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Nei dintorni di Cagliari visita del Capo Sant'Elia con la Sella del Diavolo, e fino all'area umida di MolentargiusIn questa tappa del nostro viaggio, Completeremo la visita della città di Cagliari, della quale nella pagina precedente abbiamo visto il centro storico. Vedremo i resti del periodo punico e romano nella zona sud occidentale della città, le chiese della zona orientale e il famoso santuario di Bonaria. i recheremo poi a visitare Capo Sant'Elia con la Sella del Diavolo e la spiaggia del Poetto, il castello di San Michele e la municipalità di Pirri. Le diverse aree archeologiche nel centro e nei dintorni di CagliariNel centro e nei dintorni di Cagliari sono stati portati alla luce i primi reperti della cosiddetta Cultura di Monte Claro; i resti della necropoli punica di Tuvixeddu; l'anfiteatro romano e la villa di Tigellio. Lasciato il centro storico andiamo a visitare la zona settentrionale dell'abitatoLasciato il centro storico dopo averne visitati i quattro quartieri, ci recheremo a visitare la zona nord occidentale della città, dove è presente la maggior parte dei suoi resti archeologici e storici. Vedremo, poi, le diverse chiese parrocchiali presenti in questa parte dell'abitato. Per concludere con la visita all'Ospedale della Santissima Trinità, ed al cimitero e al castello di San Michele. La piazza del Carmine dalla quale parte il trenino turistico che porta a visitare il borgo medioevaleDall'estremo settentrionale della piazza Giacomo Matteotti, all'altezza della facciata della stazione ferroviaria, prendiamo a destra la via Sassari, che, in una sessantina di metri, ci porta all'estremo meridionale della bella piazza del Carmine, un'importante piazza della città di Cagliari, edificata nella seconda metà dell'Ottocento, benché l'idea di costruire una piazza in questo luogo scelto a decenni prima, in quanto i primi progetti furono affidati a Giuseppe Sbressa e Gaetano Cima nel 1839 e nel 1841. La piazza occupa una superficie di circa un ettaro, è delimitata da un contorno alberato, nel mezzo del quale si trova la statua in marmo dell'Immacolata Concezione realizzata nel 1882 dallo scultore Luigi Guglielmi, per volontà di Carlo Pilo Boyl, conte di villaflor, che aveva anche progettato la Porta Cristina, statua che poggia su un solido basamento ideato dall'ingegnere Giovanni Onnis. La piazza è circondata da palazzi tra cui quello delle Poste e Telegrafi, risalente agli anni '30 del Novecento. Nella piazza faceva bella mostra di se un'imponente opera d'arte, realizzata coi gessetti colorati e tempere da Vera Bugatti, bresciana tra le più affermate artiste di strada con la tecnica madonnara, che ha lavorato chinata a terra per tre giorni, dal 4 al 6 settembre 2015, per dar vita al suo disegno, di quattro metri per quattro, molto apprezzato da centinaia di spettatori e curiosi, che svanirà con la pioggia. È stata fotografata da centinaia di persone.
La chiesa parrocchiale della Beata vergine del Carmine
Alcune pareti dell'edificio sono ornate dai mosaici realizzati nel 1966 da Aligi Sassu, cinquecento metri quadri di tessere scintillanti che ripercorrono la vicenda dei Carmelitani e celebrano la fede come redenzione dai soprusi e dalla viltà dei potenti. Nella parete dell'abside semicircolare sono raffigurati il profeta Elia tra due angeli, l'Inferno e il Purgatorio. Nel catino dell'abside è rappresentata la Madonna nell'atto di donare a San Simone Stock lo scapolare, chiamato comunemente Abitino, che avrebbe protetto in eterno chiunque lo avesse indossato. Alla base della medesima parete, sono rappresentati i pontefici che hanno sostenuto l'ordine carmelitano. Al di sopra dell'arco absidale, è il mosaico della Gloria di Cristo, con Angeli e santi carmelitani, mentre altri mosaici, raffiguranti l'Addolorata, Papa Pio XII e Papa Paolo VI, sono collocati nelle navate laterali. L'altare maggiore è in marmo, il campanile è sovrastato da una statua in bronzo della Madonna. La chiesa custodisce la interessante Pala di Sant'Alberto attribuita a Francesco Pinna, e la Pala di Sant'Anna di Girolamo Imperato, entrambe della fine del sedicesimo secolo.
La piccola chiesa di San Pietro dei Pescatori
La chiesa parrocchiale della Santissima Annunziata
Il teatro MassimoProseguendo lungo il corso Vittorio Emanuele II, che diventa viale Trento, dopo un centinaio di metri troviamo, alla destra della strada, il teatro Massimo, il cui ingresso per gli spettatori si trova sulla destra, nella via Edmondo De Magistris, al civico numero 12. Il teatro nasce nel 1947 su iniziativa della famiglia cagliaritana dei Merello, proprietari dell'omonimo mulino, tre anni dopo che il teatro Civico di castello era stato raso al suolo dai bombardamenti alleati. negli anni settanta viene chiuso per qualche anno e riaperto nel 1981, in seguito, nel gennaio del 1982, dopo un incendio, il teatro viene di nuovo chiuso, finche, nel 2009, il teatro Massimo viene restituito alla città. Il teatro oggi ospita due sale, una da 594 posti a sedere nella platea a gradini,134 in galleria e 24 nelle otto logge laterali, un'altra, più raccolta, da 198 posti. Durante i lavori di restauro sono state rinvenute nove cisterne di epoca romana, rivestite di coccio pesto e un pozzo di sfiato a imboccatura quadrata, utilizzato per la manutenzione dell'Acquedotto romano. La Mediateca del MediterraneoPercorso un altro centinaio di metri sul viale Trento, prendiamo a sinistra la via Nazario Sauro, dopo centocinquanta metri ancora a sinistra la via Goffredo Mameli, che ci porta, al civico nomero 164, alla Mediateca del Mediterraneo, un edificio con funzione polivalente che occupa gli spazi usati precedentemente come Mercato comunale, e che si configura come una interessante opera di architettura contemporanea. Inaugurato nel 2011, lo spazio è destinato ad ospitare mostre temporanee e permanenti, biblioteche, auditorium, uno spazio gestito dalla Cineteca Sarda, nonche un bar Ristorante. La Locanda dei Buoni e CattiviPassata la deviazione per la via Nazario Sauro, proseguiamo lungo la via Trento per quasi centocinquanta metri e prendiamo verso destra la via Vittorio Veneto, dove si trova la Locanda dei Buoni e Cattivi. Il complesso di piazza Santa Gilla e la fermata ferroviaria di Cagliari Santa Gilla
