Tombe di giganti e altre sepolture nuragiche Stefania Bagella L’archeologia sarda, con una signifcativa accelerazione in anni recenti, è riuscita ad arricchi- re notevolmente il mosaico relativo all’ambito funerario nuragico. Piccoli o grandi tasselli che disegnano un insieme di conoscenze certo mai defnitivo eppure, forse, maggiore rispetto ad altri settori della ricerca preistorica e protostorica isolana. Ricordiamo le recenti scoperte e pub- blicazioni relative a specifche tombe quali Sa Sedda ’e sa Caudela-Collinas (atzeni e. et alii 2007-2012, pp. 28-54; atzeni e. et alii 2012, pp. 665-670; uSai a., Fonzo o. 2015, pp. 304-310), Cuccuru Mannu-Riola Sardo (uSai a. et alii 2014), Arrubiu 1-Orroli (perra M. et alii 2015), nella Sardegna centro-meridionale, il quadro sempre più articolato della situazione gallurese (antona a. 2008; 2013; antona a. et alii 2011), l’analisi sistematica dell’ipogeismo funerario nuragico (MeLiS p. 2014a; 2014b), l’applicazione di modelli territoriali in casi di studio (FoDDai L. 2012; ViDiLi S. 2012), le sintesi chiare ed esaustive di Alberto Moravetti e Luisanna Usai (MoraVetti a. 2014; uSai L. 2015b). Un discorso a parte sarebbe quello relativo allo straordinario comples- so di Mont’e Prama-Cabras – in questa sede appena menzionato – per l’entità delle scoperte e l’interesse eccezionale suscitato, che ha acquisito un inedito peso specifco nella percezione dell’archeologia in Sardegna. Le tombe di giganti La tomba di giganti è, come noto, una sepoltura collettiva ad inumazione, caratteristica delle genti nuragiche sebbene con una genesi sostanzialmente autonoma da quella dei nuraghi. Esito della millenaria tradizione preistorica dolmenica, deriva direttamente dall’allée couverte, il corridoio funerario collettivo a schema trilitico (il dolmen appunto) diffuso in Europa occiden- tale nel Neolitico e nell’Eneolitico. In Sardegna la continuità è dimostrata dalla ristrutturazione, all’inizio del Bronzo medio, di alcune allées galluresi in uso fno al Bronzo antico, con l’allunga- mento del corridoio funerario e l’aggiunta dell’alta facciata. Questo processo è stato dimostrato fn dagli anni Sessanta, attraverso le evidenze archeologiche (CaStaLDi e. 1969), per le tombe di giganti di Li Lolghi e Coddu ’Ecchiu-Arzachena, e ora confermato per quelle di Moru-Palau e Lu Brandali-Arzachena (antona a. 2008), ma anche Aidu-Cossoine (CaMpuS F., uSai L. 2011) e Paule Luturru-Samugheo, in associazione con alcune statue stele (uSai e., VaCCa a. 2012). Analoga trasformazione avvenne a Su Cuaddu de Nixias-Lunamatrona, dove una cista litica della facies Monte Claro fu inglobata in una tomba di giganti dolmenica con stele (LiLLiu G. 1988). La struttura canonica della tomba di giganti, sempre ripetuta con pochissime variazioni, è quella di una camera sepolcrale di forma rettangolare – con lato posteriore absidato (curvilineo) – il cui ingresso, un portello di piccole dimensioni, si apre su uno spazio approssimativamente semicir- colare delimitato da una facciata monumentale che è il vero tratto distintivo della costruzione, l’esedra, ai piedi della quale corre un bancone-sedile. La lunghezza media totale della tomba di giganti è di circa 15 metri; quella massima, 28 metri, si riscontra a Su Monte de s’Ape-Olbia, l’altezza della facciata può superare i 4,50 metri (massima altezza di una stele: m 4,04 a Coddu ’Ecchiu; massima altezza di una facciata a flari: m 4,67 a Barrancu Mannu-Santadi). Non è recente l’esigenza di defnire il numero totale e la distribuzione delle tombe di giganti nel territorio regionale. Già nella prima metà dell’Ottocento si sviluppa un interesse scientifco verso questa particolare tipologia monumentale, con le considerazioni di Vittorio Angius seguite dalle prime osservazioni metodiche e critiche del La Marmora (La MarMora a. 1840). Nel XX secolo il Taramelli elenca 240 tombe di giganti (ma Zervos le fa calare a 150). Seguono gli elenchi via via più completi di Editta Castaldi (320 tombe, CaStaLDi e. 1969) e soprattutto di Alberto Moravetti che nel 1990 enumera e analizza 500 monumenti (MoraVetti a. 1990a). Nel corso dei successivi quindici anni si aggiungono i risultati di nuovi censimenti del territorio, scoperte e sca- vi che portano al computo di circa 800 tombe (BaGeLLa S. 2007). Se si conferma, com’è logico, la tendenza a un costante incremento delle sepolture conosciute nel corso del tempo, trova riprova 277