una donnaccia. Mica lo fa per amore, no, si fa paga-
re, un pugno di semi di girasole vuole.
La fame fa correre anche le vecchie ma noi a Krino-
vaia non sapevamo dove sbattere la testa.
Il vento, il gelido vento dell’est entrava, più affa-
mato di noi, nelle fessure delle baracche prendendo
in giro le zattere di legno.
Un giorno il professore ci venne a dire:
– Oggi ho bevuto il sangue di Polifemo.
– Che cosa hai bevuto, Professò’?
– Il sangue di Polifemo.
– Ma va’!
– Così, vi dico, il sangue di Polifemo. La conoscete
la storia della murena, del polpo e dell’aragosta?
– No, Professo’, racconta.
– Be’, ascoltate: in mare la murena si mangia il pol-
po, il polpo si mangia l’aragosta, e l’aragosta si man-
gia la murena.
– Be’, e che cosa c’entra il sangue di Polifemo?
– C’entra. L’attendente di Polifemo mi ha fatto la-
vare la camicia del comandante. Era piena di pidoc-
chi. Ho fatto cadere i pidocchi dentro la gavetta. Ho
messo la gavetta a bollire sul fuoco. Brodo di pidoc-
chi, vi va?, e me lo son bevuto. Polifemo succhia il
nostro sangue, i pidocchi succhiano il sangue di Po-
lifemo, io mi succhio il sangue dei pidocchi. Come la
murena, il polpo e l’aragosta.