Alla destra, invece, si trova l'ingresso della stazione ferroviaria di Cagliari Santa Gilla, una fermata ferroviaria definita di categoria Silver posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda a servizio del complesso di piazza Santa Gilla della città di Cagliari. La fermata si trova compresa nel tratto a doppio binario, a circa un chilometro e mezzo dalla stazione di Cagliari, ed i treni proseguono in direzione di Elmas Aeroporto. Lo scalo nasce nella seconda metà degli anni 2000, e la fermata di Cagliari Santa Gilla viene servita, a partire dal giugno 2009, dal servizio ferroviario metropolitano di Cagliari. Lo scalo è dotato di due binari passanti, ognuno dotato di una propria banchina, ed il passaggio da un capo all'altro della fermata è possibile grazie a un sottopassaggio pedonale e da una rampa per l'utenza disabile. Resti della necropoli di TuvixedduTornati in viale Trento, dove abbiamo visitato il teatro Massimo, proseguiamo verso nord per duecentocinquanta metri poi a destra in via Gorizia, dopo centocinquanta metri a sinistra, in via Vittorio Veneto, che diventa via Falzarego, la seguiamo fino in fondo e ci porta sul colle di Tuvixeddu, sul quale sorge la necropoli punica di Tuvixeddu. Si tratta della più grande necropoli punica che oggi si conosca, con oltre 1.000 tombe scavate nella roccia, che comincia ad essere utilizzata nel VI e III secolo avanti Cristo, e continua ad essere usata anche in periodo romano, quando in essa vengono scavate anche tombe riservate a personaggi illustri. Le tombe sono a camera, il tipo più comune ha l'ingresso a pozzo verticale, al termine del quale si apre il portello quadrangolare, che da accesso alla camera funeraria. Altre presentano l'ingresso della camera, a volte preceduta da un vestibolo, direttamente sulla parete rocciosa. I primi scavi risalgono all'inizio del Novecento, eseguiti sotto la direzione del Taramelli, e portano alla scoperta della prime 180 sepolture. Gli scavi più recenti hanno portato alla luce molte altre sepolture, alcune delle quali con la presenza di affreschi alle pareti, tra le quali la tomba dell'Ureo, che prende il nome dal fregio di serpenti che vi è dipinto, e la tomba del Sid, in cui è raffigurato il giovane dio cartaginese. In altre tombe è presente scolpito nella roccia il simbolo della dea TanitH. Il parco di Tuvixeddu è aperto al pubblico. Sul colle di Tuvixeddu si trovano i resti del villino Mulas
La tomba romana nota come grotta della Vipera
La chiesa parrocchiale di Sant'AvendraceDopo la grotta della Vipera, proseguendo sul viale Sant'Avendrace, percorsi meno di trecento metri, passata sulla sinistra la via Isonzo, troviamo la chiesa di Sant'Avendrace, che è la chiesa parrocchiale del quartiere Sant'Avendrace. La chiesa è dedicata al quinto vescovo di Cagliari del I secolo dopo Cristo, che sorge sul probabile luogo del martirio del Santo, ed è preceduta da un cortile cintato. L'ingresso al cortile è stato spostato in via Isonzo, al civico numero 3. La chiesa ha subit, nel tempo, numerosi interventi di modifica che rendono difficile poterla datare. La facciata è semplice, con sul portale una finestra rettangolare e sulla sommità un campanile a vela. L'interno dell'edificio, ad una navata, è ricoperto da una volta sostenuta da archi diaframma a sesto acuto, mentre le cappelle laterali sono concluse da volte a botte. Da questa parrocchia dipende la chiesa di San Simone, che si trova in località Sa Illetta. Vicino all'entrata si trova una botola che nasconde una scaletta in pietra, che conduce alla Cripta di Sant'Avendrace. Secondo la tradizione il vescovo si sarebbe nascosto in questa grotta per sfuggire alla persecuzione e nell'87 dopo Cristo ed, alla sua morte, sarebbe stato sepolto proprio in questa grotta. La chiesa parrocchiale della Sacra Famiglia che è la casa madre delle Ancelle della Sacra FamigliaProcedendo in direzione nord da viale Sant'Avendrace per quattrocento metri, prendiamo a destra la via monte Sabotino, dopo duecentocinquanta metri a destra in via monte Grappa, e, dopo centotrenta metri, di nuovo a destra, la via Montello. Qui, al civico numero 25, alla sinistra della strada, si trova la chiesa della Sacra Famiglia, eretta a chiesa parrocchiale nel 1986, che è la cappella dell'Istituto delle Ancelle della Sacra Famiglia. L'edificio in stile moderno, a cui si accede tramite una doppia scalinata, presenta una facciata rettangolare scandita da colonnine in muratura, con, nella parte superiore, vetrate di diversa dimensione, raffiguranti immagini sacre. La chiesa parrocchiale della Madonna della StradaDa via Sant'Avendrace prendiamo la sua continuazione, che è la via Monastir, la seguiamo per quasi un chilometro ed arriviano a una rotonda, alla quale parte a destra la via Puglia, ma noi continuiamo dritti sulla via Monastir.
Il cimitero di San MicheleDalla via Sant'Avendrace, dopo aver continuato sulla via Monastir, percorso quasi un chilometro eravamo arrivati a una rotonda. Qui prendiamo a destra la via Puglia in direzione est, e la seguiamo per trecentocinquanta metri, fino a che termina su un'altra rotonda, che percorriamo e prendiamo la terza uscita, che ci porta in piazza dei Castellani. Qui, alla destra, si trova il cimitero di San Michele, progettato nel 1933 ed inaugurato nel 1940, che si sviluppa su una vasta area quadrangolare. Sulla piazza si affaccia il famedio, una struttura coperta da cupola semisferica bizantineggiante, raccordato ai due avancorpi laterali, che ospitano gli uffici e camere mortuarie, tramite porticati retti da pilastri di travertino. Tra i primi defunti ad esservi tumulati vi furono i diversi caduti, sia civili che militari, della Seconda Guerra Mondiale. La chiesa parrocchiale della Medaglia MiracolosaArrivati alla rotonda al termine di via Puglia, prendiamo la prima uscita, che è la via Abruzzi verso sud, e, dopo seicento metri, ci porta nell'ampia piazza San Michele. La chiesa della Medaglia Miracolosa, che è la chiesa parrocchiale del quartiere San Michele, si trova alla destra della strada, al civico numero 1 della piazza San Michele, ed è preceduta da una scalinata. Si presenta come una struttura imponente e moderna, dalle originali forme geometriche, sovrastata da una maestosa cupola esagonale, all'apice della quale è collocata una grande statua dorata della Madonna. L'Ospedale della Santissima Trinità
