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Silanus con le chiese ed i murali nel centro storico e con gli importanti siti archeologici presenti nel suo territorio

In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese chiamato Silanus con le sue diverse Chiese, e con nei dintorni il nuraghe Corbos con i betili provenienti dalla tomba di giganti di Sa Pedra Longa, ed il nuraghe e la chiesa di Santa Sabina.

La regione storica del Marghine

La regione storica del MarghineIl Marghine (pronuncia Màrghine) prende il nome dalla omonima catena montuosa, non molto estesa ed idealmente collegata alla vicina catena del Goceano, dalla quale nascono molti fiumi tra i quali il Tirso. Il Marghine è un grande altopiano formato da colate laviche post Mioceniche ad opera dei vulcani del Montiferru. I comuni del Marghine sono: Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi, lei, Macomer, Noragugume e Silanus. Il Marghine presenta un paesaggio variegato, che conserva un patrimonio ambientale eccezionale. Nel Marghine e nella vicina Planargia vive, ad esempio, il grifone, in una delle ultime colonie presenti nel bacino del Mediterraneo. Una piccola parte settentrionale del Marghine si trova nella Provincia di Sassari, mentre la parte meridionale appartiene alla Provincia di Nuoro.

In viaggio verso Silanus

In una precedente ultima tappa del nostro viaggio avevamo visitato Bortigali, paese dal quale usciamo verso sud con la via della Stazione che ci porta sulla SS129 Trasversale Sarda in direzione di Nuoro. Percorsi ancora poco meno di cinque chilometri, prendiamo l’uscita verso Silanus, dalla quale svoltiamo a sinistra, seguiamo la parallela alla strada statale ed imbocchiamo verso destra la via Gesuino Carai, che ci porta, dopo sette o ottocento metri, all’interno dell’abitato di Silanus. Dal Municipio di Bortigali a quello di Silanus si percorrono 8 chilometri.

Visita del comune chiamato Silanus

Silanus-veduta dell’abitatoSilanus-Stemma del comuneIl comune chiamato Silanus (nome in lingua Silanos, altezza metri 432 sul livello del mare, abitanti 2.005 al 31 dicembre 2021) è un centro pastorale situato nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, sui monti della catena del Marghine. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea Nuoro-Macomer, che ha uno scalo sul posto. Silanus si posiziona al centro di una zona che ha visto nel tempo anche la presenza di attività minerarie, che sono state rese possibili dalla presenza del Monte Arbo, alto 697 metri, l’unica montagna calcarea della zona, che sovrasta l’abitato e che è stata sfruttata fin dal periodo medioevale per produrre la calce. Gli abitanti sono concentrati quasi tutti nel capoluogo Comunale, e solo pochissimi si distribuiscono in case sparse. Il territorio, ricco di querce sempre verdi, ha un profilo irregolare con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 151 a un massimo di 1.118 metri sul livello del mare.

La longevità degli abitanti di Silanus

Pur non appartenendo ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale, il paese è stato studiato da scienziati di tutto il mondo per la particolare longevità della sua popolazione, dato che in esso è straordinaria la concentrazione di ultracentenari di entrambi i sessi. Nel 2004 viene citato sul National Geographic in quanto, in quel periodo, vi risiedevano ben sette centenari, fra i quali due fratelli entrambi di 103 anni, su una popolazione complessiva che era di circa 2.300 abitanti.

Origine del nome

Il nome è attestato fino dal 1341, nelle forme Salanos e Silanos. L’origine del nome è riconducibile al termine latino Silanus, che possiede diversi significati, sia come nome personale latino, sia come sostantivo dal significato di mascherone di fontana, zampillo, condotto d’acqua, e secondo la tradizione si potrebbe riferire alla maschera di una fontana, da cui fluiva perennemente l’acqua. Il nome potrebbe, comunque, anche essere ricondotto allo strato linguistico preromano.

La sua economia

Silanus ha un’economia basata sulle tradizionali attività agricole e zootecniche, affiancate da un crescente sviluppo industriale. L’agricoltura, il principale settore dell’economia locale, è specializzata nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi e alberi da frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale, di discrete dimensioni, è costituito da un piccolo numero di aziende che operano nei comparti dell’estrazione della calce dal vicino Monte Arbo, nei comparti alimentare ed edile. Silanus-La tessitura e la confezione di tappetiInteressante è l’artigianato, in particolare quello specializzato nella confezione di tappeti dato che a Silanus, in passato, la tessitura era un’attività molto diffusa tanto che quasi ogni famiglia possedeva un telaio, e chi non ne possedeva uno poteva chiederlo in prestito per il tempo necessario alle proprie lavorazioni. Modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Non figura tra le mete di particolare richiamo turistico, ma offre a quanti vi si rechino la possibilit di effettuare delle piacevoli escursioni godendo della tranquillit dell’ambiente naturale, dell’aria salubre che la contraddistingue e della degustazione dei piatti locali che attingono ad un passato di vita contadina e pastorale e che sono emblematicamente rappresentate nella zuppa di finocchi selvatici suppa de frenugu e in su ischidu, preparazione ottenuta con il latte cagliato. Nella sua tradizione il paese può vantare ben trentadue tipi di pani diversi e diciannove dolci, tra i quali emerge s’aligu, una speciale pasta tostata con miele e scorza d’arancio, racchiusa tra due profumate foglie di limone.

