Quando Mario Delitala giungeva a Venezia alla fine del 1920 e ini-
ziava a realizzare le sue prime incisioni, trovava in quest’ambito una
realtà nuova, meno polemica e più libera rispetto ad alcuni anni
prima. Si era infatti sopito il contrasto sulla diversa valutazione dei
materiali utilizzati come supporto incisorio e della loro diversa resa,
sorto sulle pagine della rivista
L’Eroica
, specializzata nella diffusione
e nella divulgazione di incisioni originali.
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Le divergenti posizioni:
da una parte quelle del direttore Ettore Cozzani, dall’altra quelle di
un valido e stimato incisore, Adolfo De Carolis, il quale, dopo un
periodo di collaborazione nella prima fase della rivista, se ne era
staccato nel 1914 con un gruppo di amici e discepoli, fra i quali i
sardi Giuseppe Biasi e Mario Mossa De Murtas: i “secessionisti
dell’
Eroica
”. Nel fascicolo n. 27-28 di quell’anno, Cozzani ne dava
notizia «con tristezza serena e con pacato orgoglio».
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Piuttosto che
una durezza del contrasto bianco-nero con risultati di tipo espres-
sionistico, De Carolis e i suoi difendevano una maggiore morbidez-
za della linea, con esiti pittorici più vicini al Liberty e, in generale,
al disegno, se non alla decorazione.
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Una situazione, dunque, di viva polemica, ormai decantata negli
anni del soggiorno veneziano di Delitala, che gli consentiva, quin-
di, di lavorare con totale serenità a diverse sperimentazioni: di
fronte a ricerche lineari nelle quali il bulino o il coltellino a lama
corta ripuliscono e rifiniscono i pieni lasciati dallo scavo della
sgorbia o dello scalpello, altre affrontano direttamente il rapporto
pieno-vuoto, anche se con risultati ancora incerti. Una prova di
questa diversificata concezione delle tecniche si può cogliere nella
delineazione della figura umana e del paesaggio, nell’uso di mate-
riali diversi, il rame, il legno ed il linoleum, dai quali cerca di otte-
nere effetti di alto contrasto; era interessato anche alla puntasecca,
come egli dice: «fu qui che acquistai nuova sicurezza nell’acquafor-
te, nella puntasecca, nella xilografia a cui mi dedicavo, si può dire,
in ogni momento libero»;
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in altra occasione, nei “Cenni autobio-
grafici” aggiunge: «cominciai ad incidere su linoleum e rame».
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Eppure, proprio nel 1924, nel volumetto
La xilografia
, il suo artista
di riferimento, De Carolis, aveva mostrato apertamente l’avversio-
ne all’uso del linoleum.
È difficile ricostruire con esattezza il corpus delle incisioni riferibi-
le a questo periodo, sia per le informazioni contraddittorie da lui
stesso date,
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sia perché il tutto è complicato dai titoli diversi
spesso assegnati, anche dai moderni, ad una stessa opera. Inoltre,
nei già citati “Cenni autobiografici”, egli afferma che «i bombarda-
menti mi distrussero la pace e parte del mio patrimonio artistico e
familiare» e, poco dopo, «le silografie sono poche perché molte
sono andate perdute durante i bombardamenti».
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223
L’opera incisoria
302
302. IL PASTORE NELLA TORMENTA
(IL PASTORE SULLA COLLINA) (1923 circa),
xilografia acquarellata, cm 39,5 x 29,
Sassari, coll. privata.