Tertenia città natale dello scultore Albino Manca con la costiera di Marina di Tertenia ed i suoi importanti siti archeologiciNella prima tappa del nostro viaggio entreremo nella regione dell’Ogliastra dove, partendo da Muravera e superata Villaputzu, la SS125 Orientale Sarda si porta all’interno. Proseguiamo, quindi, verso nord, in una zona montagnosa, passando dal Serrabus alla regione dell’Ogliastra, dove inizieremo con la visita della parte meridionale delle sue coste, ossia con la visita di Tertenia con la sua bella costiera. La regione storica dell’Ogliastra L’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde.
In viaggio verso TerteniaUsciamo da Muravera verso nord ovest con la via Roma, che diviene la SS125 Orientale Sarda, poi deviamo a sinistra sulla SS387 del Gerrei, che si dirige verso San Vito. Dopo seicento metri troviamo uno svincolo, al quale prendiamo verso destra la SS125var, procediamo in direzione nord sulla SS125var e, dopo quasi diciassette chilometri prendiamo lo svincolo per Tertenia, che ci porta a svoltare a sinistra e prendere la SS125 Orientale Sarda, che in circa tredici chilometri ci porta all’interno dell’abitato di Tertenia. Dal Municipio di Muravera a quello di Tertenia si sono percorsi 36.5 chilometri. Il comune chiamato Tertenia Il comune chiamato Tertenia (altezza metri 121 sul livello del mare, abitanti 3.801 al 31 dicembre 2021) è un importante centro agropastorale situato nella parte sud orientale della Provincia di Nuoro, sulla costa, sviluppatosi in questi ultimi anni anche turisticamente. L’abitato è raggiungibile mediante la SS125 Orientale Sarda, il cui tracciato si snoda a soli tre chilometri dall’abitato. Situato all’interno, sorge nella valle compresa tra l’ampio massiccio di origine vulcanica del Monte Ferru ed il tacco di Monte Arbu, ed è il paese più meridionale della regione storica dell’Ogliastra e si trova in un territorio variegato, aspro e fortemente frastagliato, dominato dagli altipiani dolomitici del Taccu Mannu e del Tacchixèddu. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate.
Origine del nomeIl suo nome non ha una chiara origine, tuttavia, alcuni studiosi ritengono che appartenga allo strato linguistico preromano. Secondo Giovanni Spano, uno dei pochi storici che parlano di Tertenia, il suo nome deriverebbe dal fenicio Tzar, ossia fortezza, perché il paese si trova in una costa. Ma per altri storici, il nome Tertenia deriverebbe da Dardani o Tartani, nomi con cui venivano chiamati i Troiani. Quindi Terten a, potrebbe essere nient altro che lo svolgimento dell'antico nome Tyrsen a, da intendersi come città dei Tirseni o Tirreni, cioè città dei costruttori dei nuraghi; e pare che sia fondata la tradizione popolare secondo cui il paese di Tyrsen a, poi Terthen a, fosse situato in origine sulla costa del Mar Tirreno, nella zona di San Giovanni di Sarrala, e che sia stato spostato verso l’interno nell’alto Medioevo, allo scopo di sfuggire alle continue e feroci incursioni dei pirati saraceni. Infatti, secondo alberto Ferrero della Marmora, tra i Sarcopitani sul livello del mare, abitanti del Sarrabus, ed i Sulsitani, che si trovavano nel territorio di Tortoli, c’erano i Saralapenses, abitatori dell’antica Saralapis, dalla quale è derivato il nome attuale di Sarrala, territorio posizionato sulla Marina di Tertenia. Tertenia viene chiamata negli elenchi delle rendite pisane nel Giudicato di Càralis agli inizi del quattordicesimo secolo con il nome di Villa Tertenie; viene poi citata nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara, scritta nella metà del Cinquecento ma rimasta inedita sino all’Ottocento, come Oppidum Tertaniae della diocesi di Suelli. La sua economia Si tratta di un centro collinare con un’economia basata sulle tradizionali attività agro pastorali ed industriali. Il settore primario è presente con la produzione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva da cui si ricava il famoso vino Cannonau, olive, agrumi e frutta; ed anche con l'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L'industria, di discrete dimensioni, fa registrare un buon andamento nei settori lattiero caseario, alimentare, della lavorazione del vetro, della fabbricazione di mobili ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. La sua favorevole posizione geografica, tra la costa e la montagna, la rende meta di numerosi turistii, dato che offre la possibilità di trascorrere delle piacevoli vacanze lungo le chilometriche spiagge della Marina di Terrenia, di San Lorenzo e di Sarrala. Non meno attraenti e spettacolari sono le aree dell'entroterra, caratterizzate da una serie di rilievi orografici dai sostrati rocciosi variegati, tra cui si alternano scisti e graniti, calcari e porfidi, basalti e trachiti. Anche la gastronomia locale rappresenta motivo di attrazione, con i suoi arrosti di pecora e agnello, i tipici Culurgionis, Pardulasa e Gattò, i Pani Pintau e Pistoccu, la focaccia di zucca e i formaggi pecorini del caseificio locale. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.
Brevi cenni storiciLe prime tracce di presenza nel suo territorio risalgono al Neolitico recente e sono attribuibili alla Cultura di Ozieri. Oltre a strumenti in ossidiana, sono presenti necropoli ipogeniche a domus de janas. In località Magalàu era presente una necropoli composta da tre ipogei scavati nello scisto, il cui solo superstite è composto da un’unica cella con una nicchia; in località Santa lugia un’unica grotticella artificiale, simile a quella di Magalàu ma con una camera secondaria. Dai documenti medievali si sa con certezza che appartiene al Giudicato di Càralis, nella curatoria del Sarrabus della quale fu capoluogo. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, passa per breve tempo al Giudicato di Gallura, poi al comune di Pisa, che la governa fino a quando, nel 1324, ad essi subentrano gli Aragonesi. Sotto il dominio aragonese il paese viene incorporato nella conte di Quirra, formata dal Re d’Aragona Pietro IV il Cerimonioso e data in feudo ai Carroz. Nel 1603 la conte viene trasformata in Marchesato, feudo prima dei Centelles e poi degli Osorio de la Cueva. Intorno al sedicesimo secolo, per vigilare sul litorale, viene costruita la Torre di San Giovanni di Sarrala, ossia Santu Juanni de Sàrrala. Nel diciottesimo secolo, a sud di Tertenia, scompaiono i paesi di Ullu, ai piedi del Castello di Quirra, e Tovuda Billamonti, nella località Bidda ’e Monti, in agro di Tertenia. Il paese viene riscattato agli Osorio, ultimi feudatari, nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale. Del comune di Tertenia nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, ritorna ad appartenere alla Provincia di Nuoro. A Tertenia è nato lo scultore Albino MancaTra i principali personaggi nati a Tertenia, vanno citati lo scultore Albino Manca ed il prete artista don Egidio Manca. Lo scultore Albino Manca nasce a Tertenia nel 1899, secondo di otto figli tutti artisticamente dotati. Completa gli studi all’Accademia di Belle Arti a Roma, dove si afferma negli anni venti e trenta assimilando la cultura del classicismo, che si ritrova nelle sue opere. Sono di quegli anni numerosi ritratti ed altri bronzi. Nel 1938 si trasferisce a New York, dove vive nel Greenwich Village, il quartiere degli artisti, e dove viene consolidata la sua affermazione artistica. Ottiene il massimo riconoscimento quando, nel 1963, vince la gara per la realizzazione del monumento in memoria dei marinai statunitensi caduti nella seconda guerra mondiale. È la Diving Eagle, una delle statue più famose e simboliche d’America, una enorme aquila di bronzo in picchiata, che sovrasta il Memorial Battery Park all’estremità di Manhattan, in riva all’Hudson, proprio di fronte alla statua della libertà. L’aquila, stilizzatata in bronzo che artiglia una corona d’alloro, è alta otto metri con un’apertura alare di circa tredici metri, edificata su un basamento di granito nero e circondata da monoliti che riportano i nomi dei 4.596 marines caduti durante la seconda guerra mondiale.
 L’opera mostra il talento artistico dell’autore, lo scultore Albino Manca, capace di dare al soggetto uno stile inconfondibile, e la sua perizia tecnica che traspare dalle scelte pensate per la buona riuscita della fusione in bronzo. In piazza John Fitzgerald Kennedy, nel centro di Tertenia, è possibile ammirare una copia in scala ridotta della Diving Eagle. Nel 1965 gli viene affidato l’incarico di coniare la medaglia d’oro commemorativa della visita di papa Paolo VI all’ONU. Sempre a New York, realizza il grande cancello di bronzo dello Children Zoo. Sono sue anche le quattro colossali statue in bronzo realizzate nel 1932 che ornano la legione dei carabinieri di Cagliari. Muore nel 1976 a New York lasciando numerose opere e strumenti di lavoro al comune di Tertenia, che li raccoglie dal 1998 nel Museo Civico d’Arte Moderna.
