Giovanna l’ha lasciato fare, a lungo e con mugolante pa-
zienza. Ma il breviario non è stato ritrovato, né in quella
né in consimili circostanze. Sfortuna.
Son stato presente anche alla battaglia fra Amelia e lo
specchio dei Padri Acuti.
Quello specchio era stato portato in casa, nei primi an-
ni del nuovo secolo, dallo zio Giacinto, che l’aveva acqui-
stato da un antiquario di Shangai, assieme a certe tazzine
di porcellana fine come un guscio d’uovo, dipinte a mano
da bambini decenni.
Era uno specchio grande come un’ostrica, se la tempe-
ratura ambiente tendeva al freddo. Nella stagione calda si
dilatava, invece, e assai: raggiungeva le dimensioni del-
l’intera parete della stanza di Amelia.
Rifletteva a suo piacimento, senza ordine e senza logi-
ca: scene di caccia nelle foreste bulgare, episodi edifican-
ti dell’epopea dei Padri Acuti, suoi costruttori, altro. Sta-
va nella stanza di Amelia, da parecchi anni.
Si era sempre decisamente rifiutato di riflettere le im-
magini che Amelia si affannava a trasmettergli: Amelia
sorridente con la veste di percalle cilestrina; Amelia nu-
da, coi sandali di Fra Luigi, terziario francescano, ai pie-
di; Amelia senza i sandali, e Fra Luigi ai piedi; Amelia
senza la veste di percalle cilestrina, vestita del solo Fra
Luigi; Fra Luigi senza Amelia – perché Amelia era corsa
nel bagno di marmo nero, a sciacquarsi la fica col bicar-
bonato – ...
Lui, lo specchio dei Padri Acuti, mentre Amelia in ca-
lore lo cercava di sottecchi, per guardare magari il sedere
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