di Arborea; l’assedio fu tolto in seguito all’ordine formale di Matteo Doria, che volle trasmetterlo solo dopo la pubblicazio- ne della pace conclusa ad Alghero col re d’Aragona 198 . Nel 1355 il castello e i borghi venivano liberati dalla stretta dei ne- mici, e il re Pietro, lasciando l’Isola, ordinava che il castello di Quirra, insieme a molte altre fortezze della Sardegna, fosse messo in migliore stato di difesa. Nel 1363 lo stesso sovrano donò il forte e i borghi attorno a Quirra a Berengario Carroz, con altre terre di questa regione che da allora prese il titolo di “contea di Quirra” 199 . Nel 1370 il castello fu nuovamente mu- nito e messo in stato di difesa dagli Aragonesi. Nel 1374 il pos- sesso della piazzaforte e delle sue dipendenze passò, con la morte di Berengario Carroz, nelle mani della figlia Violante, che in prime nozze aveva sposato Poncio Sinisterre; il passag- gio avvenne per decisione reale, contro le pretese dei principi di Arborea che rivendicavano dei diritti sulla successione; per- ciò, volendo approfittare delle difficoltà nelle quali versavano le truppe aragonesi a causa della carestia che colpiva l’Isola, nel 1376 Mariano IV d’Arborea tentò d’impadronirsi di Quirra cingendola d’assedio; alla sua morte, avvenuta l’anno seguen- te, suo figlio Ugone rioccupava e devastava i dintorni della roccaforte senza però riuscire a impadronirsene. A partire dal- l’anno 1377 circa, la storia dell’Isola non fa più menzione del castello di Quirra, che sembra sia rimasto tranquillamente in possesso della famiglia Carroz. Il solo fatto che da allora sia stato segnalato riguarda ciò che accadde nel 1646 a un vascel- lo da guerra francese naufragato su questa costa. Il vascello, carico di truppe, faceva parte della squadra inviata dal re di Francia a Napoli durante la rivolta di Masaniello, quando la città obbediva a Filippo IV di Spagna; la nave naufragò lonta- no da Quirra; quattrocento uomini delle truppe francesi che erano a bordo, essendo riusciti a salvarsi raggiungendo la Capitolo II 203 198. G. Manno, Storia di Sardegna, cit., vol. II, pp. 92-93. 199. Anno etiam sequenti, nempe 1363, idem rex Petrus castrum et subur- bium Chirra, cum opidis Carbonaria (…) Berengario Carros tradidit, et ti- tulo comitatus Chirrae decoravit (G. F. Fara, De Rebus Sardois, cit., p. 303).