cavalier Giovanni Spano 16 ; mi limiterò a osservare che ora adot- terei preferibilmente l’opinione del primo, che in qualche modo si avvicinerebbe a quella già formulata dall’illustre autore della Storia di Sardegna 17 . La città di Cagliari, popolata già dai più antichi coloni, sarebbe stata ingrandita o ricostruita dai Cartagi- nesi, poiché nulla si oppone all’idea che la sua precedente fon- dazione si debba a Greci condotti da Iolao e che essa sia stata conosciuta dai Greci della metropoli col nome di Urbs Jolaee 18 . Sotto la dominazione cartaginese il nome sarebbe stato cambiato in quello che la città porta ancora oggi. Lo Spano, contestando l’idea del Brochart sull’etimologia del termine kar, ha ragione nel far notare che è stato usato anche nel no- me di Cartagine e in altri poleonimi d’origine africana o carta- ginese. Il termine kar sarebbe secondo lui un equivalente di civitas, urbs 19 . Lo stesso studioso aggiunge, negli scritti pubblicati nel suo Bullettino Archeologico Sardo, come oggi non si sia in grado di precisare il sito occupato dalla città al tempo dei Cartaginesi; infatti non rimangono altre tracce se non di tombe, facilmente ITINERARIO DELLISOLA DI SARDEGNA 44 16. G. Spano, “Nome, sito, e perimetro dell’antica città di Cagliari”, in Bullettino Archeologico Sardo, a. II, 1856, p. 50, nota 2. 17. G. Manno, Storia di Sardegna, a cura di A. Mattone, vol. I, Nuoro, Ilisso, 1996, p. 49 ss., e p. 272, nota 41. 18. A proposito di questo nome, devo dichiarare che non ritengo autentica un’iscrizione custodita nel Museo Archeologico di Cagliari; ha fatto parlare di sé in passato ed è così concepita: DIVO HERCULI / POST CATECLI- SMUM / RESTAURATORI CONSERVATORI PROPUGNATORI / CIVITAS IO- LEE / D. D. D. Basterebbe la forma delle lettere a identificarla come falsa; credo sia stata fabbricata da qualche inesperto impostore del XVIII secolo. È incisa sulla faccia posteriore di una pietra che sembra tolta da un monu- mento romano. Quanto al contenuto, la menzione di un cateclismum è talmente strana che rivela subito, come si dice, lo zampino del falsario. Trattando della collezione epigrafica del Museo, da me pubblicata nel 1840 nella seconda parte del Viaggio, non ho ritenuto opportuno accenna- re a questa lapide e da allora mi sono sempre più convinto della sua fal- sità; disapprovo inoltre che la si sia fatta figurare nel Bullettino Archeolo- gico Sardo (G. Cara, “Statua di Ercole in bronzo”, a. I, 1855, p. 57). 19. G. Spano, “Nome, sito, e perimetro dell’antica città di Cagliari”, cit., p. 51.