parte di Gosantine de Athen a Montecassino di Sanctu Michael
de Thericellu (1136):
sa ecclesia
[…]
ki fuit de parentes de don-
nu Comita de Athen et de fratres suos
[…]
ego renovaila ad to-
tu spendiu meu. Et pettila ad su archiepiscopu
[…]
et ipse deit-
timila cun voluntate dessos clericos de Sanctu Gaviniu
[…]
Et
ego offerola ad Sanctu Benedictu de Monte Casinu
.
73
La rico-
struzione, che avviene secondo i moduli del romanico pisano
del sec. XI (più precisamente della corrente lombarda che si ri-
conosce al suo interno), pare, più che contestuale, di poco
precedente all’assegnazione della chiesa ai monaci di Camal-
doli: le maestranze sono infatti almeno in parte le stesse che
edificarono Santa Maria del Regno di Ardara, che sappiamo
consacrata nel 1107, e quasi certamente lo stesso è il mae-
stro.
74
Contestualmente alla costruzione, la chiesetta fu dotata di
una decorazione pittorica ad affresco, che, recentemente (1997)
venuta alla luce, ha rivelato le alte qualità dell’esecutore: «la
mano di un artista senz’altro superiore a quelli che realizzarono
Prefazione
37
73. A. Saba,
Montecassino e la Sardegna medievale. Note storiche e co-
dice diplomatico sardo-cassinese
, Montecassino, 1927, doc. XXII.
74. R. Delogu,
L’architettura del Medioevo in Sardegna
, Roma, 1953, pp.
109-110; R. Serra,
La Sardegna
, St. Léger Vauban-Milano, 1989 (“Italia ro-
manica”, 10), pp. 389-391; R. Coroneo,
Architettura romanica dalla metà
del Mille al primo ’300
, Nuoro, 1993 (“Storia dell’arte in Sardegna”), pp.
63-65. Secondo Coroneo «la fabbrica romanica [...] fu intrapresa dopo il
1113 in seguito alla donazione del titolo ai Camaldolesi»; di parere oppo-
sto la Serra, che la data
ante
1113: anch’io avrei pensato, vista la mode-
stia complessiva della costruzione, ad una data più a ridosso della fine di
Ardara, prima del ritorno del maestro in Toscana: anche perché non si
sono identificate altre fabbriche a lui attribuibili. Inoltre la chiesa nella
donazione è menzionata come già consacrata e fornita di paramenti e ar-
redi, di una croce d’argento e di reliquie. Se si trattasse della chiesa pre-
cedente, sarebbe un dono ben modesto: e di una ricostruzione ancor da
farsi la carta non parla, bensì esplicitamente di una gestione rispettosa da
parte dei monaci dei beni che vi risiedono, e che non debbono essere
alienati: i monaci ne hanno l’uso, non la proprietà incondizionata. Forse
la piccola chiesa degli Athen nasce, su un luogo di culto preesistente,
come cappella privata e familiare della potente famiglia di
maiorales
, in
emulazione della famiglia giudicale della quale ingaggia lo stesso mae-
stro che ha appena costruito la chiesa palatina di Ardara.