Nel suo Itinerario, Antonino fa un’importante distinzione; nell’enumerare le strade romane che partivano da questa estremità settentrionale della Sardegna, per scendere in segui- to verso il sud dell’Isola, distingue quelle che partivano da Ti- bula dalle altre che cominciavano da Portus Tibulis; siccome le due strade, che andavano verso la costa occidentale, cioè verso la città di Olbia, partivano da Portus Tibulis, ne conse- gue che si debba cercare l’omonimo porto più ad est della città; posizione questa coincidente col porto naturale di Lon- gonsardo, rispetto a capo Testa. Non voglio riproporre qui la disamina di una questione che ho già trattato nella seconda parte del Viaggio in Sarde- gna, alla quale rimando il lettore che ne sia interessato; mi li- mito a dire che se ho modificato la mia opinione sul sito della città di Tibula, che nel volume citato situavo in fondo al porto di Longonsardo, insisto comunque nell’identificare nel porto naturale così chiamato l’antico Portus Tibulis dell’Itinerario di Antonino, e a considerare questa parte della Sardegna come la regione abitata dai Tibulati che, secondo la testimonianza di Tolomeo, erano i popoli più settentrionali dell’Isola; credo infine che fosse lì il caput viarum delle quattro strade romane che solcavano anticamente l’Isola: due dirette ad est, parten- do dal Portus Tibulis e; le altre due partendo dalla città omo- nima per passare l’una dal centro dell’Isola e l’altra da ovest. Al centro di capo Testa si eleva un roccione granitico sul quale si vedono i ruderi di una torre, detta “della Testa” o “di Santa Reparata”: in passato mi è servita come stazione trigo- nometrica di prim’ordine, per collegare i punti delle operazio- ni di triangolazione della Sardegna con quelli rilevati in Corsi- ca dagli ingegneri francesi. L’edificio era già qualche anno fa in un tale stato di vetustà, che quando vi andai per l’ultima volta nel 1836 dovetti prendere delle precauzioni, sia per riu- scire a arrivare sulla piattaforma superiore, sia per rimanervi durante l’operazione. La volta minacciava a ogni istante di crollarmi sotto i piedi per il semplice peso della mia persona e dei miei strumenti, e rischiai di finire sepolto sotto le macerie. ITINERARIO DELLISOLA DI SARDEGNA 210