Uno dei siti più visitati per conoscere la Sardegna che ha ricevuto fino a oltre 900 visitatori in un solo giorno | ||||
![]() ![]() | ||||
Home page Guest book Siti amici Sostienici Scrivici Mappa del sito | ||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |
Nel centro storico di Cagliari visiteremo i suoi quattro quartieri, ossia Stampace, Castello, Marina e VillanovaIn questa tappa del nostro viaggio, effettueremo la visita dal centro storico della città di Cagliari, dove vedremo i quattro quartieri storici, ossia Stampace, Castello, Marina e Villanova. Nel quartiere Castello ci recheremo, tra l'altro, a visitare il museo archeologico Nazionale, nel quale sono esposti i principali reperti dell'archeologia in Sardegna. Il quartiere MarinaAffacciato sul mare, il quartiere della Marina ha sempre avuto una storia importante nell'economia della città, sino dalle sue prime origini, che si fanno risalire addirittura al periodo punico. Durante il romano, con il nome di Bagnarla, il quartiere conosce una frenetica attività commerciale e, alla luce degli scavi archeologici degli ultimi decenni, un continuo ampliamento urbanistico, testimoniato dall'abbondanza di edifici imponenti e di strade che la collegavano ad altre aree della città. L'area portuale di fronte alla bella via Roma con i suoi palazzi libertyLa via Roma è una delle principali arterie del centro di Cagliari. Il tratto prospiciente il porto, con gli eleganti palazzi dotati di portici, dove si trovano numerosi caffè e negozi, è considerato uno dei Salotti della città. La via Roma, più precisamente il tratto di fronte al porto commerciale di Cagliari, viene inaugurata nel 1883, dato che l'area attraversata dalla strada era precedentemente in gran parte occupata dalle mura e dai bastioni del quartiere Marina, smantellati a partire dal 1880 per esigenze igieniche, ed in seguito anche alle disposizioni del regio decreto del 31 dicembre 1866, con il quale la città di Cagliari perdeva la sua funzione di piazzaforte militare. Alla destra della via Roma, procedendo da nord ovest verso sud est, si affaccia la Stazione marittima, dove sono presenti i diversi moli di attracco delle navi da crociera e dei traghetti provenienti dal continente. Gli uffici della stazione marittima occupano un'area presente sul molo Sanità, all'interno del porto di Cagliari. Oggi le navi da crociera sbarcano centinaia di passeggeri provenienti anche da numerosi paesi esteri, e questo avviene da quando le rotte turistiche hanno abbandonato il nord Africa dopo gli ultimi attentati terroristici, e sono state dirottatate in gran parte su Cagliari. Peccato che la città non si sia ancora adeguata a questa nuova vocazione turistica, dato che solo le trattorie ed i ristoranti hanno iniziato ad acquisire personale che parla le diverse lingue, ma non così le attività commerciali. Ancora quest'anno, arrivato a Cagliari di domenica, ho dovuto acquistare la crema abbronzante in un negozio arabo, e il panno per stendermi al sole in uno cinese, dato che tutte le attività commerciali italiane erano chiuse! In via Roma, nel lato opposto rispetto alla stazione marittima, ossia al lato sinistro della via Roma, restiamo affascinati dalla bellezza dei tanti Palazzi liberty, che si susseguono con i loro lunghi porticati. La chiesa ed il convento di San Francesco di PaolaLa chiesa di San Francesco di Paola, dedicata al Santo, compatrono della città dal 1907, al quale viene attribuito il miracolo di aver liberato Cagliari dalla siccità del 1739, si trova proprio in via Roma ed appartiene all'Ordine dei Minimi, approvato nel 1474 con il nome di Congregazione Eremitica Paolana di San Francesco d'Assisi. I Frati arrivano in Sardegna nel 1625 e ricevono in donazione un terreno vicino al porto, dove, entro la fine del secolo, costruiscono l'attuale convento con la chiesa ad esso adiacente. L'edificio, con una sola aula, con tre altari per lato e con un profondo presbiterio rettangolare, ha in un primo tempo la facciata con terminale a doppio inflesso, detto a cappello di carabiniere, tipico di molte chiese barocche ed il portale inquadrato da coppie di colonne corinzie. Nel 1926 la facciata viene considerata priva d'interesse artistico e demolita, e nel 1932 venne realizzata la nuova facciata, in stile classicheggiante, che comprende la chiesa tra le facciate dei palazzi e dei porticati liberty, che ormai caratterizzano la via Roma. L'interno della chiesa ha, invece, mantenuto l'assetto secentesco. L'altare maggiore è uno dei più belli di Cagliari, per i suoi marmi policromi e per lo slancio verticale caratteristico degli altari del tardo '700. Durante i lavori di restauro del 1997-99 sono stati rivenuti frammenti di affreschi, forse secenteschi, che, staccati e montati su tela, sono adesso sistemati nella sacrestia. La chiesa dipende dalla parrocchia di Sant'Eulalia di Marina. La porta posteriore della chiesa si affaccia sulla via Sardegna, dove si affaccia anche il convento di San Francesco di Paola, che ha il suo ingresso al civico numero 103. Il palazzo del Consiglio Regionale
Elemento connotativo del progetto è il granito utilizzato per il rivestimento dei pavimenti e delle scale. Sotto i porticati del complesso edilizio del Consiglio Regionale, nell'area esterna, denominata il lago salato, sono state collocate alcune opere di Costantino Nivola, il grande scultore di Orani, del quale sono presenti anche alcuni graffiti realizzati su disegni di Salvatore Fancello, l'importante artista di Dorgali. La via Sardegna con l'hotel Italia e con i suoi numerosi locali tipiciLa parallela di via Roma verso l'interno è la stretta Via Sardegna, la principale strada per la ristorazione turistica della città. I pochi resti della chiesa di Santa Lucia
Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, la storia della chiesa è strettamente legata a quella dell'Arciconfraternita della Santissima Trinità e Sangue di Cristo sotto l’invocazione di Santa Lucia, riconosciuta tra le più importanti della città con una bolla del Papa Paolo V del 2 ottobre del 1606. L, 'Arciconfraternita ricostruisce la propria chiesa secondo i nuovi dettami architettonici voluti dalla Controriforma e dai Gesuiti, in risposta alla Riforma protestante che rifiutava il culto dei santi. La chiesa, di concezione inedita per la città, si presentava a navata unica, con volta a botte, scandita da tre sottarchi sull'aula, ed il presbiterio quadrato voltato con un cupolino emisferico su una cornice dentellata. Ad esso erano affiancate due sacrestie, ed aveva tre cappelle per lato, aperte, con arco a tutto sesto voltate a botte. Nel 1943 una delle tante bombe cadute sul quartiere Marina danneggia lievemente la chiesa, ma i lievi danni vengono fatti passare per danni di guerra tali da compromettere l’intero monumento, allo scopo di ottenere un finanziamento per la costruzione di una nuova chiesa nella zona di La Playa, mai edificata. Il piano di ricostruzione post bellica della città immagina una piazza al posto della chiesa, e nel 1947 il monumento viene demolito. La chiesa era ricca di arredi, centinaia di opere d'arte, arredi sacri ed opere in marmo, alcuni dei quali sono oggi conservati nel museo di Sant'Eulalia, nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, ed in altre chiese chiese. È in corso un progetto per il recupero del rudere, davanti al quale potrebbe essere realizzata una piazza pubblica. Trattorie e ristoranti nella via Sardegna e nel viale Regina MargheritaLa via Sardegna è un continuo susseguirsi di trattorie e piccoli ristoranti, in gran parte con cucina di mare ma non solo. Alla sinistra, al civico numero 78, si trova la Trattoria tipica da Lillicu. La via Sardegna sbocca contro il lato sinistro del palazzo del Consiglio Regionale. Passati a piedi sotto i portici del palazzo, o aggirandolo prendendo a sinistra la via Lepanto, subito a destra la via Camillo Benso conte di Cavour, poi a destra la via Vittorio Porcile, e voltando di nuovo a sinistra, raggiungiamo la prosecuzione della via Sardegna. Al civico numero 140 della via Sardegna troviamo l'importante ristorante La Stella Marina di Montecristo. Al termine della via Sardegna, la strada sbocca sul viale Regina Margherita, che prendiamo verso sinistra imboccando una grande scalinata, che parte dalla piazza Giovanni Amendola, che si trova alla sinistra della via Roma. In viale Regina Margerita, al civico numero 18, si trova l'importante ristorante Luigi Pomata. Proseguendo lungo il viale Regina Margherita, passato lo sbocco da sinistra della via Camillo Benso conte di Cevour, al civico numero 28, si trova il ristorante Dal Corsaro, uno dei tre ristoranti sardi premiati con la stella della Guida Michelin. La chiesa ed il convento di Santa RosaliaDal viale Regina Margherita risaliamo di duecentocinquanta metri, e prendiamo verso sinistra, la via San Salvatore da Horta, che ci porta sulla via Torino, parallela al viale Regina Margherita. Proprio dove la via San Salvatore da Horta sbocca sulla via Torino, di fronte, alla sinistra della strada, si trova la facciata della chiesa di Santa Rosalia, edificata nel 1749 ed ancor oggi officiata dai Frati Minori Osservanti, che risiedono nell'adiacente convento. All'interno ha un'unica navata, con cappelle laterali, e conserva la tomba con le spoglie di San Salvatore da Horta, giunto a Cagliari per sfuggire all'Inquisizione spagnola. Tra gli arredi sacri si trova un simulacro di Santa Rosalia, una statua dell'Ecce Homo, due grandi dipinti che ricordano i miracoli di San Salvatore. La parte più rilevante della chiesa, dal punto di vista artistico, è la facciata, realizzata in stile barocchetto piemontese, che, nella parte superiore, in due nicchie poste ai lati di una grande finestra, accoglie le statue di Sant'Antonio da Padova e San Bonaventura. Nello stesso stile è realizzato l'adiacente portico che immette nella via principe Amedeo, e che aveva in passato la funzione di collegare le due parti del convento. La chiesa dipende dalla parrocchia di Sant'Eulalia di Marina. La ex chiesa di Santa Teresa che ospita l'Auditorium comunale