La chiesa parrocchiale dei Santissimi Apostoli Pietro e PaoloDuecento metri più avanti, al civico numero 86 della via Is Mirrionis, alla destra della strada si trova la chiesa dei Santissimi Apostoli Pietro e Paolo, che è una chiesa parrocchiale del quartiere di Is Mirronis. La prima chiesa parrocchiale è stata localizzata in un capannone militare, che durante l'ultima guerra fungeva da caserma. Successivamente la chiesa è stata riconsacrata nel 2002, completata dopo il rifacimento ex novo del tetto e dell'intera struttura interna della vecchia chiesa parrocchiale, della quale restano solo i muri perimetrali ed il pavimento. La chiesa parrocchiale di San Massimiliano Kolbe e Beata Madre Teresa da CalcuttaArrivati alla rotonda al termine di via Puglia, proseguiamo dritti alla seconda uscita, sulla via Abruzzi in direzione est, che, dopo quattrocentocinquanta metri, termina sulla via Cornalias. La prendiamo verso destra e la seguiamo per quattrocento metri, dove, al civico numero 92, si trova la chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe ed a Beata Madre Teresa da Calcutta, che è la chiesa parrocchiale del quartiere di Bingia Matta. È una chiesa moderna, portata in questa sede nel 2001, con l'aula a pianta semi circolare, e, sollevando lo sguardo, le ampie finestre lasciano intravedere la croce che si trova sulla cupola. Al di sotto delle finestre una impalcatura in ferro sembra ricordare la ferrovia del campo di concentramento di Aushwitz. Salendo, attraverso tre gradini, sul presbiterio, si vede l'altare a forma di aratro, che porta incastonate dodici pietre, come le dodici stele dell'altare di Mosè. La chiesa parrocchiale di Sant'EusebioProseguiamo sulla via Cornalias per circa quattrocentocinquanta metri, ed arriviamo a prendere a sinistra la via Serbariu, dopo duecento metri imbocchiamo a destra la via Quintino Sella, e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la chiesa di Sant'Eusebio. Si tratta di una chiesa parrocchiale del quartiere di Is Mirronis, dedicata al vescovo di Vercelli nato in Sardegna e collegato, con San Lucifero, allo scisma Luciferiano come vedremo più avanti. La chiesa, molto recente essendo stata eretta nel 1958 e consacrata nel 1972, è un'imponente struttura moderna, dalle forme abbastanza regolari alla quale si accede attraverso un'ampia scalinata. La facciata è di forma rettangolare ed è caratterizzata da un grande portico, in cui si aprono il portone principale e due porte secondarie. Nella parte superiore presenta una vetrata con vetri policromi disposti a forma di croce. L'interno si sviluppa in un'ampia pianta rettangolare, con presbiterio semicircolare e sopraelevato rispetto alla navata; qui si trova un massiccio altare in bronzo sormontato da un crocifisso. Il primo di agosto la chiesa celebra la festa di Sant'Eusebio, ma a Cagliari, nella chiesa parrocchiale a lui intitolata, la festa liturgica di Sant'Eusebio viene fatta slittare alla domenica successiva. Il castello di San MicheleLa via Quintino Sella prosegue per circa duecento metri e sbocca sulla via Monsignor Ernesto Piovella, che, presa a sinistra, dopo circa trecento metri, quando questa strada continua verso sinistra sulla via Serbariu, imbocchiamo a destra la via Bacu Abis, che, dopo quasi duecento metri, Diventa la via Giovanni Cinquini, la seguiamo per altri centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la strada che ci conduce verso la via Sirai, e, dopo un centinaio di metri, a sinistra la via Sirai, strada a traffico limitato. Seguendo diversi tornanti, arriviamo sul colle di San Michele, dove è stato edificato il castello di San Michele, che domina, dalla sommità del colle, tutta la città di Cagliari ed il Campidano. Il primo impianto, presumibilmente ad una sola torre, risale al periodo bizantino o al primo periodo giudicale, nel X secolo, con la funzione di difendere Santa Igia, la capitale del giudicato di Càlari. Nel 1327, con la conquista catalana, il castello viene concesso a Berengario Carroz, un nobile di Valenza, e resta di proprietà dei Carroz fino al 1511, quando muore la contessa Violante, l'ultima esponente della famiglia Carroz che vive come castellana a San Michele. Il castello, incamerato tra i beni della Corona spagnola, viene abbandonato, per essere utilizzato come lazzaretto durante l'epidemia di peste del 1652. Nel periodo sabaudo, dopo l'invasione francese, nel 1792 viene fortificato e munito di cannoni a scopo difensivo. Dal 1820 al 1848 viene utilizzato, prima come fortezza, ed in seguito come caserma degli invalidi, per cessare definitivamente ogni funzione militare nel 1867. Oggi il castello ospita mostre, conferenze ed altre iniziative culturali. Il parco di Monte ClaroRiprendiamo il nostro viaggio dove la via Quintino Sella è sboccata sulla via Monsignor Ernesto Piovella. Presa questa strada verso destra, dopo duecentocinquanta metri incrocia la via del Seminario, che, presa verso sinistra, dopo centotrenta metri sbocca sulla via Cadello, di fronte all'ingresso del parco di Monte Claro. Il parco, che si sviluppa sulla collinetta omonima, si estende per diversi ettari e si posiziona al centro della città, e rappresenta una delle mete preferite dalle famiglie con bambini e un luogo di svago per gli adulti, dato che sono presenti strutture ludiche, un laghetto e alcune specie di volatili, quali oche e anatre e diverse tartarughe. All'interno del parco, d'estate, vengono organizzate numerose manifestazioni culturali e di svago. Sulla cima del colle di Monte Claro sorgeva la bella villa Clara, nota anche come villa Ghiani dal nome del primo proprietario, che era stata scelta per la realizzazione di un nuovo Ospedale psichiatrico, di cui è stata cambiata la destinazione d'uso a seguito dell'abolizione degli ospedali psichiatrici, e che dal 2012 è sede della biblioteca provinciale Emilio Lussu.