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Dal 31 marzo al 2 maggio 2010 si è tenuta a Roma, nel complesso del Vittoriano in Sala Zanardelli, l’esposizione intitolata Albino Manca. L’officina di uno scultore dal mito di Roma al sogno americano, a cura della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Ci ha scritto dagli Stati Uniti un visitatore del sito, Elliott Koreman, che è stato a Roma ed ha visitato la mostra. Egli aveva conosciuto Albino Manca al Greenwich Village, ed alla sua morte la moglie, prima di tornare in Italia, gli ha regalato un centinaio di medaglie contenute in scatole, con la descrizione di ognuna. Riportiamo la riproduzione di quattro di queste medaglie. 
Il prete artista don Egidio Manca nasce a Tertenia nel 1906, ed è un cugino dello scultore Albino Manca. Sacerdote, pittore e scultore, viene chiamato a reggere la chiesa parrocchiale del suo paese natale dove, fino alla morte, profonde le sue energie di mente e di cuore. Dotato di spiccata sensibilit artistica, don Manca dipingeva e scolpiva come sentiva. Le opere che uscirono dalla mente e dalle mani di don Egidio Manca, sono molte, varie e di valore. Il suo nome sarebbe certamente uscito presto dalla cerchia ristretta dei suoi ammiratori, se un male nascosto, che gi da tempo minava la sua forte fibra, non lo avesse improvvisamente strappato all’arte. La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta conserva il nucleo più significativo dei suoi lavori, compresa la Via Crucis, che si compone di 14 quadri in bassorilievo scolpiti su monoliti di pietra arenaria. Muore a Tertenia nella sua parrocchia e nel suo paese natale, il 10 settembre del 1957 a soli 51 anni.
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Le principali feste e sagre che si svolgono a Tertenia, A Tertenia è attiva l’Associazione Turistica Pro Loco Terteniese, della quale fa parte il Gruppo Folk Santa Sofia di Tertenia, associazione culturale fondata nel 1976 e dedicata alla promozione ed alla salvaguardia della cultura tradizionale sarda, in particolare attraverso balli e canti. Il gruppo, che partecipa a manifestazioni in Sardegna, Italia ed Europa, organizza eventi come la Rassegna Folk e Su Biginau Antigu. A Tertenia svolge la sua attività anche il Gruppo Launeddas di Tertenia, un gruppo che tiene alta la cultura e la tradizione dell’antico strumento tradizionale sardo, anima della musica che si produce nell’Isola, appartenente solo ed esclusivamente al suo patrimonio culturale, con un’origine tramandata da millenni, simbolo millenario conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Tertenia, merita di essere citato, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate ed il 20 la Festa di San Sebastiano Martire, che è la festa Patronale del paese, con i falò in onore dei Santi; il Carnevale Tradizionale Terteniese; il 13 giugno la Festa del Corpus Domini, una festa religiosa viene celebrata con una processione religiosa in costume, canti di gasos e sfilate di cavalli; tra giugno e luglio, o i primi di agosto, la Festa di San Pietro, nella omonima chiesa campestre; durante la prima decade di agosto, presso Marina di Tertenia si svolgono la Corsa della Stella, e la Sagra dei prodotti tipici con la Sagra del Maialetto, occasione nella quale vengono offerti i prodotti tipici di Tertenia come la pecora arrosto o bollita, il formaggio, il vino, ed altro; sempre durante il mese di agosto, si svolge la Sfilata delle Maschere Tradizionali; nella seconda metà del mese di agosto, la manifestazione Su Biginau Antigu, ossia l’antico vicinato; il primo settembre, la Festa di Santa Sofia; la domenica più vicina al 15 ottobre, la Festa di Santa Teresa, alla quale è collegata la Festa del Pane Pintau, ossia la manifestazione intitolata C’era una volta il pane... 
La manifestazione Su Biginau Antigu Ogni anno, la Proloco Terteniese, col patrocionio del comune di Tertenia, nella seconda metà del mese di agosto, organizza la manifestazione Su Biginau Antigu, ossia l’antico vicinato. In quei giorni, il paese fa rivivere uno spaccato della vita di fine Ottocento ed inizio Novecento, attraveso l’allestimento delle case antiche ancora esistenti, i mestieri antichi e la degustazione dei piatti tipici. Si tratta di una manifestazione che fa rivivere la quotidianità del passato, con le botteghe di fabbri, falegnami e tessitori che vengono ricreate e mostrate al pubblico, nella quale sono previste degustazioni e laboratori sulla lavorazione dei prodotti tipici. Lungo le vie interessate dalla manifestazione si possono ascoltare le musiche delle launeddas, e si può assistera ai balli del gruppo folk di Tertenia. L’ingresso al percorso è gratuito.
Visita del centro di Tertenia L’abitato di Tertenia, attualmente interessato da una forte espansione edilizia, si distende all’interno di un caratteristico vallone di origine tettonica, circondato da vasti vigneti, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle localtà collinari. Arrivandoci da sud provenendo da Muravera con la SS125 Orientale Sarda, usciamo allo svincolo dalla strada statale seguendo le indicazioni per raggiungere il paese Tertenia, che ci fanno immettere sulla ex SS125 che porta nell’abitato. Percorso circa un chilometro e mezzo sulla ex SS125, passato il ponte sopra il Rio Corongiu, troviamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo il quale la strada entra nel paese dove assume il nome di via Roma.
Il Campo Sportivo Comunale in località Is ArranasPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, percorriamo verso nord per cinquecento metri lungo la via Roma, e arriviamo in località Is Arranas, dove svoltiamo a destra nella via Tuerra e, dopo una ventina di metri, a sinistra nella via Barisoni. Appena presa questa strada vediamo, alla destra della via Barisoni, il cancello di ingresso del Campo Sportivo Is Arranas, che è il Campo Sportivo Comunale. 
All’interno di questo Impianto sportivo, si trova un Campo da Calcio, con fondo che era in terra battuta ed è stato ricoperto in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatatori. In questa campo gioca le sue partite casalinghe la squadra di calcio del Gruppo sportivo Tertenia, partecipante al campionato Prima Categoria, nel girone A di Sardegna. La piazza John Fitzgerald Kennedy dove si trova una copia della Diving Eagle Percorsi settecento metri verso nord lungo la via Roma, arriviamo a un incrocio con al centro una rotonda, dove davanti a noi muove leggermente verso destra la via principassa Maria, leggermente verso sinistra prosegue la via Roma, mentre a destra parte la via Sardegna, ed a sinistra, più stretta ed in salita, la via Sant’Isidoro. Proseguiamo lungo la via Roma e, dopo circa duecento metri, si apre, alla sinistra, la piazza John Fitzgerald Kennedy In questa piazza è stata posizionata una copia in bronzo, a scala molto ridotta, della Diving Eagle, ossia dell’aquila commemorativa dei caduti americani nella seconda guerra mondiale situata a Manhattan, donata al paese di Tertenia.
La chiesa di Santa Teresa d’Avila Proseguendo lungo la via Roma, una cinquantina di metri dopo la piazza, prendiamo a destra la via Massimiliano Kolbe che si dirige verso nord est, la seguiamo per una quarantina di metri, ed, alla destra, parte in salita la scalinata, alla sinistra della quale, su un’altura tra la via Massimiliano Kolbe ed il vicolo IV Principessa Maria, si trova la Chiesa di Santa Teresa d’Avila. Questa piccola chiesa è stata edificata nel diciottesimo secolo nella parte bassa dell’abitato. L’edificio, caratterizzato da una estrema semplicità, si sviluppa in un’unica navata scandita da archi a tutto sesto che sorreggono la copertura. Il modesto altare in pietra è sormontato da un’edicola che ospita la statua della Santa. Nella piccola facciata di colore bianco si apre un portone ligneo intarsiato, sormontato da un piccolo oculo ottagonale chiuso da una grata. Alla sommità del tetto a capanna con copertura in tegole, spicca una croce.
