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Qui è visibile la bolla pontificia datata 4 luglio 1202, con la quale il papa Innocen-
zo III concede una serie di privilegi ai monaci. Il documento è sorretto da un lato
dal Pontefice stesso, dall’altro da san Benedetto che ha davanti a sé la figura dell’aba-
te Romano in ginocchio. Sia il Papa che l’abate hanno il nimbo quadrato che li
indica come viventi, dato che consente di collocare i dipinti tra il 1202 (anno della
bolla papale) e il 1216 (in cui muoiono entrambi). Questo riquadro, danneggiato
da una pesante martellinatura, potrebbe costituire un interessante raffronto anche
formale oltre che tipologico, per la simile resa dei volti, con il naso reso con un
tratto marcato unito alle sopracciglia, le pieghe delle vesti rigide, l’apparente diffi-
coltà di Benedetto a star seduto sul suo seggio, dal quale pare scivolare.
Sembra dunque possibile che la figura inginocchiata ai piedi di san Benedetto sia
un abate di Saccargia, forse proprio quello responsabile della realizzazione del ciclo
pittorico e dell’ampliamento della chiesa nella seconda metà del XII secolo.
A tal proposito induce a riflettere anche lo
status
di cui gode il complesso mona-
stico di Saccargia e soprattutto il suo abate. Questi infatti può giudicare «i sudditi
del monastero, di qualsiasi condizione»
81
grazie alla concessione elargita dall’arcive-
scovo Azzo nel 1112
82
. È dunque l’abate la figura più importante, che scavalca an-
che quella dell’arcivescovo che non ha giurisdizione né autorità nel complesso mo-
nastico
83
. Un ulteriore dato sul quale riflettere potrebbe essere l’ipotesi, recente-
mente avanzata, che l’abbazia di Saccargia costituisse una tappa nel pellegrinaggio
che conduceva al centro martiriale di
Turris
84
. Questa supremazia e autorità potreb-
be essere stata esplicitata mediante la raffigurazione dell’abate stesso di Saccargia nel
ciclo pittorico realizzato per abbellire la chiesa al termine del suo ampliamento, a
maggior ragione in virtù del suo ruolo di accoglienza dei pellegrini nel cammino
verso
Turris
.
Nel caso di Saccargia mancano attestazioni nei documenti che perpetuino la
memoria di un abate per il periodo di riferimento
85
, così come nella fonte iconogra-
fica è assente qualunque traccia di nimbo, sia circolare che quadrato, nella figura
inginocchiata davanti a Benedetto
86
. Non è possibile dunque determinare se quello
raffigurato davanti a Benedetto fosse un personaggio vivente come nel caso di Desi-
81
A. Soddu-S. De Santis,
Signorie monastiche nella Sardegna medievale
cit., p. 359.
82
Il Regesto di Camaldoli
cit., p. 52; V.
Schirru,
Le pergamene camaldolesi relative alla Sardegna nell’Archivio
di Stato di Firenze
cit., pp. 67-68.
83
R. Turtas,
La Chiesa sarda all’epoca dell’arrivo dei Camaldolesi
, in
I 900 anni della basilica della SS. Trinità
di Saccargia
cit., pp. 26-30.
84
F. Campus,
Saccargia: una tappa nel pellegrinaggio medievale?
cit., pp. 147-169.
85
In un documento del 19 novembre 1154 papa Anastasio II concede a Gregorio, abate del monastero
di Saccargia, ampi privilegi giurisdizionali, finanziari e liturgici, elencando le chiese dipendenti dallo
stesso monastero. In anni di poco successivi potrebbero essere stati realizzati i dipinti di Saccargia.
Il
Regesto di Camaldoli
cit., p. 1111; G. Zanetti,
I Camaldolesi in Sardegna
cit., p. XVII; V.
Schirru,
Le
pergamene camaldolesi relative alla Sardegna nell’Archivio di Stato di Firenze
cit., p. 111.
86
A riguardo è utile sottolineare come non sia nota la consistenza dei restauri eseguiti su quest’area degli
affreschi. Non è dunque possibile determinare se e come vi sia stata una manomissione di questo
riquadro. F. Poli,
Il complesso monastico della SS. Trinità di Saccargia
cit., pp. 112-117.