Visita della zona orientale dell'abitatoCi rechiamo ora a visitare la zona orientale della città di Cagliari, con le diverse chiese che vi si trovano, tra le quali numerose moderne chiese parrocchiali, il teatro Lirico, ed il bellissimo stagno di Molentargius. Partiamo visitando il quartiere La Vega, un quartiere residenziale sorto nel 1930, situato nella zona centro settentrionale della città. Il nome La Vega ha origine spagnola e significa L'Orto, visto che in origine era una zona di aperta campagna a nord dell'abitato. La chiesa parrocchiale di San Francesco d'AssisiDa largo Giuseppe Dessì, dove si trova l'ingresso dei Giardini Pubblici di Cagliari, che abbiamo già visto quando abbiamo visitato il quartiere Villanova, prendiamo il viale San Vincenzo, lo seguiamo per cento metri, prendiamo leggermente verso destra la via La Vega, la seguiamo per quattrocento metri, poi, in corrispondenza della piazza John Fitzgerald Kennedy, prendiamo a sinistra la via Piemonte. Dopo un centinaio di metri, al civico numero 10 di via Piemonte, alla sinistra della strada vediamo la chiesa di San Francesco d'Assisi, che costituisce la parrocchia del quartiere La Vega. Inaugurata nel 1963, è stata creata dai Frati Minori Conventuali in continuità ideale con la più nota chiesa gotica di San Francesco di Stampace, con una struttura a pianta quadrata e per il presbiterio di poco elevato ma senza diaframmi, che realizza liturgicamente l'unità tra assemblea dei fedeli e chi la presiede. Da questa parrocchia dipendono la chiesa di San Mauro, nel quartiere Villanova, e la cappella dell'Istituto San Vincenzo, in viale San Vincenzo, nello stesso quartiere La Vega. La chiesa parrocchiale di San Carlo Borromeo
Il T Hotel di CagliariDa dove la via Romagna arriva allo svincolo, proseguiamo, invece, dritti per la via dei giudicati, la seguiamo per trecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, l'importante T Hotel di Cagliari. Il teatro Lirico di Cagliari
La chiesa parrocchiale di San Paolo
La chiesa parrocchiale di San Sebastiano martire
La chiesa parrocchiale di Santa Maria del Suffragio
La chiesa medioevale di Sant'Alenixedda
La chiesa parrocchiale del Santissimo Crocefisso
L'antica chiesa di San Benedetto che era stata la parrocchiale del quartiere
La nuova chiesa parrocchiale di Santa LuciaDopo una cinquantina di metri, la via San Benedetto arriva a una rotonda, alla quale prendiamo a sinistra la via Giacomo Puccini, dopo meno di trecento metri a destra la via Gaetano Donizetti, e, dopo cento metri, a sinistra la via Antonio Fais, lungo la quale, sulla sinistra, si trova la chiesa di Santa Lucia, che è la nuova parrocchiale del quartiere San Benedetto. La chiesa sorge su una parallela di via Dante Alighieri, ma l'ingresso principale si trova su una traversa, la via Gaetano Donizetti. La chiesa, costruita su un terreno donato nel 1948 dalle famiglie Sanjust e Aymerich, è stata inaugurata nel 1957 ma è stata consacrata solo nel 2014. La festa liturgica della Santa martire viene celebrata il 13 dicembre, una grande festa per il quartiere di San Benedetto, che celebra il ricordo della compatrona, cui è dedicata la chiesa parrocchiale, con tanti appuntamenti. La chiesa di Cristo re che dipende dalla parrocchiale dei Santi martiri Giorgio e Caterina
L'antica piccola chiesa AragoneseDalla stessa chiesa parrocchiale dei Santi martiri Giorgio e Caterina dipende anche l'antica piccola chiesa Aragonese, per raggiungere la quale proseguiamo lungo la via Antonio Scano, dopo meno di cento metri prendiamo a destra la via Pietro Leo, che seguiamo per duecento metri, e ci fa vedere l'ingresso del parco di Monte Urpinu. All'interno di questo parco si trova la piccola chiesa sulla sinistra. L'edificio viene eretto tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo da Giovanni Sanjust, barone di Teulada, sopra le rovine di una chiesa bizantina, ed alla fine del diciannovesimo secolo viene restaurata, con l'aggiunta anche di alcune decorazioni in stile Liberty. I danni causati dai bombardamenti del 1943 hanno richiesto ulteriori restauri, che sono stati effettuati nel 1968. La chiesa parrocchiale dei Santi Giorgio e Caterina comunemente detta dei Genovesi
Sul portale di ingresso è presente lo stemma marmoreo di Genova recuperato dall'antica chiesa, ed, all'interno, si trovano sul portale la lapide del 1596 che ricorda la posa della prima pietra, nella seconda cappella a destra il grande Crocifisso ligneo opera del genovese Anton Maria Marigliano, attivo tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, con i lampioni in legno dorato usati nelle processioni, sull'altare maggiore il tabernacolo con la portina in argento del diciassettesimo secolo, ed infine, la cappella a sinistra del presbiterio, custodisce una piccola statuina in corallo detta la vergine di Adamo, all'interno di una raggiera modellata dallo scultore e ceramista bosano Federico Melis. La chiesa della Madonna del Rosario
Visita della zona meridionale dell'abitatoAnche la zona meridionale della città conserva diversi edifici molto interessanti, soprattutto edifici religiosi, che conviene andare a visitare. Ci recheremo, poi, alla frazione Sant'Eliea, a visitare il promontorio di capo Sant'Elia, alla frazione Poetto con la sua spiaggia, e vedremo le zone umide ad est dell'abitato. gli edifici che ospitano la Legione dei Carabinieri
In via Sidney Sonnino si trova la piazza Antonio GramsciDi fronte agli edifici che ospitano la Legione dei Carabinieri, all'altro lato della via Sidney Sonnino, si apre uno spiazzo alberato che è stato ribattezzato piazza Antonio Gramsci, dedicata al grande intellettuale di Ales, morto a Roma nel 1937, nel quale si trovano lastre di cemento, sul lato di una delle quali sono incise alcune delle sue principali massime. Al centro della piazza Antonio Gramsci, sul retro delle lastre di cemento, si trova la scultura di Pinuccio Sciola dedicata a questo intellettuale. La scultura, realizzata nel 2014, rappresenta L'esilio e il carcere di Antonio Gramsci, condannato dal regime di Mussolini perché antifascista. Si tratta di una delle ultime opere dell’artista di San Sperate, scomparso nel 2016. Il monumento al Milite Ignoto ed il parco delle Rimembranze con il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale
Il Centro comunale d'Arte e Cultura ExMàDi fronte al parco, lungo il lato destro della via San Lucifero, al civico numero 71, si trova un centro culturale polivalente, il Centro comunale d'Arte e Cultura ExMà, nome abbreviato per l'ottocentesco edificio dell'ex mattatoio, rimasto in attività fino al 1964, ed è stato poi ristrutturato. Originariamente il mattatoio era stato costruito ai margini della città, poi inglobato nel tessuto cittadino dalla successiva espansione di Cagliari. Dagli anni '90 viene utilizzato come centro culturale ed ospita, oltre a molte mostre temporanee, le quasi 650 stampe della Collezione Nicola Valle, realizzate da artisti sardi e italiani e donate nel 1997 alla locale amministrazione comunale dagli eredi della sua famiglia. La chiesa di San Lucifero che ospita la parrocchia della Beata vergine del RimedioProseguendo lungo la via San Lucifero, al termine del parco delle Rimembranze, troviamo alla sinistra della strada il complesso paleocristiano di San Lucifero, costituito dalla chiesa omonima, e dall'attiguo convento e collegio. La chiesa di San Lucifero, sede della parrocchia della Beata vergine del Rimedio, una delle parrocchie del quartiere Villanova, da documenti pontifici risulta essere già presente nel 1095, ma la chiesa attuale risale ai rifacimenti effettuati nel 1646, che lo hanno ispirato alla cattedrale della città, per quanto riguarda la pianta, a croce latina, l'alta cupola e il presbiterio sopraelevato, sotto il quale si trova la Cripta. Dal 1693 la chiesa, con l'annesso convento e collegio, sono retti dai Frati Domenicani, successivamente, nel 1767, il complesso passa ai Frati Trinitari, provenienti dalla chiesa di San Bardilio, identificata anche come Santa Maria al Porto, che sorgeva, sino al 1929, ai piedi del colle di Bonaria, dove occupava l'area in cui oggi sorge l'ingresso principale al cimitero di Bonaria, ed era la parrocchiale del quartiere portuale. I Trinitari rimangono a San Lucifero sino al 1803, nel 1826 Carlo Felice decide che il complesso sia adibito a ospizio dei poveri, successivamente trasformato in orfanotrofio. Nel 1891, vista l'estensione del quartiere Villanova, la chiesa diviene una parrocchia succursale della Collegiata di San Giacomo, mentre l'ospizio, dal 1907, diviene sede della regia scuola industriale, che esiste ancora col nome di Istituto Tecnico Industriale. Nel 1924, la chiesa viene eretta come parrocchia autonoma, intitolata alla Beata vergine del Rimedio. L'interno è di gusto barocco, seicentesca, ed è da notare la spendida rampa che conduce all'altare, decorata con Azulejos, tipici ornamenti dell'architettura portoghese e spagnola consistenti in piastrelle di ceramica con la superficie smaltata e decorata. La parete di fondo dell'abside è dominata dalle canne dell'organo, costruito dalla casa Tamburini di Crema nel 1961. Nel transetto sinistro si trova la tomba di don Mosè Farci, mentre nel braccio destro del transetto è collocato l'imponente altare barocco in legno dorato, intitolato alla Madonna del Rimedio, patrona della parrocchia, dove è esposta una statua della vergine, opera di Giuseppe Antonio Lonis. La prima cappella laterale a destra ospita, sotto l'altare, una statua in marmo bianco, raffigurante San Lucifero giacente, rivestito dagli abiti pontificali, e una tela che raffigura lo stesso Santo assiso in cattedra. La chiesa conserva, al suo interno, anche un quadro di San Girolamo, una Madonna della Seggiola, il grande altare in legno. L'esterno ha una facciata piana, con il portone ornato da due colonne antiche in marmo, ed al centro lo stemma della città di Cagliari. Posati sulle volute, ai lati dello stemma, sono le statue di due cani, simbolo dei domenicani, Domini Canes, che officiarono il tempio per lungo tempo. Nella facciata della chiesa sono stati incastrati antichi sarcofaghi e diversi ornamenti sepolcrali rinvenuti nella vicina necropoli. Da questa parrocchia dipende la basilica di San Saturnino. L'ultima domenica di ottobre si tengono, presso la cattedrale di Santa Maria, la chiesa di San Lucifero e la basilica di San Saturnino, le celebrazioni in occasione della festa di San Saturnino martire, patrono della città di Cagliari, con diversi riti religiosi.
