sordina, senza pubblicità. I giornali sardi ne parlavano sal-
tuariamente, i giornali continentali li ignoravano.
A conclusione di uno dei più gravi episodi della storia
italiana si riteneva di far beneficiare la Sardegna con il silen-
zio, seguendo la mala tradizione di mettere a tacere gli scan-
dali di pubblico interesse. Ancora una volta era venuto a
mancare un atto di onestà che riassicurasse i sardi ed il pae-
se sulla moralità delle persone e degli organi che reggevano
l’amministrazione pubblica e si servivano del denaro dei cit-
tadini italiani. Tacere era un errore nocivo quanto gli arresti.
Ogni persona al corrente mormorava, in Sardegna, e talvolta
con fondamento, di manovre di tacitazione per non far saltar
fuori nomi di proprietari importanti, di funzionari che aveva-
no coperto i briganti. Tenere questi fatti nella “discrezione”
era sollecitare una diffidenza ed una malevolenza spesso in-
giusta verso gli amministratori della cosa pubblica. Il silenzio
“pietoso” era una pietosa viltà.
A conclusione dei processi oltre duecento imputati veni-
vano rilasciati. Tutti i principali briganti della regione, in nu-
mero di 72 erano condannati all’ergastolo o a pene di carce-
re dai 3 ai 30 anni. Centinaia di secoli di galera. E la più
parte di quei briganti sono morti nelle prigioni.
L’ultimo atto del brigantaggio “del 1899” stava intanto per
compiersi. Attirati dalla taglia posta sulla testa del Lovicu, ul-
timo dei latitanti, – taglia portata da 10.000 lire a 12.000 lire –
Pasquale Succu e Ananio Battasi di Orgosolo, protettori del
bandito, unitamente a vari parenti del Lovicu, si erano decisi
alla fine del 1900 a consegnarlo alle autorità. Il tradimento
non era riuscito perché uno dei congiurati, Antonio Floris,
aveva avvertito il brigante. Pochi giorni dopo, il 28 gennaio
1901, Pasquale Succu ed Ananio Battasi erano trovati uccisi,
crivellati da colpi di fucile. Attorno a Lovicu si era ricostituita
una piccola banda. Venti e più persone di Orgosolo erano
minacciate di morte.
Il 19 luglio 1901 una pattuglia di carabinieri comandata dal
tenente Paolo Sanna, dopo 48 ore di appostamento, assaliva
nella boscaglia Monserratu di Oliena il Lovicu che verso le ore
23 passava nel fondo di un burrone accompagnato dal suo
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ARTE SECONDA
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