Il sabato e la domenica più vicina al 15 ottobre, viene organizzata la Festa di Santa Teresa d’Avila. Si parte il sabato pomeriggio con la messa che viene celebrata nella chiesa dedicata alla Santa, alla quale segue la processione verso la chiesa parrocchiale, accompagnata dai suonatori di launeddas. In serata, presso la zona storica del paese, si tiene la Giornata del Pane, con la preparazione in alcuni forni del pane tradizionale, di cui un assaggio viene distribuito ai partecipanti. Segue una cena a base di carne di vitello arrosto, che viene offerto ai presenti, ed uno spettacolo musicale. I festeggiamenti religiosi e civili riprendono la domenica, fino allla messa serale nella chiesa parrocchiale, seguita da una fiaccolata verso la chiesa di Santa Teresa, accompagnata dai suonatori di launeddas.
Gli impianti sportivi della Scuola Elementare Tornati sulla via Massimiliano Kolbe, proseguiamo in direzione nord est per una settantina di metri, poi svoltiamo a destra nel vicolo I Principessa Maria e, dopo una diecona di metri, a sinistra nella via Primo Maggio lungo al quale, dopo una cinquantina di metri, sulla sinistra in corrispondenza del civico numero 10, si trova l’ingresso del complesso di edifici che ospitano la Scuola Elementare di Tertenia. All’interno di questo complesso è ospitata una Palestra che non è dotata di tribune per gli spettatori, all’interno della quale si trova un Campo sportivo polivalente al chiuso, nel quale è possibile praticare come discipline Attività ginnico motorie, Pallacanestro e Pallavolo. Accanto alla palestra, è presente anche un Campo sportivo polivalente all’aperto, nel quale è possibile praticare come discipline Calcetto, ossia calcio a cinque, e Pallacanestro.

Il Municipio di Tertenia Torniamo sulla via Roma e proseguiamo verso nord, o meglio verso nord ovest e, percorsa appena un’altra ottantina di metri, arriviamo a vedere, alla destra della strada, l’edificio nel quale si trova il Municipio di Tertenia, che è presente al civico numero 173 della via Roma. Questo edificio ospita la sede municipale, oltre che gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti di Tertenia. L’edificio che, date le caratteristiche stilistiche e tipologiche, si fa risalire all’inizio del diciannovesimo secolo, ed è simile alle architetture sarde del periodo, e si sviluppa su due piani fuori terra, con un’altezza complessiva di circa undici metri. Risulta compreso in un rettangolo di circa quattrocento metri quadri ed è organizzato con una maglia muraria disposta simmetricamente rispetto all’ingresso centrale. Il prospetto principale è tripartito con i due corpi laterali leggermente avanzati. Le aperture sono disposte simmetricamente rispetto all’asse centrale nel quale si trova l’ingresso e collegate tra loro da una cornice continua. Orizzontalmente il basamento è segnato da una zoccolatura in intonaco rustico, una cornice continua separa i due livelli e un cornicione aggettante segna il coronamento.
La lapide in ricordo dei Caduti nella prima guerra mondiale e la targa con il bolletino della Vittoria Alla destra dell’ingresso del Municipio si trova una lapide in marmo in ricordo dei caduti nella prima guerra mondiale realizzata dallo scultore Albino Manca. Si tratta di una targa rettangolare in marmo che riporta incisi sul lato sinistro i nomi dei Caduti mentre sul lato destro è applicata una bella figura femminile in bronzo raffigurata di profilo, vestita all’antica e che tiene una fiaccola fra le mani, simbolo della Patria. Dal 31 marzo al 2 maggio 2010 si è tenuta a Roma, nel complesso del Vittoriano in Sala Zanardelli, l’esposizione intitolata Albino Manca. L’officina di uno scultore dal mito di Roma al sogno americano, a cura della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, nel cui catalogo alla pagina 27, è riportato che «Del 1923-24 sono una targa in ricordo dei Caduti di Tertenia, lavoro ancora immaturo, di un secessionismo un pò impacciato, il bozzetto per un monumento ai Caduti di Tortolì e un busto in gesso intitolato L’Eroe, apparentemente un ritratto, il cui modello non è stato possibile identificare». Alla sinistra dell’ingresso del Municipio è applicata, inoltre, una targa in bronzo realizzata a stampo, che riproduce il testo del bollettino della Vittoria.
Di fronte al Municipio il murale che rappresenta un pastore con capre Di fronte all’edificio nel quale si trova il Municipio di Tertenia, all’altro lato della strada in corrispondenza del civico numero 228, sulla parete è presente il murale Pastore con capre, realizzato dalla muralista Gisella Marongiu nata a Cagliari nel 1965, nel quale è rappresentato un uomo dalla possente corporatura, ritratto frontalmente, che cammina reggendo due secchi di latte, alla sua sinistra sta un gregge di capre anch’esse con il capo rivolto verso l’osservatore. Il murale, ispirato ad una fotografia degli anni Cinquanta del Novecento raffigurante un abitante di Tertenia, rappresenta il momento conclusivo di un progetto educativo sul muralismo, ideato e condotto dall’artista, che ha visto il coinvolgimento degli studenti delle scuole medie. Le notizie riguardanti l’opera sono state fornite oralmente dall’autore. È questo il primo dei nuovi murales di Tertenia che è stato inserito dal Ministero della Cultura nel Catalogo generale dei Beni Culturali.
I quattordici murales che rappresentano le stazioni della Via Crucis Passato il Municipio, procediamo lungo la via Roma, dopo centottanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Principe Umberto, dopo centocinquanta metri svoltiamo a destra e prendiamo la stretta via San Pietro e, percorsi venticinque metri, arriviamo a un incrocio con la via Andrea Doria, mentre la prosecuzione della via San Pietro è la via della Chiesa. Proprio all’inizio della via della Chiesa, alla sinistra in corrispondenza del civico numero 6, è presente il murale che rappresenta la prima stazione della Via Crucis, nella quale Cristo è portato davanti a Pilato. A partire dal 2012 la cittadina di Tertenia si è dedicata all’arte religiosa, per la quale su iniziativa della Pro Loco tertenese sono stati realizzati quattordici murales, rappresentanti le Stazioni della Via Crucis. L’idea da subito ha avuto un ampio consenso da parte degli abitanti e dell’amministrazione, e per la quale molti artisti hanno aderito al progetto artistico. Nel video realizzato dal fotografo Mariano Aresu sono illustrati i quattordici murales rappresentanti le stazioni della Via Crucis.
La Casa Museo di Marco Paolo Demurtas All’incrocio della via San Pietro con la via Andrea Doria, prendiamo leggermente a sinistra il vico Andrea Doria, lo seguiamo per una sessantina di metri e vediamo, alla sinistra della strada al civico numero 21, la Casa Museo di Marco Paolo Demurtas, caratterizzata da un bellissimo portale in bronzo, a doppia anta, riportante, a rilievo, uno scultore intento a realizzare un’opera e, vicino a lui, un ragazzo che lo imita. È la prima opera visibile nella casa museo, realizzata da Marco Paolo Demurtas, per ricordare il suo maestro… suo padre Armandino, grande pittore e scultore, ed il ragazzo di bottega, come si intuisce, è lo stesso autore che, così, trasfigura l’amore e la riconoscenza verso la figura paterna. La Casa Museo racchiude la collezione delle opere da lui realizzate ed anche quelle di alcuni altri artisti sardi. La galleria è ricca di ben 120 opere, tutte di grande interesse, la cui fruizione è gratuita, salvo preventiva comunicazione al suo curatore Cesare Mereu.
Marco Paolo Demurtas, nato a Lanusei nel 1961 e che si è trasferito poi a Tertenia, è un artista neofigurativo, che usa varie tecniche e materiali, olio su tela, bronzo, marmo, terracotta. È un artista davvero completo, che riesce a spaziare tra le varie tematiche della pittura con grande perizia compositiva. I suoi soggetti preferiti vengono dalla sua terra, la Sardegna. Luogo di memoria storica e mitica, conserva nei suoi paesaggi l’impronta delle civiltà che l’hanno abitato. Le sue opere rappresentano temi religiosi, quali la pesca miracolosa, l’apocalisse e la conversione di San Paolo, o i paesaggi di ispirazione locale, i nudi e i ritratti. I suoi personaggi sono altamente espressivi e densi di lirismo interiore oltre a misurarsi col grande mistero della santità. Nelle opere di Marco Paolo Demurtas, nelle sue forme, levigate a tratti, altre volte contorte, pare di leggere quasi la disperata ricerca dell’uomo d’una verità che non dà adito a facili sparanze.
