variare di paesaggi fantastici… Nelle brevi soste m’incantavo nel silenzio delle tanche a seguire il bianco sfilare delle greggi e salutavo l’apparire lie- to di un ovile dove rudi e fieri pastori ci accoglievano ospitali ma col su- perbo e fiero portamento di principi nel loro regno. Io li guardavo e ascol- tavo con fraterna dimistichezza. Poi mi isolavo nei pressi, sotto una quercia o sul culmine di una roccia granitica, e mi balzava dal cuore una canzone. E i banditi, i terribili banditi del Nuorese? Qualche malandrino isolato, qualche pastore ribelle che non trovando giustizia… aveva preso le vie del monte, io lo vidi e ne arrestai pure qualcuno. Essi formavano in realtà il famigerato banditismo isolano. I banditi li scoprivano invece i gionalisti che in quel tempo mettevano piede in Sardegna seguaci di Lombroso e di Niceforo. Miseri plagiari di Giulio Becchi e Paolo Orano giocavano al ter- no della fama su questa grande ed eroica terra nostra con un articolo de- nigratore. I figli coscienti di Sardegna vivevano in quell’ora in uno stato di ostile diffidenza e di sdegno represso pronti a balzare, con l’impeto della ribellione, contro i facili scopritori della selvaggia Sardegna. Si accesero polemiche rabbiose che ebbero larga eco in tutta l’isola e anche nel con- tinente. La più famosa fu tra l’avvocato Ciriaco Offeddu e l’autore di Cac- cia grossa. In questa vigilia di spiriti in armi si colloca l’episodio che ve- de protagonista una giovane di Orgosolo: Pasca Devaddes, martire ed eroina insieme nel senso antico. Cresciuta quando Orgosolo avvampava tutto di odi e sanguinava di vendette atroci, Pasca si era fidanzata ad un giovane del paese che pareva ignaro della tempesta che gli turbinava in- torno. Entrambi sognavano, fra tanti crucci, un avvenire d’amore. Ma un giorno il promesso sposo, travolto nell’ira comune, prese la via dei monti e fu bandito come molti della sua parte. E Pasca lo seguì fedele, guida e regina venerata. Logorata dalle fatiche, scossa dai pericoli trascorsi, si am- malò e morì. I banditi la piansero e giurarono di trasportarne la salma ad Orgosolo cinta d’assedio. Sfidando mille pericoli, forzarono la cerchia vi- gile di armati e compirono la promessa fatta. La trasportarono nella casa natale, la vestirono con gli abiti della festa, accesero intorno dei ceri e sparirono, mentre una mano ignota faceva squillare le campane a morto. Alla visita medica risultò vergine, come fu in vita eroina e martire. 185. Chei s’istore, come astori sul dirupo, abili a rubare ma ricchi di tanta sarda bontà, gli orgolesi sono ospitalissimi e l’ospite è sacro nella loro terra. 186. Fada bella, fata bella. 187. Opprimidu, oppresso. 188. Senza fogu, il focolare in Barbagia rimane spento nei giorni di lutto. 189. Cuccuros apertos, culmini aperti. 190. Violeras, violenze. 191. Muvritta, giovine mufla. 192. Bardaneris, usi a correr la bardana. 193. Lettera, forse da lettiga. 194. S’Assunta, la Vergine di Ferragosto. 195. Este nodia, abito distinto. 196. De sarda gentilesa manifesta, veramente fu grande e degno di un popolo generoso e cavalleresco, l’atto compiuto dai banditi. Sas ultimas canzones 225