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Maschere e Carnevale in Sardegna
Intro
Il carnevale tradizionale di Lula era un rito ar-
caico, selvaggio e cruento che contemplava il sacrificio
di una vittima in carne e ossa.
I personaggi
Su Battileddu
: la vittima del car-
nevale indossa nere pelli di pecora o montone; ha il vol-
to nero di fuliggine, con macchie rosse a simulare il
sangue. Sul petto un grappolo di campanacci,
sos
marrazzos
. Sulla testa porta un fazzoletto nero da
donna e corna caprine, oltre a
sa ’entre ortata
, una
parte dello stomaco di caprone. Nel petto cela
su
chentu puzone
, una parte di stomaco di ruminante
pieno di sangue. Altri
Battileddos
accompagnano la
vittima e sono vestiti di stracci.
Sos Battileddos isso-
catores
hanno il ruolo di guardiani del bestiame; altri
Battileddos
sono buoi aggiogati.
Sos Battileddos
vestiti da vedove piangono la vittima del carnevale con
sos attittos
(lamentazioni funebri).
La rappresentazione
Sos Battileddos
erano impersonati sempre dalle stesse persone di ses-
so maschile. La vittima era un individuo considerato
pazzo; così
su Battileddu
si comporta da folle, prof-
ferendo frasi scurrili e senza senso.
Sos Battileddos
issocatores
lo tengono legato per impedirgli di sot-
trarsi al suo destino. Gli astanti pungono
su chentu
puzone
per far scaturire il sangue e poi s’imbrattano
il volto. Quando
su Battileddu
cade per terra qual-
cuno esclama: “L’ana mortu, Deus meu, l’an’irgorga-
tu!” (l’hanno ucciso, Dio mio, lo hanno sgozzato!).
Ma basta un bicchiere di vino per rianimarlo. Le vedo-
ve inscenano il funerale con gesti e lamentazioni
scurrili. A volte hanno in mano un bambolotto smem-
brato e chiedono agli astanti di baciarlo. Ogni tanto
le maschere si siedono in cerchio e giocano a “pizzica
e non rie” (pizzica e non ridere). Si anneriscono l’una
l’altra il volto di fuliggine, in un silenzio serio e com-
posto. Chi ride dovrà offrire da bere.
Il significato
Il carnevale di Lula risale ai riti
agrari pre-cristiani e rappresentava probabilmente la
passione e la morte di Dioniso. Il nome della maschera
deriva da “battile” che in sardo significa “cosa inutile”,
“straccio”; rivolto a una persona significa “buono a
nulla”. Secondo la studiosa Dolores Turchi il termine
primario era però “bathileios”, che significa “ricco di
messi”. Così la maschera indicava probabilmente colui
che avrebbe reso fertili i campi.