in una tavola storico cronologica, e parla di un voto emesso dall’amministrazione civica in occasione della peste del 1580. I Candelieri di Ploaghe sono due, e rappresentano rispettivamente il gremio dei Massai, ossia di Sos Massaios, e quello dei Pastori, ossia di Sos Pastores. Gli Obrieri, ossia i presidenti dei gremi, chiamati Candaleraju, Sono due per ciascun Candeliere, distinti in Obriere maggiore e minore, ed hanno il compito di organizzare l’allestimento di Sa essida dei candelieri, e quello di realizzare Su ziriu, una striscia di seta finemente ricamata in oro che viene applicata al cero che verrà portato in processione. I colori delle bandiere che ornano i Candelieri sono rosse per i pastori, e più chiari come il giallo, il rosa e il celeste per gli agricoltori. La processione vede la sfilata dei Candelieri, che con ritmo attento e costante vengono condotti per le vie del paese, e la tradizione vuole il Candeliere dei Pastori guidi la processione per undici delle dodici fermate, sino al momento in cui, prima della dodicesima, cede il passo a quello dei massai, che ha l’onore di entrare in chiesa per primo, dato che a lui viene riconosciuta una maggiore dignità. La sfilata si conclude in piazza di San Pietro, dove i due Candelieri danzano accompagnati dalla musica della banda. I portatori, che si offrono per il trasporto dei ceri durante tutta la processione, non vengono ricompensati con denaro, ma con un quarto di pecora, una ricca cena e un abbondante ristoro durante tutta la sfilata.

La Sagra della Pecora

Nell’ambito dei festeggiamenti del ferragosto ploaghese, nel Campo Sportivo del paese si svolge la famosa Sagra della pecora, chiamata anche la Pecorata, nata negli anni ’80 del novecento da un’idea dei pastori ploaghesi, desiderosi di promuovere alcuni prodotti della gastronomia locale, che attira numerosi turisti e amanti della nostra buona carne. Per la Sagra vengono allestiti stands enogastronomici e viene offerta carne ovina gratis per tutti. Il tutto è accompagnato dalla musica di gruppi musicali folk, che allietano i pasti con canti popolari sardi.

Visita del centro di Ploaghe

L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende lungo i fianchi del vulcano spento del monte San Matteo. Il paese è stato per molto tempo sede della diocesi, e custodisce il grande complesso religioso costituito dalla parrocchiale di San Pietro con gli adiacenti oratori del Rosario e della Santa Croce. Entriamo nel paese da ovest con la SP68 che, all’interno del centro abitato, assume il nome di corso Giovanni Spano. Si tratta di una parallela della via Roma, che si sviluppa un poco più a nord, ma è senso unico in direzione opposta, ossia da est verso ovest.

La chiesa di Cristo re e San Giovanni Battista

Ploaghe: chiesa di Cristo re e San Giovanni BattistaPercorsi circa cinquecento metri dalle prime case dell’abitato, prendiamo sulla sinistra la via Antonio Fais, che, in poco più di duecento metri, ci porta direttamente in piazza Monsignor Sebastiano Masala, di fronte all’ingresso della chiesa di Cristo re e San Giovanni Battista che è diventata la seconda chiesa parrocchiale di Ploaghe. La chiesa è posta nella parte bassa del paese, ossia nel Prato inferiore dell’abitato ploaghese, ed è molto moderna. La sua prima pietra è stata posta nel 1962 alla presenza del Cardinale Ottaviani, Prefetto della Congregazione del Santo Uffizio, e la nuova parrocchia, smembrata da quella di San Pietro, viene istituita nel 1957 e affidata all’ordine dei Servi di Maria. La chiesa viene solennemente consacrata il 20 novembre 1976.

alla sinistra della chiesa, si sviluppa la Fondazione San Giovanni Battista una struttura che opera nei settori sanitario e socio assistenziale, con, tra l’altro, un centro di riabilitazione polivalente, una residenza sanitaria assistenziale, una casa protetta, l’accoglienza ed assistenza in regime residenziale delle persone non autosufficienti, trattamenti riabilitativi, ed altro.