La basilica di San SaturninoDi lato al fianco destro della chiesa di San Lucifero, si apre la piazza dei Santissimi Cosma e Damiano. Sulla piazza si affaccia la basilica di San Saturnino, il complesso monumentale paleocristiano più antico della Sardegna, unico nel suo genere in tutto il bacino del Mediterraneo. La basilica sorge in un luogo che corrisponde al settore della necropoli orientale, fra la chiesa di San Lucifero e il colle di Bonaria, finora la più antica area funeraria cristiana individuata a Cagliari, con sepolture risalenti alla metà del IV secolo. La chiesa è stata edificata in stile romanico in pieno periodo bizantino e dedicata al cagliaritano Saturnino, martirizzato sotto Diocleziano nel 304. Gli scavi archeologici condotti nella basilica di San Saturnino hanno, in effetti, messo in luce una basilica primitiva datata fine del IV secolo o inizio del V secolo, trasformata successivamente nel VI secolo in Martyrium, a ricordo del sepolcro del martire. Dell'impianto iniziale resta il corpo centrale con la cupola. A questo vengono aggiunti due bracci, dei quali uno a tre navate, realizzati con architettura proto romana dai monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, fatti arrivare da Orzocco Torchitorio I, giudice di Càlari, che in questo modo riavvicina la chiesa sarda a quella romana. La basilica viene donata ai monaci dal suo successore, Costantino I Salusio II, ed essi ne ampliano la struttura. Gli stessi monaci edificheranno anche la chiesa Santa Maria di Uta che vedremo in una tappa più avanti. Nel 1714 la chiesa venne concessa alla corporazione dei Medici e degli Speziali, il che ha determinato la sua nuova intitolazione anche ai santi medici Cosma e Damiano. La basilica di San Saturnino dipende dalla parrocchia della Beata vergine del Rimedio, situata nella chiesa di San Lucifero. L'ultima domenica di ottobre si tengono, presso la cattedrale di Santa Maria, la chiesa di San Lucifero e la basilica di San Saturnino, le celebrazioni in occasione della festa di San Saturnino martire, patrono della città di Cagliari, con diversi riti religiosi. In piazza della repubblica si trova il palazzo di Giustizia e la stazione ferroviaria
Il cimitero Monumentale di BonariaDa dove la via San Lucifero sbocca verso sinistra in via Dante Alighieri ed a destra nel viale del cimitero, prendiamo verso sinistra il viale del cimitero. Percorso per circa trecentocinquanta metri, incorciamo il viale Bonaria, passato il quale, alla destra della strada, si trova l'ingresso del cimitero Monumentale di Bonaria. Utilizzato tra il 1829 e il 1968, il cimitero, che occupa originariamente un'area alla base del colle di Bonaria, si estende in seguito fino alla sua cima. Nel cimitero trovano sepoltura diversi personaggi illustri, tra i quali il canonico archeologo Giovanni Spano, il tenore Piero Schiavazzi, il generale Carlo Sanna, lo storico sindaco di Cagliari Ottone Bacaredda, ed anche l'architetto Francesco Giarrizzo, autore della facciata della cattedrale di Cagliari. La basilica ed il santuario di Nostra Signora di Bonaria che è la parrocchiale del quartiere omonimo
Durante l’anno liturgico a Cagliari si celebrano tre feste solenni in onore della Madonna di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna e speciale Protettrice della gente di mare: il 25 marzo, il 24 aprile e la prima domenica di luglio. Queste tre feste richiamano sempre una moltitudine immensa di fedeli provenienti da ogni parte della Sardegna. Il 25 marzo, mentre in tutta la chiesa si celebra l’Annunciazione della vergine, a Bonaria si ricorda in maniera solenne l’Arrivo prodigioso del simulacro della vergine, avvenuto nell’anno 1370. Il 24 aprile si celebra l'Incoronazione della vergine, dato che nel 1870, in occasione del quinto centenario dell’arrivo della Madonna, il simulacro della vergine è stato incoronato durante una solenne cerimonia con decreto del Capitolo Vaticano, ed, in tale occasione, il Papa Pio X ha inviato la sua benedizione apostolica, stabilendo che quello fosse il giorno liturgico per la celebrazione della festa di Nostra Signora di Bonaria. La prima domenica di luglio, infine, si celebra la Sagra estiva in onore di Nostra Signora di Bonaria. È una festa popolare, nata ad opera di alcuni giovani reduci della guerra combattuta contro gli Austriaci nel 1866. In questa occasione tutta la città si mobilita, il simulacro della vergine, Protettrice dei Naviganti, esce di casa, e attraversando viale Bonaria tra due ali di folla, si dirige verso il porto dove sale su un rimorchiatore assieme al clero, mentre tanti fedeli, sistemati su altri battelli, seguono l’imbarcazione che porta la Madonna. Insieme fanno un giro nell’ampio golfo degli Angeli. Giunti al largo, da un elicottero militare vengono gettate in mare corone di alloro precedentemente benedette, in memoria dei caduti di tutte le guerre. Poi il ritorno a Bonaria, ove l’Arcivescovo conclude le celebrazioni con un discorso e la benedizione. Il porticciolo turistico di Su SiccuRitornati sul viale Armando Diaz e proseguendo verso sud est, arrivati in piazza Marco Polo, prendiamo a destra la via Sebastiano Caboto, che, in circa duecentocinquanta metri, ci porta al porticciolo turistico di Su Siccu, alla Marina di Bonaria, è un porticciolo turistico che si trova all'interno del porto commerciale. Il porticciolo può ospitare circa 300 imbarcazioni, manca la pompa per carburanti ma è presente acqua in banchina. La Fiera Internazionale della Sardegna