La chiesa collegiata di Sant'Eulalia di Marina con l'area archeologica sottostante e con il suo tesoroPercorso circa duecento metri dall'inizio della via Sardegna, prendiamo verso sinistra la via Sant'Eulalia, lungo la quale, dopo un'ottantina di metri, si trova alla destra della strada una scalinata che porta in piazza Sant'Eulalia. Ad essa potevamo arrivare anche dal viale Regina Margherita, presa, subito dopo il ristorante Dal Corsaro, alla sinistra la via dei Pisani, che, in centocinquanta metri, ci porta nella piazza. Qui si trova la chiesa collegiata di Sant'Eulalia di Marina, che è la chiesa parrocchiale del quartiere Marina. Edificata dagli Aragonesi in stile gotico catalano intorno al 1370, probabilmente sopra la precedente duecentesca chiesa di Santa Maria del Porto, la chiesa è stata dedicata alla Martire Eulalia, patrona della città di Barcellona. Nel 1620 l'arcivescovo di Cagliari le assegna il titolo di collegiata, ossia di chiesa importante, nella quale, pur non essendo sede vescovile e non avendo perciò il titolo di cattedrale, è tuttavia istituito un collegio o capitolo di canonici, per rendere più solenne il culto a Dio. La parrocchia tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo viene riammodernata in stile barocco e arricchita di numerosi arredi marmorei, per essere in seguito pesantemente rimaneggiata nel XX secolo. L'interno si sviluppa in un'ampia navata centrale con due piccole navate laterali, costituite dagli spazi di intercomunicazione tra le cappelle laterali. L'altare settecentesco di Santa Eulalia è ornato, nella seconda cappella a destra, da una tela di Pietro Angeletti, pittore del '700 nato a Bologna ma con una lunga carriera a Roma, accademico dell'Accademia di San Luca ed assessore delle antichità romane, del quale restano opere nel duomo di Cagliari, nella cattedrale di Ales e e nella parrocchiale dedicata a San Pietro apostolo a Solarussa. La facciata della chiesa è a capanna, decorata da archetti pensili trilobati, ed al centro, sopra il portale, si apre il rosone, tra i più belli che si trovano in Sardegna. Affianca la facciata un alto campanile, del quattro o Cinquecento la canna quadra, del Settecento la torretta ottagonale che la sovrasta, coperta da un cupolino sostituito nel Novecento dall'attuale cuspide. Dalla parrocchia di Sant'Eulalia di Marina, che ha sede nella chiesa parrocchiale Collegiata di Sant'Eulalia, dipendono diverse chiese del centro storico di Cagliari: la chiesa del Santo Sepolcro in piazza San Sepolcro, la chiesa di Sant'Antonio abate in via Giuseppe Manno, la chiesa della Beata Vergine della Pietà sulle scalette delle Monache Cappuccine, la chiesa di Santa Rosalia in via Torino, la chiesa di San Francesco da Paola in via Roma, la chiesa di Sant'Agostino in via Baylle, la cappella dell'Asilo della Marina che è l'ex oratorio della Madonna d'Itria in via Baylle. Sotto la chiesa di Sant'Eulalia si sviluppa una interessante area archeologica. Gli scavi archeologici, ancora in corso, sono iniziati casualmente, in occasione dei lavori di riadattamento della sagrestia, nel 1990, quando è stato scoperto un pozzo profondo ben sedici metri. Gli scavi si sono estesi a coprire tutta l'area sottostante la chiesa, ed hanno portato alla luce i resti di un quartiere dell'antica Cagliari di grande importanza per la sua vicinanza con il porto. L'elemento più importante è una grande strada lastricata, datata IV secolo dopo Cristo, larga quattro metri e portata alla luce per una lunghezza di tredici metri, molto ripida, che non presenta i segni delle ruote di carro, per questo si ipotizza una sua funzione cerimoniale. Poco più in alto si trovano i resti di un tempietto di età repubblicana. È stato portato alla luce anche un ambiente colonnato di età tardo repubblicana, riutilizzato in età successiva. L'area è stata abitata anche durante l'alto periodo medioevale, e successivo è il basamento di una torretta di avvistamento costruita in difesa dagli attacchi dal mare da parte di Vandali e pirati saraceni. Risalgono al '600 i resti della Cripta, sotto la chiesa, di cui resta la scala d'accesso. Alcuni dei reperti rinvenuti sono stati sistemati in vetrinette, tra essi numerose lucerne d'età romana, ceramiche, medaglie di bronzo e monete, ed importante è anche una statua mancante della testa che rappresenta un sacerdote del culto di Iside. Alla chiesa è annesso il museo del Tesoro di Sant'Eulalia, situato al piano sopra l'ingresso all'area archeologica, dove vengono custoditi paramenti e opere sacre di artigiani sardi e napoletani del diciassettesimo e diciottesimo secolo, ed anche una collezione di argenti del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Le cerimonie della Settimana Santa che si svolgono nella chiesa di Sant'EulaliaImponenti sono, a Cagliari, i Riti della Settimana Santa, che coinvolgono fedeli e turisti. La Domenica di Pasqua si svolge il rito de s'Incontru, ossia il ricongiungimento delle due processioni con i simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, che, provenedo da direzioni opposte, si ritrovano uno di fronte all'altro, ed i simulacri si salutano con un triplice inchino tra gli applausi della folla, e quindi, affiancati, fanno rientro nella chiesa dove viene celebrata la messa solenne. La suggestiva cerimonia viene celebrata a cura delle tre parrocchie storiche di Villanova, Stampace e Marina.
La chiesa del Santo SepolcroProseguendo lungo la via Sant'Eulalia, in un centinaio di metri arriviamo di nuovo nella piazza Giovanni Maria Dettori. Qui prendiamo verso nord ovest la via pedonale Giovanni Maria Dettori, la seguiamo per una cinquantina di metri, poi troviamo alla destra la piazza del Santo Sepolcro, dove troviamo la chiesa del Santo Sepolcro, una chiesa monumentale ricca di interessanti arredi e opere d'arte, appartenuta, dal 1248, all'Ordine dei Cavalieri Templari fino alla soppressione di quest'Ordine nel 1311, e affidata nel 1564 alla Confraternita dell'Orazione e della Morte. La sua struttura originaria gotico catalana del quindicesimo secolo, con il presbiterio, chiamato Capilla Major, caratterizzata da una splendida volta stellare gemmata e costolonata, viene modificata in stile barocco per essere adattata al nuovo corpo aggiunto, costituito dalla grande cappella barocca ottagonale della Madonna della Pietà che ospita un Retablo in legno dorato quattrocentesco, e viene modificata nuovamente quando, smantellato il cimitero che si trovava nella piazza, viene ribassato di circa due metri il livello del terreno e viene costruita la nuova facciata. La chiesa dipende dalla parrocchia di Sant'Eulalia di Marina. Nel 1564, con sede proprio nella chiesa del Santo Sepolcro, viene fondata la Confraternita del Santissimo Crocifisso dell'Orazione e della Morte, la quale, attiva sino al secondo dopoguerra, si occupava principalmente di dare sepoltura delle persone più povere e la chiesa, o meglio la sottostante cripta, e l'area circostante, che è l'attuale piazza del Santo Sepolcro, venivano utilizzate come cimiteri. Questo fino al diciannovesimo secolo, quando l'area perse gradualmente la sua funzione cimiteriale per essere, a fine secolo, sistemata come piazza, tanto che del cimitero ipogeico si è perso il ricordo. Sotto la chiesa è stata rinvenuta una grande Cripta funeraria, costruita alla fine del diciassettesimo secolo, riutilizzando e modificando una grotta naturale. La Cripta del Santo Sepolcro è uno degli spazi ipogeici tra i più affascinanti della città, e la sua storia ripercorre quella della Confraternita dell'Orazione e della Morte, detta anche Confraternita del Santo Sepolcro, i cui membri si preoccupavano di dare degna sepoltura ai cadaveri di poveri ed emarginati, nella piazzetta antistante, cosparsa da zolle di terra proveniente dalla chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si accede alla Cripta tramite una botola situata al centro della navata. Sono presenti due camere con volta a botte, originariamente utilizzate per sepolture a terra. Sulle pareti della sala principale vi sono tracce di affreschi, tra i quali il dipinto più rilevante raffigura la morte, ritratta come uno scheletro avvolto da un manto di ermellino e con la falce in mano, sulla cui lama è leggibile un'eloquente scritta, Nemini parco, ossia non risparmio nessuno. Nella seconda sala è visibile un sepolcro in muratura, probabilmente destinato ad ospitare la salma di un personaggio illustre, e sulle pareti sono presneti altorilievi che rappresentano un teschio con le tibie incrociate. La chiesa di Sant'Antonio abate