I resti del nuraghe De Planu o Don Michele

All’interno della Fondazione San Giovanni Battista si trova il Nuraghe De Planu o Don Michele dal nome dell’antico proprietario del fondo nel quale si trova. Si tratta di un bel nuraghe monotorre, conservato per un’altezza di quasi cinque metri, costruito con l’uso di blocchi di notevoli dimensioni, appena sbozzati, disposti secondo filari abbastanza regolari. Al suo interno sono stati rinvenuti Vasi e fornelli, che sono oggi conservati presso il Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. A detta di Giovanni Spano, con il Nuraghe Attentu e il Nuraghe de Sa Surzaga, questo nuraghe delimitava i confini territoriali dell’abitato di Ploaghe.

La chiesa della Madonna di Valverde

Ploaghe: chiesa della Madonna di ValverdeTornati sul corso Giovanni Spano, lo percorriamo per circa quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra verso la piazza Valverde, sulla quale si affaccia la chiesa della Madonna di Valverde che era inizialmente dedicata a San Valentino, e dal 1836 ha avuto la nuova dedicazione alla Madonna di Valverde. Nel trentennio seguente, la chiesa viene adibita a Scuola femminile, notizia che è presente nel Libro Mastro delle spese comunali per l’esercizio 1864, in cui si viene a conoscenza che in quella occasione viene riparata anche la volta della chiesa. Negli anni 1865 e 1866 viene demolita la vecchia gradinata, e ne viene ricostruita una nuova utilizzando pietre da taglio riadattate all’uso. La struttura, come si presenta attualmente, è stata ricostruita soltanto negli anni trenta del novecento. La Festa della Madonna di Valverde si celebra a Ploaghe ogni prima domenica di settembre.

La chiesa di San Timoteo

Ploaghe: chiesa di San TimoteoTornati sul corso Giovanni Spano, lo percorriamo per meno di trecento metri, poi prendiamo sulla sinistra la via San Timoteo, che, in circa cinquanta metri, ci porta a vedere sulla sinistra della strada la facciata della chiesa di San Timoteo. Si tratta di una chiesa di piccole dimensione, inserita in pieno centro storico, nel rione che anticamente si chiamava Su Quirriu de Santu Timidei, Costruita o ristrutturata nel diciassettesimo secolo. La chiesa ha una sola navata, ed è priva di sacristia. L’altare è in legno dorato e intarsiato, sormontato da un’oleografia dell’Apostolo San Paolo. In cima alla facciata svetta un modesto campanile a vela. Nella prima metà dell’ottocento vi si svolgeva la Festa di San Timoteo, che era una delle feste più solenni di Ploaghe, e vi si correva il Palio.

La chiesa è stata più volte interdetta al culto, ed è stata adibita ad usi diversi. Dal 1823, per circa quarant’anni, è divenuta una delle sedi della Scuola Normale Superiore; e dal 1904 è divenuta la sede della società dei quadrupedi e del veterinario Comunale. Infine, nel 1930, grazie ad una donazione, è stato possibile rifare la facciata, come risulta dall’iscrizionesu una lastra di marmo che sormonta il portone. Attualmente la chiesa è adibita a sala parrocchiale.

Da corso Giovanni Spano arriviamo in piazza San Pietro dove si trova la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo

Proseguendo lungo il corso Giovanni Spano fino alla sua fine, arriviamo al centro del paese, in Piazza San Pietro che è la sua piazza principale, sulla quale si affaccia il grande complesso religioso costituito dalla parrocchiale di San Pietro, con la chiesa ed oratorio della Santa Croce e con la chiesa ed oratorio del Santo Rosario, ed anche il Municipio di Ploaghe.

