ADORATORI DI LEGNI E DI PIETRE E STREGONI
«Rispetto alle regioni del Centro è lecito affermare che,
sino all’età romana, anzi bizantina, vi perdurarono con tena-
cia culti più antichi.
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Lo ricaviamo con sicurezza dall’episto-
lario di San Gregorio Magno…
(Di aruspicina si serbava traccia [come mi è stato affer-
mato da teste oculare degno di fede] nella Nurra ancora ver-
so la metà del secolo scorso).
Non sorprende certo che popolazioni che abitano regio-
ni inaccessibili, lontane dal consorzio civile, mantenessero
riti e costumi, che risalivano alle età più vetuste. Né reca
meraviglia l’apprendere che da cospicui personaggi romani
del IV secolo si tenessero in conto stregoni sardi, che, per
mezzo di pratiche magiche, davano ad intendere di far ap-
parire i morti. (Di un mago della Sardegna fa ricordo Am-
miano Marcellino, XXVIII, 1, 7 ad a. 368 a.C.).
L’arte dello stregone sardo del tempo di Valentiniano,
della quale si valeva il vicario imperiale di Roma, fa ripensa-
re alle sanzioni raccolte nel Codice Teodosiano contro colo-
ro che persistevano nel consultare gli aruspici. È ovvio del
resto ricordare le “tabulae defixionum” sparse in tutto il
mondo romano, con le quali si credeva poter distruggere la
vita dei nemici».
Ettore Pais,
Storia della Sardegna e della Corsica durante il domi-
nio romano
, parte II, Roma 1923, pp. 585-587.
Le case sulle alture
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29. Come il culto di Sardopatore provato dalle monete che recano l’effige
del pretore M. Atius Balbus, zio materno di Augusto; il culto delle vecchie
divinità dei Fenici attestato dall’importante iscrizione bilingue di Sulci, ap-
partenente all’età di Silla; il culto di Esculapio Merre (
Merre
= forestiero?)
attestato dalla celebre base trilingue di Paùli Gerréi; i culti egizi praticati li-
beramente in Sardegna durante tutto il tempo romano; il culto di Aristeo;
quello molto diffuso di Cerere, quello di Dionysos e altri (Pais).