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Il Museo Civico d’Arte Moderna Albino Manca All’incrocio della via San Pietro con la via Andrea Doria, prendiamo ora invece leggermente a destra la via Andrea Doria, la seguiamo per una sessantina di metri, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 12, il Museo Civico d’Arte Moderna Albino Manca, il cui lato posteriore si affaccia sulla retrostante via Giuseppe Garibaldi. Il Museo è stato inaugurato nel 1998, e raccoglie le opere più significative ed alcuni strumenti da lavoro dello scultore Albino Manca, lasciati al suo paese dall’importante artista. Il museo di Albino Manca ospita le opere più significative dell’artista ogliastrino, nato a Tertenia nel 1897 e morto a New York nel 1976. Le sue opere incarnano pienamente il secolo breve tra la Guerra Fredda e la fine del ventesimo secolo, ossia i due conflitti mondiali, i totalitarismi, la grande depressione e il New Deal, la Roma capitale dell’Impero Fascista e l’America sognata dagli emigrati.

All’interno del Museo si possono ammirare, tra le diverse sculture in bronzo, anche la Fanciulla dormiente, il Busto di un vecchio che rappresentava forse suo padre Vincenzo, la Gazzella con il Fico d’India, la Gru Coronata, la Madonna col bambino, ed è presente anche la riproduzione dei Bozzetti preparatori della Diving Eagle, l’aquila in picchiata, commissionata da John Fitzgerald, presidente degli Stati Uniti d’America, per il monumento ai caduti americani e tuttora presente al Battery Park di Manhattan. La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta Da dove avevamo preso la stretta via San Pietro, dopo venticinque metri eravamo arriviamo al bivio, qui ora prendiamo leggermente a sinistra la via della Chiesa, dalla quale, dopo una quarantina di metri, parte a destra, in salita, una strada a traffico limitato, che, in una sessantina di metri, ci porta in un’ampia piazza nella parte alta di Tertenia. In questa piazza si affaccia la Chiesa della Beata Vergine Assunta che è la parrocchiale di Tertenia. Si tratta di uno dei più interessanti edifici sacri della Sardegna del dopoguerra, interamente ricostruito dal parroco Egidio Manca tra il 1938 ed il 1953 in stile neoromanico lombardo. La parte superiore del prospetto è conclusa da un grande timpano triangolare rifinito da una spessa cornice aggettante e alleggerito da una serie di monofore ogivali. Sul lato destro dell’edificio si erge l’alto campanile a canna quadrata con terminale piatto, alleggerito nella parte superiore da monofore ogivali. Questa chiesa è chiaramente ispirata alla chiesa Santa Maria Annunciata in chiesa Rossa, edificata a Milano da Giovanni Muzio, autore tra l’altro anche del palazzo della Triennale.

La maestosa facciata rettangolare ospita, all’interno di un ampio arco con cornice, il magnifico portale in bronzo formato da dieci pannelli che riproducono scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, realizzati dal prete artista don Egidio Manca. 
L’interno è caratterizzato da una pianta a croce latina articolata in una sola navata con copertura in legno. Nel presbiterio, delimitato da un arco trionfale a tutto sesto e rialzato di alcuni gradini dal piano della navata, si trova, dopo un arco trionfale il semplice altare. Nei due lati del transetto sono invece collocati due altari settecenteschi provenienti della vecchia chiesa. Lungo le pareti laterali dell’edificio, quattro grandi nicchie accolgono degli altari sormontati dalle raffigurazioni di Sant’Antonio da Padova, di San Sebastiano che è il Santo patrono del paese, dell’Immacolata Concezione e della Deposizione. Di don Egidio Manca, oltre che parroco anche pittore e scultore, sono l’affresco dell’abside con l’Assunta, il martirio di San Sebastiano, la via Crucis'in arenaria, e le 10 formelle bronzee del portale con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla Beata Vergine Assunta alla quale è dedicata. Nella piazza antistante la chiesa è stato successivamente collocato, sopra una colonna in granito, un busto raffigurante don Egidio Manca, il prete artista cha la ha fatta interamente ricostruire. 
Ogni anno, il 20 gennaio presso questa chiesa si svolge la Festa di San Sebastiano Martire, che è la festa patronale, e viene organizzata da Is Obreris, i membri di tre famiglie, che a loro volta designeranno le famiglie che dovranno occuparsi dei festeggiamenti l’anno seguente. Si inizia con la recita del rosario e con la messa, alla quale seguono la processione con il simulacro del Santo per le vie del paese, poi la benedizione e l’accensione del falò in suo onore. Si conclude con panini e salsiccia e con del buon vino, accompagnati dal suono della fisarmonica. Questa festa viene abbinata con la precedente Festa di Sant’Antonio Abate, che si svolge il 17 gennaio, quando in serata si inizia con il rosario, la messa, alla quale seguono la processione, la benedizione e l’accensione del falò.
Il piazzale davanti alla ex Scuola Materna nel quale vengono accesi i falò Evitando la deviazione a destra in salita che ci aveva portati alla piazza sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale, proseguiamo lungo la via della Chiesa, la quale, dopo quasi un centinaio di metri, sbocca sulla via Nuoro, e prendiamo la via Nuoro verso sinistra, ossia in direzione nord. All’angolo tra la via della Chiesa e la via Nuoro, si trova un ampio piazzale normalmente utilizzato come parcheggio, che si trova davanti agli edifici della ex Scuola Materna. È in questo piazzale che vengono accesi i due falò, il 17 gennaio per la Festa di Sant’Antonio Abate, in ricordo di quando Sant’Antonio rubò dagli Inferi una scintilla e la donò all’umanità sulla Terra, che all’epoca era attraversata da temperature glaciali, portando luce e calore necessari al sostentamento dei popoli; ed il 20 gennaio per la Festa patronale di San Sebastiano Martire.
Raggiungiamo il Cimitero di TerteniaDalla via della Chiesa prendiamo verso sinistra la via Nuoro, la seguiamo in direzione nord per quasi trecento metri, fino a che questa strada arriva ad una rotonda, alla quale prendiamo la prima uscita, che è il viale del Cimitero, ed è la prosecuzione della via Roma che proviene dal centro di Tertenia. Il viale del Cimitero, in una settantina di metri, ci porta a vedere, alla sinistra della strada, il muro di cinta del Cimitero di Tertenia, al centro del quale si trova il suo portone di ingresso. 
Visita dei dintorni di TerteniaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tertenia sono stati portati alla luce i resti delle domus de janas di Bau de Carrus I, II e III, e della domus de janas di Santa Lugia; del pozzo sacro di Sa Brecca; delle tombe di giganti Alerru, Anastasi I, Anastasi II, Baccu s'Ortu I, Baccu s'Ortu II, Barisoni, Donulu, Erbeis I, Erbeis II, Grutas I, Grutas II, Is Casadas, Is Serragus Lurdaus, Magalau I, Magalau II, Murcu, Murta Arbu, Nurageddus, Pardu 'e Sua I, Pardu 'e Sua II, Pardu 'e Sua III, Pittiu I, Pittiu II, S'Omu S'Orcu, Sa Brecca, Sa Cannera, San Nicola, Su Concali, Su Preti, e Su Prettu; degli insediamenti protostorici di Giuilea, Guardia Manna, e Sa Brecca; dei protonuraghi Calavrigus, Marragi, e Sa Menga; del nuraghe complesso di tipo misto Sa Picca; dei nuraghi complessi Aleri, Anastasi, Baccu s'Ortu, Barisoni, de Lua, de Sa Teria, Genna Didu, Grutas, Is Casadas, Lionaggi, Longu, Marosini, Murta Arba, Nurageddus, Nurassolas, Orruttu, Pittiu, Punta Casteddu, S'Omu s'Orcu, S'Ulimu, Sa Cannera, San Nicola, Sant’Elia, Su Concali, e Su Preti; dei nuraghi semplici Ante Taccu, Erbeis, Floris, Genna Pira, Grabieli, Mincineddu, Murcu, Orrubiu, Perdu Pabali, Piddeddu, Sa Cresia, Tacchixeddu, e Tettioni; ed anche dei nuraghi Biddu e Monti, Bruncu e Narba, Ceroddi, de Accu, Erriu Olia, Foxi Manna, Gilia, Maddalena 'e Chiccu, Romana, Sa Scafa, Santu Perdu, e Serra Suia, tutti di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla dei nuraghi Acu de Narbonis, Brecconi, Crabiolu, Fraili, Fusti e Carca, Giuncargiu, Maroi, Murcu II, Pardu 'e Sua, Pissigorru, Punta Moros, e Salada, che sono stati distrutti. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Centro Sportivo Cesarino Melis'in località Su FossuDal centro di Tertenia prendiamo verso nord la via Roma, che diventa il viale del Cimitero. Passato l’ingresso del Cimitero di Tertenia, proseguiamo per trecento metri superando il piccolo ponte sul Rio Abis, troviamo il cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, passato il quale, seguendo le indicazioni, prendiamo una sterrata subito a destra che, in trecentocinquanta metri, ci porta al Centro Sportivo Cesarino Melis, che si trova in località Su Fossu. 