Al centro della piazza San Pietro sorge la chiesa di San Pietro Apostolo ossia Cheja de Santu Pedru, che è la principale chiesa parrocchiale di Ploaghe e si trova tra gli oratori della Santa Croce e del Rosario. Edificata nel quindicesimo secolo in stile tardo-gotico, è la chiesa più antica di Ploaghe, viene citata nel Condaghe di San Pietro di Silki come Sanctu Petru de Plovake, ed è stata la sede dell’antica diocesi Medievale. L’impianto originale era a due navate, e una terza navata è stata aggiunta alla fine del diciassettesimo secolo. La chiesa, a partire dal diciassettesimo secolo, è stata oggetto di vari restauri e rifacimenti, che interessarono sia l’interno che la facciata rispettando, per quanto possibile, lo stile originario. La chiesa è, quindi, costituita da tre navate, comunicanti con archi sesti acuti. La navata centrale ha la copertura con volta a botte lunettata, con sottarchi di rinforzo, ed in essa si trova un coro ligneo finemente intarsiato del diciottesimo secolo. La navata laterale sinistra conserva l’impianto originario tardo gotico, coperta con volte a crociera, con archi a sesto acuto, ed in essa si aprono quattro cappelle con altari lignei e marmorei di varia foggia. La navata destra, aggiunta posteriormente, imita quella sinistra, nella copertura e nel numero delle cappelle, le quali però sono coperte da volta a botte. Il presbiterio, di forma semicircolare, è rialzato rispetto al livello della navata centrale. La facciata è divisa in due ordini, divisi in tre specchi. Nel primo ordine, al centro si apre il portale, sormontato da un’architrave con un timpano spezzato, con lo stemma e con l’intitolazione della chiesa a San Pietro. Ai lati vi sono due semplici porte sovrastate da due finestre rettangolari. Il secondo ordine è timpanato, concluso lateralmente da ampie volute di raccordo, con al centro del timpano uno stemma. Al lato sinistro dell’abside si trova il campanile a canna ottagonale, diviso in tre ordini, e nell’ultimo si aprono quattro finestre, ed ha una guglia piramidale con una sfera finale.

Ploaghe: da corso Giuseppe Spano alla piazza dove si affaccia la parrocchiale di San Pietro Apostolo Ploaghe: chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo Ploaghe: chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo: facciata

Il Cimitero vecchio

Sul lato sinistro della chiesa e presente l’interessante Cimitero vecchio detto anche Zimitoriu, uno dei cimiteri monumentali più antichi della Sardegna, che occupa un ampio spazio quadrato, delimitato da tre arcate per lato, coperte a volta. All’interno del Cimitero è stata inglobata anche la piccola chiesa di Santa Barbara, ed il Cimitero è chiuso dalla Cappella del Crocifisso, nella quale è presente un piccolo altare, che è stata successivamente denominata cappelle dalle Anime del Purgatorio, ed il crocifisso è stato sostituito da un simulacro della Madonna. La caratteristica principale di questo Cimitero è la conservazione delle lapidi mortuarie di marmo bianco, di cui trenatnove con epitaffi scritti in perfetto logudorese, e tre in lingua sarda italiana.

Ploaghe: ingresso del Zimitoriu Ploaghe: interno del Zimitoriu Ploaghe: interno del Zimitoriu Ploaghe: interno del Zimitoriu: l’altare della Cappella del Crocifisso

L’oratorio del Rosario

Ploaghe: chiesa ed oratorio del RosarioAncora più a sinistra rispetto al Cimitero, si trova la chiesa ed oratorio del Rosario ossia Su Rosariu, e l’edificio occupa l’estremità sinistra della piazza del paese intitolata a San Pietro. L’oratorio è stato dedicato alla Madonna del Rosario, il cui culto era molto sentito dagli abitanti di Ploaghe, edificato dai Domenicani che avevano il compito di diffondere la devozione per la Madonna. La data di consacrazione è indicata nella facciata in un’epigrafe in lingua logudorese, ed è il 1651, quando è stato consacrato e dedicato alla Madonna del Rosario. L’oratorio è stato restaurato tra il 1983 e il 1988 grazie ai finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, dopo che il lungo abbandono ne aveva compromesso le strutture a causa delle infiltrazioni d’acqua. L’edificio ha una navata unica con copertura a botte, la sacrestia a sinistra e una Cappella laterale a destra. L’esterno è in conci di pietra calcarea, il prospetto ha falde inclinate, in basso si apre il portale architravato con un fregio e sormontato da un timpano classicheggiante, sopra il quale si apre una finestra. All’interno della chiesa ed oratorio del Rosario si trovano due altari e un pulpito, strutture lignee considerate di alto valore artistico, e diverse tele molto significative.

