62. MENDICANTI (1924)
matita su carta, cm 16 x 21,8,
Sassari, Archivio Stanis Dessy.
63. MENDICANTI II (1927-28)
xilografia, cm 13,2 x 10,5, Sassari, coll. privata.
64. VIANDANTI, 1928
xilografia, cm 28,4 x 19,2,
Sassari, Archivio Stanis Dessy.
65. MENDICANTI III, 1929
xilografia, cm 30 x 19,9,
Sassari, Archivio Stanis Dessy.
contorto e scheletrito – parente di quelli delle Ferrovie e, più di
recente, di quelli dipinti in quadri come
Vecchio albero di fico con
cane
(1927-28) (fig. 71) o
Primavera
(1928).
Al periodo “düreriano” appartengono ancora opere come la coper-
tina al tratto disegnata per
I canti del nomade
di Stefano Susini
(fig. 73) (pubblicata da Bemporad nel 1928) e xilografie quali
San
Cristoforo
(1928) (fig. 72), il ritratto
Adae imago
(1928) (fig. 74),
L’aratro
e
Il Terrore
(1929) (figg. 75-76). Nelle prime due stampe, i
richiami storici sono particolarmente evidenti e diretti: il
San Cri-
stoforo
s’ispira alle due versioni del soggetto incise dal maestro di
Norimberga, invertendone però il punto di vista (il santo è qui ri-
preso di spalle), mentre il ritratto di Ada, fregiato di un’aulica scrit-
ta latina, mescola l’eco del neorinascimentalismo del De Carolis
con quella del düreriano
Ritratto di Melantone
, inciso nel 1526.
Specialmente affascinante è
L’aratro
, in cui, in una campagna osser-
vata con occhio da naturalista, il bulino fa l’inventario delle foglie
d’erba sul prato e dei sassi del sentiero; niente è nascosto, tutto è in
evidenza, il segno inchioda le figure (i monumentali buoi e il pasto-
re col suo cane) immobilizzandole in uno spazio terso e rarefatto,
nel quale i corpi non gettano ombre. Nel
Terrore
, Dessy attinge al
lato oscuro e visionario della tradizione nordica; pensando alla
Danza macabra
di Holbein e all’
Apocalisse
del Dürer, inscena un’al-
legoria che oggi colpisce per l’aria disneyana, da film o da fumetto,
del gigantesco scimmione e degli scheletri da notte di Halloween.
Paradossalmente, la seduzione della stampa nasce proprio dal con-
trasto fra l’assunto fantastico del tema e l’irriducibile concretezza
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