Dopo circa ventitre anni di abbandono, nel 2015 ha riaperto questo storico terreno di gioco del Tertenia, che a partire dalla fine degli anni Cinquanta, era diventato per più di ventiquattro anni teatro di tante battaglie sportive. All’interno è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. La chiesa di Santu Perdu ossia di San Pietro Apostolo Evitando la deviazione per il Campo Sportivo Su Fossu, proseguiamo verso nord lungo il viale Cimitero, che ci porta verso la Zona Industriale di Tertenia, che si trova in località San Pietro. Percorso un chilometro e seicento metri dal cartello segnaletico che ha indicato l’uscita dall’abitato, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il Caseificio Tertenia e, dopo un’altra quarantina di metri, svoltiamo a destra. Proseguiamo per poco meno di ottocento metri lungo questa strada, attraversando tutta la zona industriale, ed arriviamo dove la strada asfaltata termina e prosegue una strada bianca. La prendiamo e, dopo circa duecento metri, arriviamo a vedere, alla destra della strada, la Chiesa campestre di San Pietro Apostolo, che si trova su una sella tra il pendio di una piccola catena a sud ovest e la collina sulla cui sommit si trova il nuraghe di Santu Perdu. La chiesa rimase abbandonata per oltre un secolo e negli anni Venti del Novecento il parroco don Vittorio Cannas ne ha curato la riparazione, ed il 12 settembre dello stesso anno ne ha ripristinato i festeggiamenti con solennità e grande concorso di popolo. La chiesa, come si presenta oggi, il risultato di un intervento di restauro effettuato nel 1999.
Presso questa chiesa campestre, tra giugno e luglio, o i primi di agosto, si svolge la Festa di San Pietro Apostolo, i cui festeggiamenti sono ripresi grazie ai comitati spontanei di giovani del paese e al contributo della Pro Loco. Secondo gli anziani, nel passato, nei pressi della chiesa viveva un uomo che veniva chiamato l’Eremita. Questi, il quale era il custode della chiesa, viveva nella solitudine, sostenuto dalle elemosine che spontaneamente gli venivano offerte in occasione della festa. I pastori gli offrivano non solamente il pane, ma anche grandi quantit di carne, che l’Eremita cuoceva nel forno e poi gratuitamente distribuiva ai fedeli presenti alla festa. Oggi il Santo viene festeggiato con una processione in costume, che ricorda le antiche tradizioni del luogo, e con diversi spettacoli folkloristici. Tradizionalmente, la festa associata anche ad una sagra di prodotti tipici, e si conclude in serata con i fuochi d’artificio. I pochi resti del nuraghe Santu Perdu Nella campagna circostante, proprio sul retro della chiesa campestre di San Pietro Apostolo, si trovano i pochi resti del nuraghe Santu Perdu, che è stato quasi del tutto distrutto. Si tratta di un nuraghe che era stato edificato in materiale indeterminato a 162 metri di altezza sopra il livello del mare, ed intorno ad esso si trovano quelli che sono stati ritenuti i resti di un probabile insediamento abitativo nuragico. Pur trattandosi di un nuraghe di tipologia indefinita, le poche ricerche effettuate sui suoi resti portano a ritenere che potrebbe essersi trattato di un nuraghe complesso.
La chiesa di Santa Sofia Dal Municipio di Tertenia, prendiamo verso nord ovest la via Roma, dopo centottanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Principe Umberto, la seguiamo per centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo la via San Pietro, dopo una settantina di metri prendiamo a sinistra la via Andrea Doria, e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Santa Sofia. Percorsa per secento metri, ci porta in località Bidda ’e Susu, dove vediamo, alla destra della strada, la Chiesa campestre di Santa Sofia che è un edificio piccolo ma pittoresco immerso nella vegetazione tipica dell’Ogliastra. La chiesa risalente all’epoca bizantina, dal tetto rosso sul quale spicca la piccola croce, si distingue per il candore delle sue pareti sulle quali si aprono tre archi a sesto acuto.
Presso questa chiesa campestre si svolge la festa più sentita a Tertenia, che è indubbiamente la Festa di Santa Sofia. È la festa più importante del paese, i cui festeggiamenti durano dal 1 al 3 settembre, e constano di celebrazioni eucaristiche, processioni alla volta della chiesa campestre dalla chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta, eventi musicali e gastronomici fino agli immancabili fuochi d’artificio in località su Canali. 
Ma l’elemento caratterizzante ogni momento della festa è la presenza del Gruppo Folk Santa Sofia di Tertenia, i cui componenti indossano abiti della festa appartenenti alla tradizione tertenese. Gli uomini esibiscono un giletà blu petrolio, mentre le donne indossano un abito viola e nero con un velo in testa dello stesso colore. Questo Gruppo Folk si esibisce durante la festa con balli e sfilate, al suono delle caratteristiche launeddas, strumento musicale a fiato tipico della terra sarda. La chiesa campestre di Santa Lucia Ritorniamo all’interno dell’abitato e, dal Municipio di Tertenia, prendiamo verso sud est la via Roma lungo la quale, dopo centottanta metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Ogliastra, la seguiamo per quattrocento metri, poi svoltiamo a in Le ultime tracce della Festa di Santa Lucia con riti religiosi nella sua piccola chiesa risalivano al 1692. Il pomeriggio del 12 dicembre 2015, accompagnato dai fedeli, il simulacro di Santa Lucia è tornato nella sua piccola chiesa nei dintorni di Tertenia. La popolazione di Tertenia si è radunata, nel pomeriggio, attorno alla struttura in fase di restauro della cheisa campestre per festeggiare la protettrice della vista. La processione di fedeli in suo onore è partita nel pomeriggio dalla chiesa parrocchiale, ed hanno raggiunto l’edificio rimasto abbandonato per due secoli e mezzo. Qui hanno pregato insieme al parroco. Il giorno successivo, nell’antica chiesa, è avvenuta la celebrazione della messa, ed, a seguire, si sono svolti i festeggiamenti civili con la favata. In seguito un gruppo di volontari ha avviato le opere di restauro della piccola chiesa.
La frazione Is ErriolusDal Municipio di Tertenia, prendiamo verso sud est la via Roma, la seguiamo per settecento metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Sarrala che uscirà dell’abitato e sarà la strada panoramica che conduce verso il golfo di Sarrala. La via Sarrala, in altri settecento metri, ci porta alla frazione Is Erriolus (altezza 108 metri, distanza in linea d’aria circa 1.29 chilometri sul livello del mare, abitanti 48). Resti del nuraghe complesso Marosini Passata a frazione Is Erriolus, proseguiamo dritti lungo la strada panoramica che conduce verso il golfo di Sarrala e, dopo altri circa sei chilometri di tornanti, troviamo sulla destra della strada una deviazione che porta al nuraghe Marosini. Presa la deviazione, percorriamo duecentocinquanta metri, e prendiamo un sentiero sulla destra che, in circa duecento metri, ci porta a vedere i ruderi del nuraghe Marosini, che prende il nome dalla località nella quale è situato. Si tratta di un nuraghe complesso, edificato in granito grigio e rossiccio a 97 metri di altezza, costituito da tre torri, ossia una torre principale con due torri secondarie laterali, o secondo Giovanni Lilliu con una sola torre secondaria. Intorno al nuraghe complesso Marosini sono presenti anche residue tracce di un insediamento abitativo.

Il nuraghe si trova all’interno di una propietà privata, ed è oggi in condizioni di completo degrado. Resti del pozzo sacro di Sa Brèca o di Sa BreccaLungo la strada panoramica che conduce verso il golfo di Sarrala. passata la deviazione per il nuraghe complesso Marosini, proseguiamo per appena una sessantina di metri e troviamo le deviazioni a sinistra, delle quali prendiamo quella tutta a sinistra che, in circa novecento metri, ci porta in prossimità del Pozzo sacro nuragico di Sa Brèca o Sa Brecca. Il sito prende il nome dal Rio Sa Brèca e dall’omonimo ovile per caprini chiamato il Coìli ’e Sa Brèca, che sorge sui resti dell’insediamento. Il corso d’acqua uno dei pił importanti di questo versante e sfocia nella spiaggia di Foxi Manna. Nel sito di Sa Brèca, edificato a 78 metri di altezza, sono attualmente distinguibili due edifici, ossia il Tempio a Pozzo e una Capanna subcircolare con sedili lungo le pareti. Il tutto sembrerebbe essere racchiuso da un temenos, ossia un recinto che doveva separare l’area sacra dal vicino abitato, che però non è ancora interessato da sondaggi di scavo. 
