5 Luigi Agus, La chiesa parrocchiale di Muros (Sassari) “conduttrice”, ovvero Madonna del Buon Cammino. All’origine del nome è anche il toponimo del convento degli Hodigí, o “guide”, dove era conservato l’originale icona attribuita a San Luca. Il simulacro di Muros, nonostante la titolazione, non presenta alcuna caratteristica tipica della Madonna del Buon Cammino od Hodigítria. La Vergine è raffigurata stante con il manto aderente al corpo come mosso da una improvvisa folata di vento che gonfia anche il velo che si diparte dal braccio sinistro e copre il capo. Maria con la destra regge il Bambino nudo, mentre con la mano sinistra gli tiene giocosamente il piedino, mentre quest’ultimo sembra aggrapparsi al velo con entrambe le manine. Se non fosse per lo sguardo estatico della Madonna e il Bambino distaccato dalla Madre, potrebbe dirsi una Vergine Eleúsa (cioè tenera e misericordiosa) o del Buon Consiglio, diffusa soprattutto nel Nord Italia (il santuario si trova a Villa di Serio, nei pressi di Bergamo). Non conosciamo il motivo per il quale questa che all’apparenza sembrer ebbe più una Madonna del Buon Consiglio o Eleúsa, sia venerata a Muros come Madonna del Buon Cammino. È molto probabile che questa preziosa statua marmorea abbia sostituito un precedente simulacro forse ligneo, raffigurante per l’appunto una Hodigítria, e nonostante la differente tipologia sia rimasta sia la titolazione originaria, sia il culto, probabilmente di antiche origini. Per quanto riguarda la datazione il riferimento andrebbe ancora una volta a don Francesco Martínez, già munifico benefattore della chiesa e cioè alla fine del Seicento. La statua probabilmente fu acquistata in coincidenza con la costruzione della navata, prima quindi del 1689, visto che là era collocata in un’apposita cappella, come dimostra la nicchia rinvenuta di recente di cui si è già parlato. Anche gli stilemi che la contraddistinguono portano a una datazione, come si vedrà più avanti, compresa tra il 1683 ed il 1691, mentre la fattura è certamente genovese, così come genovese sarebbe la già menzionata lapide frammentaria con stemma del 1659 proveniente dall’asilo del paese, il cui apparato decorativo rimanda direttamente al monumento di Bernardo de la Cabra del duomo di Cagliari, datato a dopo il 1655 34 . La nostra scultura deriva infatti, pur con qualche variazione nella posa del Bimbo e per il fatto che quella murese è ritratta in piedi, mentre quella ligure seduta, dalla Madonna Carrega scolpita da Pierre Puget nel 1681 ed oggi custodita presso il museo di Sant’Agostino di Genova. Di questa esiste una copia realizzata dallo scultore francese Christophe Veyer nel 1691, oggi al Musée des Beaux-Arts di Marsiglia. La scultura di Muros presenta una fattura meno raffinata rispetto a quelle di Puget e Veyer, anche se risente della medesima educazione del gusto derivante dai prototipi di Filippo Parodi 35 , anche se il suo scultore risente ancora di quella certa rigidità compositiva di un Taddeo Carlone (Madonna della Misericordia della chiesa di S. Nicola da Tolentino a Genova) e pur affascinato dalle novità di Parodi e Puget risulta legato alla tradizione consolidata di Tomaso Orsolino (le due Madonne con Bambino della chiesa di S. Martino d’Albaro datate rispettivamente 1618 e 1650) 36 . Le dimensioni ridotte, quel modo di ingrossare le pieghe del manto, i visi assorti, la corpulenza del Bambino, portano ad accostare questa scult ura a quelle di S. Francesco d’Assisi e S. Diego d’Alcalá presenti nell’altare di Sant’Isidoro Agricola del transetto sinistro del duomo di Cagliari, collocate in due nicchie rispettivamente a destra e sinistra rispetto a quella centrale dov’è sistemata la statua lignea di San Saturnino martire, opera già attribuita erroneamente a Giuseppe Antonio Lonis 37 , nonché all’apparato scultoreo del monumento a Martino il Giovane, posto all’altro capo del transetto, sempre nel duomo cagliaritano. Le due sculture cagliaritane furono realizzate su commissione dell’arcivescovo Diego Fernández de Angulo nel 1683 assieme all’intero altare dal marmoraro di Carona attivo a Genova Giulio Aprile, il quale aveva già realizzato il monumento funebre a Martino il Giovane nel 1676, collocato, come detto, alla testa dell’altro braccio del transetto, e la balaustra dell’altare maggiore. La Vergine di Muros andrebbe quindi datata tra il