“punti” e il nome di “coro” proviene da ciò che la fi-
gura del ricamo è composta di cuori più o meno fini-
ti, più o meno fioriti e piccoli. C’è il “cuore di sette” il
“cuore di nove”, ecc.».
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La denominazione “punto smock”, benché tecnica-
mente rispondente, non soddisfa pienamente le ca-
ratteristiche di questo magnifico ricamo che, data la
forte connotazione isolana sarà definito, d’ora in poi,
“punto sardo su tela arricciata”. Le denominazioni
degli altri punti rimangono quelle da tempo codifica-
te nei manuali di ricamo. Analizzando nel loro in-
sieme le camicie sarde nell’excursus cronologico in
esame, si ha d’altro canto un campione completo di
tutte le tecniche del ricamo in bianco utilizzate per
realizzare motivi geometrici e floreali. Si inizia con
gli elementari punto erba, catenella, vapore, mosca,
spina, festone, strega, per arrivare al punto damasco,
lanciato, pieno, pieno imbottito, punto pisano, punto
inglese, ricamo a intaglio o Richelieu; notevoli i punti
di ricamo su tela sfilata che comprendono le nume-
rose varianti di punti a giorno realizzati a fascetti, a
punto maglia, cordoncino e rammendo in una gran-
de quantità tipologica.
Specialmente nei ricami del primo Novecento l’or-
nato floreale è realizzato sfruttando la traspa-
renza ottenuta combinando insieme diversi
tipi di fondi a giorno (retini su tela sfilata)
contornati a punto festone o cordoncino, per
ottenere decori di grande effetto. Assai dif-
fuso, dalla fine dell’Ottocento in poi, è
anche il ricamo su tela sfilata, erro-
neamente definito filet, caratteriz-
zato da un reticolo di fondo lavo-
rato a punto cordoncino sul quale,
a punto rammendo, si eseguono i
motivi ornamentali costituiti so-
prattutto da rose, grappoli d’uva ed
altri motivi fitomorfi stilizzati. Il filet
vero e proprio o modano, vale a dire
la rete annodata, ricamata a punto
rammendo, oppure utilizzata come
sfondo per l’applicazione di ricami
a punto festone, è presente in rari e
raffinati esemplari successivi agli
anni Venti del Novecento. Da se-
gnalare l’impiego del “punto in
aria” (punto occhiello) realizzato
ad ago, di tradizione cinquecen-
tesca, per rifinire i ricami sullo
scollo e sui polsi; è un punto di
ricamo che richiede grande peri-
zia: viene realizzato come un mer-
letto partendo da una sola linea di appoggio
e ricamando diversi ordini di minuscoli archetti a
punto occhiello intercalati da pippiolini, ragnetti e
rosette. Anche qui è da precisare che le bordure più
antiche sono sottili, mentre nelle camicie di gala più
recenti raggiungono dimensioni considerevoli.
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Si
tratta di un insieme di punti di tradizione antica
utilizzati nella piena aderenza al gusto isolano o
suggeriti dalle riviste di ricamo che ripropongono i
temi della grande tradizione del merletto italiano
rielaborati nel gusto proprio delle correnti stilistiche
del primo Novecento.
Alla diffusione del ricamo concorre anche l’attività
delle monache, presso le quali le giovani di famiglia
agiata apprendono le più raffinate tecniche per la
realizzazione dei corredi, e l’apertura di istituti reli-
giosi che impegnano le giovani donne in attività di
cucito e ricamo.
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Le trine a fuselli in sottile filato di lino sono piuttosto
rare, soppiantate dal più comune pizzo ad uncinetto
o da merletti meccanici. Rarissimo è anche il chiac-
chierino talvolta utilizzato per interventi di riparazio-
ne in sostituzione del merletto a “punto in aria”. Da
tenere presente il ricamo che orna le camicie di Teu-
lada, sia maschili che femminili.
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Il pizzo San Gallo
ed altri tipi di merletti meccanici entrano nell’ab-
bigliamento tradizionale dopo il primo venten-
nio del Novecento e si diffondono solo laddove
la tradizione del ricamo a mano non ha mai
trovato uno sviluppo compiuto o sono impiega-
ti in esemplari da riparare o da utilizzare
in ambito giornaliero.
L’unione delle varie parti dell’indu-
mento è realizzata a mano o a mac-
china a costura piatta o doppia, tec-
niche che danno consistenza anche
ai tessuti più leggeri e rifiniscono sen-
za sfilacciature quelli più pesanti, ga-
rantendo anche una maggiore resistenza
ai lavaggi e al logorio dovuto all’uso. Solo
raramente, in esemplari rimaneggiati e
comunque utilizzati al di fuori dall’am-
bito tradizionale, si osservano cuciture
di qualità inferiore. Il lutto impone la
riduzione delle scollature, la rinuncia
ai ricami vistosi con la sola concessio-
ne di quelli necessari per la struttura
dell’indumento, ma in tutti i casi, an-
che questi, semplificati. Per le vedove,
specie nei primi tempi, anche l’ecces-
sivo candore della camicia fresca di
bucato doveva essere smorzato espo-
nendola al fumo del focolare prima di
indossarla.
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