La chiesa è regolarmente officiata, e richiama i suoi fedeli particolarmente il 17 gennaio, giorno della Festa di Sant'Antonio abate, quando si svolge la tradizionale benedizione degli animali domestici nella vicina piazza San Sepolcro. La chiesa della Beata Vergine della Pietà, annessa al convento delle monache Cappuccine
La piazza martiri d'Italia con il Monumento ai caduti delle guerre d'indipendenza
La chiesa di Sant'AgostinoDal portico di Sant'Antonio, presa la via Giuseppe Manno questa volta verso sinistra, la seguiamo per quasi cento metri, prendiamo sulla sinistra la via Lodovico Baylle, e, dopo circa centoquaranta metri, troviamo sulla destra il piccolo ingresso della chiesa di Sant'Agostino, per la quale è stato recentemente realizzato un nuovo grande ingresso sul retro, in largo Carlo Felice. Potevano, infatti, arrivarci anche dal largo Carlo Felice, e la avremmo trovata sulla destra a centoottanta metri dalla via Roma. La chiesa è stata edificata nel 1577 in stile rinascimentale, quando è stato abbattuto l'antico convento degli Agostiniani, che impediva la costruzione delle nuove fortificazioni nel quartiere di Marina, e rappresenta l'unico esempio in Sardegna di architettura rinascimentale. L'edificio è a croce greca, con volte a botte, e, nel punto di incontro dei quattro bracci di eguale misura, si trova una cupola semisferica. Tra gli arredi interni spiccano diversi dipinti, un altare di legno dorato in stile barocco e il simulacro del Santo. Recentemente sotto la chiesa sono state rinvenute antichi reperti di epoca romana. In origine la chiesa si trovava nell'attuale largo Carlo Felice, nel quale il quartiere Marina arriva fino al lato destra del largo, salendo dal mare verso largo Yenne, e dove si trova il nuovo grande ingresso della chiesa, realizzato tra i resti delle mura dell'Antico Mercato Civico, realizzato su progetto dell'Ingegner Enrico Melis, che è stato parzialmente distrutto nel 1886. Mentre sull'altro lato del largo, subito al di fuori dal centro storico, tutt'ora esiste la Cripta del Santo, accessibile dal palazzo Accardo, posto proprio sul retro del palazzo Civico, che visiteremo più avanti. In largo Carlo Felice il palazzo Accardo con la Cripta dove erano custodite le spoglie di Sant'Agostino
Dall'androne del palazzo Accardo, tramite una scala a chiocciola si accede alla Cripta di Sant'Agostino, una piccola cappella ipogeica che costituisce ciò che resta della chiesa e del convento degli Agostiniani, eretti nel luogo in cui, secondo la tradizione, sarebbero state custodite, dal 504, le spoglie di Sant'Agostino di Ippona. Le porta a Cagliari il monaco San Fulgenzio di Ruspe, che, insieme ad altri vescovi del nord Africa, viene esiliato in Sardegna dal re vandalo Trasamondo, e vi rimangono fino al 722, quando vengono traslate a Pavia per volere del re longobardo Liutprando, allo scopo di preservarle dalle scorrerie dei Saraceni. Nella seconda metà del sedicesimo secolo, la chiesa ed il convento, che sorgevano Extra moenia, vengono demoliti per il riammodernamento della cinta muraria della città, voluto da Filippo II di Spagna, che finanzia la costruzione della nuova chiesa dedicata al Santo, che viene eretto Intra moenia, nel quartiere Marina, e che abbiamo già descrtta. Dell'antica chiesa viene lasciata in piedi solo una piccola cappella, che alla fine del diciannovesimo secolo, per la sistemazione del largo Carlo Felice, viene demolita per far posto al palazzo Accardo, e di essa rimane solo l'antica Cripta. Usciamo dal quartiera MarinaLa via Carlo Felice, percorsa dal mare fino all'interno, ci fa uscire dal quartiere Marina, dal quale entriamo nello storico quartiere denominato Stampace. Il quartiere StampaceIl quartiere Stampace è il quartiere più antico della città, ed è stata la zona residenziale per le famiglie benestanti della città dal periodo medievale. Il suo nome deriva dalla frase Sta in pace, dato che era percorso dalla strada che portava al colle di Buoncammino, dove si effettuavano le esecuzioni capitali. Delle sue strade, ciascuna con la sua chiesa, se ne ha notizia a partire dall'undicesimo secolo. Il quartiere è noto anche per aver ospitato la cosiddetta Scuola di Stampace, che trae il nome dal quartiere dove la famiglia dei Cavaro tenne bottega per diverse generazioni, tra il quindicesimo ed il sedicesimo secolo. Ci rechiamo in piazza Yenne per iniziare la visita del quartiere StampacePer effettuare la nostra visita del quartiere Stampace, dalla destra del palazzo Civico prendiamo, verso nord est, il largo Carlo Felice, il bel viale alberato che ci porta, in leggera salita, fino alla piazza Yenne, dove troviamo la statua di Carlo Felice, il re di Piemonte e Sardegna, disegnata dall'architetto Gaetano Cima e realizzata in bronzo da Andrea Galassi nel 1833, alla cui fusione hanno collaborato gli artiglieri guidati dal colonnello Carlo Boyl. La statua è stata collocata nella piazza San Carlo, vecchio nome che aveva quella che è l'attuale piazza Yenne, nel 1860, completata dal basamento progettato da Gaetano Cima. In Sardegna questo sovrano è ricordato soprattutto per aver approvato il progetto dell'ingegner Carbonazzi che ridisegnava il tracciato della strada statale che collegava Cagliari con Sassari e poi Porto Torres, che ha preso il suo nome diventando la SS31 di Carlo Felice. Nel montaggio della statua viene, però, commesso un errore, dato che il dito del re punta in direzione contraria a quello della strada, che ha inizio proprio nella piazza, dato che accanto alla statua è presente un obelisco con la pietra miliare che segna il punto di inizio di quella che è la principale arteria sarda. Il ristorante Ammentos che offre i piatti tipici della tradizione sarda dell'internoPer provare i piatti tipici dell'interno dell'Isola, dall'estremo settentrionale della piazza Giacomo Matteotti, all'altezza della facciata della stazione ferroviaria, prendiamo a destra la via Sassari, la seguiamo fino quasi in fondo, dove sboccherà sul corso Vittorio Emanuele II, cha parte a sinistra dalla piazza Yenne. Qui, alla sinistra della via Sassari, al civico numero 120, si trova il Ristorante Ammentos, un piccolo ristorante che offre i piatti tipici della tradizione sarda. In corso Vittorio Emanuele II si trova la pizzeria FramentoArrivati alla piazza Yenne, prendiamo a sinistra il corso Vittorio Emanuele II, a piedi dato che è una strada che per il primo tratto è isola pedonale. La seguiamo per poco di più di duecento metri, passiamo il punto dove arriva da sinistra la via Sassari subito dopo che abbiamo trovato il ristorante Ammentos, proseguiamo e vediamo, poco dopo, alla sinistra della strada, al civico numero 82, la pizzeria Framento, che viene generalmente considerata una delle migliori pizzerie della Sardegna. La chiesa di Santa Chiara con i resti dell'adiacente convento
La chiesa parrocchiale Collegiata di Sant'Anna di StampaceDa piazza Yenne prendiamo verso nord ovest la via Domenico Alberto Azuni e troviamo subito, dopo appena una cinquantina di metri, sulla destra della strada, la chiesa Collegiata di Sant'Anna di Stampace, edificata in stile tardo barocco piemontese a partire dal 1785, ed aperta al pubblico nel 1818, dopo trentatreanni di lavori per le molteplici difficoltà sorte soprattutto per la mancanza di fondi. È stata edificata nel punto in cui originariamente sorgeva un piccolo tempio di epoca pisana, che è stato demolito per cedere il posto alla costruzione della nuova struttura. L'imponente struttura è preceduta da un'ampia scalinata e presenta una facciata in stile barocchetto piemontese e due alti campanili dietro i quali si ergono tre cupole di varie dimensioni. All'interno vi è un'unica navata molto vasta e luminosa, quasi ovale nel mezzo della quale si innalza una cupola ottagonale, che forma poi la crociera. La navata è circondata da quattro cappelle laterali, un bellissimo altare in marmo policromo e l'altare maggiore che ospita una statua in marmo di Sant’Anna. L’edificio viene gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per poi essere ricostruito e reso fruibile ai fedeli. Dalla parrocchia di Sant'Anna di Stampace, che ha sede nella chiesa parrocchiale Collegiata di Sant'Anna, dipedono diverse chiese del centro storico di Cagliari: la chiesa di Sant'Efisio in via Sant'Efisio, la chiesa di Santa Restituta in via Sant'Efisio, la chiesa di San Michele in via Ospedale, la chiesa di Sant'Antonio da Padova in viale fra Ignazio da Làconi, la cappella dell'Istituto Salesiano in viale fra Ignazio da Làconi, la chiesa di Santa Chiara sulle scalette di Santa Chiara, la chiesa ed oratorio di San Giuseppe in via Santa Margherita. Le cerimonie della Settimana Santa che coinvolgono la chiesa di Sant'AnnaImponenti sono, a Cagliari, i Riti della Settimana Santa, che coinvolgono fedeli e turisti. La Domenica di Pasqua si svolge il rito de s'Incontru, ossia il ricongiungimento delle due processioni con i simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, che, provenedo da direzioni opposte, si ritrovano uno di fronte all'altro, ed i simulacri si salutano con un triplice inchino tra gli applausi della folla, e quindi, affiancati, fanno rientro nella chiesa dove viene celebrata la messa solenne. La suggestiva cerimonia viene celebrata a cura delle tre parrocchie storiche di Villanova, Stampace e Marina.