La chiesa parrocchiale di San Pio XInvece di proseguire lungo il viale Armando Diaz, di fronte all'ingresso della Fiera, prendiamo a sinistra la via Messina e la seguiamo per poco più di duecento metri, poi prendiamo a destra la via Milano che continua sulla via Corsica, che, dopo circa duecentocinquanta metri, incrocia via della Pineta. Prendiamo la via cella Pineta verso destra e la seguiamo per trecento metri, e troviamo, al civico numero 178, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Pio X, che è la chiesa parrocchiale del quartiere monte Mixi. L'erezione della parrocchia di San Pio X nel 1958, rientrava nel grandioso piano pastorale di assistenza spirituale alla città, che si è sviluppato dopo il secondo conflitto mondiale. L'accesso alla chiesa è preceduto da una breve scalinata. Il prospetto si presenta caratterizzata per buona parte da piccoli mattoni rossi. In asse con il portale, posto centralmente, si trova un'ampia vetrata a forma di semi croce latina. Il campanile è a pianta rettangolare ed è caratterizzato da un evidente bicromia. L'interno della chiesa si presenta ad unica navata. Una enorme tela ad olio, con la sua forte carica di religiosità, domina la navata della chiesa, della quale costituisce la pala d’altare, realizata da Foiso Fois, il noto pittore di Iglesias da sempre impegnato a rappresentare epicamente i grandi temi corali della rivolta sociale e del lavoro, o quelli più lirici del mondo naturale. Le sue dimensioni sono imponenti, dato che ha un’estensione della tela di 56 metri quadri, e l’artista lo ha dipinto con l’aiuto di tre suoi allievi. Foiso Fois si è dedicato nell’agosto del 1977 alla pittura di questo Cristo, su commissione dell’amico parroco Don Ottavio Cauli, che lo ha aiutato nel processo ideativo e gli ha fornito un solido supporto teologico e biblico durante tutta la realizzazione. Lo stadio Amsicora
Il ristorante CesareProseguendo lungo la via dei Salinieri per un centinaio di metri, prendiamo a sinistra la via Sigmund Freud, dopo circa duecento metri svoltiamo a destra nella via Darwin, alla destra della quale si trova il ristorante Cesare.
Il quartiere Sant'Elia con lo stadio Sant'Elia
Nel dicembre 2015 è stato approvato il progetto di Un nuovo stadio, con 21mila posti a sedere, in tribune coperte. Poi quattro campi da calcio esterni,15mila metri quadri coperti di attività commerciali,55 milioni di investimenti, circa 600 posti di lavoro a regime. Secondo alcune indiscrezioni l'impianto avrebbe dovuto essere pronto per giugno 2019, sorgendo negli spazi attualmente occupati dal Sant’Elia, ma ad oggi i lavori per la sua costruzione non sono neppure iniziati. Nel borgo di Sant'Elia si trovano la chiesa parrocchiale di Sant'Elia ed il Centro Culturale nell'ex LazzarettoPresa, invece, la via Amerigo Vespucci verso sinistra, dopo meno di cento metri prendiamo verso destra la via San Bartolomeo e la seguiamo pertrecentocinquanta metri, fino ad arrrivare alla rotonda del viale San Bartolomeo. Seguendo le indicazioni per il quartiere Sant'Elia, prendiamo la seconda uscita, che è il viale Sant'Elia, e che, percorsi per circa centocinquanta metri, ci porta al centro del borgo di Sant'Elia, che in origine era un borgo di pescatori, e sorge a ridosso di un'area una volta paludosa. Consiste in un intrico di stradine che si snodano fra vecchie case, al centro delle quali si trova la chiesa di Sant'Elia. Nel piazzale di fronte al mare, il largo Sant'Elia, sorge il Lazzaretto, sorto attorno al Seicento come area di ricovero ed oggi trasformato in un centro culturale. Dal viale Sant'Elia prendiamo, a sinistra, la via dei Musicisti, la seguiamo per circa duecento metri e, alla destra della strada, troviamo la chiesa di Sant'Elia, che è la chiesa parrocchiale del quartiere Sant'Elia. Venne fondata nel 1953, ha una struttura moderna con esterno rosa e tetto a capanna. La facciata presenta un atrio con pilastri, cinque finestre vetrate e un oculo di forma ottagonale allungata caratterizzano la sua parte superiore. Sul lato destro si trova il campanile a base quadrata, con aperture rettangolari sui lati della cella campanaria e una piccola cupola a guglia, sormontata da una semplice croce. Presso questa chiesa, a luglio si celebra la festa del borgo di Sant'Elia. Proseguendo meno di duecento metri lungo il viale Sant'Elia, arriviamo in piazza del Lazzaretto, dove si trova l'ex Lazzaretto. Costruito nel 1500, era un ricovero per gli ammalati di peste, ed un posto dove si tenevano in quarantena le mercanzie per prevenire epidemie. Occupato nel dopoguerra dai senzatetto, nel 1999 comincia un lavoro di resturo conservativo, ed oggi ospita il Centro culturale ex Lazzaretto, che accoglie mostre sia permanenti che itineranti. La nuova chiesa parrocchiale del Santissimo Nome di MariaPreso il ponte Vittorio, lo seguiamo fino all'uscita verso Sant'Elia La Palma, prendiamo l'uscita verso il viale San Bartolomeo, dopo circa un chilometro arriviamo a una rotonda dove, seguendo le indicazioni per il quartiere La Palma, prendiamo l'ultima uscita verso sinistra, che è la via Tramontana, la seguiamo per settecento metri, poi a destra via Aquilone per circa centocinquanta metri, e, di nuovo a destra via Euro, che, dopo un centinaio di metri, sbocca sulla via Favonio. La prendiamo verso sinistra ed, al civico numero 2, alla sinistra della strada, vediamo la nuova chiesa del Santissimo Nome di Maria, che è la chiesa parrocchiale del quartiere La Palma. La nuova chiesa parrocchiale è servita dagli appartenenti alla Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata. La vecchia chiesa del Santissimo Nome di Maria detta anche delle Saline o dei SalieriEvitando la deviazione sulla via Aquilone, proseguiamo lungo la via Tramontana per una cinquantina di metri, fino a dove arriva al canale Palma. Qui prendiamo a destra il viale La Palma, e, subito sulla destra, troviamo la Vecchia chiesa del Santissimo Nome di Maria chiamata anche chiesa delle Saline o chiesa dei Salieri. Si tratta di una chiesa a navata unica, caratterizzata dal corpo semplice e dalle dimensioni ridotte, che la rendono simile ad una cappella gentilizia. Eretta nel 1934 su progetto dell'ingegner Vincenzo Marchi, allora direttore delle Saline di Stato, ospitava le messe degli abitanti del villaggio del Sale, situato subito a sud del piccolo Stagno di Sa Perda Bianca, che descriveremo più avanti. La chiesa delle Saline diventa, dal 1964, la parrocchiale del quartiere La Palma, per venire poi abbandonata nel 1979 dopo la costruzione della nuova più ampia chiesa parrocchiale del Santissimo Nome di Maria. La vecchia chiesa delle Saline dal 1991 viene utilizzata solo per particolari cerimonie. La frazione abusiva di Medau su CramuPreso verso destra il viale la Palma, dopo seicento metri passiamo il ponte sul canale Palma e cominciamo a costeggiare la sua sponda sinistra in via dei Monsoni, dopo cinquecento metri svoltiamo a sinistra in via del Sale, e, in duecento metri, imbocchiamo a destra la via dei Gelsomini, che in un centinaio di metri ci porta in località