Brevi cenni storici

Il territorio di Silanus viene abitato fino dall’età preistorica, abitato da comunità neolitiche della Cultura di Ozieri, come dimostrano i numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui il complesso di Santa Sabina, costituito da un nuraghe, un pozzo sacro e una tomba di giganti la tomba di giganti di Pedra Pinta, i betili nuragici di San Lorenzo, e i nuraghi Corbos, S’Ulivera e Madrone. In epoca romana, nell’area dove sorge oggi il moderno abitato, vi è un’antica città situata probabilmente nei pressi della cava di calce dove, secondo una tradizione, avrebbero lavorato anche alcuni Cristiani condannati ai lavori forzati. Nello stesso sito nel dodicesimo secolo, in epoca medievale, viene edificata la chiesa di San Lorenzo ad opera dei Cistercensi che avevano edificato l’Abbazia di Cabuabbas a Sindia. Il borgo entra, con il nome Silano, a far parte del Giudicato di Torres, nella curatoria del Marghine. Nel 1259, con la morte della giudicessa Adelasia, la curatoria, contesa fra i Doria e gli Arborea, viene annessa al Giudicato d’Arborea. Dopo la fine del Giudicato, nel 1410 al la villa passa visconte di Narbona, e nel 1420 agli Aragonesi che la concedono in feudo al valenzano Bernardo Centelles. Ceduta nel 1439 a Salvatore Cubello, viene inclusa nel marchesato di Oristano sino alla sua fine nel 1478. A partire da questa data, e poi per tutta l’epoca spagnola, il paese torna a essere incluso nella contea di Oliva, infeudato prima ai Centelles, e poi, per successione, ai conterranei Borgia. Nel diciottesimo secolo passa ai Savoia, il re Carlo Emanuele III restituisce il feudo a Maria Giuseppa Pimentel, discendente del casato dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron erede degli Oliva, e ad essi rimane sino al riscatto definitivo del feudo nel 1843. In base alle successive suddivisioni amministrative del territorio, fissate dal governo sardo piemontese, Silanus viene incluso nel 1821 nella provincia di Cuglieri. Nel 1848, viene compreso nella divisione amministrativa di Nuoro e, nel 1859, nella provincia di Sassari, circondario di Nuoro, mandamento di Bolotana. Del comune di Silanus nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Alcuni personaggi nati a Silanus

La forte identità linguistica della sua popolazione è evidente nella parlata locale, che è tipicamente logudorese, ma caratterizzata da una singolare intonazione fonetica. Silanus è l’unico paese della Sardegna ad aver avuto, contemporaneamente e per oltre quarantacinque anni consecutivi, dal 1953 al 1999, due poeti improvvisatori di eccellenza assoluta, ossia Francesco Mura e Mario Masala. Caso unico e irripetibile che fa del centro del Marghine un punto di riferimento assoluto per gli appassionati e gli studiosi del canto a bolu.

Silanus-Il poeta improvvisatore Francesco MuraA Silanus nel 1933 nasce Francesco Mura, Frantziscu come abitualmente veniva chimato, che come il suo compaesano Mario Masala è uno dei poeti cresciuti in quella che Michelangelo Pira chiamava la scuola impropria della poesia, frequentata nelle campagne e negli ambienti agropastorali. Il suo esordio sul palco avviene a diciannove anni, nel 1952, a Silanus con Andrea Ninniri e Cicciu Piga. Sempre nel suo paese, insieme a Masala, partecipa l’anno successivo a una gara con Barore Sassu e Remundu Piras. La prima gara ufficiale fuori dal suo comune avviene nel 1953, a Ollolai, con Juanne Seu. Mura aveva uno stile inconfondibile, la sua voce, potente e cavernosa, entrava in perfetta armonia con l’accompagnamento del tenore. Come Tucconi rifiutava le facili rime in are e in adu, la composizione delle ottave era sempre frutto di una ricerca attenta delle parole. Prediligeva i temi seri e di sostanza che riempiva di concetti profondi. Frantziscu Mura scompare prematuramente nel 1999 all’età di sessantasei anni, mentre cantava sul palco di Desulo insieme al collega Bruno Agus, di Gairo.

Silanus-Il poeta improvvisatore Mario MasalaA Silanus nel 1935 nasce Mario MasalaMasaleddu come abitualmente veniva chiamato, che ha passato ben sessantaquattro anni davanti a un microfono come poeta improvvisatore. Esordisce sul palco del suo paese natale a sedici anni, nel 1951 con i poeti Cicciu Piga, Andria Ninniri e Remundu Piras. Proprio quest'ultimo, il mostro sacro di Villanova Montaleone, è stato lo scopritore e il valorizzatore di Mario Masala quando lo consigliava sempre come giovane promessa e sicuro talento. Da questo ottimo biglietto da visita è partita la carriera di Masala che, oltre le piazze della Sardegna, ha girato l’Italia, l’Europa e gli altri continenti, invitato a cantare dai tanti sardi in giro per il mondo. Poeta di vena naturale, componeva le ottave velocemente senza mai cadere in errore nel rispetto dell’endecasillabo. Masala è stato uno dei poeti più amati e più richiesti sui palchi della Sardegna, oltre a essere una delle figure fondamentali dell’intera storia delle gare poetiche per l’inconfondibile stile, l’eleganza del verso e la sua naturale simpatia. Muore a Silanus nel 2015 all’età di ottanta anni.

