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Thiesi che visiteremo con le molte chiese presenti nell'abitato ed i dintorni con i numerosi siti archeologiciIn questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a visitare Thiesi con le molte chiese presenti nell'abitato e nei suoi dintorni e con i resti archeologici nei suoi dintorni. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro Meilogu
In viaggio verso ThiesiDal centro di Borutta usciamo dall'abitato verso ovest con la SP30. Dopo le ultime case dell'abitato, percorsi 600 metri, troviamo una deviazione sulla sinistra sulla strada provinciale di Sorres, la evitiamo e proseguiamo sulla SP30 per circa 1,8 chilometri, dove questa strada provinciale sbocca sulla SS131bis proveniente da sud est. Percorsi 1,2 chilometri, entriamo nell'abitato, prendiamo sulla sinistra via Fratelli Chessa che, in trecento metri, ci porta al Municipio di Thiesi. Da Borutta a Thiesi abbiamo percorso, in tutto, circa quattro chilometri. Il paese chiamato Thiesi
Origine del nomeLa sua denominazione è di etimo incerto, e potrebbe derivare dall'aggettivo sardo Tiesu, che significa Disteso o Esteso, mentre per Giovanni Spano potrebbe riferirsi al termine fenicio Bethiezi, che indica la casa della mia fortezza. In antiche carte si è scoperto che il suo nome un tempo era Tiesi senza H. La lettera H è stata inserita nel poleonimo Thiesi verso il 1924, ma non era, comunque, del tutto ignorata nel periodo medioevale, dato che la troviamo, con la denominazione di Thiessi, in un atto del 1436, riguardante l'infeudazione da parte aragonese ai tre fratelli Manca, delle ville di Thiesi, Cheremule e Bessude. Nella lingua sarda la Th è una grafia antiquata, per rendere una pronuncia interdentale sorda. La sua economiaThiesi ha un'economia agropastorale, fondata soprattutto sull'agricoltura, con la produzione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Viene praticato anche l'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. È presente anche una modesta attività industriale, caratterizzata da realtà produttive che operano nei comparti agro alimentare e lattiero caseario, con la produzione di formaggio, dato che nel paese opera una tra le maggiori industrie casearie italiane, oltre ad attività nel settore conciario, e nella produzione artigianale di articoli derivati dalla lavorazione di pelli, lana e legno e dalla tessitura. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva e dell'insieme dei servizi. L'apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ed anche di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è stato già abitato in età preistorica. Il borgo nasce nel corso del periodo medioevale e viene aggregato al giudicato di Logudoro, fino a quando, nel 1225, con la decadenza del giudicato, viene governata dai Doria e, in seguito, dai Malaspina, dai giudici d'Arborea, ed, infine, dagli Aragonesi, che affidano il feudo di Montemaggiore, composto dai comuni di Thiesi, Bessude e Cheremule, i fratelli Giacomo, Giovanni e Andrea Manca, duchi dell'Asinara, la cui famiglia lo gestirà, con diversi passaggi, sino al suo scioglimento. La famiglia Manca costruisce già all'inizio del '500 la chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, a nord, e la casa ducale, a sud, controllando di fatto tutto il centro abitato. Passata sotto il dominio dei Savoia, sul finire del diciottesimo secolo prende parte, con molti altri comuni della zona, alla rivolta guidata da Giovanni Maria Angioy, contro il feudatario, e, durante un tumulto, il palazzo in cui risiedevano i feudatari viene abbattuto. Nel 1839, anno della definitiva abolizione del feudalesimo, viene riscattata dalla famiglia Manca al pubblico demanio. Le principali feste e sagre che si svolgono a Thiesi