Entriamo nella casa parrocchiale che ospita la Quadreria Spano con la Sacra Famiglia del Maestro di Ozieri

Ploaghe: i favolosi arredi originari della chiesa ed oratorio del RosarioDalla chiesa ed oratorio del Rosario è possibile entrare nella casa parrocchiale, che custodisce una delle più importanti raccolte pittoriche della Sardegna. Denominata Quadreria Spano è stata messa insieme dall’insigne canonico Giovanni Spano nel diciannovesimo secolo, raccogliendo dipinti anche da altre collezioni private. Nella raccolta sono presenti dipinti realizzati tra il quattordicesimo ed il diciannovesimo secolo, dei quali riportiamo alcuni tra i più significativi. La tavola più antica, risalente al quattordicesimo secolo, raffigura San Domenico, attribuita a Franceso Neri di Volterra, apparteneva in origine ad un Polittico del perduto convento di San Domenico a Cagliari. Ma, soprattutto, spicca, per importanza, la tavola che rappresenta la Sacra Famiglia del Maestro di Ozieri, del sedicesimo secolo, che è un elemento di un Polittico realizzato in tempera ed olio su tavola, proveniente dalla chiesa di San Pietro Apostolo.

Ploaghe-Maestro di Ozieri: la Sacra Famiglia, sedicesimo secolo, elemento di un Polittico Ploaghe-Franceso Neri da Volterra: San Domenico, quattordicesimo secolo, elemento di un Polittico Ploaghe: domenico di Michelino: Madonna col Bambino e Santi, quindicesimo secolo Ploaghe: il pietro Cavaro-e Stimmate di San Francesco, sedicesimo secolo Ploaghe: adorazione dei pastori, sedicesimo secolo, attribuita ad un pittore di cultura greca Ploaghe: baccio Gorini: la Madonna della Misericordia, diciassettesimo secolo Ploaghe: giacomo Altomonte: incoronazione della Vergine, diciottesimo secolo Ploaghe-Emilio Scherer: Ritratto di Giovanni Spano, diciannovesimo secolo

L’esposizione, che attualmente si trova collocata nella casa parrocchiale, in un’unica sala, comprende ventiquattro tele. Tuttavia è intenzione dell’amministrazione Comunale di ospitare nella chiesa ed oratorio del Rosario tutta la collezione Spano, formata da sessanta opere, comprese le tele che sono attualmente custodite nel palazzo rettorale, utilizzando per questo anche la sacristia e la tribuna.

Nel corso della mia visita a Ploaghe nel 2012, il parroco mi ha aperto e mi ha consentito di fotografare all’interno della casa parrocchiale della chiesa ed oratorio del Rosario, che ospita la Quadreria Spano con la Sacra Famiglia del Maestro di Ozieri. Le foto sono state scattate per meglio documentare le descrizioni presenti nel sito, per incoraggiare chi lo visita a recarsi, in un suo eventuale viaggio a Ploaghe, a visitare le bellezze cittadine.

L’oratorio della Santa Croce

La chiesa ed oratorio della Santa Croce ossia Santa Rughe, si trova alla destra della chiesa parrocchiale di San Pietro, con la quale comunica per mezzo di una porta interna. L’oratorio, edificato in data imprecisata, era originariamente intitolato a Santa Lucia, ed in seguito, nel 1587, con bolla del papa Sisto V, è passato in mano all’Arciconfraternita della Santa Croce. Nel 1707 il priore dell’Arciconfraternita, il nobile don Agostino Carta, lo ha fatto restaurare e lo ha dotato della volta. Un ulteriore restauro è stato effettuato nel 1871, quando è stato realizzato il pavimento di ardesia. Attualmente l’edificio è adibito a sala parrocchiale. L’edificio ha una navata unica con copertura a botte, e si presenta con pianta a croce latina. È dotato di una grande Cappella centrale, e di due cappelle laterali, intitolate un tempo la prima alla Madonna del Gonfalone, patrona dell’Arciconfraternita, e la seconda a Santa Lucia. È dotato, inoltre, di una sacristia. Conserva al suo interno i Due candelieri Che rappresentano rispettivamente il gremio dei Massai e quello dei Pastori. I candelieri hanno sulla sommità una statua: sul candeliere dei Massai c'è quella del Bambino Gesù, mentre sul candeliere dei Pastori quella di San Pietro.