La chiesa di Santa Restituta
Dalla via Sant'Efisio, al civico numero 14, si accede alla Cripta di Santa Restituta. Si tratta di una grotta utilizzata come luogo sacro già in epoca preistorica, con testimonianze tardo puniche del III secolo avanti Cristo, romane, paleocristiane, bizantine, basso medioevali e barocche. La Cripta è stata, dai primi secoli del cristianesimo, una chiesa rupestre, e la tradizione popolare identifica nella Cripta il luogo di prigionia e martirio di Santa Restituta, madre di Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli, martirizzata sotto Diocleziano. Il suo culto sarebbe nato in Africa, e le sue reliquie sarebbero state portate nell'isola nel V secolo e raccolte in un vaso di terracotta, per essere rinvenute nel 1614 nella Cripta, dove ora sono conservate. Nella Cripta di Santa Restituta, visitabile, si possono ammirare una statua raffigurante la Santa, databile intorno al V secolo, tracce di un affresco medievale raffigurante San Giovanni Battista, e alcuni altari scavati nella roccia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Cripta di Santa Restituta è stata utilizzata come rifugio antiaereo. La chiesa di Sant'Efisio
La chiesa Sant'Efisio ha origini antichissime, è infatti già presente in documenti del 1263, ed è stata realizzata sopra la grotta dove fu incarcerato il Santo guerriero. La chiesa attuale è stata costruita nel 1780 in stile barocco piemontese, ha una facciata modesta e si sviluppa con pianta rettangolare e con tre cappelle per lato, e dipende dalla parrocchia di Sant'Anna di Stampace. In essa sono conservati tre simulacri del Santo protettore della città: la più antica, del sedicesimo secolo, è chiamata Sant'Efis Sbagliau, ossia Sant'Efisio sbagliato, in quanto porta la palma del martirio nella mano destra anziche nella sinistra; la seconda, del diciassettesimo secolo, posta nella cappella di Sant'Efisio, è quella che ogni anno viene portata in processione da Cagliari a Nora, lungo il percorso del martirio; la terza statua, attribuita a Giuseppe Antonio Lonis, è custodita nella nicchia presente in Sa Coccera, la stanza in cui è conservato tutto l'anno il cocchio dorato che accompagnerà il simulacro del Santo, il primo maggio all'inizio, ed il 4 maggio alla fine, del suo lungo pellegrinaggio fino alla spiaggia di Nora dove è stato martirizzato. Lungo la fiancata sinistra della chiesa, dalla via Sant'Efisio, al cui civico 34, si accede alla Cripta di Sant'Efisio, detta anche il Carcere di Sant'Efisio, un ipogeo scavato in profondità nella roccia calcarea, che, secondo la tradizione, sarebbe il carcere dove il Santo guerriero sarebbe stato torturato prima di essere decapitato a Nora il 15 gennaio del 286 o del 303. L'ipogeo è situato a nove metri sotto il livello stradale, e vi si accede mediante una ripida scalinata. L'ambiente sotterraneo ha pianta quadrangolare, di dimensioni irregolari, il soffitto è retto al centro da due pilastri. All'interno si trova una colonna di marmo, chiamata la Colonna del martirio di Efisio, su cui è ancora presente l'anello in metallo in cui veniva agganciata la catena che lo imprigionava. In epoca moderna, l'ipogeo è stato utilizzato dai Cagliaritani come rifugio per sfuggire ai bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale. La statua di Sant'Efisio ogni anno viene portata in processione nella più significativa manifestazione religiosa di tutta la Sardegna, la Sagra di Sant'Efisio che abbiamo descritto nella pagina precedente, istituita dopo un'epidemia di peste che aveva colpito la città tra il 1652 ed il 1655 ed in poco tempo aveva ucciso più di 10mila persone, e che, secondo la tradizione, per intercessione del Santo, sarebbe cessata come per miracolo. Da allora, nel 1657, la città organizza la Sagra che si svolge dall'1 al 4 maggio, in onore del suo Santo protettore. L'Arciconfraternita del Gonfalone e le cerimonie della Settimana SantaL'Arciconfraternita del Gonfalone sotto l'invocazione di Sant'Efisio Martire è un antico sodalizio che, nei secoli passati, ha beneficiato dell'adesione di personaggi illustri, tra cui i sovrani sabaudi Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e le rispettive consorti, ha sempre avuto sede nella chiesa di Sant'Efisio a Stampace, dove viene eretta canonicamente da Papa Paolo III nel 1538. Nel 1618 la Confraternita viene aggregata a quella romana del Gonfalone della Santissima Vergine del Riscatto, ed infine elevata ad Arciconfraternita nel 1796, con bolla papale del pontefice Pio VI. L'impegno dei confratelli e delle consorelle nella custodia e promozione del culto del Santo protettore. A Cagliari il 15 gennaio si svolge la Processione del martirio di Sant'Efisio, detto anche Passio Sancti Ephisi, che viene organizzata proprio nella data in cui, secondo la tradizione, il Santo Guerriero patrono della Sardegna venne martirizzato a Nora nel 303 dopo Cristo Successivamente, il lunedì di Pasqua, si svolge la Processione di Sant'Efisio, quando, per sciogliere un antico voto, la statua del Santo viene portata in processione in cattedrale, per poi ridiscendere alla piccola chiesa di Stampace, in una scampagnata attraverso gli scenari di una Cagliari spopolata dall'esodo di Pasquetta, un evento di forte suggestione emotiva e di genuina devozione popolare. Ma la commemorazione più significativa si tiene l'1 maggio di ogni anno, dal lontano 1657, ed è la Sagra di Sant'Efisio, che abbiamo già descritta, con la quale Cagliari gli rende omaggio nella Festa religiosa più imponente e amata della Sardegna, con il simulacro del Santo che viene portato in processione da Cagliari a Nora, dove è avvenuto il suo martirio, in ringraziamento al Santo che, invocato oltre tre secoli fa, ha liberato la città da una terribile pestilenza.
La chiesa di San MicheleRitornati alla chiesa di Sant'Anna, riprendiamo la via Domenico Alberto Azuni, la percorriamo fino in fondo e, dopo circa centotrenta metri, la strada ci porta di fronte alla grande chiesa di San Michele. La grande chiesa Di San Michele viene officiata ancora oggi dai Gesuiti. L'edificio sacro, per le sue linee architettoniche, per l'apparato decorativo e per le opere scultoree e pittoriche che custodisce, rappresenta la principale testimonianza di arte barocca, in stile rococò, presente in città. La Compagnia di Gesù, presente in Sardegna dal 1559, arriva a Cagliari nel 1564. Nello stesso anno i Gesuiti fondano un collegio presso la chiesa di Santa Croce, nel quartiere Castello, mentre all'anno 1584 risale la fondazione della casa del Noviziato, nel quartiere Stampace, sul luogo dove sorgeva un oratorio dedicato a Sant'Egidio e a San Michele Arcangelo. La costruzione della chiesa della casa del Noviziato, edificata grazie al lascito testamentario dell'avvocato Francesco Angelo Dessì, inizia dopo la morte del benefattore nell'anno 1674, e viene probabilmente completata nell'anno 1712, quando nel presbiterio viene eretto il mausoleo di Francesco Angelo Dessì. La nuova chiesa, che viene dedicata a San Michele Arcangelo, viene consacrata nel 1738, come riportato nella lapide a destra del portale. Ha un bel portico nella parte inferiore della facciata, ed è notevole all'interno il pulpito cinquecentesco, che si trovava nella chiesa San Francesco in Stampace prima della sua demolizione. La chiesa dipende dalla parrocchia di Sant'Anna di Stampace. Dall'ultima cappella a sinistra si accede alla sagrestia, nella quale si trovano molti interessanti dipinti del '600 e del '700, oltre ad arredi marmorei e lignei. Nella sagrestia della chiesa vengono conservati i sette simulacri lignei popolarmente chiamati Sacri Misteri, Che rappresentano episodi della passione di Cristo, cinque dei quali scolpiti nel 1750 circa dall'artista sardo Giuseppe Antonio Lonis, dei quali sei rappresentano la Preghiera nell'orto dei Getsemani, la Cattura, la Flagellazione, l'Ecce Homo ossia la Coronazione di spine, la Salita al Calvario, la Crocifissione, mentre la settima rappresenta la Madonna Addolorata. La Congregazione Mariana degli Artieri di San Michele e le cerimonie della Settimana SantaNella chiesa di San Michele ha sede la Congregazione Mariana degli Artieri di San Michele sotto l'invocazione di Maria Bambina, ossia degli Artisti, fondata dai padri Gesuiti nell'anno 1586, che aveva sede nella chiesa di Santa Croce nel quartiere di Castello, in seguito alla soppressione dell'ordine dei Gesuiti, nel 1773, si trasferisce nella chiesa della Speranza sotto la direzione dei Minori Osservanti, dopo breve tempo passa ai padri Domenicani della chiesa di San Domenico, per stabilirsi infine in questa chiesa nel 1795.