Folklore e canto tradizionale a Silanus

A Silanus si continua con la tradizione storica della poesia improvvisata, a quella del canto a tenore, sino alle tradizioni popolari dei costumi, del canto, del ballo e alla ormai consolidata tradizione dei cavalli. Alle manifestazioni folcloristiche partecipa spesso il carro a buoi dell’Associazione Santu Sidore di Silanus, ed a Silanus svolgono le loro attività il Gruppo Folk Silanus, l’Associazione Culturale Folk Tradissiones Populares di Silanus fondata dall’allora tenente colonnello Gianfranco Scalas uomo di punta della Brigata Sasari e da un gruppo di amici, ed il Gruppo Folk Silanus Santu Larettu e Sas Pitzinnas Silanesas, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Silanus.

Silanus-Il carro a buoi dell’Associazione Santu Sidore Silanus-Il Gruppo Folk Silanus Silanus-Sfilata della Associazione 'Tradissiones Populares' di Silanus Silanus-Il Gruppo Folk Silanus Santu Larettu Silanus-Sas Pitzinnas Silanesas

Il canto a tenores la forma etnico musicale pi arcaica della Sardegna centrale, la testimonianza che anche in tempi lontani l’insieme delle voci aveva un’anima, diventava suono e strumento nello stesso istante, la voce dei nuraghi, dei boschi incontaminati, delle stagioni marcate e meno incerte durante le quali la pioggia cadeva e dissetava. A Silanus svolgono la loro attività tra gli altri il Tenore Silanesu di Silanus, il Tenore Silanus Santu Larettu nato insieme all’omonimo Gruppo Folk del quale mantiene ancora oggi gli scopi e la passione, il Tenore e cuncordu Sa Madalena di Silanus, ed il Tenore Santa Sarbana de Silanos intitolato a Battista Morittu dopo la prematura scomparsa di uno dei membri che ha raggiunto una meritata fama facendo conoscere la tradizione del suo paese.

Silanus-Il Tenore Silanesu di Silanus Silanus-Il Tenore Silanus Santu Larettu Silanus-Il Tenore e cuncordu Sa Madalena Silanus-Il tenore Santa Sarbana de Silanos intitolato a Battista Morittu Silanus-Il Coro Polifonico di Silanus

A Silanus è attivo anche il Coro Polifonico di Silanus  che esegue composizioni musicali in cui più voci intonano melodie diverse e indipendenti simultaneamente, creando una trama musicale complessa e ricca.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Silanus

Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Silanus si segnalano la festa del Patrono, Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio con l’accensione del falò la sera precedente; le manifestazioni del Carnevale, ossia del Carrrasegare Silanesu, con la sfilata di carri allegorici nelle vie del paese che si conclude con il rogo di Zorzi nella piazza dei Mille; le celebrazioni della Settimana Santa, accompagnata dai fedeli e dalle confraternite del Rosario, delle Anime e di Santa Croce; la prima metà di maggio, la Sagra de su ischidu che si svolge sul sagrato del nuraghe di Santa Sabina; la seconda domenica di maggio i festeggiamenti in onore di Sant’Isidoro, il Santo protettore dei contadini, nella piazza d’Itria; il 23 giugno, la Festa di San Giovanni associata alle celebrazioni per l’arrivo del solstizio d’estate, il cui rito principale è quello di accendere i fuochi rionali; il 10 agosto la Festa in onore di San Lorenzo Martire; la prima settimana di settembre, la Festa di San Bartolomeo, un momento di grande rilevanza per la comunità di Silanus; il terzo lunedì di settembre la Festa di Santa Sabina; la Rassegna di Arti e Tradizioni Popolari, che si svolge anch’essa a settembre.

Silanus-La Festa di Sant’Antonio Abate Silanus-Il Carrrasegare Silanesu Silanus-La Sagra de su ischidu Silanus-La Festa di Sant’Isidoro Silanus-La Festa di San Lorenzo Silanus-La Rassegna di Arti e Tradizioni Popolari Sarde

Inoltre tra maggio e giugno si tiene la Mostra dei pani e dei dolci tradizionali, una mostra mercato di prodotti tipici locali, come il pane e i dolci, i vini, i liquori, le conserve, le piante officinali e i prodotti caseari; a dicembre, in occasione delle festività natalizie, si svolge la Rassegna di canti polifonici; ed inoltre ogni due anni si tiene anche la Rassegna regionale dei canti a Tenores.

Visita del centro di Silanus

L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, sovrastato dal Monte Arbo, conserva, nel centro storico, le antiche case con le caratteristiche balconate lignee. Il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Provenendo da Bortigali con la SS129 Trasversale Sarda, dopo poco meno di cinque chilometri seguendo le indicazioni prendiamo l’uscita per Silanus e, percorsi centotrenta metri, ci immettiamo sulla SP6 che prendiamo verso sinistra, passiamo sotto la statale e, dopo altri duecentocinquanta metri, arriviamo a una rotonda. Qui la seconda uscita ci farebbe proseguire con la SP6 all’interno dell’abitato, mentre noi prendiamo la quarta uscita e, percorsi trecento metri, arriviamo a un’altra rotonda alla quale prendiamo la seconda uscita che, dopo una settantina di metri, entra nell’abitato con il nome di via Gesuino Carai.

