International Conference Military Landscapes. A future for Military Heritage. La Maddalena, 21-24.06.2017 2 patrimonio di difesa costiera 2 (Regione Autonoma della Sardegna 2013), è possibile, però, riscontrare come tale ambito di studio rappresenti ancora un vasto campo d’indagine sotto molteplici e diversificati aspetti. Si tratta di complessi per lo più fortificati che rappresentano un’eredità culturale e architettonica di grande rilevanza strategica e paesaggistica, per lungo tempo di uso esclusivo della Marina Militare; oggi ne rimangono numerosi manufatti che, avendo ormai perso interessi e funzioni legati all’attività militare e di navigazione, versano in condizioni d’estrema precarietà e sono oggetto continuo di spoliazioni e demolizioni. È questa una situazione che richiede interventi urgenti, supportati da una preventiva fase di conoscenza oltre che dalla messa a sistema di specifiche opere di tutela, restauro e valorizzazione. Le prime opere fortificate (1767-1806) Gli studiosi hanno riconosciuto la coincidenza della storia dell’Arcipelago di La Maddalena con quella delle marinerie militari delle varie potenze avvicendatesi nel controllo della Sardegna, a partire dal XVI secolo, periodo in cui le coste sarde vengono spesso attaccate dai francesi (1520) oltre che depredate dai pirati barbareschi (1535-41); è solo dopo la vittoria di Lepanto (1571) che il Regno di Sardegna, assumendo il ruolo d’importante avamposto contro l’espansione ottomana, inizia a organizzare una sistematica rete difensiva costiera. Nello specifico, l’Arcipelago rientra nel programma solo a partire dal XVIII secolo, quando i primi soldati dell’esercito sabaudo raggiungono l’isola maddalenina per trasformarla in una strategica piazzaforte militare per le navi della Regia Marina Sarda (14 ottobre 1767); inizialmente, con la costruzione del forte ottagonale di San Vittorio, detto di ‘Guardia Vecchia’ 3 (fig. 2a-2b), localizzato nel punto più elevato dell’isola (146 m) a controllo delle Bocche di Bonifacio e dei movimenti dei contrabbandieri provenienti dalla Corsica. Prima di questa fase, le isole sembrano essere ancora disabitate o solo, saltuariamente, raggiunte da pastori còrsi, provenienti da Bonifacio, per il pascolo stagionale del bestiame. Isolamento dell’Arcipelago documentato anche nel Trattato di Londra, del 1718, quando la «Sardegna venne ceduta a Vittorio Amedeo II di Savoia, in cambio della Sicilia» (Michel 1936: 29); nell’accordo, infatti, non si trova alcun riferimento al passaggio delle isole ‘intermedie’ e al loro controllo politico. È solo tra fine Settecento e Prima Guerra Mondiale che la difesa del territorio maddalenino si concretizza, soprattutto attraverso provvedimenti tesi alla protezione dei confini prima del Regno di Sardegna poi dell’Italia Unita. Si tratta di manufatti difensivi realizzati in forma di opere fortificate permanenti, finalizzate al controllo della costa da attacchi o sbarchi dal mare (Cianchetti 1989); strutture localizzate, secondo il disegno del maggiore La Roquette, a partire dal 1768, intorno al primo edificio di culto dell’isola, dedicato alla Santissima Trinità. Nel 1771, poi, il viceré di Sardegna, Vittorio-Lodovico d’Hallot (1767-71), conte di Hayes, ordina l’edificazione di un nuovo baluardo sulla vicina isola di Santo Stefano; si tratta dell’omonimo torrione quadrato, primo vero e proprio organismo in pietra, ben riparato dai forti venti dell’Arcipelago. Fino al 1806, il sistema difensivo viene ulteriormente ampliato con la costruzione, nell’isola madre, di altri sette forti a difesa del piccolo borgo portuale: Sant’Andrea, Balbiano 4 (1790-92) a ovest di Cala Gavetta (fig. 3), Sant’Agostino 5 , Santa Teresa (1793), detto anche Sant’Elmo 6 (Giannattasio, Grillo, Murru 2017); altre strutture sull’isola di Santo Stefano: i forti San Giorgio e Carlo Felice 7 (1806-07), progettati dal comandante della Marina sardo-piemontese, ammiraglio Giorgio Andrea Des Geneys (1761-1839), per proteggere la rada di Porto Camicia, il passo di Moneta e la zona a nord-est dell’Arcipelago, ambiti territoriali questi facilmente raggiungibili da sbarchi nemici (Garelli 1907). 2 In base all’articolo 14 dello Statuto Speciale per la Sardegna, la Regione subentra, sul territorio, nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e demaniale, in questo caso torri costiere, fortificazioni e infrastrutture di segnalazione per la navigazione. 3 Dalla fine del XVIII secolo la struttura viene utilizzata anche come prigione. Dal 1887 è oggetto d’importanti trasformazioni e oggi, dopo essere stata sede del centro per telecomunicazioni della Marina Militare, e una stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare, è gestita dalla Guardia costiera. 4 La batteria, che prende il nome dal viceré di Sardegna, Vincenzo Balbiano, in carica dal 1790 al 1794, può essere localizzata in una posizione non distante dal porto attuale, a controllo del canale fra La Maddalena e Santo Stefano. 5 Nel 1787 il forte viene consegnato ad Agostino Millelire per la trasformazione in abitazione, il cosiddetto palazzo Millelire. 6 Dalla metà del secolo scorso il manufatto diventa di proprietà privata, ma oggi è abbandonato e in stato di rovina. 7 Il forte prende il nome dal duca di Genova, Carlo Felice, il quale, su mandato di Carlo Emanuele IV e Vittorio Emanuele I, rimane al governo della Sardegna dal 1800 al 1806.