L'Ospedale Civile San Giovanni di Dio con la chiesa parrocchiale omonima
All'Ospedale è annessa una cappella chiamata con il nome di chiesa di San Giovanni di Dio. In essa è conservato un quadro che rappresenta la Vergine della Salute. La chiesa, nel 1944, è stata eretta a parrocchia, con il nome di parrocchia di San Giovanni di Dio. La parrochia ha la sua sede proprio nella cappella dell'Ospedale Civile San Giovanni di Dio. L'Ospedale Militare nell'ex casa del Noviziato dell'ex convento di San Michele
Il portico dei Patrioti sardi dedicato ai martiri di Palabanda
L'Orto Botanico dell'UniversitàTornati sulla via Sant'Ignazio da Laconi, proseguiamo per una cinquantina di metri, e troviamo, alla destra, l'ingresso dell'Orto Botanico dell'Università, un grande giardino all'aperto nel quale sono raccolte oltre 3.000 specie vegetali sia autoctone che importate dai paesi più diversi, alcune rare anche nelle località di origine. Sorto nel 1851 su iniziativa del professore di storia naturale Giovanni Meloni Baille ed inaugurato nel 1866, l'Orto Botanico si sviluppa in un'area di cinque ettari situata al centro dell'antica città romana, compresa fra l'anfiteatro romano e la villa di Tigellio, che visiteremo tra breve. Al suo interno sono presenti Cisterne puniche e Resti Romani, tra i quali un pozzo che ha garantito fin da subito una facile irrigazione. La villa di TigellioQuasi di fronte all'ingresso dell'Orto Botanico, un'ottantina di metri più avanti, sulla sinistra della via Sant'Ignazio da Laconi parte via Tigellio, che si sviluppa verso sud est in direzione dell'antica necropoli punica occidentale, e che ci porta alle rovine della villa di Tigellio, un'area signorile romana di epoca imperiale. È un complesso di tre abitazioni che dovevano far parte di un unico quartiere. I resti più interessanti appartengono alla casa del Tablino, così chiamata per gli affreschi che ornavano le pareti del tablino, ossia della sala adibita ai ricevimenti, ed alla casa degli Stucchi, che deve il suo nome alle decorazioni che la abbellivano. Si vedono anche pochi resti di una terza abitazione. La tradizione porta a ritenere che una delle ville sia appartenuta al musico, poeta e cantante sardo Tigellio, protetto da Cesare ma fortemente osteggiato, per la sua origine sarda, da Cicerone e da Orazio. È noto come Cicerone odiasse la Sardegna, che bollava come Mala Insulla, e nella difesa del governatore corrotto Scauro, trasformò il processo in un'accusa ai Sardi, la lui chiamati Latrones Mastuccatos, ladroni vestiti con la mastrucca, l'indumento di pelle che i pastori sardi hanno usato fino a pochi anni fa. Tigellio però gli rispondeva con le sue liriche e non mancava di deriderlo ad ogni occasione, ottenendo in cambio pessime citazioni da Cicerone in alcune sue lettere. Ed anche il poeta Orazio lo descrisse come avvezzo ai lussi e alla vita sfarzosa e sfrenata, dando voce alle maldicenze del tempo secondo le quali la gente era disposta a spendere due sesterzi per sentirlo cantare e tre perché stesse zitto. L'anfiteatro romanoDopo aver visitato la villa di Tigellio, torniamo sulla via Sant'Ignazio da Laconi, che riprendiamo a percorrere e sale verso la collina. Percorsi circa trecentocinquanta metri, troviamo alla destra della strada l'ingresso, attraverso il quale si accede all'anfiteatro romano. L'anfiteatro romano di Cagliari è il più imponente monumento romano in Sardegna, edificato tra il I e II secolo dopo Cristo, era per metà scavato nella roccia e per metà costruito in blocchi di calcare bianco locale, con una monumentale facciata che raggiungeva i 20 metri d'altezza. In grado di contenere più di diecimila spettatori, nel quale sono ancora oggi visibili la cavea, la fossa per le belve, i sottopassaggi sotterranei e le imponenti gradinate. Gli spettacoli che vi si svolgevano erano combattimenti di gladiatori, lotte tra belve o tra uomini e belve, esecuzioni di sentenze capitali. Lungo l'arena era scavato il corridoio dove trovavano posto le gabbie per gli animali, mentre al di sotto delle gradinate erano ricavati numerosi corridoi e ambienti di servizio. Tutto il monumento era rivestito di materiali pregiati, come mostra la grande quantità di sottili lastrine di marmo rinvenute negli scavi ottocenteschi ad opera di Giovanni Spano. Anche oggi, restaurato e riportato alla sua funzione originale, accoglie in un ambiente suggestivo numerosi spettacoli e manifestazioni. La chiesa dei Cappuccini intitolata a Sant'Antonio da Padova ed il convento dei Frati Cappuccini
La chiesa di San Lorenzo
L'ex casa Circondariale di CagliariPresa la via del Buon Cammino verso sinistra, ossia in direzione nord ovest, si costeggia sulla destra l'edificio che ha ospitato fino al 2014 la ex casa Circondariale di Buon Cammino. Quello di Buoncammino era uno dei carceri più vecchi d'Italia, è una bellissima struttura architettonica ed è ancora arredato. Ha dei sotterranei e dei documenti storici preziosissimi che verranno salvaguardati, catalogati e archiviati in locali idonei che verranno predisposti nella nuova casa Circondariale Ettore Scalas di Uta. Attualmente la struttura è ancora nella disponibilità del Ministero di Grazia e Giustizia e al momento si pensa che alcuni uffici vengano utilizzati dal Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria. La ex caserma Carlo Alberto ed il palazzo che ospita la Prefettura di Cagliari
Usciamo dal quartiera StampaceIl viale del Buoncammino ci porta ad uscire dal quartiere Stampace, e, presa sulla sinistra la vIa Ubaldo Badas, ci fa entrare nello storico quartiere denominato Castello. Saliamo al quartiere Castello
Entriamo nel quartiere Castello dalla Porta Cristina e visiteremo la piazza Arsenale e la Porta s'AvanzadaIl viale del Buoncammino (che poi il cammino verso il patibolo fosse buono è tutto da dimostrare...) prosegue verso sinistra in vIa Ubaldo Badas, che termina contro le mura del Castello, dove si trova la Porta Cristina, che costituisce l'ingresso al quartiere Castello.
Nella piazza Arsenale, di fronte alla Porta Cristina, si trova la Porta s'Avanzada, passata la quale, sulla prosecuzione della via Ubaldo Badas, si può ammirare dall'alto, tra l'alto bastione del Beato Amedeo e gli altri bastioni Pisani, il lato orientale della città, e la vista panoramica arriva verso oriente fino allo Stagno di Molentargius che separa Cagliari da Quartu Sant'Elena. Gli stagni sono una delle caratteristiche che rendono Cagliari una città davvero unica. La Porta Arsenale ci fa entrare nella Cittadella dei MuseiIn piazza Arsenale, alla sinistra provenendo dalla Porta Cristina, si trova la Porta Arsenale, passata la quale arriviamo nell'antica sede del Regio Arsenale, dove si trova la Cittadella dei Musei, che ospita i più importanti tesori artistici della città, riuniti nelle collezioni museali del museo archeologico Nazionale e della Pinacoteca Nazionale, che attraverso bronzetti nuragici e retabli sardi e catalani del Quattrocento ripercorrono la storia dell'Isola. Il complesso ospita altresì il museo Civico d'Arte Siamese Stefano Cardu, ed il museo delle Cere Anatomiche di Clemente Susini. All'ingresso della cittadella è esposto il Memorial a Giovanni Lilliu, l’archeologo sardo di fama internazionale, ritenuto il massimo conoscitore della Civiltà nuragica, morto a Cagliari all’età di 97 anni il 19 febbraio 2012. Grazie alla vastità e alla qualità delle sue raccolte, formatesi a partire dall'Ottocento, il museo archeologico Nazionale offre la possibilità di compiere un completo excursus temporale attraverso la preistoria e la storia antica della Sardegna. La visita al museo verrà descritta nei dettagli più avanti. La Pinacoteca Nazionale ospita una collezione di antichi dipinti, formatasi a partire dall'Ottocento. Le raccolte della Pinacoteca annoverano al pianterreno un importante nucleo di antichi dipinti della Sardegna, compresi fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo e provenienti in gran parte dalla distrutta chiesa cagliaritana di San Francesco di Stampace. Sono presenti opere del Maestro di Castelsardo e di Pietro Cavaro, i maggiori pittori operosi in Sardegna nella fase tardogotica e primorinascimentale. Nei piani inferiori si possono osservare dipinti del diciassettesimo e diciottesimo secolo, di pittori prevalentemente extraisolani. Nelle sale del museo Civico d'Arte Siamese Stefano Cardu si trova esposta la più ampia collezione d'arte siamese in Europa, frutto delle ricerche del collezionista cagliaritano Stefano Cardu che, nel 1914, ha fatto dono al comune di Cagliari di una parte degli oggetti da lui acquistati durante la sua permanenza in Siam, attuale Thailandia, e in occasione dei suoi viaggi in tutta la penisola indocinese, in Cina, in Giappone e in India. Accanto a oggetti d'arte di tema religioso, sono esposti oggetti d'uso domestico preziosamente lavorati, monete rare e armi assai poco note. Nel museo delle Cere Anatomiche di Clemente Susini il tema principale è rappresentato dagli aspetti anatomici del corpo umano che sono fedelmente riprodotti. La collezione consta di ventitre cere anatomiche policrome, attribuite dagli esperti alla piena maturità artistica di Clemente Susini, nato a Firenze nel 1754. Le cere sono state commissionate al Susini, tra il 1801 ed il 1805, dal vicere Carlo Felice, per il tramite del professore di anatomia Francesco Antonio Boi. Le sue opere sono giudicate tra le più belle esistenti al mondo, dato che alla straordinaria perfezione del dettaglio anatomico, si associa una ricerca figurativa assente nelle precedenti opere dell'artista, ed evidente nel composto realismo con cui egli ha fissato nei volti l'immagine della morte. Il museo archeologico Nazionale di Cagliari