Ploaghe: chiesa ed oratorio della Santa Croce Ploaghe: chiesa ed oratorio della Santa Croce: interno Ploaghe: chiesa ed oratorio della Santa Croce: candeliere dei Massai Ploaghe: chiesa ed oratorio della Santa Croce: candeliere dei Pastori

Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la chiesa è stata occupata dai soldati e trasformata provvisoriamente in caserma, sono scomparsi alcuni arredi settecenteschi, in particolare i pannelli laterali dell’altare maggiore che riproducevano scene della passione di Gesù. Sono scomparse anche le due bellissime tele, la Cena e il Discendimento, che adornavano le pareti della grande Cappella centrale.

Il Palazzo rettorale

Accanto alla chiesa ed oratorio della Santa Croce, alla sua destra, si vede il Palazzo rettorale, ossia Sa Domu De su rettore, un bel palazzo che si trova proprio di fronte al palazzo del Municipio. Come si legge sull’architrave dell’ingresso, fu costruito nel 1750, durante il rettorato di Raimondo De Quesada. All’interno del palazzo rettorale è conservata la maggior parte delle opere che costituiscono la collezione Spano.

Ploaghe: il palazzo rettorale: ingresso Ploaghe: il palazzo rettorale

Il palazzo rettorale racchiude al suo interno un grande orto, all’interno del quale si trova quello che resta delle fondamenta del distrutto Nuraghe Sa Surzaga uno dei tre Nuraghi che all’origine delimitavano l’abitato di Ploaghe.

Il Municipio di Ploaghe

Ploaghe: il ploaghe: il palazzo CivicoSul lato opposto della strada, proprio di fronte al Palazzo rettorale, è situato il Palazzo Civico, che è il Palazzo Municipale nel quale si trovano la sede e gli uffici del comune che forniscono i loro servizi agli abitanti di Ploaghe. Il palazzo Civico è ospitato nell’edificio che è stato per molto tempo la sede del Monte Granatico, il quale svolgeva la funzione di una vera e propria banca del grano, il cui scopo era il prestito di cereali agli agricoltori più poveri, con l’obbligo della restituzione dopo il raccolto, al fine di arginare la piaga dell’usura.

Il Campo da Calcio di Ploaghe

Dalla piazza San Pietro, prendiamo a sinistra il corso regina Margherita, che si dirige verso nord, e, dopo quattrocento metri, prendiamo a sinistra la via Logudoro, che ci porta in via Campo Sportivo, al Campo da Calcio di Ploaghe.

I resti della chiesa di San Matteo

Ploaghe: chiesa campestre di San MatteoTorniamo indietro lungo la via Logudoro, e, dopo circa duecento metri, prendiamo sulla destra la via Amsicora, che ci porta verso sud, percorsi circa 150 metri sulla via Amsicora, prendiamo a destra la via Fabrizio de Andrè, che costeggia a sud il monte San Matteo, una larga colllina che si trova nella parte nord ovest del paese, la cui altitudine massima è di 481 metri. In poco più di duecento metri la via Fabrizio de Andrè termina in un bivio, e, sulla destra, parte una sterrata che ci conduce ai resti della piccola chiesa campestre di San Matteo situata sul colle omonimo. La chiesa, di costruzione anteriore al 1649, come risulta dai registri di amministrazione della parrocchia, è di modeste dimensioni, con un’unica navata e un solo altare maggiore. Era ridotta a un rudere, ma è stata di parzialmente restaurata, dopo che il piccolo campanile a vela era già stato restaurato nel 1916. La statua di San Matteo, che si trovava all’interno di questa chesa, è stato trasferito all’interno della Cappella delle Grazie nella chiesa di San Pietro Apostolo.