La Festa di Sant'Antonio abateA Thiesi il 16 gennaio si svolge la Festa di Sant'Antonio abate, per la quale, dopo il vespro, alle nove di sera, si accende il grande falò nella piazza della Madonna di Seunis, intorno al quale si organizza un banchetto a base di carne arrosto. La Festa di San GiovanniLa Festa di San Giovanni, che per tradizione un tempo si svolgeva presso la chiesa campestre di San Giovanni ma oggi si celebra nel piazzale del comune, è la seconda Festa in ordine di importanza del paese. La Festa viene celebrata dal 20 al 24 giugno, e interessa tutti i giovani del paese poiche è organizzata proprio da loro. Caratteristico di questa Festa è Su Fogarone de Santu Giuanne, un grande falò che viene acceso la sera del vespro, ed un tempo era abitudine saltarci sopra in coppia, per consolidare un'amicizia tra comari e compari. La mostra Mercato dei Formaggi SardiLa Pro Loco di Thiesi organizza tutti gli anni, nel mese di settembre, la Mostra Mercato dei Formaggi Sardi. Alla manifestazione aderiscono numerosi espositori, e la manifestazione vede la partecipazione di numerosi visitatori, che possono gustare ed acquistare i migliori formaggi della Sardegna. Visita del centro di ThiesiL'abitato, interessato da espansione edilizia, si estende lungo un pianoro circondato da colline boscose. Thiesi è caratterizzata dalla presenza, all'interno dell'abitato, di ben sette chiese. L'impianto urbanistico del suo contro storico si è venuto a sviluppare in due zone distinte, la prima attorno alla chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, la seconda attorno alla seicentesca chiesa di Sant'Antonio. La forma del paese ricorda, per la sua parte storica, quella di un triangolo, ai cui vertici si trovano a sud est la chiesa di San Giovanni, a sud ovest il santuario della Madonna di Seunis, ed a nord il convento con la chiesa di San Sebastiano. E, secondo la leggenda, sarebbero stati questi santi protettori ad impedire la penetrazione nell'abitato di Thiesi della peste e del colera, che sarebbero state propagate da due diavoli, mentre i paesi vicini ne furono tutti contagiati. Il Municipio di ThiesiArriviamo a Thiesi con la SS131bis che, in località Tanca Sa punta, arriva a un bivio dove, invece di procedere dritti, prendiamo verso sinistra, in direzione nord ovest, la prosecuzione della strada statale, che assume il nome di via Don Antonio Chesseddu. Percorsi seicento metri sulla via Don Antonio Chesseddu, prendiamo a sinistra la via Fratelli Chessa, che procede verso sud ed, in trecento metri, ci porta in piazza Caduti di Guerra, nota anche come piazza del comune, sulla quale si affaccia, al civico numero 1, l'edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Thiesi. L'antico edificio denominato Sa Turre de Palattu
I resti del santuario di San Giovanni in Badde SerenaAl termine dell'edificio che accoglie il mercato, parte una ripida gradinata acciottolata in pietra, che porta veso sud, dove era l'antico ingresso del paese, e dove si trovano i resti della chiesa campestre di San Giovanni, o di Santu Juanne, che si trova nei pressi della Strada Vicinale di Badde Serena. Si tratta di una chiesa antichissima, costruita interamente di pietra, che si trova in una vallata circondata da alberi. La parte anteriore della chiesa ha, sul lato destro, una porta laterale con l'architrave decorato con motivi seicenteschi, mentre la facciata sembrerebbe settecentesca. L'interno è ad aula unica, con le tre campate. Sul lato esterno destro vi sono tre contrafforti alti è stretti, mentre gli altri due, che sono un po più larghi e più bassi, sembrerebbero più antichi. Le vasche, poste sul piazzale esterno, avevano una funzione sacra nel periodo dei festeggiamenti, ma erano usate nel resto dell'anno come abbeveratoi. Il museo dedicato ad Aligi SassuGuardando il Municipio, prendiamo a destra la via Amendola, che prosegue sulla via Professor Ennrico Garau, nella quale si trova, sulla sinistra, la scuola elementare del paese.
