M. Berlinguer, Satta-Marchi, Saba, Puggioni, Offeddu e Mo-
rittu. Venivano assolti per insufficienza di prove.
Restavano in Orgosolo indisturbati Onorato Succu e Gio-
vanni Antonio Succu. Il 28 gennaio 1925 l’avvocato Michele
Saba per conto del
Giornale d’Italia
, quotidiano ufficioso
del Governo, avvicinava Onorato Succu e pubblicava una
intervista che aveva qualche eco in Italia. Trovato il bandito
in località imprecisata del Gennargentu vicino a un luogo
dove «tre carabinieri riposavano», con alcuni banditi minori
«del tutto disarmati», il giornalista aveva partecipato ad un
banchetto di cui dava la lista delle vivande: porchetto arro-
sto, due qualità di formaggi, frutta, dolce, canonau e vernac-
cia. Stava Onorato «sdraiato per terra sorridente e calmo»,
ben rasato, «in un abito di vellutino chiaro e berretto da ci-
clista». Il bandito aveva ricordato come si era dato a latitanza
già da ben diciassette anni per motivi di vendetta; aveva cer-
cato di smentire di essere l’uccisore dell’appuntato Majorca:
«Ho veduto i carabinieri non poche volte in questi di-
ciassette anni. Una volta in uno stazzo di Gallura li incontrai
ben quattro volte nella stessa giornata. Rimanemmo insieme.
Scherzando presi anche il loro moschetto. In due avevano
quattro pallottole. Mi hanno incontrato in altri siti, nel Cam-
pidano ed a feste, e non sono mai stato disturbato… Ora so-
no tranquillo ed anche i tempi sono migliorati. Prima la fac-
cenda era diversa. Pensi che ho avuto anche venti conflitti
in un sol anno e tutti senza conseguenze. Sono stato a Ca-
gliari, ad Oristano, a Sassari».
Aveva detto che da tre anni non entrava in Orgosolo.
Chiudendo l’intervista l’avvocato Saba si chiedeva, senza ri-
sposta, con che cosa potesse mai vivere. «Doveva vivere con
sufficiente sicurezza però». E in verità con sufficiente sicu-
rezza viveva Onorato Succu, poiché era diventato una sorta
di re nelle questioni che riguardavano l’abigeato, in tutta la
regione. Era divenuto l’imprenditore dei furti di pecore in
tutta la regione per conto di grandi proprietari. Faceva una
vita da brigante “onorato” protetto e rispettato. Naturalmen-
te, quel mestiere comporta gravi rischi: ci sono intrighi, liti
La “disamistade” di Orgosolo
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