L’edificio che ospita le scuole

Ploaghe: istituto Comprensivo Antonio PaisDopo la visita alla chiesa di San Matteo, ritorniamo sulla via Amsicora, e la seguiamo verso sud, dove continua sulla via Siotto. Lungo la via Siotto, prendiamo a sinistra la via Giuseppe Mazzini, che ci riporterebbe nella piazza San Pietro. Dalla via Giuseppe Mazzini, prendiamo verso sud ovest la via Pietro Salis, e la seguiamo per poco più di trecento metri. Sulla sinistra della via Pietro Salis vediamo, al civico numero 67, il grande edificio che ospita le scuole statali di Ploaghe, che sono chiamate l’Istituto Comprensivo Antonio Pais.

La chiesa di Sant’Antonio da Padova con annesso l’ex convento dei Frati Cappuccini

Subito più avanti, sempre sulla sinistra della strada, si affaccia la chiesa di Sant’Antonio da Padova che si affaccia su una vasta piazza ed è annessa all’ex convento dei Cappuccini. All’interno la chiesa ha un’unica navata, con sul lato sinistro tre cappelle dedicate alla Madonna del Rimedio, a San Francesco d’Assisi ed al Crocifisso, mentre sul lato destro è sistemato un pulpito di legno. All’esterno, sul lato sinistro si trova l’ingresso a quelli che erano i locali di servizio del convento annesso alla chiesa, e, sul lato destro, si trova un antico porticato esterno con le arcate, oggi murate, all’interno delle quali i Frati alloggiavano e prestavano assistenza ai pellegrini e ai mendicanti. Nel corso dei restauri intorno al 1980, nel rifacimento del pavimento della Cappella della Madonna del Rimedio, si è scoperta una botola che, con una piccola scala di sette gradini, conduceva ad una Cripta adibita a sala sepolcrale.

Ploaghe: chiesa di Sant’Antonio da Padova Ploaghe: chiesa di Sant’Antonio da Padova: interno

L’annesso convento dei Frati Cappuccini chiamato anche Su Conventu, è stato edificato tra il 1652 ed il 1659, nel processo di rinnovamento ecclesiastico seguito al Concilio di Trento, che aveva deciso che i Frati dovessero stabilirsi all’interno o in prossimità dei centri abitati, per occuparsi della vita spirituale dei fedeli, e vivere di elemosine e donazioni. È stato deciso di erigere, a Ploaghe, un convento presso la chiesa di Sant’Antonio da Padova, e l’istituzione, in poco tempo, è divenuta anche sede di noviziato per i nuovi frati, quindi, nel settecento, è stato edificato un secondo dormitorio. Il convento, soppresso nel 1866 per le leggi emanate nei confronti degli Ordini religiosi, è stato in parte adibito prima a carcere e poi a Scuola elementare, ed in parte a caserma dei Carabinieri, per essere poi liberato e ceduto al comune. Nell’antico convento si trova un bell’acquaio di pietra ed un pozzo al centro del cortile interno. Il restauro del corridoio d’ingresso ha portato alla scoperta di un parlatorio con di tre sedili in pietra, due laterali e uno frontale.

Il Cimitero di Ploaghe

Proseguiamo lungo via Pietro Salis verso sud ovest, fino al suo termine, dove arriva in località Sa Tanca de su Calungu, e ci porta di fronte all’ingresso del Cimitero di Ploaghe.

I resti del nuraghe complesso Attentu

Ploaghe-Planimetria del nuraghe complesso AttentuRiprendiamo indietro la via Pietro Salis, giriamo a sinistra su viale Europa che prosegue sulla via della Libertà, e ci porta alla periferia sud occidentale dell’abitato. Ploaghe-resti del nuraghe complesso AttentuQui, alla sinistra della strada, si trovano i resti del nuraghe Attentu, che si erge sopra una modesta altura a dominio della vallata sottostante, nella località chiamata Iscala de Chessa. Il Nuraghe Attentu è un nuraghe complesso edificato in pietra calcarea a 393 metri di altezza, trilobato, con la torre principale alla quale sono state aggiunte due torri secondarie, unite da un bastione di raccordo con un cortile interno scoperto. La planimetria è simile a quella del nuraghe di Sa Mandra ’e Sa Giua di Ozieri. Il nuraghe è visibile solo dall’esterno, in quanto l’interno è totalmente ingombro da materiale di crollo. Scavato nel 1874 ad opera del canonico Giovanni Spano, ha restituito materiale ceramico di diverse epoche, testimoniando una lunga frequentazione dell’area fino all’età punica e romana.

