ma nel complesso il senso della storia indica come assai attiva e produttiva l’azione di Bithia e Sulcis, esemplificando in essa i modi della penetrazione fenicio-punica in Sardegna. Ciò posto, può dirsi qualcosa di analogo per gli altri grandi impianti fenici, che sono stati presentati nel prece- dente capitolo? Lasciamo da parte Bosa, a cui l’antichità del- la documentazione epigrafica non conferisce, nell’assenza della documentazione archeologica, alcun carattere di cospi- cuità. Restano Cagliari, Nora e Tharros. Qui, evidentemente, solo l’esplorazione potrà consentire un adeguato giudizio. Si può tuttavia, a titolo indicativo, tornare sui già accennati re- perti delle vicinanze di Cagliari e Nora, integrandoli sia co- me tali sia per Tharros. Quanto a Cagliari, dunque, possiamo ricordare: 130 le sta- tue della divinità convenzionalmente chiamata Bes trovate a Maracalagonis; i frammenti ceramici di tipo punico, databili intorno al VII secolo, trovati in contesto nuragico sull’altura di Cuccuru Nuraxi (Settimo S. Pietro); le tombe a cassone con monete puniche rinvenute presso Decimomannu; l’anello d’argento di tipo cartaginese proveniente da località Porced- dus a Uta. Poco più distanti, ma assai notevoli, sono anche i centri di Serdiana, dove fu scoperta una tomba a fossa con suppellettile di tipo punico, e S. Sperate, che ha restituito, ol- tre alla celebre maschera, tombe con suppellettili puniche co- me oggetti d’oro, armille d’argento e di bronzo, orecchini di bronzo, ecc. Quanto a Nora, abbiamo già ricordato la brocchetta ar- caica di Sarroch. 131 Possiamo ora aggiungere S. Margherita di Pula, o più precisamente un’anonima località nelle sue vici- nanze, dove è stato scoperto pochi anni or sono un tempio che il Barreca definisce «tardopunico». 132 L’irradiazione in età arcaica 97 130. Lilliu 1944, pp. 346-349. Per S. Sperate cfr. anche Monte Sirai 1967, pp. 127-143. 131. Cfr. parte prima, cap. II, nota 42. 132. Monte Sirai 1966, p. 166.