Il percorso cronologico muove dall'età prenuragica, con le culture del Neolitico e dell'Eneolitico e del Primo Bronzo. Del periodo nuragico è presente materiale proveniente dai principali siti dell'Isola. Sono presenti oggetti della cultura di Arzachena, di quella di Macomer con la bella Venere di Macomer, e di Ozieri e Porto Ferro con le statuette a traforo. All'età del bronzo risalgono oggetti della cultura del Monte Claro e di Bonnanaro. Una delle maggiori attrattive del museo risiede nei gruppi scultorei della bronzistica di età nuragica, tra i quali spiccano quelli di Teti e Abini, e di Santa Vittoria di Serri. Interessanti i molti bronzetti nuragici, che mostrano un ricco ventaglio di temi figurativi che investono l'organizzazione sociale pubblica e della vita quotidiana, ma anche l'ideologia del sacro, i rituali magici, le figure ieratiche dei re pastori, di donne di rango elevato, di uomini d'armi, di uomini e donne al lavoro. Essi creano e compongono una rappresentazione collettiva del popolo nuragico, di rara suggestione. Ai reperti relativi alla fase della colonizzazione Fenicia lungo le coste si accompagnano quelli relativi alla conquista cartaginese prima, romana poi. Le sezioni Fenicia e punica comprendono reperti provenienti da Nora con la famosa stele di Nora, Tharros, Bithia, Sulci. Del periodo romano sono presenti molta statuaria e mosaici provenienti da Cornus, Bithia e Villasimius. Sono presenti anche sarcofaghi, oggettistica in oro, gemme, gioielli, anfore, vasi. Numerosi poi gli oggetti rinvenuti a Cagliari e nei suoi dintorni. Ai piani superiori del museo si è adottato invece un diverso criterio, un criterio topografico, che presenta i materiali in base al territorio in cui sono stati rinvenuti, con vetrine dedicate a siti archeologici specifici. Tra essi, sono importanti quelli del complesso nuragico su Nuraxi di Barumini, del tempio di Antas, delle città Fenicie di Sulci e monte Sirai, dove è stata rinvenuta la famosa statua della dea Astarte. Una particolare sezione della mostra è stata dedicata alle statue dei giganti di Mont'e Prama, due delle quali sono esposte subito dopo l'ingresso al museo, mentre le altre sono al terzo piano, al quale si può accedere, oltre che con le scale, anche con un ascensore panoramico. La Porta San Pancrazio con la torre omonima ci porta in piazza Indipendenza
Passando sotto il portico delle Seziate, che è ospitato nel palazzo delle Seziate, troviamo alla sua destra il palazzo che ospitava l'ex museo archeologico, davanti al quale ferma il Trenino Cagliaritano, che parte dalla piazza del Carmine descriveremo nella prossima pagina, e che porta i turisti a visitare il quartiere Castello. Alla sinistra del palazzo delle Seziate, si eleva la torre di San Pancrazio, edificata nel 1305, nel periodo dell'occupazione pisana, dell'architetto Giovanni Capula, una delle tre torri del quartiere Castello, che costituisce un importante esempio di architettura militare medioevale. Lungo il lato sinistro della piazza si trova il Conservatorio delle Figlie della Provvidenza, che risale al 1831, e che ha preso il posto del seicentesco Collegio dei Nobili, e nel diciannovesimo secolo è stato la sede di un'istituzione caritatevole per orfane. La sua ampia facciata neoclassica domina il lato est di piazza Indipendenza. Di fronte al palazzo delle Seziate, sul lato sud della piazza, nell'area dove era il convento benedettino di Nostra Signora di Monserrato, sulle cui rovine è sorta la prima sede dell'Università e sono sorte poi le scuderie reali, si trova il palazzo Sanjust, noto anche come palazzo Giustiniani, che in passato ospitava al suo interno il teatro Baccarini, e che oggi ospita una casa Massonica sede del Grande Oriente d'Italia a Cagliari. Alla sua destra si trova il palazzo Amat, realizzato nel diciottesimo secolo, che era di proprietà della famiglia Masones, acquistato nel diciannovesimo secolo da parte del marchese Fancesco Amat, che ha effettuato i lavori di ammodernamento e ampliamento. Dalla piazza Indipendenza la via Pietro Martini ci porta alla chiesa di Santa Lucia con l'adiacente convento
Presa la via Pietro Martini, la seguiamo per una cinquantina di metri, e vediamo, al civico numero 13, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di Santa Lucia, dedicata alla Martire siracusana, edificata nel sedicesimo secolo con l'adiacente ex convento, che oggi ospita un asilo e una scuola elementare. Nel 1539 il vicere Antonio Cardona ha fatto dono del complesso monastico a un gruppo di monache Clarisse, arrivate a Cagliari da Barcellona su richiesta di Papa Paolo III. La chiesa presenta una facciata molto essenziale, priva di ornamenti, nella quale si apre il semplice portale, sormontato da un oculo tamponato. L'interno è a pianta rettangolare, a unica navata divisa in due campate, con cappelle laterali con la volta a crociera semplice, costolonata e con gemma pendula scolpita, poggiante su peducci scolpiti. Le cappelle sul lato sinistro sono semplici, ricavate da ambienti dell'attiguo convento, mentre sono più interessanti le due cappelle, a pianta rettangolare e di uguale dimensione, che si aprono sul lato destro della seconda campata. La chiesa dipende dalla cattedrale di Santa Maria. Arriviamo nella piazza palazzo, la piazza principale del quartiere Castello
La cattedrale di Santa Maria di Castello che ospita la parrocchia di Santa Cecilia di Castello
Nella navata sinistra si trovano la cappella del Battistero, che si distacca dallo stile barocco per proporre quello neoclassico, nella quale è presente la vasca che conteneva l'acqua benedetta; poi la cappella di Santa Barbara e delle Famiglie Sante, con al centro la rappresentazione di Santa Barbara che rifiuta di adorare gli idoli pagani ed infine la cappella della Madonna della Mercede, con il monumento funerario dell'arcivescovo Carignena, membro dell'Ordine della Mercede fondato da San Pietro Nolasco e Giacomo I d'Aragona nel 1218. Nel transetto sinistro si trova il Mausoleo dell'arcivescovo Ambrosio Machin De Aquena, Maestro Generale dell'Ordine Mercedario; e subito più avanti il Mausoleo di Martino d'Aragona il Giovane, imponente monumento funebre di Martino I di Sicilia, Infante di Aragona, morto durante la conquista della Sardegna nel 1409, del quale erroneamente si è sempre creduto che le spoglie fossero state traslate in Spagna, invece nel 2005, smontando il sepolcro per la ristrutturazione, si sono scoperti i suoi resti mortali, racchiusi in un involucro di velluto rosso, ricamato in oro. Seguono, sempre nel transetto sinistro, la cappella Pisana attualmente utilizzata per le celebrazioni feriali e la cappella del Santissimo Crocefisso, che ospita un crocifisso ligneo cinquecentesco e le statue di San Sebastiano e San Rocco, risalenti al diciottesimo secolo.
Portandoci nel transetto destro, troviamo la cappella della Madonna delle Grazie; poi la cappella Aragonese del Santissimo Sacramento e della Sacra Spina, che custodiva come reliquia una spina che si vuole appartenesse alla corona che cinse il capo di Gesù Cristo durante la sua passione, donata al Duomo da Papa Clemente VII con breve del 23 luglio 1531, che oggi è custodita nel Tesoro del museo, assieme al famoso trittico quattrocentesco attribuito al pittore Rogier Van der Weyden, custodito nell'aula capitolare, con obbligo di esporli durante la Festa dell'Assunzione, tradizione che è stata conservata fino ad oggi. Sempre nel transetto destro, si trova l'ingresso dell'Aula Capitolare, dove sono raccolte le tele primoseicentesche del cosiddetto Maestro del Capitolo, dalla quale si accede alla Sacrestia dei Beneficiati, nella quale nel 1861 Giovanni Spano vi descrisse il Retablo dei Beneficiati oggi gli ambienti continuano ad espletare funzioni di servizio liturgico per la cattedrale ed ospitano numerosi dipinti. Proseguendo la visita del transetto destro, si trovano l'Altare di Sant'Isidoro, al centro della quale è collocata la tela raffigurante la Madonna Immacolata col Bambino, detta anche Madonna degli Stamenti Sardi perché davanti ad essa giurava il Parlamento sardo; ed il Mausoleo dell'arcivescovo Bernardo De La Cabra, prima vittima della peste del 1652 che ha portato i cagliaritani ad invocare la grazia di Sant'Efisio. Nella navata destra si trovano la cappella di San Michele, in cui è presente un'opera di Giuseppe Massetti del diciottesimo secolo che rappresenta San Michele mentre scaccia gli angeli ribelli poi la cappella della Madonna di Sant'Eusebio, chiamata anche cappella della Madonna Nera per la presenza di una statua della Madonna di colore nero, statua in cedro del Libano alta un metro e mezzo, che è una delle tre copie dell'originale che Sant'Eusebio, cagliaritano e vescovo di Vercelli, ha portato con se al ritorno dal suo esilio in Palestina nel 236 dopo Cristo, ed è l'unica conservata in Sardegna. Infine si trova la cappella di Santa Cecilia, patrona della cattedrale, in stile barocco piemontese, con sull'altare l'opera Il Matrimonio di Santa Cecilia e San Valeriano, firmata dal pittore romano Pietro Angeletti. Nel transetto sinistro della cattedrale, di fronte al Mausoleo di Martino d'Aragona il Giovane, si trova l'ingresso della Cripta, che è detta anche santuario dei martiri, scavata interamente sulla viva roccia, sotto il presbiterio e il coro della cattedrale. La Cripta, che custodisce le ossa dei martiri riportate alla luce nell'area cimiteriale della basilica di San Saturnino, è stata inaugurata nel 1618, dopo una solenne e sfarzosa processione con le reliquie dei martiri, alla presenza delle autorità e con la partecipazione festante della popolazione. Le due scale di marmo attraverso le quali si scende nel santuario, si ricongiungono in un pianerottolo, al centro del quale si trova la cappella centrale o Della Madonna dei martiri. Sotto l'altare è stata scavata un'ampia tomba, che racchiude sessantasei piccole nicchie contenenti le ossa dei martiri di cui non si conosceva il nome, disposte dentro le urne. Nella cappella di San Lucifero, a destra di chi entra, si trovano ottanta piccole nicchie con le reliquie dei martiri, disposte attorno all'altare del Santo, vescovo di Cagliari e grande nemico dell'Arianesimo, e sotto l'altare è collocata l'urna dove riposano le ossa del Santo.
La chiesa di Nostra Signora della SperanzaSubito alla destra del duomo, si trova la chiesa di Nostra Signora della Speranza, nota anche come chiesa della Speranza, che era la cappella gentilizia della nobile famiglia Aymerich, marchesi di Laconi, il cui palazzo, poco distante, è stato devastato dai bombardamenti del 1943, che ne hanno lasciato in piedi solo le mura perimetrali. La chiesa è legata alla storia del parlamento sardo nel periodo della dominazione spagnola, infatti, proprio in questo edificio, si riuniva uno dei tre Stamenti del parlamento, lo Stamento militare o nobiliare. Dopo la cacciata dell'Ordine dei Gesuiti dall'isola, questa chiesa è stata per breve tempo sede della Congregazione Mariana degli Artieri. Dal 2010 ogni domenica la chiesa viene aperta al pubblico, e dipende dalla cattedrale di Santa Maria. Dal 2011 è stata concessa in uso temporaneo alla chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca.
