Cavalupo-Vulci, insieme a preziosi oggetti
di corredo di favura villanoviana, si depon-
gono miniaturistici utensili e una rara sta-
tuetta di bronzo, con lunghe trecce e provvi-
sta di pileo e scudo arrotolato a difesa del
corpo. Una serie di navicelle bronzee, rin-
venute al Nord e al Sud dell’Etruria, scan-
discono i tempi di produzione di questo
genere di oggetto, tanto elaborato dalle offi-
cine quanto privilegiato e ricercato sul mer-
cato sardo dai signori « tirreni »: metà del
VII secolo, gli esemplari del sepolcro delle «
Tre navicelle » e del circolo « della navicel-
la» a Vetulonia e del ripostiglio di Falda
della Guardiola-Populonia, seconda metà
del VII,
l’architettata barchetta della
«Tomba del Duce» - Vetulonia, fine del VII
o inizi del VI,
la lineare navicella di
Gravisca, andata ad impreziosire la stipe del
tempio greco-ionico di Hera. La grande pro-
duzione e diffusione in Sardegna (specie nel
Sud) di brocche a becco, decorate o meno,
presenti in copia dentro nuraghi, nelle abita-
zioni di villaggi, in fonderie (Sa sedda e sos
Carros-Oliena),
eccezionalmente
nelle
tombe, fa inclinare oggi a ritenere importati
dall’isola (alcuni poi imitati nel Continente)
i non numerosi esemplari di tale foggia del
territorio etrusco (Vetulonia, Populonia,
Vulci, Cerveteri) e della Sicilia (Pantalica,
Lipari).
L’excursus cronologico della forma,
in Etruria, va da circa l’ultimo trentennio
del IX ai primi tre
decenni dell’Vili. Così
sembra suggerire l’evoluzione tipologica e
stilistica, dall’esempio della tomba a fossa
233 della necropoli del Sorbo di Caere
(askos
a collo largo e corpo incrostato di
lamelle metalliche, decorazione locale « vil-
lanoviana» di derivazione europea tardo-
enea) alle brocchette con collo largo e orna-
to impresso di fasce di spina-pesce della più
recente tomba 73 della stessa necropoli.
L’unico esemplare di Pantalica è datato 850-
730 a.C. Gli
askoi,
ritenuti sardi, di Lipari
non possono situarsi più sù della metà del IX
secolo, quando un incendio distrugge le
capanne del villaggio « ausonio ».Questi
beni suntuari e di prestigio, che specificano
la valenza culturale e lo sviluppo cronologi-
co della Fase IV, dimostrano, allo stesso
tempo, in qualche modo, i contatti e le rela-
zioni del mondo nuragico con altri popoli ed
esperienze civili. C’è una cauta apertura ed
una non ambigua disponibilità, su un livello
pari di potere e di cultura, verso l’esterno, in
varie direzioni; e ciò, ovviamente, non com-
porta alcuna rinuncia al carattere specifico e
diverso della civiltà locale.
Sono più che comprensibili gli scambi
con i Fenici i quali, almeno dal IX secolo,
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Fig. 147.
Recinto nuragico di Sa Urecci, Guspini (CA)