Emilio Chessa questa fase si procedeva alla suddivisione del fondo in quadrati o in rettango- li con un sistema di corde; l'incrocio delle corde segnava il punto esatto dove conficcare le talee (su Sarmentu), generalmente a una distanza di 1,20-1,50 m. l'una dall'altra, le distanze che superavano il metro erano giustificate dalla lavorazione meccanica. Gli spezzoni esterni alla quadratura detti scurzones venivano vitati a parte. A Santulussurgiu in media si impiantavano circa 10.000 ceppi per ettaro, quindi le distanze tra i ceppi erano l metro nel filare e 1 metro nell' interfilare, questa distanza era sicuramente più funzionale alla tipica lavorazione manuale con la zappa e, in secondo luogo, rispondeva al principio, oggi recuperato dalla moderna viticoltura, di ottenere un buon vino da una bassa produzione per ceppo, aumentando il numero dei ceppi per etta- ro. Seguendo i resoconti di Alberto Ferrero Della Marmora, nel suo Viaggio in Sardegna 55 e le annotazioni del Wagners 6 possiamo pensare che la coltura della vite a Santulussurgiu, abbia risentito dell'influenza della tecnica roma- na piuttosto che di quella spagnola-catalana. Nella coltura assa sardisca (romana) si appoggiavano le viti ai pali che naturalmente o con giunco veni- vano tenute strette (obiadas); questa tecnica era diffusa nelle zone interne con una piovosità molto abbondante, mentre nella coltura assa catalana, usata in luoghi meno piovosi e più ventilati, si faceva a meno dei sostegni e si lascia- va il ceppo basso. Data l'esposizione geografica e le condizioni climatiche gli "abili e antichi viticoltori" lussurgesi si servivano degli astoni di castagno (raiga) per sostenere le viti 57 Le borse di studio del comune. L'interesse per la viticoltura e la voglia di informare e di sviluppare la coltu- ra del vino animò la nascita della prima Scuola di Enologia in Sardegna nel 1885. La scuola, ospitata nella villa del canonico Efisio Muscas a Cagliari, venne diret- ta dal Prof. Guglielmo Baldeschi, prendendo definitivamente la denominazione di Regia Scuola di Viticoltura e di Enologia. Trascorsi alterni periodi di crisi nel 1889 venne chiamato a dirigere la Scuola il Prof. Sante Cettolini. È in questo periodo che la scuola sperimentò nuove colture viticole e nuove tecniche di distillazione. I corsi ordinari segnarono un notevole incremento di iscrizioni; di grande interesse furono i corsi biennali frequentati da figli di possidenti e di pro- prietari di modeste imprese vinicole che, terminati gli studi, riprendevano a lavo- rare nelle aziende familiari o venivano assunti in altre cantine. 55 A. DALLA MARMORA, Viaggio in Sardegna, Cagliari 1927. 56 M. L. WAGNER, La vita rustica della Sardegna risflessa nella lingua, Nuoro 1996. 57 Su questo aspetto cfr. CHERCHI PABA, Evoluzione Storica cit., VoI. II pag.132, sempre dello stesso auto- re cfr. Lineamenti storici dell'agricoltura sarda nel secolo XIII, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, Firenze, 1959, voI. II p. 146. Su questi argomenti sono interessanti le riflessioni di A.!. PINI, Il vino nella civiltà italiana, In AA.VV., Il vino nell'economia e nella società italiana Medievale e Moderna, Firenze, 1988. 524