Il Pozzo Sacro composto da un atrio di forma trapezoidale, in un secondo momento modificato in forma rettangolare, aperto a sud ovest, da un vano scala e da due camere sovrapposte e voltate a tholos ancora quasi intatte. Dall’atrio si accede al vano scala di luce trapezoidale con copertura architravata a scala rovesciata, composta da grossi blocchi di porfido locale vagamente squadrati con l’utilizzo di porfido e basalto. Il vano, danneggiato nella sua parte iniziale, contiene una scalinata di cui sono visibili i primi undici gradini in lastre di scisto. Il pozzo raggiunge circa ventiquattro metri di profondità, il vano scala è composto da una quarantina di gradini per accedere nei suoi recessi più profondi, la copertura dello stesso vano a scala rovesciata composta da dodici travi che originariamente dovevano essere forse una ventina. Purtroppo la scala con copertura a scala rovescia crollata, a seguito di un evento alluvionale. 
Scavi archeologici sono stati effettuati effettuati nel 2005 e nel 2006, ed un intervento di emergenza è stato effettuato dopo il crollo del 2015 di parte della struttura. Tra i reperti rinvenuti nel sito si annoverano oltre 580 monete in bronzo, circa 230 vaghi di collana in pasta vitrea, oggetti in bronzo come un pugnale a lama triangolare, frammenti di spade votive ed anche oggetti d’ornamento, ed anche oggetti in piombo come l’elsa di una spada votiva. Passata la località Marosini ci recheremo verso la Marina di Tertenia Passato il punto dove parte a destra la deviazione che porta al pozzo sacro di Sa Brèca o Sa Brecca, proseguiamo dritti lungo la strada panoramica che conduce verso il golfo di Sarrala. Percorsi appena cinquecento metri, arriviamo a una rotonda in località Marosini, dove la strada si biforca, per portare a sinistra alla spiaggia di Sa Foxi Manna, ed a destra verso sud alle spiagge Melisenda e Barisoni. Sono tutte località che appartengono alla Marina di Tertenia, la quale si presenta con spiagge ben riparate dal maestrale. Lungo il litorale della Marina di Tertenia si alternano spiagge, rocce e scogliere. La zona è incastonata tra il monte Ferru, con i suoi sentieri e boschi, e la costa di Quirra, ed è circondata dalla macchia mediterranea. È una zona ancora estremamente naturale, poco sfruttata dal turismo.
Resti del nuraghe complesso LonguAlla biforcazione, prendiamo verso sud la via Barisoni, che porterà alla Torre di San Giovanni di Sarrala, con brevi deviazioni non segnalate che conducono alle belle spiagge Melisenda, nota anche come spiaggia di Sa Foxi Murdegu, oltre la quale troviamo la spiaggia di Foxi de Lioni, la spiaggia di Su Prettu, per arrivare, infine, alla spiaggia Barisoni ed alla costiera di Porto Santoru. Lungo la via Barisoni, che è la strada costiera verso sud, dopo due chilometri e quattrocento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo verso destra la via Sa Mandra, la seguiamo per seicento metri, poi svoltiamo a sinistra e, dopo un centinaio di metri arriviamo a un bivio dove prendiamo leggermente a sinistra in via del Nuraghe Longu. Dopo seicento metri, troviamo sulla destra il sentiero che porta al nuraghe Longu, un nuraghe complesso che si trova all’interno di una proprietà privata in località Su Concali. Il nuraghe è edificato a 126 metri di altezza in metriale indetreminato. Il nuraghe Longu un nuraghe polilobato di tipo a tholos con pianta complessa, formato da una struttura articolata con torri e terrazzamenti, che segue il declivio, la cui torre principale si trova nella parte pił elevata. Attorno alla torre originaria, l’unica ben conservata, è stata in seguito addossata una bastionata dal corso rregolare, adeguantesi ai piani digradanti del declivio, e contenente diverse torricelle. Nonostante restino evidenti tracce di alcune delle torri aggiunte, l’interesse primario viene offerto dalla torre principale, caratteristica per le ridottissime dimensioni avendo un diametro alla base di circa sette metri e mezzo, che danno maggior risalto all’altezza, tutto sommato modesta, di otto metri e mezzo, e all’aspetto slanciato all’edificio. Curioso anche il particolare della celletta superiore, priva di scala d’accesso dal basso, che era raggiungibile probabilmente dallo spalto della bastionata sottostante. La cella del piano terreno presenta una stretta nicchia ed un pertugio fondale comunicante con l’esterno, entrambi rilevati sul pavimento.

Del corpo aggiunto ben visibile un tratto di bastionata che parte dalla torre dando subito luogo ad una torretta, la cui camera svettata e ripiena di crollo, che prosegue quindi per diversi metri seguendo le asperit del terreno roccioso, a proteggere gli ulteriori ambienti. Anche sulla parte anteriore sinistra della torre si riconosce una torretta, molto interrata e dotata di un vano interno visibile dall’alto ma non praticabile. Resti del nuraghe complesso Su Concali Lungo la via Barisoni, che è la strada costiera verso sud, dopo due chilometri e quattrocento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo verso destra la via Sa Mandra, la seguiamo per seicento metri, poi svoltiamo a sinistra e, dopo un centinaio di metri arriviamo a un bivio dove prendiamo leggermente a sinistra, dopo centocinquanta metri svoltiamo a sinistra. Qui, alla distanza di circa quattrocento metri, sulla sommità di un’altura tra grandi boschi, si trovano i resti del nuraghe Su Concali, tra grandi boschi, a circa ottocento metri a sud dal pił conosciuto nuraghe Longu. Si tratta di un nuraghe complesso costruito in blocchi di granito a 134 metri di altezza. Il nuraghe consta di una torre centrale con entrata verso sud est, e due torri addossate una sul lato est e l’altra sul lato nord ovest, con entrate independenti. Secondo il Piano Urbanistico comunale di Tertenia, si dovrebbe, però, trattare di un nuraghe polilobato, con tre o quattro torri aggiunte.

Proseguendo raggiungiamo la frazione SarralaLungo la via Barisoni, che è la strada costiera verso sud, dopo tre chilometri e duecento metri, seguendo le indicazioni, svoltiamo a sinistra e, in circa seicento metri, sfiorando il piccolo borgo agricolo di Sarrala, formato da casette coloniche e ville sparse nella campagna, raggiungiamo la frazione Sarrala (altezza 7 metri, distanza in linea d’aria circa 7.24 chilometri sul livello del mare, abitanti 10). La Torre di Sarrale chiamata anche Torre di San Giovanni di Sarrala Sul piccolo promontorio che si dirige verso il mare della frazione si trova la Torre di Sarrala, chiamata anche Torre di San Giovanni di Sarrala, che è stata edificata a una quota di diciannove metri sul livello del mare, ed è facilmente raggiungibile dalla spiaggia di Melisenda. Dopo la nascita dell Amministrazione delle torri creata nel 1587 da Filippo II di Spagna, per oltre un secolo e mezzo, l'area tra il Capo San Lorenzo del salto di Quirra e la Torre di Bar era rimasta senza alcun sistema fortificato. Nel 1764 viene approvata la decisione di edificare un baluardo nel Capo Sferracavallo per completare il sistema di trasmissione dei segnali tra il Sarrabus e l’Ogliastra e, soprattutto, per sorvegliare la sottostante Cala Francese, ed i lavori, iniziati sotto la direzione di Belgrano di Famolasco, durano sino al 1767. Realizzata in granito, la Torre si presenta su due piani, con le stanze dotate di volta a cupola, e comunicanti tra loro per mezzo di scale interne agli ambienti. La Torre di Sarrala viene considerata la torre pił famosa dell Ogliastra per il fatto storico risalente al 17 luglio 1812, quando un esigua guarnigione riesce a resistere all’attacco barbaresco. Nel 1829 vengono svolte alcune riparazioni, e dopo il 1851 la torre viene abbandonata. Nella seconda guerra mondiale viene trasformata con funzioni antisbarco. Quest opera di ristrutturazione e adattamento impedisce una corretta lettura delle strutture originarie, dato che ha comportato lo stravolgimento degli spazi interni al fine di ottenere dei camminamenti dotati di numerose feritoie. La torre ha una forma troncoconica. L'ingresso originario si apriva a circa quattro metri e mezzo da terra. Della struttura originaria, il terrazzo rappresenta la parte che stata meno soggetta modifiche. Qui, infatti, si possono ancora vedere le cannoniere con i merloni, gli spazi riservati alle garitte e lo spalamento per la mezzaluna.