Dalla piazza Indipendenza la via Alberto Lamarmora ci porta alla chiesa della Purissima con l'attiguo convento
In via Santa Croce troviamo la chiesa di Santa Maria del Sacro monte di Pietà
Presa la via Santa Croce, dopo una quarantina di metri si trova, alla sinistra della strada, una scalinata in discesa che, in due rampe di scale, ci porta di fronte alla chiesa di Santa Maria del Sacro monte di Pietà. Si tratta di una chiesa edificata nel Cinquecento in stile gotico catalano con influssi rinascimentali, con una facciata a terminale piatto, sulla quale si apre una finestra semicircolare ed il portale, sormontato da un arco gotico. L'interno si sviluppa su un'unica navata, due campate, una cappella laterale a destra, il presbiterio e il coro. La chiesa apparteneva all'Arciconfraternita del Sacro monte di Pietà, i cui membri, esclusivamente di nobile estrazione, avevano come compito principale l'assistenza ai condannati a morte. Dopo la soppressione dell'ordine nel 1866, è diventa aula di tribunale dell'attigua Corte d'Appello, nel 1879 viene trasformata nella sede di una scuola musica, nel 1921 diventa un dormitorio della Piccola casa della Divina Provvidenza, ed, infine, nel 1969 diventa un centro sportivo. Dopo lunghi restauri, la chiesa è stata riaperta intorno al 2000, ed affidata al Sovrano Militare Ordine di Malta, che in cambio rende accessibile l'edificio, offrendo anche spiegazioni sulla sua storia e le opere d'arte in esso contenute. La chiesa dipende dalla cattedrale di Santa Maria. Da via Santa Croce l'ingresso al Ghetto degli Ebrei
La basilica Magistrale di Santa CroceProseguendo lungo la via Santa Croce per cento metri, troviamo, alla sinistra della strada, una scalinata che, in sette gradini, ci porta nella piazza Santa Croce, sulla quale si affaccia la basilica Magistrale di Santa Croce, sul retro della quale si trova l'ex convento dei padri Gesuiti. La chiesa un tempo era la sinagoga della Giudaria, ovvero del rione ebraico, ed è stata convertita in chiesa cattolica e dedicata alla Santa Croce dopo la cacciata degli ebrei dal territorio spagnolo e dai loro possedimenti. Nel 1530 la chiesa viene concessa all'Arciconfraternita del Santo monte di Pietà, appena istituita, e rimane in uso sino al 1564, anno in cui i Gesuiti giungono a Cagliari e viene loro concesso l'utilizzo di questa chiesa e di alcune case adiacenti, primo nucleo del collegio gesuitico. La chiesa viene stilisticamente rinnovata e ingrandita nel 1661 ad opera dei Brondo, marchesi di Villacidro. Nel 1773, in seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù, la chiesa e il collegio di Santa Croce diventano proprietà dello stato. Nel 1809, durante la sua permanenza a Cagliari, il re Vittorio Emanuele I concede la chiesa all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, elevandola al titolo di basilica Magistrale. I bombardamenti del 1943 la danneggiano, venne riparata nel 1946 e poi chiusa fino ai primi mesi del 2008, quando viene nuovamente riaperta al culto. La facciata, particolarmente sviluppata in altezza, è divisa in due livelli da una fascia intermedia, delimitata da due cornicioni, all'interno del quale si trova lo stemma dell'ordine dei Gesuiti. Sotto, nel livello più basso, si apre il portale, sormontato da un timpano curvo spezzato, entro cui si trova lo stemma dei Brondo. L'interno è a navata unica, con volta a botte, e con tre cappelle per lato, ed un breve presbiterio chiuso da abside semicircolare. Nell'altare maggiore in marmo è esposto un artistico Cristo crocifisso, in legno, e, nella parete dell'abside, si trovano gli affreschi di San Maurizio e San Lazzaro, realizzati nel 1842 dall'artista sardo Antonio Caboni. Numerose altre opere d'arte sono custodite nella sacrestia. La basilica dipende dalla cattedrale di Santa Maria. Il belvedere del bastione di Santa Croce
La chiesa di San Giuseppe Calasanzio e di fronte il ristorante su Tzilleri 'e su Doge
Di fronte all'ingresso della chiesa, sull'altro lato della piazza San Giuseppe, si trova il caratteristico ristorante Su Tzilleri 'e su Doge. La porta dell'Elefante con la torre omonimaAlla destra della chiesa, si trova la Porta dell'Elefante, posizionata sotto la torre dell'Elefante, la seconda torre medievale più alta di Cagliari, dopo la torre di San Pancrazio, edificata appena due anni dopo questa sempre da Giovanni Capula. In epoca spagnola l'edificio è stato utilizzato anche come carcere, e alle sue porte venivano appese come monito le teste mozzate dei prigionieri condannati a morte e decapitati nella vicina Plazuela, ossia nell'attuale piazzetta Carlo Alberto.
L'ex Collegio degli Scolopi ed il palazzo dell'Università con la sede dell'ex Seminario Tridentino
Il teatro Civico di Castello
La porta dei due Leoni
Il palazzo Boyl con la torre dell'Aquila originariamente chiamata torre del Leone
Usciamo dal quartiere Castello attraverso il bastione di Saint Remy
Usciamo dal quartiera CastelloPrendendo la via Giuseppe Mazzini, che ci porta in piazza martiri d'Italia, e proseguendo lungo la via Giuseppe Manno, oppure scendendo dalla scalinata del bastione di Saint Remy, arriviamo in piazza Costituzione, piazza dalla quale usciamo dal quartiere Castello ed entriamo in quello denominato Villanova. Il quartiere VillanovaIl quartiere Villanova, nonostante il nome, che può far pensare ad una certa modernità, va invece considerato contemporaneo agli altri quartieri storici, e rappresenta la naturale espansione verso est della rocca pisana. Cinto da mura, anche se non fortificato, è stato la residenza di coloro che raggiungevano la città per intraprendere lavori artigiani, e di quanti si dedicavano alle coltivazioni agricole nei grandi spazi confinanti col quartiere. Il borgo si popola, soprattutto in epoca spagnola, ed assume un'impronta contadina, divenendo una delle poche oasi verdi della città. Dalla piazza Costituzione con l'Antico Caffe ci rechiamo in piazza San GiacomoNella piazza Costituzione si trova l'Antico Caffe dal 1855, nato come Caffè Genovese, oggi tutelato dal Ministero dei Beni Culturali, che è stato meta di famosi personaggi e letterati della Cagliari dell’800 e dei primi del ‘900. Prendiamo, alla destra dell'Antico Caffe, la via Vincenzo Sulis, che, in poco più di duecento metri, ci porta nella piazza San Giacomo, che si trova alla destra della strada, nel cuore del quartiere di Villanova. In piazza San Giacomo si trova la chiesa di San Giacomo che ospita la parrocchia di San Giacomo di VillanovaEntrati nella piazza San Giacomo, sul suo lato destro si affaccia la chiesa di San Giacomo, ed inoltre, guardando la facciata della chiesa, alla sua destra si trovano due oratori tardo seicenteschi. Per primo, proprio adiacente alla chiesa, si trova la chiesa ed oratorio delle Anime del Purgatorio e, più avanti, alla destra di questo, si trova la chiesa ed oratorio del Santissimo Crocifisso.
Dalla parrocchia, che ha sede nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, dipendono diverse chiese del centro storico di Cagliari: la chiesa e cripta di San Domenico in piazza San Domenico, la chiesa di San Giovanni Battista in via San Giovanni, la chiesa ed oratorio del Santissimo Crocifisso in piazza San Giacomo, la chiesa ed oratorio delle Anime in piazza San Giacomo, la chiesa di San Vincenzo de Paoli in via Bosa, la chiesa di San Rocco in piazza San Rocco, la chiesa di San Cesello in via San Giovanni. Le cerimonie della Settimana Santa che si svolgono nella chiesa di San GiacomoImponenti sono, a Cagliari, i Riti della Settimana Santa, che coinvolgono fedeli e turisti. La Domenica di Pasqua si svolge il rito de s'Incontru, ossia il ricongiungimento delle due processioni con i simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, che, provenedo da direzioni opposte, si ritrovano uno di fronte all'altro, ed i simulacri si salutano con un triplice inchino tra gli applausi della folla, e quindi, affiancati, fanno rientro nella chiesa dove viene celebrata la messa solenne. La suggestiva cerimonia viene celebrata a cura delle tre parrocchie storiche di Villanova, Stampace e Marina.
Il Cammino di San Giacomo o Cammino di Santu Jacu
In piazza San Giacomo si trova la chiesa ed oratorio delle Anime del Purgatorio
L'oratorio del Santissimo Crocifisso o del Santo Cristo
L'oratorio custodisce i simulacri utilizzati nelle processioni della Settimana Santa, tra cui quelli popolarmente chiamati Sacri Misteri, Sette pregevoli statue lignee del 1750 circa, opere di Giuseppe Antonio Lonis che aveva la sua bottega nel quartiere di Stampace, sei delle quali rappresentano l'Agonia nell'orto dei Getsemini, la Cattura, la Flagellazione, la Coronazione di spine, il viaggio al Calvario e la Crocifissione, mentre la settima raffigura la Madonna Addolorata. I simulacri sono custoditi tutti nell'aula e sull'altare maggiore, a differenza di quelli della chiesa di San Michele nel quartiere Stampace, che sono conservati invece nella sacrestia della chiesa. Accanto all'altare maggiore e nella sacrestia della chiesa ed oratorio sono presenti i gonfaloni che vengono portati in processione durante i riti della Settimana Santa, oltre alla statua del Cristo crocifisso con gli arti snodabili, conservato in un'urna a vetri sotto l'altare maggiore, ed alle statue del Cristo e della Madonna per il rito de s'Incontru, ossia l'incontro tra Gesù risorto e Maria, che si svolge la Domenica di Pasqua. L'accesso all'interno della chiesa ed oratorio è affidato ai membri dell'Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso, che mi hanno aperto il portone di accesso e mi hanno permesso di scattare le diverse foto presenti in questa pagina. L'Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso e le cerimonie della Settimana SantaL'oratorio, che dipende dalla parrocchia di San Giacomo di Villanova, ospita l'Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso, in passato denominata Arciconfraternita del Santo Cristo, che nasce da un sodalizio cinquecentesco con sede nella cappella del Crocifisso nella chiesa di San Giacomo. Nel 1616 esso cresce a tal punto da necessitare il trasferimento in una sede più ampia, la chiesa ed oratorio del Santo Cristo, e da ottenere l'aggregazione all'Arciconfraternita romana del Santissimo Crocifisso di San Marcello al Corso. Oltre alle importanti funzioni pratiche e di grande rilevanza sociale come l'assistenza ai bisognosi e ai malati, la Confraternita ha storicamente rivestito il ruolo di intermediaria e interprete della devozione collettiva al Crocifisso, soprattutto nella sua manifestazione più importante, la Settimana Santa. Imponenti sono, a Cagliari, i Riti della Settimana Santa, che originariamente erano una prerogativa esclusivamente maschile come ogni altra attività del sodalizio, ma che vedono oggi la partecipazione di un ramo femminile, istituito nel 1880 e dedito principalmente al culto della Vergine.
La Domenica di Pasqua si svolge il rito de s'Incontru, ossia il ricongiungimento delle due processioni con i simulacri del Cristo Risorto e della Madonna, che, uscite rispettivamente dalla parrocchiale di San Giacomo e dalla chiesa ed oratorio del Santissimo Crocefisso, portate a spalla dai Confratelli del Santo Cristo, si incontrano alla metà di via Garibaldi. Gesù liberato da morte viene trasportato in processione nella vicina chiesa di San Giacomo, dove la messa di mezzanotte celebra la Domenica di Resurrezione.
