423 Scavi e scoperte Nel 1850, l’Angius, nella voce Sagama redat- ta per il Dizionario del Casalis segnalava sei nuraghi, dei quali venivano indicati per nome soltanto quelli di De sos Pascialzos e Nuratolu, mentre per il Nuraghe Muristene, che pure era il meglio conservato del territorio, si limitava a scrivere che «se ne vede un altro all’orlo del paese nel cortile della casa rettorale verso ponen- te, che ricoperto di tevoli (?) serve per pagliaio e stalla» (1) . Sarà invece lo Spano a fornire le notizie più copiose sulle antichità di Sagama, e in questo certamente facilitato dal fatto che un suo fratello, Luigi, era parroco del paese e poteva fornirgli informazioni di prima mano sui ritrovamenti che avvenivano nel territorio: sepolture, frammenti di bronzo, fondazioni edilizie e monete consola- ri, tra le quali una della famiglia Farsuleja, datata al 74 a.C, provenienti dal sito Murenda (2) ; mone- te dal sito Francischinu (3) e monete di bronzo, fra le quali un Gordiano II Africano (4) . Inoltre, nel maggio del 1865, lo Spano fu ospite di questo fratello ed ebbe così l’opportu- nità di «perlustrare tutto il suo piccolo territorio, da nessuno finora osservato». Nel corso di queste ricognizioni, lo Spano ipotizzò che la regione fosse abitata «da nove famiglie, come indicano i nove nuraghi che spuntano nella periferia, in poca distanza uno dall’altro, che sono i seguenti: Nuraghe Moristeni, nella punta della collina, dove sorge il villaggio, e che era il più grande e più bello,…al quale fanno corona Passiarzos – De Jannas – Funtanedda – Molineddu (due, uno vicino all’al- tro) – Sa Mandra de sa Jua e Mura Pinna» (5) . Attualmente, il numero di nuraghi si riduce ai primi sei, mentre sono del tutto ignoti gli ulti- mi due indicati dallo Spano che, a causa degli incerti confini amministrativi del tempo, potreb- bero riferirsi ad ambiti comunali contermini. Lo Spano segnala inoltre 5 tombe di giganti «che sono Su Crastu Covaccadu, Mura de Canes, Mura de Facchicanu, Codina de Manunta e Su Crastu Scrittu, che è il più ben conservato, perché tuttora conserva la gigantesca stela, scal- pellinata in mezzo, sagomata e terminante in forma conica….. In questa che sembrava inviola- ta, nel giorno 25 aprile vi praticammo uno scavo, ma era frugata da secoli avendo solamente trova- to in mezzo alla terra frammenti di grossa terra- glia» (6) . Anche per quanto riguarda le tombe di gigan- ti vi è un numero superiore a quello da noi cono- sciuto che è limitato a Su Crastu Covaccadu e alla tomba di Triganino o Sa Costa (7) – non indi- cata dallo Spano, almeno con questo nome –, mentre Su Crastu Iscrittu appartiene al territorio di Scano Montiferro (8) , così come, probabilmen- te, tutte le altre diversamente citate. Durante questo suo soggiorno a Sagama lo Spano recupera due monete puniche e «stoviglie finissime, e pezzi di corniole, specialmente attor- no al citato nuraghe di Moristeni, racchiuso nel- l’orto attiguo alla casa Parrocchiale… Ma dove più compariscono i segni di colonia romana è nel sito appellato Murenda, nel quale si scopersero embrici, sepolture, frammenti di bronzo, tra i quali due belli manubrii che ornavano due diver- si vasi di bronzo» (9) . Seguiranno notizie su una sepoltura a incinerazione in grotta, con vasella- me e monete, tra le quali un Marco Aurelio con la lupa sotto il fico (10) ; una moneta «rara di quar- ta grandezza di Marco Aurelio» avuta dal fratello (11) ; due belle asce di basalto «che ci furono favo- rite dall’agricoltore A. Spada e da G. Cadeddu (12) ; una lucerna di età imperiale e una moneta di Marco Aurelio ancora dal sito Murenda (13) ; sui lavori eseguiti nella chiesa parrocchiale, ove «il sac. Elias Dettori, vice Parroco di Sagama,… mise all’aperto una grotta lavorata a sepoltura dove stava un mucchio di cadaveri ridotti in cenere con vasellami e monete tanto ossidate che non si potevano distinguere» (14) ; della scoperta, in località Murenda, di una «sepoltura dalla