3. L
A CULTURA DI MARE
. L
E NAVI E LE BARCHE
. Il discorso sui
marinai porta a quello sulle navi delle quali non manca la
documentazione riguardo la Sardegna. Alla rotta commercia-
le con Ostia e viceversa si riferiscono, come è stato detto, le
immagini di imbarcazioni onerarie nel mosaico pavimentale
della sede ostiense delle Corporazioni, dove si ricordano gli
armatori e gli uomini d’affari di Turris e di Carales.
Nel pannello musivo bianconero segnato dal cartiglio dei
navicularii Turritani
, la nave di lungo profilo va a vele spie-
gate sulle onde marine stilizzate da larghe liste curvilinee. La
sagoma nera della fiancata a vista è ravvivata da due strisce
bianche che si chiudono verso poppa formando un rettangolo
poco sotto l’orlo superiore dello scafo. Alla linea ricurva della
poppa si adattano obliquamente due timoni tra di loro paralle-
li. Di minore convessità appare la prua che termina in una
sorta di chenisco: qui si alza di sbieco l’albero di bompresso
con il dolone appeso al pennoncino fissato dalle briglie. L’al-
bero maestro, legato con le sartie e lo stralo a prua, presenta il
disegno, piuttosto confuso, del reticolo dei ferzi, delle bande e
degli imbrogli che formano la vela. Sul bordo delle fiancate,
verso la prua e verso la poppa sporgono due e tre paletti ret-
tangolari che parrebbero indicare elementi discontinui d’un
parapetto.
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Corta e alta, invece, è la nave oneraria nel pannel-
lo dei
navicularii et negotiantes Karalitani
. Il natante naviga
sulle onde segnate da liste orizzontali, rompendole con la
prua arcuata disegnata a sperone nella linea di galleggiamento
La Sardegna e il mare durante l’età romana
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49. La descrizione è tolta da G. Becatti, “Mosaici e pavimenti” cit., pp. 74-
75, n. 100 e tav. CLXXVI, seguita anche da A. Mastino, “Popolazione e
classi sociali” cit., p. 76, foto nel frontespizio. Fotografia della nave pure in
P. Meloni,
La Sardegna romana
cit., tav. XVI, in basso. La sagoma dell’im-
barcazione è nell’essenziale simile a quella della nave oneraria nel dipinto
ostiense, ora nel Museo Vaticano, G. Calza,
Ostia. Guida
cit., p. 51, fig. 16.
In questo, lo scafo è provvisto di due timoni poppieri e di un solo albero
a prua. È interessante come esempio di carico del grano, quale doveva ef-
fettuarsi nelle navi dei
navicularii turritani
. Il grano è portato nel veliero
in sacchi a spalla dai facchini che salgono su un tavolato obliquo fissato
in alto al bordo dello scafo e in basso poggiato a terra. Il frumento poi
viene scaricato dal sacco in un contenitore cilindrico al centro del legno.