Il Cimitero di Silanus

Presa la via Gesuino Carai, dopo appena trecento metri questa strada diventa la via della Stazione. Seguita la via della Stazione, dopo circa duecentottanta metri si vede, alla sinistra dalla strada, l’ingresso del Cimitero Comunale di Silanus, chiamato in lingua Campusantu, che si trova alla periferia del paese non lontano dall’area sportiva comunale. L’area cimiteriale è circondata da mandorleti e da piante di eucalyptus. Il cimitero è stato costruito alla fine dell’Ottocento, come risulta anche da alcune delle tombe in esso presenti, che risalgono appunto a quel periodo. All’interno è presente la cappella cimiteriale, costruita anch’essa alla fine dell’Ottocento, con l’aula di forma rettangolare che ha mantenuto la sua forma originaria

Silanus-Cimitero di Silanus_ingresso Silanus-Cimitero di Silanus: entrata principale Silanus-Cimitero di Silanus: veduta laterale Silanus-Cimitero di Silanus: la cappella cimiteriale

Il cimitero risulta costituito da due parti di cui una più antica, nella quale è presente anche l’ingresso all’area cimiteriale, ed un’altra successiva. Tutti i paramenti murari del cimitero comunale sono finiti ad intonaco e tinteggiati.

La Stazione ferroviaria di Silanus

In via Stazione, dove alla sinistra si trova l’ingresso del Cimitero di Silanus, prendiamo invece la strada sulla destra, che è la via del Lazio, la quale, dopo cento metri, incrocia via delle Rimembranze, che prendiamo verso destra e che ci porta in una cinquantina di metri di fronte alla Stazione ferroviaria di Silanus, della linea ferroviaria che collega Macomer con Nuoro, e che è situata a sud dell’abitato. L’impianto nasce con caratteristiche di stazione nell’ultima parte dell’Ottocento in coincidenza con la fase di realizzazione della ferrovia a scartamento ridotto tra Nuoro e Macomer, il cui tracciato si sarebbe sviluppato nella periferia di Silanus. L’attivazione della stazione risale al 26 dicembre 1888, data in cui viene aperto al traffico il tronco iniziale della linea tra Macomer e la stazione di Tirso nel quale l’impianto compreso. Successivamente lo scalo passa nel 1921 alla gestione delle Ferrovie Complementari della Sardegna, da queste nel 1989 alle Ferrovie della Sardegna e nel 2010 all’ARST. In quello stesso anno l’intera linea da Macomer a Nuoro viene chiusa per lavori di ammodernamento del tracciato e degli scali che interessano anche la stazione di Silanus. Alla riapertura nel 2012, tuttavia, l’impianto viene trasformato in fermata, stante la rimozione dal piazzale ferroviario di tutti i binari ad eccezione di quello di linea.

Silanus-Stazione ferroviaria di Silanus: esterno Silanus-Stazione ferroviaria di Silanus: interno

Il fabbricato viaggiatori e il deposito merci con tettoia sul piano caricatore, sono simili per l’architettura delle stazioni del periodo fascista degli anni trenta, come quelli della stazione di Bortigali, ma a differenza di questi ultimi si presentano in modeste condizioni di conservazione e alquanto insudiciati e danneggiati esteriormente da attività vandaliche.

Il Campo da calcettto del quartiere Birdis

Dalla Stazione ferroviaria, prendiamo verso nord la via delle Rimembranze e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a destra nella via Lazio, la seguiamo per un centinaio di metri poi a sinistra nella via Milano e, dopo una sessantina di metri a destra nella via Pietro Nenni. Percorsa una novantina di metri, alla sinistra della strada si vede il cancello di ingresso del Campo da calcetto rionale situato nel quartiere Birdis, un’area periferica di grande espansione residenziale da tempo. Nel campo, che non è dotato di tribune per gli spettatori e che è stato recentemente riqualificato, è possibile svolgere attività di calcetto, ossia di calcio a cinque.

Silanus-Campo da calcetto: ingresso Silanus-Campo da calcetto: il campo da gioco

Il murale che rappresenta un paesaggio campestre con una figura maschile

Silanus-Il murale che rappresenta un paesaggio campestre con una figura maschileDalla Stazione ferroviaria, prendiamo verso nord la via delle Rimembranze e, dopo poco più di un centinaio di metri, alla sinistra della strada subito prima della traversa via Piemonte, in corrispondenza del civico numero 12, sulla facciata dell’edificio è presente il murale che rappresenta un paesaggio campestre con una figura maschile. Nel murale è raffigurato un paesaggio con muri bassi in pietra e alberi spogli, e con al centro un vecchio pastore in costume seduto sopra un sasso. Il murale è stato realizzato nel 2005 da Tony Amos, pittore e muralista di Bono, che si dedica all’attività muralista a partire dalla seconda metà degli anni novanta e realizza numerose opere su commissione pubblica e privata in vari centri della Sardegna, diventando uno dei principali esponenti della seconda generazione di muralisti sardi. È intervenuto diverse volte a Silanus, anche per effettuare interventi di ripristino su murales già esistenti.

In via Lombardia il murale con i ritratti di Giovanni Maria Angioy e di Amsicora

Silanus-Il murale con i ritratti di Giovanni Maria Angioy e di AmsicoraDalla Stazione ferroviaria, prendiamo verso nord la via delle Rimembranze e, dopo trecento metri, svoltiamo a sinistra nella via Lombardia, la seguiamo per una settantina di metri e vediamo alla sinsitra della strada, sopra un edificio, il grande murale realizzato nel 2009 da Luigi Puddu detto Pu' Luigi, pittore e muralsta nato a Jerzu,  con la collaborazione dello scultore villamarese Luigi Tatti, nel quale sono rappresentati due personaggi significativi nella storia della Sardegna, Giovanni Maria Angioy, patriota sardo dall’autonomismo ed indipendentismo isolano, ed Amsicora, il capo dell esercito sardo e anima della sollevazione contro Roma del 215 avanti Cristo. Nel murale, sullo sfondo della campagna silanese, sono raffigurati i ritratti di Giovanni Maria Angioy con bandiera sarda, e Amsicora, in costume sardo tradizionale, mentre sulla destra, un personaggio maschile riposa sotto un albero spoglio. In alto a sinistra, un breve verso poetico in sardo: Angioy / Angioy illustre eroe patriotta / chi has tentu in Bono su Natales / tue ogadu c'as sos feudales / pro liberare sa Sardigna totta / Mario Masala / A Mario Masala e Demetrio Piras / Luigi Pù con la coll. di Luigi Tatti.