La chiesa di San Domenico con l'annesso convento dei Domenicani e la chiesa inferioreCosteggiando la chiesa lungo il suo lato sinistro, prendiamo a sinistra la via San Domenico, e, in duecentocinquanta metri, raggiungiamo la piazza San Domenico, sulla quale si affaccia, sulla destra, il complesso domenicano costituito dalla chiesa di San Domenico, officiata dai Frati Domenicani, che risiedono nel vicino convento, situato tra la via San Domenico e la via Xquattordicesimo Maggio, che è l'ultima traversa a destra prima della piazza. La chiesa sorge, assieme all'attiguo convento, nel 1254 sul luogo dell'antica chiesa benedettina dedicata a Sant'Anna, ad opera di fra Nicolò fortiguerra da Siena, con stretti rapporti con le regole costruttive degli ordini mendicanti solo in seguito le modifiche alle strutture architettoniche della chiesa e del convento vengono mutate in senso gotico catalano. Dal 1493, diviene la sede del Santo Uffizio e del Tribunale dell'Inquisizione. L'antica chiesa di San Domenico, un gioiello dell'architettura gotico catalana a Cagliari, viene quasi del tutto distrutta durante i bombardamenti del 1943, e, sopra i suoi resti, viene eretta nel 1954 l'attuale chiesa realizzata dall'architetto Raffaello Fagnoni, in stile moderno, annunciata da un alto e severo campanile, che sorge di fronte alla facciata e di poco staccato da essa. Il prospetto principale, in cima a una scalinata che collega la chiesa alla piazza antistante, è a terminale piatto, con tre portali alti e ristretti nella parte inferiore e un finestrone orizzontale al di sopra. L'interno è a pianta rettangolare, con navata unica e presbiterio anch'esso a pianta rettangolare ma più stretto. La chiesa dipende dalla parrocchia di San Giacomo di Villanova. I Frati Domenicani risiedono nell'antico convento con l'ingresso situato in via Xquattordicesimo Maggio, il cui chiostro è stato fatto espandere da Filippo II di Spagna, e di esso sono ancora oggi originari tre dei quattro lati. Dall'interno del chiostro si accede alla chiesa inferiore gotico catalana, che oggi viene comunemente chiamata in senso improprio con il nome di Cripta di San Domenico, distrutta come detto dai bombardamenti, ma della quale è rimasta intatta la sola cappella della Madonna del Santo Rosario, opera architettonica del 1590 realizzata ad opera del canonico Giovanni Barray, ubicata nel fianco sinistro, in prossimità del presbiterio della nuova chiesa, ma è andato perduto il Retablo ligneo seicentesco che ospitava la statua della Madonna, oltre a numerosi quadri e formelle, alcune delle quali sono ancora presenti nel chiesa e nel convento. La chiesa inferiore viene attualmente utilizzata sia per funzioni religiose che per manifestazioni culturali, quali concerti e mostre d'arte. La chiesa di San Vincenzo de Paoli
La chiesa di San Giovanni BattistaDalla piazza San Domenico, torniamo indietro e, di fronte alla via Xquattordicesimo Maggio, prendiamo verso ovest, il Vico VI San Giovanni che, in un centinaio di metri, ci porta sulla via San Giovanni, che imbocchiamo verso sinistra, ossia in direzione di piazza Costituzione, e, dopo una ventina di metri, troviamo alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Giovanni. Potevamo arrivarci anche dalla piazza Costituzione, prendendo, alla sinistra dell'Antico Caffe, la via Regina Elena, seguendola per poco più di cento metri per poi prendere verso destra la via San Giovanni, che, dopo poco meno di trecento metri, ci porta a vedere sulla destra, appena passato il Vico IV San Giovanni, ad angolo con esso, la facciata della chiesa. La chiesa di San Giovanni Battista, edificata nel 1752 su una precedente chiesa quattrocentesca distrutta da un incendio. La facciata, del XX secolo, è in stile neoromanico, con portale ad arco a tutto sesto, e la lunetta con un affresco di Giovanni Battista bambino mentre gioca con un agnello, simbolo di Cristo. Il prospetto termina a capanna, con gli spioventi ornati da archetti pensili. L'interno, in stile barocco, è a pianta rettangolare mononavata, con tre cappelle per lato e presbiterio rialzato chiuso da balaustra marmorea. Sopra l'ingresso si trova la cantoria, che ospita il pregevole organo costruito dal lombardo Giuseppe Lazzari nel 1757, recentemente restaurato. Le cappelle laterali ospitano diverse opere d'arte, tra cui nel suo altare laterale il grande Crocifisso ligneo seicentesco detto per la sua imponenza Su Monumentu, ossia il monumento, uuna bella scultura lignea seicentesca di fattura spagnola con le braccia snodabili per poter essere utilizzata nei riti de s'Incravamentu e di Su Scravamentu, ed inoltre i simulacri del Cristo Crocefisso e della Madonna Addolorata. La chiesa dipende dalla parrocchia di San Giacomo di Villanova. L'Arciconfraternita della Vergine della Santissima Solitudine e le cerimonie della Settimana SantaLa chiesa è sede dell'Arciconfraternita della Vergine della Santissima Solitudine, ossia della Confradia de Nuestra Señora de la Soledad, probabilmente derivata da una preesistente Pia Associazione cinquecentesca, fondata nell'ormai scomparsa chiesa di San Bardilio nei pressi del colle di Bonaria nei primi anni del diciassettesimo secolo ed aggregata all'Arciconfraternita della Santissima Trinità di Roma nel 1616. Pochi anni dopo, nel 1638, il sodalizio si trasferisce dalla sua sede originale, a quella attuale, la chiesa di San Giovanni, anche per facilitare l'assolvimento di uno dei numerosi compiti di assistenza al paesenza nella vita materiale e spirituale assunti dai confratelli, quello di scortare in cattedrale i simulacri del Crocifisso e della Madonna nell'ambito dei riti della Settimana Santa. Dal 1878 il ramo femminile del sodalizio si dedica al culto della Vergine e alla cura del simulacro utilizzato nei riti dedicati alla Nuestra Señora.
Il Mercoledì Santo viene effettuata la Vestizione, ossia viene vestita a lutto la statua della Madonna Addolorata, ed il Giovedì Santo si esegue il rito de s'Incravamentu, ossia si inchioda alla croce il simulacro del Cristo, che viene seguito dall'adorazione del Cristo.
La Domenica in Albis nella parrocchiale di San Giacomo e nella chiesa ed oratorio del Santissimo Crocefisso, ed il Lunedì successivo anche nella chiesa di San Giovanni Battista, si svolge il rito de Is Inserrus, ossia la ricollocazione nelle chiese dei simulacri del Cristo e della Madonna. Nel tardo pomeriggio del lunedì, vengono ricollocati dall'Arciconfraternita della Solitudine nelle rispettive cappelle della chiesa di San Giovanni i simulacri di Cristo e della Madonna appartenenti all'Arciconfraternita della Solitudine. La chiesa di San CeselloProseguendo per meno di duecento metri lungo la via San Giovanni in direzione nord est, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di San Cesello, costruita nel 1702 per essere la sede del gremio dei bottai, ossia degli scaricatori di vino, fino ad allora ospitato nella chiesa di Sant'Antonio vicino alla Porta Cavagna, dal nome di un tipo di cesta usata dai contadini, che collegava un tempo il quartiere Villanova con le vicine campagne. È stata intitolata a San Cesello poiche in quel luogo, secondo la tradizione popolare, sarebbero stati martirizzati, nel IV secolo, il soldato Lussorio, in seguito santificato con il nome di San Lussorio, insieme a due bambini di nome Camerino e Cesello. La tela ospitata nella parte destra dell'altare è particolarmente interessante, perché vi è rappresentata la Porta Cavagna, demolita nel diciannovesimo secolo, così come doveva presentarsi nel diciottesimo secolo. La chiesa dipende dalla parrocchia di San Giacomo di Villanova. La chiesa di San Mauro con l'annesso convento dei Frati Minori FrancescaniPercorrendo altri quasi duecento metri sulla lunga via San Giovanni, fino quasi alla sua fine, raggiungiamo la chiesa di San Mauro, che è officiata dai Francescani dell'Ordine dei Frati Minori, che dimorano nell'annesso convento. Deve la sua intitolazione al rinvenimento, nel 1620, nella necropoli della basilica di San Saturnino, delle reliquie del Martire cagliaritano Mauro, nel contesto della ricerca dei Corpi santi. Edificata nel 1650 sulla preesistente piccola chiesa della Vergine della Salute, ha una bella facciata color ocra chiaro in parte modificata in stile classico nel 1935, scandita da cornici e lesene, ed un unico portale, dal quale si accede a un'unica navata, con volta a botte, tre cappelle per lato, e presbiterio a pianta rettangolare. È molto bello il chiostro del convento, con al centro una cisterna di raccolta dell'acqua. La chiesa dipende dalla parrocchia di San Francesco d'Assisi, nel quartiere La Vega. La piccola chiesa di San Rocco
Il mercato di San Benedetto
I giardini pubblici che ospitano anche la Galleria comunale d'Arte
Usciamo dal quartiere storico di VillanovaPossiamo ora uscire dal quartiere storico di Villanova, e con questo abbiamo concluso la visita del centro storico di Cagliari, e possiamo recarci a vistare il resto della città. La prossima tappa del nostro viaggioDopo aver visitato il centro storico di Cagliari, nella prossima tappa del nostro viaggio Completeremo la visita della città di Cagliari. Vedremo i resti del periodo punico e romano nella zona sud occidentale della città, le chiese della zona orientale e il famoso santuario di Bonaria. Ci recheremo poi a visitare Capo Sant'Elia con la Sella del Diavolo e la spiaggia del Poetto, il Castello di San Michele e la municipalità di Pirri. | ||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |
© Claudio de Tisi 2002-2020 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W | ||||