denominata Medau su Cramu. Dagli anni '60, senza alcuna pianificazione urbanistica, è stata avviata una lottizzazione abusiva in questa località, posizionata nel tratto cagliaritano della sottile striscia di terra che separa lo Stagno di Molentargius ed il sottostante Stagno di Sa Perda Bianca dalle Saline di Stato, che descriveremo più avanti illustrando le zone umide ad est di Cagliari. Se ne è ricavato un reticolo di strade private e lotti, con l'intento di trasformare quel lembo di terra in un quartiere residenziale, senza alcuna pianificazione. Nella località di Medau su Cramu risiedono, ad oggi, circa 1.300 abitanti, in cui le amministrazioni comunali di Cagliari e Quartu contano 259 abusi totali o parziali, e sono inizate la iniziative per l'abbattimento delle costruzioni abusive. La chiesa parrocchiale di San BartolomeoAlla rotonda del viale San Bartolomeo, continuiamo lungo il viale per trecento metri e troviamo, alla sinistra della strada, la piazza San Bartolomeo, nella quale si affaccia la chiesa di San Bartolomeo, che è la chiesa parrocchiale del borgo omonimo, che, come documenta Giovanni Spano, è stato, nell'Ottocento, sede del Bagno Penale, la prima colonia penitenziale dell'Isola, nella quale i galeotti venivano utilizzati soprattutto per l'estrazione del sale. Nel diciassettesimo secolo nel borgo vengono edificate due chiese, una è dedicata alla vergine di Lluc, ora scomparsa, e l'altra è intitolata a San Bartolomeo, venerato a Barcellona, la cui devozione viene incoraggiata dagli Spagnoli. L'edificio, sorto a metà del '600, è a navata unica con copertura lignea poggiante su archi a diaframma a sesto acuto. Al diciottesimo secolo risale l'inserimento nella facciata, di gusto tardogotico, di un portale in stile barocchetto piemontese, che riutilizzava l'originario arco di scarico. A occidente del promontorio di Sant'Elia la torre de su Perdusemini, la torre dei Segnali ed il faro di Capo Sant'EliaAl periodo romano risalirebbe il martirio di Sant'Elia, che sarebbe stato ucciso in questi luoghi, durante le persecuzioni di Diocleziano. Il Promontorio di Sant'Elia, a lui dedicato, è situato a sud di Cagliari, e costituisce la barriera naturale che separa il golfo di Cagliari dal golfo di Quartu Sant'Elena. Tutto il promontorio di Sant'Elia, è costituito da rocce calcaree sedimentarie di età miocenica, quindi geologicamente piuttosto giovani. All'interno di queste rocce si sono formate diverse grotte, che sono state abitate dall'uomo sino dal VI millennio avanti Cristo Si tratta di un promontorio privo di vegetazione consistente, ed il suo punto più alto, abbastanza panoramico, si trova a circa cinquantaquattro metri sul mare.
La Spiaggia di Cala MoscaPer raggiungere il promontorio di Capo Sant'Elia, riprendiamo il nostro viaggio dalla piazza San Bartolomeo, dove il viale San Bartolomeo diventa viale Calamosca, lo seguiamo fino al termine. A circa cinque chilometri dal centro arriviamo in località Calamosca, attraversando la zona militare con la Caserma Ederle, al capolinea dell'autobus numero 11, vicino all'hotel Ristorante Calamosca, affacciato sul mare. Qui, davanti al grande albergo, si trova la piccola Spiaggia di Calamosca, un angolo di sabbia e mare molto piacevole, in un ambiente che è rimasto ancora selvaggio, che si trova sul versante occidentale del promontorio di Capo Sant'Elia. Prendendo il sentiero sulla destra, al termine della Spiaggia di Cala Mosca, troviamo sulle rocce, sotto il faro, un tratto di spiaggia frequentata quasi esclusivamente da naturisti e da gay, che qui trovano riparo da occhi indiscreti e possono prendere comodamente il sole. La spiaggia dell'ex StabularioGiunti a Calamosca, invece di fermarci all'hotel ed alla spiaggia, procediamo sulla strada verso sinistra, che conduce, dopo aver passato il Bar Le Terrazze, alla fine della strada, allo Stabilimento balneare Le Paillote. Il lato occidentale del promontorio montuoso di Murr 'e Porcu, lo stabilimento balneare è ospitato nella piccola spiaggia dell'ex Stabulario. La Spiaggia di Cala FigheraDalla fine della strada, prendiamo il sentiero sul colle, a sinistra, e procediamo a piedi lungo il percorso naturalistico che porta alla Sella del Diavolo. È necessario essere muniti di scarpe da tennis, no ciabatte, no infradito. Dalla sommità del promontorio procediamo in discesa verso le numerose piccole insenature a carattere roccioso, dove non e difficile, grazie alla conformazione del territorio, poter prendere il sole, al riparo da occhi indiscreti, in costume adamitico, senza incorrere in sanzioni. Raggiunta la parte orientale del promontorio montuoso di Murr 'e Porcu, si giunge all'ampia insenatura che ospita la piccola Spiaggia di Cala Fighera, seguendo le stradine che scendono verso il mare. In località Cala Fighera si trovava un tempo anche la torre di cala Fighera, edificata in epoca spagnola, probabilmente nel 1639, ma che ora è scomparsa. Salendo sul promontorio di Sant'Elia arriviamo alla Sella del Diavolo con i suoi resti archeologici
Nel punto più elevato del promontorio, a 135 metri di altezza, esisteva un Tempio fenicio dedicato ad Astarte Ericina, di cui, però, ora rimangono solo pochi resti, e che è attualmente in fase di scavo. Subito più a sud si vede, invece, una Cisterna romana dalla forma tronco conica, del diametro di circa cinque metri, con di fianco all'imboccatura un sistema di vasche e canalette, costruito sulla roccia in maniera da farvi confluire l'acqua piovana. Nell'undicesimo secolo tutta l'area del promontorio viene affidata ai monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, che vi costruiscono il monastero di Monte Sant'Elia, del quale rimangono solo pochi ruderi della chiesa di Sant'Elia, situati subito più a sud della cisterna romana. Subito a sud dei resti della chiesa, si trova la torre di Sant'Elia, che descriveremo più avanti. Poche decine di metri più a valle, è presente un grande Cisternone punico chiamato Sa Ucca 'e su Diaulu, ossia la bocca del diavolo. Ha una forma rettangolare, è lungo ventisette metri e profondo sei, ed ha una sezione trapezoidale. A oriente del promontorio di Sant'Elia di trovano la torre di Sant'Elia o dei Pisani e la torre del Poetto o del Pohuet