In via della Stazione il murale Chentu concas chentu berritas

Proseguendo, la via Lombardia dopo una trentina di metri sbocca sulla via della Stazione, che prendiamo verso destra ossia in direzione nord. Percorsa una quarantina di metri, si vede, alla destra della strada all’altezza del civico numero 50 e ad angolo con la via Vostantino Giau, il murale Chentu concas chentu berritas, realizzato anch’esso da Luigi Puddu detto Pu' Luigi, pittore e muralsta nato a Jerzu, nel quale è raffigurata a sinistra una sagoma della Sardegna ed a destra ritratti di volti maschili con berretto sardo.

Silanus-Il murale Chentu concas chentu berritas Silanus-Murale Chentu concas chentu berritas: la sagoma della Sardegna Silanus-Murale Chentu concas chentu berritas: i volti maschili con berretto sardo

Il murale illustra un tradizionale detto proverbiale sardo che, letteralmente, significa Cento teste cento berretti, ma che in realtà  dietro queste parole si cela una visione del mondo profondamente radicata nella cultura isolana. È un modo per dire che ogni persona ha una propria opinione, una propria testa appunto, e che non esiste una sola verità, un solo modo giusto di vedere le cose. In Sardegna, dove il senso dell’individualità  si mescola da sempre con quello di appartenenza alla comunità, questa espressione sottolinea l’importanza del rispetto reciproco, dell’ascolto e della comprensione delle diversità. Non è un invito alla divisione, bensì un riconoscimento lucido e saggio della varietà  umana. Ogni testa ha il suo berretto, ovvero ogni persona ha le sue idee, le sue esperienze, la propria storia. E accettarlo è forse una delle forme più autentiche di convivenza.

La Palestra comunale

Dalla Stazione ferroviaria, prendiamo verso nord la via delle Rimembranze e, dopo trecentocinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada i cancelli di ingresso che portano alla Palestra comunale di Silanus. Nella palestra, che è dotata di tribune in grado di ospitare un’ottantina di spettatori, si possono praticare come discipline pallacanestro, pallavolo, lotta, karate, judo, ed attività ginnico motorie.

Silanus-Palestra comunale: ingresso Silanus-Palestra comunale: interno

La chiesa di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri

Silanus-La chiesa di Santa Maria d’Itria ossia di Sa ItiriDalla Stazione ferroviaria, prendiamo verso nord la via delle Rimembranze, in quasi quattrocento metri, incontra la via Milano. Proprio prima dell’incrocio, alla destra della via delle Rimembranze si sviluppa la grande e bella piazza d’Itria, sulla quale si affaccia la Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri. L’edificio è abbastanza bene conservato, ma avrebbe la necessità di un’opera di restauro che ne riportasse in evidenza i caratteri stilistici originali, nascosti attualmente da interventi di manutenzione poco felici. Edificata nel diciassettesimo secolo, all’esterno la facciata della chiesa è scandita da un cornicione sovrastato da un timpano curvilineo, cornice in pietra e due acroteri in muratura. Sul lato sinistro si trova un campanile a vela in due ordini di cornici. Il portale di ingresso è racchiuso da due lesene scanalate che sorreggono un architrave, con sopra una finestra incorniciata.

Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: veduta da sinistra con il campanile a vela Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: facciata

All’interno presenta un impianto a croce latina, con volta a botte e archi a tutto sesto, e con il transetto delimitato da due arcate a tutto sesto con pietra finemente lavorata. L altare in pietra dipinta, che sormontato da un baldacchino, ha una parte centrale con tre gradini ed un coronamento superiore racchiuso da volute con fregio centrale. Sul coronamento somo presenti tre podi, con tre sculture in legno policromo. Al centro la statua della Madonna d’Itria con Bambino in braccio, tunica e mantello dorati con ricami, ed a fianco due fedeli turchi in legno policromo realizzati nel sedicesimo secolo. Alla sua sinistra lo schiavo in ginocchio che guarda verso la Madonna, con la mano destra alla cintura ed il braccio sinistro piegato verso l’alto; ed alla sua destra il turco in ginocchio che guarda verso la Madonna, con il braccio sinistro sollevato lateralmente, e la mano destra sul ginocchio. In fondo al transetto sono situate due nicchie in pietra lavorata, racchiuse da due colonne spigate contenenti le statue di Sant Antonio da Padova e Sant Agostino, sempre in legno policromo. All’interno della chiesa si possono, inoltre, ammirare altre statue lignee tra cui quella di Sant Isidoro.

Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: planimetria Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: interno Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: l’altare Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: statua della Madonna con il Bambino Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: statua dello schiavo Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: statua del turco Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: statua di Sant’Isidoro

Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Colei che indica la strada. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro della Vergine che si riteneva dipinto da San Luca Evangelista. In Sardegna l’Odigitria ha la sua specificità, in quanto onorata attraverso un gruppo statuario di quattro personaggi, ossia la Madonna, il Bambino, lo schiavo e il turco. Questo in base a un miracolo ottenuto da uno schiavo, prigioniero in Turchia, che in occasione dei festeggiamenti a Maria nel suo paese natale, sentì il bisogno di tornare libero nella sua patria e per questo pregava. Il padrone turco, venuto a conoscenza del desiderio del suo schiavo, la notte lo teneva chiuso a chiave dentro una cassa sulla quale dormiva per essere sicuro che non scappasse. Ma destino volle che la cassa si mettesse a navigare nelle acque del mare con lo schiavo dentro e il turco, armato di scimitarra, sopra. Miracolosamente giunse a terra in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna. Ed il turco, davanti a questo strepitoso miracolo, si convertì.

