che l’omicidio era imputabile ai Corraine, si era sentito qualcu-
no dei Corraine dire che erano stati i Cossu; ma in Orgosolo
ed in Nuoro si era diffusa, e sempre più insistente, la voce che
fosse stato ucciso da membri dei due partiti uniti insieme per
non frapporre più ostacoli. Numerose si erano susseguite in-
fatti le trattative. Ed un pomeriggio di agosto del 1916, venen-
dosi a confermare il sanguinoso modo con cui si era raggiunto
l’accordo, in territorio di Posada, si stipulavano le prime defi-
nitive “Paghes de su sambene” (paci del sangue). Una mattina,
in campo aperto, da una parte si era trovato il capo dei bandi-
ti, Onorato Succu, dall’altra il capo dei Cossu, il reverendo
Diego, i quali, strettasi la mano, avevano giurato sulla Croce di
porre fine alla già più che decennale “disamistade”. Alla ceri-
monia, seguita da un ricco banchetto, erano state presenti al-
cune alte autorità: il Prefetto della provincia di Sassari (di cui
allora Orgosolo faceva parte), il vescovo di Nuoro mons. Luca
Canepa, l’on. Francesco Dore, deputato al Parlamento, e nu-
merosi grandi proprietari della regione quali i Muscau, i Melo-
ni ecc. L’autorità statale banchettava con un bandito! Due o tre
giorni dopo, l’apparato di commissari straordinari, di carabi-
nieri e di militari che occupava Orgosolo era scomparso dan-
do a tutti il tacito segno delle paci raggiunte.
Quali erano stati gli accordi tra le due parti? Sulla que-
stione dell’oro non si sa ancora nulla di preciso. Da tutte e
due le parti – e specialmente da parte della banda dei Succu
– vi era stato l’impegno di porre fine agli omicidi ed alle
stragi di bestiame. Vi era inoltre, in primo piano, la questio-
ne dei dieci Corraine arrestati dal 1910, tra cui si trovava il
vecchio padre dei Devaddis di 82 anni. Dopo sei anni di
istruttoria, tutti giacevano ancora nelle carceri di Nuoro e
per la maggior parte erano ammalati o malandati. Da tutte e
due le parti si era deciso di organizzare insieme un proces-
so,
concertando le testimonianze
, in modo da far ottenere a
tutti l’assoluzione e la libertà.
Vi era infine la questione dei latitanti: i minori si sareb-
bero consegnati con la certezza, nei singoli processi, di esse-
re anch’essi assolti e liberati. Onorato Succu e Domenico
La “disamistade” di Orgosolo
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