Una volta assunti restavano in paese per tutta la durata del lavoro: dormivano all'aperto e mangiavano in campagna il pane e il formaggio distribuito dai padroni. Il lavoro in sé era semplice ma ripetitivo e faticoso: con la mano sinistra si afferrava un mazzo di culmi e con la destra, che impugnava la falce, lo si tagliava a 40 centimetri circa dal suolo. Si procedeva in questo modo fino a quando con la mano sinistra non si poteva contenere altri culmi. Si formava in tal modo su manugu, un grosso mazzo che era composto da tanti mazzetti legati insieme con un culmo. Sei mazzi formavano sa màniga, un covone. I covoni erano disposti con le spighe rivolte verso l'alto, in attesa di essere caricati sul carro e portati alle aie. La mietitura era un lavoro prettamente maschile; la donna era assunta solo per portare acqua e cibo ai lavoratori, raccogliere i covoni e aiutare a caricarli sul carro. Una figura particolare era quella della spigolatrice: ogni mietitore del luogo aveva diritto a portarne una con sé. Se questa non era una parente stretta, essere scelta da un mietitore particolarmente bravo era motivo d'orgoglio e anche di rivalità con le altre donne. Talora is messadoris dovevano far fronte alle pretese del padrone che pretendeva, spesso senza riuscirci, di inserire nel gruppo spigolatrici scelte da lui. Le spigolatrici procedevano dietro i mietitori e raccoglievano il grano rimasto al suolo. Mettevano le spighe, senza gambo, dentro una sacca legata in vita. Quando questa era piena, il contenuto veniva versato in un sacco di juta. Ognuna aveva diritto a tenere tutte le spighe raccolte. A lavoro terminato, regalava al mietitore che l'aveva scelta una camicia. Di questa antica tradizione non si conosce l'origine. L'ultimo carro carico di covoni, ornato di immagini sacre, croci di spighe e frasche, era festeggiato con del buon vino, offerto dal padrone e distribuito dalle spigolatrici. Alle aie si procedeva a sa treba, alla trebbiatura. Fino agli anni cinquanta, ci si avvaleva dei buoi e dei cavalli. I contadini, una volta ripulita l'aia, spargevano il raccolto per terra a forma di ciambella in modo tale da formare s'axroba. Su di essa era fatto passare il giogo dei buoi o dei cavalli che calpestavano le spighe. Terminata questa operazione i cereali erano ammucchiati in modo da formare s'arega, cumulo a base rettangolare, che veniva bentuada, cioè ventilata per separare il grano dalla paglia. Il grano era, infine, ammucchiato in modo da formare sa massa, un ammasso di forma conica su cui il proprietario tracciava, con la pala, dei disegni che avevano il duplice scopo di allontanare il malocchio e di segnalare eventuali furti. In questo caso, infatti, se qualcuno avesse portato via del grano, i disegni sarebbero risultati alterati. L'ultima fase consisteva in s'incùngia, l'immagazzinamento e la misurazione del raccolto. Questa attività si svolgeva in un clima di gioia e di festa accompagnata da canti tradizionali e scherzi. Non di rado era seguita dall'invito, a pranzo o a cena, a casa del padrone. La fine dei lavori agricoli rappresentava l'unico momento in cui il contadino poteva incassare e quindi saldare i debiti. Si diceva, infatti, mesi de argrobas debitori, austu pagadori (luglio debitore, agosto pagatore): il messàiu pagava is srebidoris, su sotzu, su ferreri, su maistu de linna, su maistu de carru, su butaiu, is butegheris, su brabieri e il veterinario (i domestici, il socio, il fabbro, il falegname, il fabbricante dei carri, il bottaio, i negozianti, il barbiere). Tutti i contadini, anche quelli meno abbienti, facevano una donazione per finanziare la festa religiosa più importante dell'anno, Santa Margherita. Pronostici sul tempo Siccome il buon esito dell'annata dipendeva, in buona parte, dalle condizioni climatiche, i contadini cercavano di prevederle utilizzando metodi antichi, basati sull'esperienza e tramandati di generazione in generazione sotto forma di dicius, di proverbi e sentenze. Al di là della fondatezza o meno dei metodi di previsione, l'arte del presagio deduce gli eventi climatici dall'azione dei venti, dalla posizione delle stelle, dalla forma delle nuvole e dal comportamento degli animali.