A Silanus la seconda domenica di maggio si tengono i Festeggiamenti in onore di Sant Isidoro, il Santo protettore dei contadini. Silanus-Chiesa campestre di Santa Maria d’Itria ossia di Sa Itiri: processione per la festa di Sant’IsidoroIn occasione di questa ricorrenza il paese di Silanus si trasforma in un borgo ricco di allegria. Le celebrazioni religiose si svolgono nella chiesa di Nostra Signora d’Itria, ed al termine della funzione religiosa lungo le vie del centro storico si snoda la processione con cavalli e coppie in costume, che precedono il carro ornato a festa trainato dai maestosi buoi di razza modicana, i buoi iscanesos, con il simulacro del Santo, che viene portato dal carro dell’associazione Santu Sidore. Alla cerimonia, dalle origini antiche, è prevista la presenza delle Confraternite, dei cavalieri e dei rappresentanti delle associazioni provenienti da diversi paesi della Sardegna con i loro carri e i loro buoi. A conclusione della processione nella piazza d’Itria dove si trova la chiesa dedicata alla Madonna, ai presenti viene offerto su cumbidu, ossia l’invito, costituito da dolci e vino. Vi è poi una esposizione di macchine e attrezzi della cultura contadina nella piazza dei Mille.

In piazza d’Itria si trovano il Monumento ai Caduti e le sculture di Pinuccio Sciola

Nella piazza d’Itria ultimamente gli spazi circostanti la chiesa sono stati sistemati a giardino, ed è stato pavimentato il piazzale antistante, dove si trovava già la lapide commemorativa dei Caduti. Inoltre, nel piazzale antistante sono state installate diverse sculture di Pinuccio Sciola, il Dolmen, attraverso il quale si vede la facciata della chiesa; della Ruota del sole, che rappresenta una lastra circolare con raggi; il Monumento ai Caduti, costituito da un semicerchio in pietra su cui sono collocate quattordici lastre di metallo incise, con al centro una colonna sulla cui sommit stanno degli uccelli; ed un’altra istallazione di Tre elementi verticali in trachite, con soggetto assente.

Silanus-piazza Itria: la 'Lapide commemorativa dei Caduti' Silanus-piazza Itria: la scultura del 'Dolmen' di Pinuccio Sciola Silanus-piazza Itria: la scultura della 'Ruota del sole' di Pinuccio Sciola Silanus-piazza Itria: le sculture del 'Monumento ai Caduti' di Pinuccio Sciola Silanus-piazza Itria: la scultura dei 'Tre elementi verticali' di Pinuccio Sciola

Il Monte Granatico

Arrivati con il viale delle Rimembranze nella piazza d’Itria, prendiamo a sinistra il vico della Stazione, lo seguiamo per centoventi metri, poi svoltiamo a sinistra e, dopo una ventina di metri, vediamo nella piazza Monte Granatico alla destra della strada l’edificio che un tempo ospitava il Monte Granatico. Il prospetto principale ha un ingresso con arco centinato e due aperture simmetriche ai lati con le stesse peculiarità architettoniche. La facciata mostra nella parte terminale il motivo di tetto a terrazza, sottolineato da cornici lievemente aggettanti provviste di modanature più o meno accentuate. Si accede all’immobile da due rampe di scale in pietra basaltica. Le finestre sono provviste di inferriate in ferro battuto a griglia obliqua. Nei fianchi le forme delle aperture richiamano quelle esistenti in facciata. La sua forma semplice ma dignitosa è arricchita dal vezzo alle finestre di una inferriata con motivo a griglia obliqua, che dona all’edificio un carattere ornamentale piuttosto che grave. Sicché la scelta funzionale di proteggere al meglio quanto conservato nel ex Monte Granatico ha conferito una valenza quasi decorativa all’immobile. Questo si distingue nell’ambiente architettonico dell’abitato per la sua posizione isolata rispetto ad altri edifici vicini e per i suoi volumi intatti nel tempo, senza manomissioni. Particolarmente interessante è la struttura delle capriate interne in legno a vista, testimonianza di una tradizione antica ben conservata e che conferisce un tocco di autenticità all’edificio.

Silanus-Il Monte Granatico: esterno Silanus-Il Monte Granatico: interno

Oggi il Monte Granatico è un luogo di interesse storico e culturale nel territorio di Silanus, che testimonia la cura e la volontà di preservare il patrimonio architettonico locale. All’interno il manufatto presenta un’ampia aula rettangolare illuminata da diverse finestre e da tre ingressi, di cui uno centrale e due laterali, e dopo essere stato ristrutturato viene oggi utilizzato per manifestazioni culturali.

Il Centro Fitness Altea

Proseguiamo con la strada che ci ha portati alla piazza Monte Granatico, che diventa la via Grazia Deledda, la seguiamo per cetosettanta metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Cesare Battisti lungo la quale, dopo centotrenta metri, vediamo alla destra della strada l’edificio che ospita il Centro Fitness Altea, una palestra nella quale è possibile praticare attivit sportiva e ginnastica finalizzate alla salute ed al fitness.