Il quartiere del Poetto con il porticciolo di Marina PiccolaPercorsa via Armando Diaz, alla rotonda del viale San Bartolomeo prendiamo sulla sinistra il viale Poetto e lo percorriamo tutto, fino a che ci porta nel quartiere del Poetto. Ad esso possiamo arrivare anche dalla chiesa di San Bartolomeo, prendendo una deviazione sulla sinistra, e poi a destra il viale del Poetto. Percorsi 1.6 chilometri dall'inizio del Viale, arriviamo alla piazza degli Arcipelaghi, con una rotonda dove prendiamo, verso destra, la strada che, in seicento metri, ci porta ai parcheggi della Marina Piccola. Il porticciolo di Marina Piccola, che si trova alla chiusura occidentale della lunga spiaggia del Poetto, verso il promontorio di Capo Sant'Elia, è un porticciolo turistico nel quale trovano posto circa 300 imbarcazioni, anche da pesca, ma manca di pompa carburante. È sede della Lega Navale e di uno Yacht Club. La chiesa della Beata vergine della SaluteDal viale del Poetto, arrivati alla rotonda in piazza degli Arcipelaghi, prendiamo, verso sinistra, la via Lungo Saline, e, dopo un chilometro e mezzo, a destra la via dei Cavalleggeri, dopo centotrenta metri di nuovo a destra la via Ausonia, alla destra della quale, dopo centocinquanta metri, si trova la chiesa della Beata vergine della Salute, che è la chiesa parrocchiale del quartiere Poetto, costruita in stile moderno tra il 1963 ed il 1971 ed affidata ai Figli di Santa Maria Immacolata. L'icona che viene venerata all'interno della chiesa, e che da il nome alla parrocchia, è stata eseguita nel 1976 da Lucia Porcu. Sul lungomare del Poetto si trova l'hotel La villa del MareDalla rotonda in piazza degli Arcipelaghi inizia il lungomare del Poetta, sul quale, dopo un chilometro e trecen To metri, al civico numero 248, si trova l'hotel La villa del Mare.
La spiaggia del Poetto con la torre di Mezza spiaggiaDal lungomare Poetto, diverse deviazioni verso destra ci portano alla spiaggia del Poetto, il cui nome si pensa derivi dalla torre aragonese denominata del Poeta, che si può osservare ancora oggi sopra la Sella del Diavolo, mentre, secondo un'altra ipotesi, potrebbe derivare dal catalano Pohuet, ossia pozzetto, in riferimento ai numerosi pozzi e cisterne per la conservazione dell'acqua piovana sparsi sulla Sella del Diavolo. La bella spiaggia del Poetto prosegue in territorio di Quartu Sant'Elena, con la spiaggia del Poetto di Quartu, che verrà descritta in una Prossima tappa, dove vedremo tutta la costiera cha va da Cagliari a Villasimius. La torre di Mezza spiaggia
L'ex Ospedale MarinoSulla spiaggia del Poetto si trova l'ex Ospedale Marino, progettato negli anni '30 del Novecento da Ubaldo Badas per ospitare la Colonia Marina. Dopo la guerra, ha ospitato l'Ospedale Marino, fino al suo trasferimento nella sede attuale. Oggi versa in stato di degrado. Un progetto della regione tende al suo risanamento ed alla sua rivalorizzazione. L'ippodromo intitolato al generale Antonio Gutierrez
Lo stagno di Molentargius all'interno del centro abitato ed a sud il piccolo stagno di Sa Perda Bianca
Lo Stagno di Molentargius costituisce il principale sito di riproduzione del fenicottero rosa in Sardegna. È, infatti, proprio in questo stagno che, per la prima volta in Italia, quasi vent'anni fa, i fenicotteri rosa, ormai stanziali, hanno figliato. A quanto ha scritto La Nuova Sardegna, nel maggio 2011 c'è stata nello Stagno di Molentargius una vera e propria Invasione di fenicotteri per la nidificazione, sono arrivate dalla Francia, da Orbetello, dal delta del Po e dalla Spagna oltre quattromila coppie, e per Cagliari è stata una una festa di colori. All'arrivo nel capoluogo i fenicotteri si sono divisi in tre grandi colonie ed altri quattro nuclei minori. É stato uno spettacolo che ha attirato intorno all'area del parco centinaia di turisti, curiosi, appassionati, e naturalmente le scolaresche di tutto l'hinterland cagliaritano. Lo Stagno di Molentargius è stato riconosciuto negli elenchi ufficiali delle aree umide da sottoporre a tutela, classificato Sito di Importanza comunitaria ai sensi della direttiva dell'Unione europea n. 43 del 1992, la cosiddetta Direttiva Habitat, ed inoltre Zona di Protezione Speciale ai sensi della direttiva dell'Unione europea n. 409 del 1979 abrogata e sostituita dalla direttiva n. 147 del 2009, la cosiddetta Direttiva Uccelli, e Zona Umida di Importanza Internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. Nel 1988 il Ministero dell'Ambiente ha stanziato una somma per un progetto di recupero e salvaguardia dell'ecosistema di questo stagno, in cui, accanto alle necessarie misure di protezione dell'ambiente e delle comunità vegetali e animali, è stata prevista la realizzazione di strutture ricettive per la fruizione dell'area umida da parte dei visitatori. Le aree verdi del compendio del Molentargius, gestite dall'Ente parco, sono aperte al pubblico e accessibili liberamente, dall'alba al tramonto, gratuitamente. A sud dello Stagno di Molentargius si trova il piccolo Stagno di Sa Perda Bianca, un'altra area umida protetta, che costituisce una zona di sosta e riproduzione di avifauna acquatica di interesse comunitario, e che fa anch'essa parte del parco Naturale Regionale del sistema Molentargius, Saline, Poetto. Le Saline di Stato tra il bacino di Molentargius e lo stagno di QuartuLa storia di Molentargius è strettamente legata alla storia delle Saline di Stato, che si collocano nel settore sud della zona costiera di Cagliari e Quartu Sant'Elena, sul retro della strada costiera, dato che il grande bacino del Bellarosa Maggiore, è stato utilizzato come vasca di prima evaporazione nel ciclo di produzione e raccolta del sale. Le Saline di Stato, che comprendono il Bacino di Molentargius e lo Stagno di Quartu, ed ancora oggi dipendono dal Ministero delle Finanze, hanno cessato la loro attività nel 1984, per la tracimazione dei canali di regimentazione delle acque reflue, oltre che per problemi di inquinamento. Viene, comunque, ancora oggi garantita la circolazione d'acqua nei bacini. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, completeremo la visita della città di Cagliari, della quale nelle pagine precedenti abbiamo visto il centro storico, in questa i dintorni, e nella prossima visiteremo la Municipalità di Pirri. | ||||||
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