CAPITOLO V Periodo italiano dal 1848 in qua Malgrado questi sforzi, le miniere sarde non progrediva- no. Si direbbe che mancava il soffio vivificatore che le ani- masse. Ma i tempi erano maturi, ed una nuova vita non tardò ad essere portata anche fra le miniere dell’isola. Rammentiamo tutti qual sentimento vibrasse da un capo all’altro della penisola allorquando Carlo Alberto adottava le riforme, proclamava lo Statuto ed, adottando la bandiera tri- colore, imponeva a sé ed alla sua dinastia, che con ammirabi- le lealtà e costanza doveva eseguirlo, il programma della libe- razione ed unificazione d’Italia. La Sardegna, ove il pensiero italiano fu sempre vivissimo, non fu ultima a sentire che il da- do era tratto, e che l’Italia si sarebbe fatta. Quindi con una ini- ziativa che i suoi storici ricorderanno sempre come una delle sue più belle pagine, fin dalle prime riforme concesse da Car- lo Alberto chiese spontanea il sacrifizio della sua autonomia e la sua unificazione colle province continentali. Legge mineraria del 1840 estesa alla Sardegna. Conse- guenza del che fu la estensione alla Sardegna della legge mineraria del 30 giugno 1840, vigente nelle altre province del regno sabaudo. La legge del 1840, congiunta alla novella vita che si svi- luppò in ogni cosa, ebbe tali effetti sulle miniere sarde, che è prezzo dell’opera il discorrerne alquanto. In questa legge si distinguono anzitutto le giaciture in filo- ni, strati od ammassi contenenti minerali metalliferi, combusti- bili o fossili, ecc., da quelle delle materie lapidee, usate per costruzione od ornamento, dalle terre e dalle torbe, ecc. Le se- conde sono dichiarate spettanti al proprietario del suolo che li- beramente ne dispone; le prime costituiscono una proprietà distinta da quella del suolo che si acquista per concessione so- vrana, e sole danno luogo alle miniere nel senso della legge. 69