Silanus-Centro Fitness Altea: ingresso Silanus-Centro Fitness Altea: interno

Il murale con il ritratto del poeta silanese Mario Masala

Dalla strada che ci ha portati al Monte Granatico, passato questo edificio svoltiamo a destra sulla via della Stazione che si dirige verso nord ovest. La seguiamo e percorsa appena una cinquantina di metri, subito dopo aver passato il fianco sinistro dell’edificio, troviamo il nuovo largo Mario Masala nel quale, alla destra sulla fiancata posteriore del Monte Granatico, è presente il murale con il Ritratto del poeta silanese Mario Masala, che nel 2017 la muralista Pina Monne ha inaugurato nella piazzetta dedicata alla poesia orale improvvisata. Il dipinto è stato commissionato dal Comune nell’ambito di un progetto sulla valorizzazione della poesia orale in limba, e rappresenta il poeta mentre recita davanti a un microfono, mentre alla sua destra è riportato il testo di una sua poesia.

Silanus-Ritratto del poeta silanese Mario Masala Silanus-Versi del poeta silanese Mario Masala

Pina Monne, muralista e ceramista professionista originaria di Irgoli, è attiva ad Irgoli dagli anni novanta del ventesimo secolo. È considerata l’erede dello storico muralista Angelo Pilloni di San Sperate, dal quale si contraddistingue per una rappresentazione visiva di taglio più moderno, in cui la tematica sarda viene affrontata in una pluralità di soluzioni stilistiche.

Il murale con il ritratto del poeta silanese Francesco Mura

Proseguendo con la via della Stazione, la seguiamo per centoventi metri e alla destra della strada, sull’edificio al civico numero 7 ad angolo con la via Francesco Giau, si trova il murale con il Ritratto del poeta silanese Francesco Mura. Il murale, realizzato nel 2011 da Pina Monne su commissione comunale, è dedicato al poeta silanese Francesco Mura. Nel murale sulla destra, è dipinto un riquadro con una foto antica raffigurante degli emigranti, in basso vi è una donna in costume tradizionale con bambino, ed in alto un ritratto di Francesco Mura in costume tradizionale, affacciato ad un balcone dal quale pende una bandiera sarda. Sulla sinistra è presente una lunga sua poesia dal titolo Moda po sos emigrados, ossia Moda per gli emigranti.

Silanus-Ritratto del poeta silanese Francesco Mura Silanus-Versi del poeta silanese Francesco Mura

Pina Monne, muralista e ceramista professionista originaria di Irgoli, è attiva ad Irgoli dagli anni novanta del ventesimo secolo. È considerata l’erede dello storico muralista Angelo Pilloni di San Sperate, dal quale si contraddistingue per una rappresentazione visiva di taglio più moderno, in cui la tematica sarda viene affrontata in una pluralità di soluzioni stilistiche.

I due murali in omaggio del poeta silanese Francesco Mura

Percorsa appena una ventina di metri, proprio al termine del via della Stazione che sbocca sul corso Vittorio Emanuele, alla destra si vedono due murali con un Omaggio a Francesco Mura. Nel primo murale, a sinistra è raffigurata la campagna silanese con il nuraghe e la chiesa bizantina di Santa Sabina, ed in alto a destra, è ritratto il volto di Francesco Mura. Il murale è stato realizzato nel 2009 da Gian Battista Loi, muralista professionista originario di Pattada, residente a Tertenia, esponente del muralismo sardo di tematica sarda.

Silanus-I due murali in omaggio del poeta silanese Francesco Mura Silanus-Il primo murale in omaggio del poeta silanese Francesco Mura Silanus-Il secondo murale in omaggio del poeta silanese Francesco Mura

Nel secondo murale è raffigurato un ritratto del poeta silanese Francesco Mura che canta davanti al microfono, su sfondo nero. Il murale è stato realizzato nel 2009 da Francesco Mussone, pittore, scultore e muralista autodidatta originario di Illorai, attivo dagli anni ottanta del ventesimo secolo.

Nella piazza del Municipio si trova la Casa Aielli con l’esposizione Sa Domo de Sa Poesia Cantada

Dalla via della Stazione che è terminata sul corso Vittorio Emanuele, lo prendiamo verso destra ossia verso est e, in poco più di duecento metri, il corso arriva alla piazza un tempo nota come piazza Sant’Antonio ed oggi chiamata piazza del Municipio. Nella piazza si trovano, proprio di fronte a dove arriva il corso, la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate, alla sua sinistra il Municipio di Silanus ed alla sua destra la chiesa della Santa Croce. L’ultimo edificio sulla sinistra del corso Vittorio Emanuele prima che questo termini nella piazza del Municipio ospita l’ingresso laterale della Casa Aielli, che è ormai quanto resta di un antica casa nobiliare appartenuta inizialmente alla famiglia Sequi, costruita in una delle zone più alte del paese, su un terrapieno lungo il Corso Vittorio Emanuele, in una buona posizione, mentre il suo ingresso principale si trova sulla piazza del Municipio, di fronte alla chiesa parrocchiale ed alla sinistra dell’edificio che ospita il Municipio di Silanus.

