secolo. Il tedesco sostiene che gli artigiani che operava-
no nelle poche città sarde erano in numero scarso e per
lo più “forestieri” stabilitisi nell’isola; al contrario: «I la-
voratori d’argento sembrano pure prosperare più di tut-
ti, a causa della quantità d’argento che i contadini so-
gliono portare sopra di loro». Per confermare la tesi
sull’abbondanza di ornamenti preziosi usati dai sardi
aggiunge non senza esagerare: «Imperocché ad un Sar-
do poco importa di andare stracciato ed a piedi scalzi,
ma impiega sin l’ultimo centesimo per poter far pompa
di bottoni d’argento, catena, uncini e persino stuzzica-
denti, i quali sono attaccati a una catena particolare; do-
vesse egli anche poter guadagnare il denaro occorrente
in nessun altro modo che coll’omicidio ed il furto».
36
In un’altra lettera Fuos scrive: «Non è raro di vedere
una contadina in abiti di stoffa di seta a fiorami ovvero
di velluto, dappertutto guarnito con galloni inargentati
ovvero dorati, con una catena d’argento a quattro o
cinque giri attorno al collo, e per lo meno una mezza
dozzena di anelli alle dita. I contadini stessi sono pari-
menti riccamente guarniti di anelli, e di bottoni e cate-
ne d’argento».
37
È evidente che il Fuos non stima molto i sardi che de-
finisce «pigri, superbi, lascivi e in massimo grado ven-
dicativi».
38
A conferma di quanto afferma il tedesco circa l’abbon-
danza della gioielleria fra i contadini e gli artigiani pos-
sono essere citati gli inventari dei beni posseduti da al-
cuni cittadini di Alghero, non appartenenti quindi alla
nobiltà o alla ricca borghesia, i quali vestivano, in par-
ticolare gli agricoltori, come testimonia Angius, ancora
nei primi decenni del XIX secolo, il «costume sarde-
sco», avendo sostituito soltanto il gabbano con un giac-
cone verde, al contrario delle donne che vestivano co-
me nelle altre città italiane e variavano i loro abiti
«secondo il capriccio della moda».
39
Nella casa del
massayo
Antonio Ignazio Scano dopo la
sua morte, come risulta dall’inventario dei beni redatto
il 10 maggio 1730, furono trovati diversi ornamenti pre-
ziosi: «
un anel de or de set pedras, una veronica de or
ab quatre perlas pengiant, un collar de ambrias finas,
dos parells de fiquetas de coral engastadas de or, un pa-
rell de orellars de or, un anel de or
…
tres parells de bo-
tons de plata ab diversas pedras, un parell de gioguetas
ab una figueta engastada de or tallada, y altra figueta
engastada de plata, un beige negra engastat de plata
».
40
Il
fuster
(falegname) Nicoloso Galzerin, dall’inventario
dei beni compilato il 1 febbraio 1728, risulta che posse-
deva «
un parell de arrecadas de girasol engastadas de
or, un parell de figuetas de coral engastadas de or, un
anel de or, ab una pedra azul, un agnus dei engastat
de plata, un tros de coral engastat de plata, ab dos ca-
denetas
».
41
Allo stesso anno risale un inventario, redatto il 15 ago-
sto, relativo ai beni posseduti dal falegname Antonio
Demontis, nella cui casa vennero trovati numerosissimi
gioielli:
«una veronica de coral engastada de or ab sinc
perlas pengiant, un parell de boxus de coral engastats de
or ab sis perlas y sis granats fins en cada box, un parell
de arrecadas de girasol engastadas de or, un cristus de
or masis, un parell de figuetas de coral engastadas de or,
altro parell de figuetas de coral engastadas de or, un pa-
rell de boxus de coral engastats de or, un parell de ore-
lars de or, un parell de arres de or masis, un anell de or
ab sinc pedras blancas, altro anell de or ab altra sinch
pedras blancas, altro anell de or ab una pedra a mitg,
altro anell de or ab una pedra turquina, altro anell de
or ab una pedra vermella, altro anell de or ab una pe-
dra azul, un collar de coral ab catorze botons de or, un
parell de arrecadas de cristall engastadas de or, una
varonica de coral engastada de or, una collana de pla-
ta e una tenedora de plata, un agnus engastat de plata,
un ambria fina engastada de plata, un parell de tibias
de plata,
…
quatorze botons de plata plans, un parell
de botons de plata ab las suas pedra
s».
42
Il massaio Juan Baptista Cusseddu, anch’egli di Alghero,
possedeva, come risulta dall’inventario redatto dal no-
taio Giuseppe Zaccarias nel 1761: «
una gioya de cristall
engastada de or y una
…
de coral engastada de or, un
parell de arrecadas de coral engastadas de or, un anell
de or ab nou pedras, altra anell de or ab una pedra,
vuit botons de or y un cor de coral fet a gargantilla
».
43
Fra i beni posseduti dal pescatore algherese Salvatore
Vulpes, come si deduce dall’inventario dei beni redatto
nel 1776, sono presenti «
un sancristos de or, un anell de
or ab un cor a mix, un parell de arrecadas de or ab sas
perlas blancas, altro parell de arrecadas de or ab sas pe-
dras blanca
s».
44
Come emerge dagli inventari appena citati, e se ne po-
trebbero aggiungere molti altri, i gioielli in oro non so-
no così rari come si pensava.
L’abitudine di ornarsi con molti gioielli anche nel seco-
lo successivo è confermata per la prima metà dell’Otto-
cento dall’inglese William Henry Smyth, ufficiale della
marina britannica. In seguito a due missioni compiute
nell’isola fra il 1823 e il 1824 per rilevamenti topografici
sulle coste e la stesura di alcune carte nautiche, pub-
blicò nel 1828 l’opera
Sketch of the present state of the
Island of Sardinia
in cui fornisce interessanti notizie
sulla geografia, sulla storia politica, sui prodotti e sulle
risorse della Sardegna. Un capitolo del volume è intera-
mente dedicato agli usi e costumi, alle superstizioni, al-
le feste, alle abitudini alimentari, all’abbigliamento e ad
altri aspetti della vita dei sardi: «Generalmente i nobili e
i cittadini adottano nel vestire le mode italiane più co-
nosciute, ma la
gente manna
, cioè i signorotti di cam-
pagna, come anche i
mussaras
[
sic
, massai], cioè le
classi alte degli agricoltori, e tutti i contadini sono carat-
terizzati e distinti dai loro diversi abiti tradizionali».
45
Per quanto riguarda la gioielleria maschile, Smyth ac-
cenna soltanto alla camicia che «è allacciata al colletto
con dei bottoni argentati, ma il collo resta ugualmente
scoperto». Un cenno brevissimo a dei bottoni argentati
in stile maltese e ad una fibbia di metallo lo si ritrova
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