Visita dei dintorni di Ploaghe

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ploaghe, sono stati portati alla luce i resti dei Protonuraghi Santu Ainzu, e Sauccos; dei Nuraghi complessi Attentu che abbiamo già descritto, e Funtana de Pedru; ed anche dei Nuraghi Alvisi, Annaju, Arcusa, Austinu, Badde Arulas, Badde Pedrosa, Badde Sa Idolza, Badde su laccu, Baddi Tetti, Bilione, Bure, Cannarzu, Cannedu, Cantaru de laros, Cantaru Mannu, Conca de Ozastru, Conca Sa rena, Corvus Migosos, Crabas, Cugurra, Curzu, Don Michele, Ena de Pruna, Eru, Figosu, Fiorosu, Fontana Sa rena, Frades Mareos, Funtana Manna, Iglioco, Imbiligu, Iscala reales, Malettori, Mandra Comida, Mandras, Mannu, Martine, di Monte Frusciu, di Monte Sa Pala de Sos ladros, di Monte S’Annaiu, Pabale, Padre Monzu, Pazza, Pedras ladas, Pedras Nieddas, Pedru Iscudu, Pentuma, Pertusu, Pireddu, Piredu, Polcalzos, regos, S’Accheradorza, Santuzzu, Selvana, Semene, Serra Maniales, Serra Ulvine, Serra Ulvine II, Simeone, Simeone II, Soddu, Sos Arestes, Sos Pianos, su Covaccadu, su Idighinzu, su laccu, Tau, Tetti, Truvine, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

La bella cattedrale di San Michele di Salvenero

Vediamo che cosa si incontra arrivando a Ploaghe da Codrongianos sulla SS597 del Logudoro. Poco prima dello svincolo sulla SP68 per Ploaghe, incontriamo la chiesa di San Michele di Salvenero. La cattedrale di San Michele di Salvenero è stata fatta costruire anch’essa dal giudice Costantino I di Logudoro verso il 1110 nel villaggio di Salvenero, che era collocata nella vallata chiamata di Riu ’e Corte ed è stato abbandonato alla fine del settecento. realizzata in pietre calcaree e vulcaniche bianche e nere in stile romanico pisano, la chiesa era annessa ad un monastero vallombrosano, i cui resti sono visibili nei pressi della chiesa, ma è stata purtroppo alterata nei restauri del primo novecento. Nella chiesa si possono identificare due fasi costruttive. La prima è realizzata tra la fine dell’undicesimo e gli inizi del dodicesimo secolo, con l’utilizzo di cantoni in calcare di piccola e media pezzatura, nelle absidi, in facciata e nei fianchi. La seconda fase, nel primo quarto del tredicesimo secolo, si riscontra nella sacrestia, ed è realizzata con filari di conci calcarei alternati a filari di conci di pietra vulcanica da maestranze operanti nella vicina chiesa di Sant’Antonio di Salvenero. La chiesa ha una sola navata, un transetto, termina con tre absidi, dei quali quello centrale è maggiore rispetto alle due laterali. L’altare è formato da un masso rachitico delle cave di Ploaghe. La navata ha copertura in legno, mentre i bracci del transetto sono voltati a crociera. Un tempo era dotata di una torre campanaria, poi crollata, che aveva la base nell’attuale sacristia.

