cammino, quasi senza interruzione, fino al villaggio di Oliena; per arrivarci bisogna di nuovo lasciare questa strada grande. Oliena è un grosso villaggio in mezzo agli olivi su un suo- lo granitico irrorato da numerose sorgenti; vi si nota una bella e spaziosa chiesa che si sarebbe sorpresi di trovare in un sem- plice villaggio, se non si sapesse che è stata costruita dai Ge- suiti insieme all’attuale abitazione del parroco, ed è per que- sto che la chiesa è dedicata a Sant’Ignazio. La casa contigua, che serviva da collegio, ha dei bei corridoi; tra le altre como- dità i reverendi padri avevano quella dell’acqua che avevano portato dalla montagna vicina e che distribuivano in tutte le camere. I due edifici furono donati alla parrocchia in occasio- ne dell’allontanamento dei Gesuiti, nel secolo scorso. Il villaggio prende il nome sia dalla produzione dell’olio, in quanto vi si coltiva con successo l’olivo, sia dagli abbon- danti olivi selvatici che nascono nei dintorni; adesso che qua- si tutti gli alberi sono stati innestati, anch’essi sono diventati molto produttivi. Il primo impulso di questo progresso agri- colo è dovuto ai reverendi padri un tempo ivi stabiliti; è a lo- ro che si deve l’introduzione del gelso che vi prospera così bene che le donne tessono la seta e ne fanno fasce, grembiuli e altri capi di abbigliamento femminile. Nei dintorni di Oliena si allevano con successo anche le api, tanto che è uno dei luoghi dell’Isola da cui si trae una delle maggiori quantità di cera e di miele. Sembra che questa industria risalga ai secoli più remoti, perché nel 1843, in un posto detto Su Medde, si è trovata una statuetta di bronzo rappresentante un bel giovane nudo, con la testa adorna di fiori intrecciati nei capelli, e due trecce che ricadono sulle spalle. Le braccia sono mutilate, per cui non si sa cosa questa figura poteva tenere in mano; il dato caratteristico è che sul busto, dalle spalle all’addome, si vedono, disposte in simme- tria, cinque api di cui le due in basso e quella di mezzo sono rivolte verso l’alto, mentre le due superiori guardano in basso. Il canonico Spano, che ha dato un disegno e una descrizione di questa bella statua, non esita a riconoscervi Aristeo, eroe un tempo molto venerato nell’Isola, al quale in particolare si Capitolo VII 341