La chiesa campestre dedicata alla Nostra Signora di Seunis
La Festa più importante del paese è la Festa della Madonna di Seunis, che si festeggia il 7-8-9 settembre, presso l'omonimo santuario. Molto bella e suggestiva la processione che si svolge il 9 settembre, durante la quale il simulacro della Vergine viene portato per le vie del paese accompagnato da gruppi folk e dai cavalieri del Meilogu. Tutti gli abitanti del paese le sono molto devoti, e per l'occasione sono soliti rientrare a Thiesi quasi tutti i thiesini residenti all'estero. La chiesa parrocchiale di Santa Vittoria
Sebbene la patrona di Thiesi sia Santa Vittoria, la Festa più importante del paese non è la Festa di Santa Vittoria, ma la Festa della Madonna di Seunis, della quale abbiamo già parlato. La chiesa di Sant'Antonio da Padova
L'oratorio di Santa Croce
La chiesa di San Sebastiano con l'annesso convento dei Frati CapucciniProseguiamo lungo la via Roma sino alla fine, dove sbocca sulla SS131bis, che arriva con il nome di via Umberto I e prosegue come via De Martini Medaglia d'Oro. La seguiamo per circa 130 metri, e troviamo sulla destra della strada la chiesa di San Sebastiano, costruita tra il 1662 e il 1700 su iniziativa di una nobildonna di Thiesi e con il contributo di tutta la popolazione. Conserva al suo interno vari dipinti, statue e soprattutto, sull'altare maggiore, una statua di alabastro del Santo patrono, purtroppo in stato di abbandono. Sucessivamente, accanto alla chiesa è stato costruito l'annesso convento dei Frati Capuccini, che sono arrivati a Thiesi nel 1701 e vi hanno stabilito la propria dimora. L'edificio del convento, abbandonato nel 1866 a seguito delle leggi soppressive emanate dalla casa Savoia, ha avuto diversi utilizzi. È stato utilizzato come sede scolastica fino alla fine degli anni '50 del Novecento, e, dagli anni '80, dopo una ristrutturazione, è divenuto la sede di vari uffici pubblici. Ogni anno viene organizzata, solitamente nel mese di settembre, dagli allevatori di Thiesi la Festa in onore di San Sebastiano, con esibizioni in costume ed a cavallo. L'industria lattiero casearia dei Fratelli PinnaProsguiamo lungo la via De Martini Medaglia d'Oro per centottanta metri ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo verso destra la SP23, che assume il nome di via Fratelli Chighine. La seguiamo per trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 9, l'insieme degli edifici che ospitano l'industria lattiero casearia Fratelli Pinna. Il cimitero di ThiesiTorniamo indietro lungo la via Medaglie d'Oro De Martini, riprendiamo la via Umberto I e giriamo subito a sinistra, verso est, sulla via Binza e s'Ena, che ci porta fuori dall'abitato e, dopo quattrocento metri, arriviamo a un bivio. Svoltiamo leggermente a sinistra e ci troviamo di fronte all'ingresso del cimitero di Thiesi. Il campo sportivo di ThiesiSe, invece di svoltare leggermente a sinistra, al bivio svoltiamo a destra, arriviamo di fronte all'ingresso del campo sportivo di Thiesi. Visita dei dintorni di ThiesiNei dintorni di Thiesi sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Mandra Antine; della tomba di giganti di Baddju Pirastu; del protonuraghe su Saccu; del nuraghe complesso s'Ilvarezzu; ed anche dei nuraghi Colte de Unari, Crastu de Giolzi, de Sa Mura, Larista, monte Frimmaghe, monte Pizzinnu, Pabis, Possilva, Runaghe, Sa Caddina, s'Ena Manna, Tuccoresi, tutti di tipologia indefinita. I resti della chiesa campestre di San QuiricoDal centro di Thiesi prendiamo la SS131bis verso sud est, e, dopo circa un paio di chilometri, prendiamo sulla destra la SP30 in direzione di Cheremule, dopo 650 metri prendiamo una deviazione sulla destra, e dopo circa quattrocento metri, troviamo un sentiero, sulla destra, che ci porta ai pochi ruderi della chiesa campestre di San Quirico. Purtroppo