La piccola spiaggia di SarralaSotto la Torre di Sarrala, verso sud, si trova la piccola Caletta della Torre di Sarrala, all’intero della quale possiamo vedere la spiaggia di Sarrala. Sotto la Torre di San Giovanni di Sarrala si trova la piccola spiaggia di Sarrala, nota anche con il nome di spiaggia della Caletta della Torre di Sarrala, che si presenta come una distesa a mezzaluna posta di fianco al promontorio sul quale sorge la torre aragonese di San Giovanni di Sarrala. L’arenile è costituito da sabbia bianco grigia chiara, che si mesta a ciottoli e ciottolini in alcune porzioni dell’arenile. Il mare cristallino ha un fondale basso e sabbioso, e si presenta di un colore che varia tra il celeste ed il verde. La spiaggia, che non è molto affollata in alta stagione, è piuttosto riparata dai venti, con ampi spazi disponibili, salvo che nei pressi dei posteggi e negli accessi.
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La frazione Sa Foxi MurdeguDa dove avevamo preso la deviazione per la Torre di Sarrala, proseguiamo verso sud lungo la strada costiera che si dirige verso sud. Dopo circa trecento metri prendiamo, seguendo le indicazioni per le spiagge, la deviazione in una strada bianca verso sinistra, che ci porta nella frazione Foxi Murdegu (altezza 4 metri, distanza in linea d’aria circa 7.38 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 11), che prende il nome dallo stagno che si trova all’estremo nord della spiaggia di Sa Foxi Murdegu. Nella località Sa Foxi Murdegu si trova la spiaggia MelisendaPassato l’ingresso nella frazione Sa Foxi Murdegu, proseguiamo e, percorsi ottocentocinquanta metri, arriviamo a vedere la spiaggia Melisenda, che si trova all’interno del borgo agricolo e turistico di Melisenda, realizzato su un preesistente villaggio di minatori, nella località chiamata Sa Foxi Murdegu, dal nome dello stagno che si trova all’estremità settentrionale della spiaggia. Qui incontriamo la spiaggia Melisenda nota anche come spiaggia di Sa Foxi Murdegu, una spiaggia lunga poco meno di un chilometro, il cui arenile è costituito da sabbia fine, di colore bianco ambrato ricca di conchigliame che non ne pregiudica comunque la consistenza morbida. Si affaccia nel bellissimo mare con l’acqua limpidissima, dai colori tra il verde e l’azzurro. Privo di posidonie, il mare ha un fondale basso e sabbioso, ideale per le famiglie e per immergersi in tranquillità e sicurezza. Lungo la parte nord della spiaggia, vi è la foce del piccolo Rio Alessu, che d’estate si prosciuga quasi completamente. Questa spiaggia risulta mediamente affollata durante i mesi estivi.

Vicino alla foce del Rio Alessu, sulla spiaggia di Foxi Murdegu, riesce a vivere sulle dune di sabbia un grande albero di ginepro, generato dalla potenza della natura che non può essere contenuta. Si tratta di un Ginepro fenicio, noto con il nome di Juniperus phoenicea. |
I resti del nuraghe complesso Anastasi chiamato anche nuraghe Nastasi Percorsi ancora ottocentocinquanta metri da dove avevamo preso la deviazione per la spiaggia Melisenda, prendiamo la prima sterrata sulla destra poco dopo aver superato il ponte sul torrente Nastasi, e, percorsi quasi trecento metri, vediamo, sula destra, la collinetta sulla quale si trovano, a 42 metri di altezza, i resti del nuraghe Anastasi chiamato anche nuraghe Nastasi. Si tratta di un nuraghe complesso immerso in una fitta vegetazione, che presenta una massiccia torre centrale tronco conica, cinta da un bastione difensivo dotato di quattro torri secondarie, ed all’interno due cortili e un pozzo cisterna. Il nuraghe è composto da un ambiente di disimpegno (A), una torre arcaica (C) con ingresso rivolto a est sudest che definiremo mastio, quattro torri secondarie (B, D, E, G), due cortili (F, H), un pozzo. Si pu accedere al complesso da due ingressi, dei quali uno guarda a sud e immette nell’ambiente A, l’altro guarda ad est e si apre nella torre B.
I piani superiori erano raggiungibili attraverso due scale, una ricavata tra il mastio e la torre B, l’altra all’interno della torre E. L’arcaicità della costruzione è indicata dalle forme architettoniche e dall’irregolarità delle strutture, le quali sembrano frutto di un progetto improvvisato. La torre E è l’unica che conserva la copertura, costituita da lastroni posti a piattabanda. Il mastio ha una pianta semplice senza scala d’andito e senza nicchie, salvo un piccolo ripostiglio sopraelevato, e al centro ha restituito un focolare di forma circolare. Se non fosse per lo spessore murario, questa torre ricorderebbe pił una grossa capanna che un nuraghe classico. Lo stesso spessore murario potrebbe essere indizio della presenza di una scala intermuraria oggi non pił riconoscibile. La strana e illogica risega interna della torre C, potrebbe essere ci che resta del paramento interno di questa scala, paramento murario mal interpretato durante i lavori del 1967 e 1968, quindi ricostruito in maniera scorretta. Il pozzo oggi risulta crollato. La stratigrafia muraria rende possibile distinguere varie fasi edilizie. La struttura è stata realizzata prevalentemente con rocce locali, porfidi e graniti, ma nelle murature esterne sono presenti zeppe di rincalzo in basalto bolloso, materiale probabilmente importato dall’attuale territorio di Barisardo. Gli interventi di scavo effettuati nel 1966 e nel 1981 hanno riportato alla luce alcuni bronzi, tra cui una bandierina direzionale di arciere, il frammento dell’umbone di uno scudo di bronzo figurato, due frammenti di lingotto del tipo ox-hide. Inoltre numerosi reperti in terracotta, come uno scodellone lenticolare biansato, un vaso con listello esterno, un fornello a ferro di cavallo, frammenti pertinenti a ciotole o tazze carenate, frammenti riferibili a tegami, un frammento decorata a pettine impresso, un frammento di grande dolio con ansa ad X, scodelloni lenticolari, frammenti decorati a punteruolo, altri a occhio di dado ed uno con decorazione plastica a serpentello, e uno di ceramica dipinta rinvenuto nel livello più profondo della torre occidentale, di argilla arancio con inclusi bianchi, superficie esterna grigio verdina e banda nera leggermente lucente, di cui non è possibile ricostruire la forma vascolare. Poi fusaiole di cui una decorata a cerchielli, e due vaghi di pasta vitrea azzurrina. Le ceramiche rinvenuta all’interno di questo nuraghe sono esposte al Museo Archeologico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

A sud ovest del nuraghe si sono individuati i resti di un villaggio. Di questo non si hanno notizie bibliografiche precise nonostante sia stato interessato da sondaggi di scavo, le fotografie e le informazioni degli anni Sessanta mostrano un villaggio abbastanza esteso, con capanne di pianta circolari, e altre costruzioni con muri curvilinei e rettilinei. Era presente anche un tratto di selciato ben visibile fillo a pochi anni fa, con diversi pozzetti rettangolari equidistanti che potevano essere forse alloggi per i pali di un portico. Un edificio rettangolare aveva il pavimento di grosse lastre di porfido. Nei dintorni numerosi i frammenti di terrecotte di periodo storico, come frammenti di anfore romane e resti di fittili da costruzione come coppi e mattoni. Negli anni successivi diverse persone hanno ritrovato oggetti, in particolare monete di fine Impero, macine in basalto e fittili, che fanno pensare a una frequentazione fino all’Et dell’Alto Medioevo. E subito più a sud si trova la spiaggia di Foxi de LioniDa dove siamo arrivati sulla costa, verso sud dopo la spiaggia Melisenda si sviluppa la spiaggia di Foxi de Lioni, che si trova appunto nella località omonima raggiungibile con la strada che segue verso sud la costiera. Per arrivarci, a settecento metri dalla deviazione per il nuraghe Anastasi, prendiamo una deviazione in una strada bianca a sinistra, seguendo le indicazioni per il villaggio Sa Teria che, in novecento metri, ci porta alla spiaggia. Subito oltre la spiaggia Melisenda, procedendo verso sud, si incontra la spiaggia di Foxi de Lioni in cui l’arenile ha una forma ad arco, ed è caratterizzata dalla presenza nell’arenile di ciottoli e sabbia a grana grossa, di colore ambrato. Alle spalle della spiaggia si trova una piccola scogliera ricoperta dalla vegetazione che la ripara dal vento di maestrale, rendendo piacevole la sosta su questa spiaggia. Il mare cristallino della spiaggia di Foxi de Lioni presenta un fondale basso e misto, con sabbia e ciottoli, caratterizzato da acque di colore cangiante tra l’azzurro ed il verde. Risultano del tutto assenti le posidonie, e la spiaggia di Foxi de Lioni non risulta mai affollata neanche durante il periodo di alta stagione.