Ploaghe: la cattedrale di San Michele di Salvenero: veduta d’insieme Ploaghe: la cattedrale di San Michele di Salvenero: facciata

La caratteristica più rilievante di questa chiesa era l’esistenza, nel lato sinistro, di una porta Santa, che si apriva ogni anno per un mese, in occasione della Festa di San Michele Arcangelo, il 29 del mese di settembre, per la quale arrivavano i Maiorales, ossia i personaggi di rilievo, dei paesi vicini, con le loro bandiere e con una grande croce rossa e bianca sul petto. Intorno alla chiesa si trovano i ruderi dell’antico monastero dell’ordine dei Vallombrosani, che sono rimasti a Salvannero fin verso la metà del quattordicesimo secolo. Nel periodo medioevale la chiesa era incorporata nel monastero, col quale comunicava mediante un largo porticato, di cui è rimasto un tratto sul lato sinistro.

La chiesa campestre di Sant’Antonio Abate

Ploaghe: chiesa campestre di Sant’Antonio AbateDopo la chiesa di San Michele di Salvenero, arriviamo al raccordo tra la SS597 del Logudoro e la SP68 che porta a Ploaghe arrivando da ovest, come continuazione della SP3 che proviene da Florinas, e che cambia nome a sud di Codrongianos. Prendendo la SP68 in direzione di Codrongianos, in meno di ottocento metri troviamo nella campagna, alla sinistra della strada, la chiesa campestre di Sant’Antonio Abate. Era la chiesa parrocchiale di Salvennor, villaggio ormai scomparso. Edificata anch’essa tra la fine dell’undicesimo e gli inizi del dodicesimo secolo, secondo il teologo Salvatore Cossu, rettore di Ploaghe, il canonico Giovanni Spano, l’architetto e scrittore Vico Mossa e altri studiosi, questa chiesa doveva essere un romitorio annesso al monastero di Saccargia o a quello di Salvennero. La chiesa ha un’unica navata absidata, con copertura in travi di legno, e si accede al suo interno attraverso due portoni, uno nella facciata e l’altro sul lato sinistro, con un piccolo vestibolo a tetto. Ha la classica facciata romanico pisana a righe alternate in trachite rossa e calcare, che è stata, probabilmente, rimaneggiata in epoca aragonese. È presente anche una sacristia affiancata all’esterno da alcune casupole, che un tempo erano destinate alle veglie dei pellegrini. La seconda domenica di luglio è meta di un particolare Pellegrinaggio in auto, in quanto Santo Antonio Abate viene considerato il protettore degli automobilisti ploaghesi.

La Stazione ferroviaria di Ploaghe

Ploaghe-Stazione ferroviariaRitorniamo indietro lungo la SP68, prendiamo il raccordo tra la SS597 del Logudoro e la SP68 che porta a Ploaghe, e, dopo circa un chilometro e mezzo in direzione, appunto, di Ploaghe, troviamo sulla destra della strada la deviazione che, in circa duecento metri, ci porta alla Stazione ferroviaria di Ploaghe, una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Sassari e Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ozieri Chilivani e la ex stazione dismessa di Ardara, e prima delle stazioni dismesse di Campomela, di Scala di Giocca, di Tissi e Usini, di Caniga, e della Stazione ferroviaria di Sassari. Edificata da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1874, nel 1920 la gestione passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. La stazione si trova appena fuori dal paese a circa cinquecento metri, vicino alla zona industriale di Ploaghe, che si trova subito ad ovest rispetto ad essa.

I resti della chiesa campestre di San Sebastiano

Ploaghe-resti della chiesa campestre di San SebastianoTornati sulla SP68, percorriamo altri quattrocentocinquanta metri, poi prendiamo una trasversale a sinistra, che si muove verso nord ovest. La percorriamo per poco più di un chilometro, poi svoltiamo a sinistra e, in duecento metri, raggiungiamo i resti della chiesa campestre di San Sebastiano. Si trova a circa due chilometri ad occidente del paese, non molto lontana dalla chiesa di San Michele di Salvennero. Dopo la chiesa di San Pietro Apostolo, è la più antica di Ploaghe, essendo stata costruita subito dopo la peste del 1527, che aveva devastato gran parte del Logudoro.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, partendo da Ploaghe ci recheremo nella regione del Logudoro Meilogu, dove andremo a visitare Ardara che è stata, durante il periodo medioevale, capitale del Giudicato di Logudoro, e che conserva, come unica testimonianza dell’antico splendore, la chiesa di Santa Maria del regno.


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