della chiesa rimangono solo pochi ruderi, rimane, infatti, una porzione di muro che, annessa ad un monastero, apparteneva all'antico villaggio di Sauren. Fino dall'undicesimo secolo, nel Condaghe di San Quirico di Saure, allegato al Condaghe di San Pietro di Silki, viene menzionato il piccolo centro di Thiesi, con il nome di Tigesi. La chiesa di San Gavino Martire GuerrieroDal centro di Thiesi prendiamo, ora, invece la SS131bis verso nord ovest, e, dopo circa 5,2 chilometri, prendiamo una deviazione sulla destra, in direzione dell'agriturismo. Proseguiamo per poco più di un chilometro e mezzo, ed arriviamo all'altopiano sul quale si trova il complesso agricolo Sa Tanca de Santu Ainzu, formato da una villa padronale risalente alla fine del dell'800, stalle e fienili, un piccolo caseificio e l'abitazione del pastore. Il tutto è sistemato a quadrilatero in modo da formare un piazzale centrale. Per raggiungere la chiesa si prende a destra, prima del complesso agricolo, si supera il primo cancello di ferro, che immette sul lato della villa, e un secondo cancello che immette sull’ex giardino, posto sul retro della casa padronale, dove si trova la chiesa campestre di San Gavino Martire Guerriero, ossia Santu Bainzu. Si tratta di una piccola chiesa romanica costruita prevalentemente in conci di pietra calcarea, che risale al 1100 o 1200, di piccole proporzioni, che si conserva ancora integra, pur se in stato di abbandono. Il protonuraghe su Saccu detto anche Fronte 'e MolaRitornati sulla SS131bis, proseguiamo per 1,7 chilometri, ed arriviamo al bivio dove, prendendo a destra si prosegue con la strada statale, mentre a sinistra parte la SP50 in direzione di Romana. Proseguiamo verso destra sulla SS131bis per poco meno di due chilometri, poco dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 10, troviamo l'indicazione sulla sinistra per il protonuraghe. Parcheggiato, entriamo nel cancello a sinistra, saliamo lungo il pendio dirigendoci verso il margine est dell'altopiano, situato all'estremità di un boschetto di cipressi. Il Protonuraghe su Saccu, detto anche Fronte 'e Mola, edificato a 439 metri di altezza, non è visibile da lontano in quanto nascosto dalla vegetazione. È l'unico nuraghe noto della Sardegna con pianta rettangolare. Costruito con grossi massi di calcare sbozzati, ha, infatti, un inconsueto impianto rettangolare fornito di corridoio centrale, con i muri a sezione tronco piramidale. L'ingresso porta ad un corridoio con quattro nicchie, due per lato, e con abside posteriore. Sul lato sinistro, nella prima nicchia, partiva la scala di collegamento con un ampio terrazzo al piano superiore, con la parte sinistra delimitata da un basso muretto appartenente forse a una capanna o ad un recinto sacro. Si tratta del più grande e meglio conservato monumento di questo tipo. Il sito è stato sicuramente frequentato, successivamente, in epoca punica, in quanto vi sono stati trovati reperti appartenenti a quel periodo. Le sue forti analogie con i Talaiot a pianta quadra delle Baleari sono per adesso un'ipotesi. Resti della tomba di giganti di Baddju PirastuTornati indietro per poco meno di due chilometri, ritorniamo al bivio, dove prendiamo a destra la SP50 per Romana, la seguiamo per due chilometri e quattrocento metri, e, subito dopo il cartello indicatore della Sughereta su Padru, prendiamo una deviazione verso destra, che seguiamo per seicentocinquanta metri. Subito prima di una svolta a sinistra, prendiamo una sterrata sulla destra seguendo le indicazioni per Thiesi, la seguiamo per un centinaio di metri, e, sulla destra, si trovano i resti dell'interessante tomba di giganti di Baddju Pirastu. È l'unica in Sardegna ad avere due camere sepolcrali parallele, dato che è caratterizzata eccezionalmente da un corridoio lungo ed uno corto affiancati e comunicanti.