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Riprendiamo il viaggio verso sud e, guardando indietro, possiamo ammirare tutta la costa, dalla spiaggia di Foxi de Lioni alla spiaggia Melisenda, e più avanti fino alla Torre di San Giovanni. La spiaggia di Su PrettuProcedendo verso sud, il paesaggio diviene sempre più selvaggio, le zone agricole tendono a diminuire e a sparire completamente lasciando spazio a una natura incontaminata e selvaggia. Proseguendo verso sud per un chilometro e seicento metri da dove avevamo trovato la deviazione per il nuraghe Anastasi, troviamo una sterrata sulla sinistra che, in meno di duecento metri, ci porta alla spiaggia di Su Prettu, che si trova più a sud della spiaggia di su Foxi de Lioni, dalla quale è separata dalla sporgenza nel mare della punta Su Prettu. La spiaggia di Su Prettu è costituta da un piccolo arenile con un fondo misto sabbioso e ciottoloso, con prevalenza di quest'ultimo. La sabbia ha un colore ambrato ed a grani medio grossi e ciottoli chiari. Il mare è trasparente e di un bellissimo colore tra il verde bottiglia e l’azzurro, come del resto in tutta la zona della Marina di Tertenia. Ha un fondale basso e misto e risulta ben riparata dal maestrale. L’acqua del mare è limpida e calda durante la stagione estiva, rendendola ideale per nuotare o fare snorkeling per scoprire la ricca vita marina che popola le profondità dell’oceano. La spiaggia è lunga e ha diverse calette nascoste tra le rocce. Non è mai altamente frequentata, nemmeno in alta stagione. Alle sue spalle si vede solamente la campagna ogliastrina, che le fa da contorno.
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Raggiungiamo la frazione con il borgo turistico di BarisoniProcedendo verso sud, dopo circa cinquecento metri, dove la strada asfaltata termina, raggiungiamo la frazione Barisoni (altezza 4 metri, distanza in linea d’aria circa 8.33 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 22), dove si trova il borgo turistico di Barisoni, realizzato anch’esso su un preesistente villaggio di minatori. La spiaggia di BarisoniLa frazione Barisoni si affaccia sulla spiaggia Barisoni, che presenta un fondale ciottoloso e basso. La spiaggia Barisoni è un incantevole arenile composto di poca sabbia e prevalentemente da ciottoli di colore grigio chiaro, reso ancora più suggestivo da scogliere che si fondono con un mare trasparente e dalle intense gradazioni di colore. Si tratta di una bella spiaggia riparata dal maestrale, dove l’acqua bassissima assume tonalità che vanno dal blu al verde, e presenta anch’esso un fondale ciottoloso e basso. La spiaggetta è cinta inoltre da una ricca vegetazione, dal verde della florida macchia mediterranea, che crea un angolo naturale di grande fascino. Nonostante non sia una spiaggia molto grande, non risulta mai affollata nemmeno durante l’alta stagione.

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Siamo arrivati al termine della costiera meridionale di Tertenia. Dopo la fine della via Barisoni, si prosegue verso sud su una sterrata chiamata la strada per Santoru, che porta in un’isola amministrativa di Loceri, poi in una di Lanusei, ed infine in una di Arzana, passata la quale si entra nel territorio comunale di Villaputzu nella Provincia del Sud Sardegna. Dal centro di Tertenia verso est raggiungiamo la frazione Zinnibiri MannuDal centro di Tertenia la via Sarrala ci aveva portati alla frazione Is Erriolus ed eravamo arrivati alla biforcazione, dove avevamo preso vero destra la via Barisoni, che ci aveva portati verso sud. Alla biforcazione prendiamo, invece, la strada verso est, che, dopo un chilometro e duecento metri, continua sulla la via Aldo Moro. Dopo quattrocentocinquanta metri troviamo una deviazione sulla destra, presa la quale, dopo trecento metri, la strada prima in salita poi in discesa ci porta alla frazione Zinnibiri Mannu (altezza 12 metri, distanza in linea d’aria circa 7.05 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 14), dove si trova il grosso insediamento turistico di Sa Foxi Manna. La spiaggia di Sa Foxi MannaLa via Aldo Moro, sia proseguendo con la strada dritta fino alla costa, che deviando a destra per raggiungere l’insediamento turistico, si affaccia sul mare con la spiaggia di Sa Foxi Manna. Qui troviamo la spiaggia di Sa Foxi Manna il cui bianco arenile prende il nome dall’ampia foce del torrente che in essa sbocca. Si tratta di un arenile di grandi dimensioni, costituito da una lunga ed ampia lingua di sabbia dorata chiara fine, circondata da scogli, ed affacciato su un mare verde azzurro, poco profondo, con acqua trasparente e cristallina, ricca di sassolini colorati e di conchiglie, che diviene quasi subito alta. La spiaggia è accessibile da vari punti, con piccoli posteggi e brevi percorsi a piedi, individuabili senza eccessiva difficoltà. Si tratta di una attrezzata, in essa vi è la disponibilità di bar, ristoranti, negozi e servizi vari. La spiaggia non è mai affollata, neanche in alta stagione, salvo che nei pressi dei posteggi e nei punti di accesso.

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Verso nord raggiungiamo la frazione DispensaEvitando la deviazione verso la frazione Zinnibiri Mannu e la costa, proseguiamo invece dritti lungo la via Aldo Moro, che si dirige poi verso nord, e che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta, ai piedi del bellissimo Monte Cartucceddu, che si trova all’interno della frazione Dispensa (altezza 8 metri, distanza in linea d’aria circa 7.01 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 43), località turistica del comune di Tertenia. Lungo la strada per la frazione Dispensa si trovano i resti del nuraghe complesso Aleri Prima di raggiungere la frazione Dispensa, prendendo un sentiero tra le case sulla sinistra, si raggiungono su una collina, in posizione dominante su tutta la costa, a 46 metri di altezza, i resti del nuraghe Aleri. È un nuraghe complesso di grande impatto scenico in buono stato di conservazione, costruito interamente in trachite, con un mastio e tre torri aggiunte, collegate internamente da corridoi coperti e fasciate da un ampio antemurale esterno. Comunque, secondo il Piano Urbanistico comunale, il nuraghe conterebbe ben cinque torri aggiunte. Del complesso possibile visitare la torre centrale, accessibile attraverso un ingresso orientato a sud est e sormontato da un architrave di granito, che introduce in un lungo corridoio lungo sette metri. Quasi a met percorso, sulla parete sinistra, il corridoio presenta l’ingresso trapezoidale del vano scala ostruito dal materiale di crollo. Sulla parete destra si affaccia invece una nicchia piuttosto bassa con volta ad ogiva. Alla fine del corridoio, un ingresso a copertura angolare introduce nella camera interna, eccentrica, di pianta circolare, del diametro di quattro metri e mezzo e alta circa otto, con piano pavimentale ribassato. L’ambiente, attualmente svettato, realizzato con blocchi di trachite sbozzati e disposti su filari irregolari. Nelle pareti della camera si aprono gli ingressi di due nicchie, rispettivamente a sinistra e di fronte all’ingresso. La nicchia di sinistra, accessibile mediante un’apertura con copertura angolare, si sviluppa a gomito e presenta una volta a ogiva. La nicchia coassiale all’ingresso della camera, con ingresso a copertura angolare, ha pianta ovoidale e copertura ad ogiva. Il bastione costituito da tre torri secondarie poste lateralmente e frontalmente rispetto al mastio. Che la struttura risalga alla fase arcaica dell'et nuragica confermato dall'uso di massi granitici, di varia dimensione, non lavorati e disposti su filari irregolari.

Nei pendii della collina sulla quale sorge il nuraghe vi sono i resti di murature circolari e ovali, probabilmente appartenenti a un villaggio. Il sito è stato frequentato sino all’età punica romana e non ancora scavato. Proseguendo in direzione di Capo SferracavalloLa spiaggia di Sa Foxi Manna prosegue fino quasi al Capo Sferracavallo al di là del quale verso nord troviamo le spiagge della Marina di Gairo, che incontreremo più avanti nel nostro viaggio. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, inizieremo a visitare l’Ogliastra interna meridionale. Da Tertenia proseguiremo sulla SS125 Orientale Sarda verso Cardedu, a 10 chilometri da Tertenia una deviazione a sinistra ci farà imboccare la SP11 che porta a Jerzu che viene considerata la Città del Vino, e la visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni con il Museo Stazione dell’Arte, i siti archeologici e la lastra di Pelau. |