CAPITOLO 2
P
ROLOGO
La neve accumulata contro i vetri della finestra oscurava la stanza dove Eleonora cuciva alla luce di una candela
fumosa.
Era bellissima, come lo sono le ragazze di Tempio... alta e snella, il collo sottile, il viso ovale ramato, i capelli
castani leggermente ricci, gli occhi animati da una luce profonda... e il portamento che conservava l’innata eleganza
e i segni di un’educazione severa.
Eleonora era nata da una nobile famiglia della Gallura ormai decaduta, come lo sono molte casate di alto
lignaggio che non hanno resistito ai colpi della sfortuna, e si era data all’insegnamento dopo aver conseguito la
patente di maestra a Torino. E lì, su un treno che correva nella pianura Padana, aveva incontrato Angelo Businco, un
giovane di Nulvi, pieno di virtù incorrotte dalla povertà, già sposato... e lo aveva amato per la vita... sfidando le ire
di una famiglia che avrebbe aspirato a un partito diverso, capace di renderle il prestigio antico.
Era fuggita Eleonora, inseguita dall’anatema paterno, e quando era nato il suo piccolo, lo aveva nascosto in un
brefotrofio per salvarlo dalla furia dei sicari, che volevano cancellare con la sua ribellione il respiro di quella
creatura innocente. Solo tempo dopo se lo era ripreso facendo finta di adottarlo e lo aveva portato in Sardegna, in
un’Ogliastra selvaggia ma buona, povera eppure dignitosa, dove ancora si era capaci di affetti.
Lo amava, quel bimbo addormentato nella culla... un respiro invisibile, che sollevava appena una copertina
azzurra con frange dorate... un piccolo mantello per il principe della sua vita.
Cullarlo e baciarlo, baciarlo e cullarlo...
dormi vida ‘e coru, riposa anninnìa...
cantavano gli ogliastrini per
Natale... ma la nenia era per ogni bambino figlio dell’uomo che apriva gli occhi su questo mondo. Che destino
avrebbe avuto la sua creatura... sarebbe sfuggito al dolore di questa terra, alla violenza di un ambiente ancora
selvaggio, alla cattiveria all’odio all’invidia... chissà... Aveva paura, Eleonora, e fu colta da un brivido che non era il
freddo della stanza, ma un presentimento acuto di sventura... no, no... lo avrebbe difeso il suo Nicolò, come un
angelo protegge chi gli è stato affidato da un Dio buono e generoso.
Sentì sul vetro un picchiettio discreto, come una lieve pioggia improvvisa che spezza una serata di nebbia...
sorrise prima di posare l’ago e avvicinarsi alla credenza per prendere alcune briciole di pane. Il passero, che talvolta
andava a trovarla come una vicina di riguardo, la guardava con occhietti attenti da dietro il vetro, intento a seguire le
sue mosse, felice perché si avvicinava alla finestra e l’apriva... appena per non far prendere freddo al bimbo
addormentato... e prese dalla mano di quella mamma il pane che lo avrebbe salvato dal gelo notturno. Un cucciolo,
un altro cucciolo che aveva fame e voglia di protezione... le briciole erano buone e date da una mano buona... la
guardò col piccolo capo chinato leggermente di lato... fece un movimento dolce come un saluto... una carezza,
perché i passeri ne sono più capaci degli uomini... poi volò sotto la grondaia piena di neve, mise la testa sotto
un’ala... e si addormentò.
Eleonora aveva conosciuto a Bologna un uomo triste, chiuso nell’amarezza di un’infanzia orfana... un poeta che
viveva di ricordi e di delusioni... che scriveva elegie... e ninnananne per se stesso, poiché la vita l’aveva reso adulto
prima di essere bambino... e allora, in quella stanza che si avviava verso il buio della vita, Eleonora cantò per il suo
bambino...
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
Canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: intorno al tuo lettino
C’è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo si addormenta
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
I
L
POLEMISTA
Come tutti quelli che ne hanno uno, Nicolò aveva un pessimo carattere, talvolta irritante perché non aveva peli
sulla lingua e alcuna paura di farsi dei nemici. Questo lo avrebbe portato al disastro ma allora, nella forza dei suoi