La tomba di giganti di Baddju Pirastu di Thiesi è orientata verso est, con un azimut di 88°. Gli studiosi L. Marchisio, Alessandro Manara e Adriano Gaspani, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica dell'Osservatorio Astronomico di Brera, hanno ipotizzato un allineamento verso Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro, e questo potrebbe essere una conferma per chi sostiene che l'arco dell'esedra delle tombe rappresentasse le corna taurine. Resti della necropoli di Mandra AntineRitornati sulla SP50 per Romana, proseguiamo per due chilometri e novecento metri e troviamo un cartello indicatore, che ci fa prendere una deviazione sulla destra che, in circa un chilometro e cento metri, ci porta a una strada bianca che conduce alla necropoli di Mandra Antine. La necropoli è costituita da quattro domus de Janas. La più importante è la tomba III, che è la cosiddetta tomba Dipinta, chiusa da una recinzione che permette di vedere l'interno attraverso una cancellata, per cui se si vuole entrare è necessario chiedere le chiavi al Municipio di Thiesi. La tomba è composta da quattro vani disposti a T, ossia una piccola anticella ellittica, che conduce nell'ampia camera rettangolare, sulle cui pareti laterali si aprono gli ingressi di due vani ellittici. La camera maggiore è coperta da un tetto ed è caratterizzata dagli affreschi, che occupano tutte le sue pareti. In basso e in alto sono dipinte fasce color cinabro, nere, giallo oro e rosa. Due grandi coppie di corna su fondo oro sono dipinte sulla parete frontale. Il soffitto è dipinto in riquadri rettangolari, con fasce brune filettate in cinabro e giallo oro. Si tratta di un ipogeo unico in Sardegna, per le sue tracce di decorazione policroma. Sul pavimento, in posizione leggermente decentrata, è presente un focolare delimitato da quattro cerchi concentrici scolpiti con coppella centrale. La datazione della necropoli si fa risalire al Neolitico Finale, alla Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d il 2800 avanti Cristo, oppure anche all'Eneolitico. Sul monte Majore con le sue grotte tra le quali la grotta di Sa CoronaRitornati sulla SP50, la seguiamo per poco meno di un chilometro e mezzo, poi troviamo una deviazione sulla destra, segnalata da un cartello indicatore, che ci fa prendere una strada che sguiamo, con curve e tornanti, per poco più di due chilometri e mezzo. Qui troviamo una specie di incorcio, dove prendiamo una deviazione sulla destra, che seguiamo per circa ottocento metri. Un sentiero sulla sinistra ci porta alle pendici del Monte Majore, dove si trovano le grotte, situate in una zona difficilmente raggiungibile, di proprietà comunale. Alle pendici del monte Majore, oltre alla grotta di Sa Corona, si aprono la grotta di Su Idighinzu e la grotta di Laccheddu e Code, che sono state frequentate fino dai tempi preistorici. La più importante è la grotta di Sa Corona, che si apre su un vasto altopiano a circa 550 metri di altezza, ed accedere è difficoltoso, dato che la bocca è nascosta tra i cespugli. Subito dopo l'ingresso, il suolo roccioso scende, e si apre su un immenso spazio sotterraneo, costituito da una vasta camera principale e da vari recessi minori. Nella camera di fondo sgorga una sorgente di acqua potabile e, lungo il percorso della diramazione, si aprono alcuni pozzetti, comunicanti con un fiume sotterraneo. Il sito è stato scoperto nel 1954, e nel 1977 è stata effettuata una prima raccolta di materiali. Gli scavi del 1980 hanno permesso di mettere in luce tre differenti livelli culturali, pertinenti allo stesso periodo del Neolitico. Alcuni reperti sono dello stesso tipo di quelli rinvenuti nella grotta Verde ad Alghero e nella grotta Filiestru a Mara, ossia ceramica caratterizzata dalla comparsa della tecnica di decorazione strumentale, che si affianca a quella cardiale. Si trovano, poi, reperti di un secondo orizzonte culturale, che presenta forme e decorazioni del tutto nuove, con la scomparsa della decorazione Cardiali, delle colorazioni e delle decorazioni. È documentata anche l'industria litica, soprattutto in ossidiana, compaiono lame, punte di freccia, falcetti per tagliare il grano, bulini e raschiatoi per la macellazione. Sono state, inoltre, rinvenute alcuni macinelli, un'accetta in pietra levigata e alcuni frammenti di un anellone in pietra verde. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Meilogu recandoci a visitare Cheremule, dove sono stati trovato i resti del cosiddetto uomo di Nur, per molto tempo ritenuti appartenenti a un ominide vissuto nel Paleolitico inferiore, circa 300mila anni or sono. | ||||
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