Più frequentata e ricca di merci trasportate, era la rotta
Ostia-Sardegna. Le navi partite dagli scali dell’isola, cariche co-
me si è detto di frumento e sale ma pure di granito, minerali,
prodotti di bestiame ecc., vi rientravano recando artefatti, ma-
nufatti e beni d’uso. Speciali imbarcazioni (
naves lapidariae
)
scaricavano nei porti sardi, soprattutto a Carales, Turris, Olbia
e Sulci, prelevandoli dai depositi di Roma e Ostia, marmo
grezzo e sbozzato, pezzi di scultura architettonica,
33
statue e ri-
tratti,
34
sarcofagi,
35
richiesti dai
negotiatores marmorarii
per
committenza pubblica e di privati cittadini di censo, durante il
lungo periodo dei secoli IV-V d.C. In altri velieri arrivavano
materiali laterizi, impiegati in edifici di pubblica utilità quali ac-
quedotti e terme e in dimore di famiglie distinte,
36
prodotti in
opus doliare
(anfore e dolii) con vini e olio di tipo e fabbrica
L
A COSTANTE RESISTENZIALE SARDA
392
33. S. Angiolillo,
L’arte della Sardegna romana
, Milano, 1987, p. 102.
34. S. Angiolillo, “Due ritratti al Museo archeologico Nazionale di Caglia-
ri”, in
Roem. Mitt.
, 78, 1971, p. 199 ss., e
L’arte della Sardegna
cit., p. 138
(ritratti di privati cittadini del I a.C., da Cagliari), p. 140 (ritratti e statue im-
periali della famiglia giulio-claudia del I d.C., da Sulci), p. 146 (ritratti di
imperatori, da Turris); C. Saletti, “Note sul ritratto di Traiano del Museo
Nazionale di Cagliari”, in
Athenaeum
, n.s., LVII, fasc. I-II, 1979, Como, Lit.
New Press, 1979, p. 122 ss. (ritratto marmoreo di Traiano del 103-108
d.C., da Olbia), e “La scultura di età romana in Sardegna: ritratti e statue
iconiche”, in
Rivista di Archeologia
, a. XIII, 1989, p. 88 (per le statue ico-
niche, la cui cronologia è stata fissata in massima parte nel periodo giulio-
claudio, il Saletti fa l’ipotesi che si tratti di prodotti d’importazione).
35. G. Pesce,
Sarcofagi romani di Sardegna
, Roma, 1957, p. 12 ss.; S. An-
giolillo,
L’arte della Sardegna
cit., p. 149 (sarcofagi dei principali centri ur-
bani sardi, datati dal II al IV sec. d.C.).
36. R. Zucca, “I bolli laterizi urbani della Sardegna”, in
Arch. stor. sardo
,
XXXI, 1980, pp. 49-83, figg. 2-9, tavv. I-III e “L’opus doliare urbano in
Africa ed in Sardegna”, in
L’Africa Romana. Atti del IV Convegno di stu-
dio, Sassari 12-14 dicembre 1986
, pp. 659-676, tavv. I-II (tegoli ed embri-
ci bollati con segni di varie
figlinae
urbane, specie del I-II, ma anche del
III-IV, rinvenuti in concentrazione a Carales, Olbia e nella «villa» di
Coddu
de ’acca Arremundu
- Gùspini nel territorio neapolitano, sporadici a Tur-
ris, Tharros,
Domu de Cubas
- Cabras, Neapolis,
S’anjràxia
- Arbus, Deci-
momannu).
Tegulue urbanae
e tubi fittili per ambienti termali erano tra-
sportati da una nave naufragata presso l’Isola dei Cavoli - Villasimius, nel
Sud-Est della Sardegna (R. Zucca, “L’opus doliare” cit., p. 666).