Silanus-Veduta laterale della Casa Aielli affacciata sul corso Vittorio Emanuele Silanus-Ingresso della Casa Aielli sulla piazza del Municipio

La Casa Aielli ha ospitato anche l’ex sindaco Manlio Aielli che, nato a Silanus l’1 ottobre 1889, era un ufficiale dei Reali Carabinieri e nel secondo dopoguerra, una volta rientrato a Silanus, ne è diventato sindaco dal giugno del 1952 fino al 1965. In seguito nel recente passato la Casa Aielli ha ospitato anche il vecchio parroco di Silanus, ed un medico condotto. Si trattava di una stupenda casa di architettura spagnoleggiante, con un bellissimo giardino e un grande portale, acquisita dal comune ha subito diverse modifiche architettoniche. L’impianto di tipo complesso è stato modificato nel corso del tempo ed oggi viene utilizzato come complesso multifunzionale. L’esterno dell’edificio risulta essere di grande interesse per la presenza di architravi di notevole fattura che sorreggono le aperture, e nella sommità è posta una piccola cornice aggettante alla quale è agganciata la gronda. Ma gli interni hanno perduto in modo considerevole quella che era la loro funzione originaria.

Silanus-Sa Domo de Sa Poesia CantadaOggi nelle sale della Casa Aielli è presente l’esposizione Sa Domo de Sa Poesia Cantada, ossia la Casa della poesia cantada, nella quale si può fare un tuffo nel mondo della poesia a bolu, dalla prima gara pubblica effettuata nel 1896 a Ozieri, e fino ai giorni nostri. Con l’espressione sarda poesia a bolu si intende la poesia orale estemporanea improvvisata dei cosiddetti cantadores, cantori popolari che si esibiscono nelle piazze della Sardegna, in una particolare forma artistica che viene fruita dalla popolazione in occasione di feste patronali attraverso le cosiddette gare. Vengono ricordati oltre centoventi anni di sfide poetiche tra tutti gli improvvisatori e le improvvisatrici della Sardegna. Ma si possono trovare anche notizie e curiosità sui cantadores più o meno famosi, come Piras, Sotgiu, Masala, Mura, Budroni, Piredda, Seu, Zizi, Pazzola, Sale, Carta, Piga, Ninniri, Farina, Testoni, Morittu, Pirastru, Cubeddu, Testoni, Morette, Tucconi e tanti altri.

Silanus-Sa Domo de Sa Poesia Cantada: interno Silanus-Sa Domo de Sa Poesia Cantada: interno Silanus-Sa Domo de Sa Poesia Cantada: interno Silanus-Sa Domo de Sa Poesia Cantada: interno

Il Museo dedica una sezione alle donne, una ai poeti locali che si sono esibiti negli anni, una al canto a tenore e una agli cantori dell’ultima generazione e gli altri che con impegno stanno portando avanti questo importante filone della cultura popolare sarda.

La chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate ossia chiesa di Sant’Antoni de su Fogu o Cresia Mazore

Silanus-La chiesa parrocchiale di Sant’Antonio AbateAll’arrivo del corso Vittorio Emanuele nella piazza del Municipio, vediamo proprio di fonte la Chiesa di Sant’Antonio Abate chiamata anche Sant’Antoni de su Fogu o Cresia Mazore che è la chiesa parrocchiale di Silanus. Edificata nel diciassettesimo secolo su una chiesa precedente, è una chiesa ad unica navata con cappelle laterali aggiunte in epoca successiva alla sua costruzione agli inizi del diciannovesimo secolo sono state aggiunte sei cappelle laterali. Il prospetto presenta una linea molto semplice ed essenziale, presenta un portale incorniciato da lesene sormontate da capitelli che portano una trabeazione con fregio superiore. La parte posteriore è in aderenza a un edificio che sporge rispetto al filo del prospetto laterale orientale. La torre campanaria a forma quadrangolare è divisa in due da una cornice e presenta quattro monofore, una per lato.

Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: facciata Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: il prospetto laterale orientale Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: la torre campanaria

L’interno presenta un impianto a croce latina, ha una sola navata con volta a botte e tre cappelle laterali per lato, alcune munite di quadri del Settecento e nicchie contenenti statue lignee, oltre al battistero. Sopra l’arcata delle sei cappelle laterali sono state ricavate le finestre. Il transetto, anch’esso voltato a botte, è delimitato da un arco a tutto sesto. Sul lato sinistro della navata centrale, in prossimità del transetto, è disposto il pulpito del 1901, decorato con un bassorilievo raffigurante Sant’Antonio Abate con alcuni animali. La pavimentazione all’interno della chiesa è in marmo.

Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: planimetria Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: interno verso il presbiterio Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: altare maggiore Silanus-Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate: interno verso il portale di ingresso

In questa chiesa hanno la loro sede la Confraternita della Santa Croce, che partecipa attivamente alle processioni e alle celebrazioni legate alla festa della Croce; la Confraternita del Rosario, impegnata nella preghiera del Rosario e nella promozione della fede mariana; e la Confraternita delle Anime, dedicata alla preghiera per le anime del purgatorio.

Silanus-Il palazzo del MunicipioPresso questa chiesa ogni anno a gennaio si svolge la Festa in onore di Sant’Antonio Abate, che è la festa patronale di Silanus. La festa di Sant’Antonio Abate ha inizio nel primo pomeriggio del giorno 16 gennaio con l’accensione di un enorme falò da parte degli obrieri degli ultimi due anni, insieme a quello attuale, nella piazza antistante la chiesa, dinanzi ai numerosi fedeli. Verso le ore 20 vi è poi l’accensione dei fuochi artificiali in località Santintorza, a cui segue la socializzazione intorno al fuoco. Il 17 gennaio c’è l’imponente processione nelle vie del centro storico del paese e alle ore 11 è celebrata la messa solenne in onore del Santo Patrono. Segue l’invito alla degustazione di dolci e vino intorno ai falò e infine il pranzo e la cena offerti dall’obriere o dal comitato, per tutti i presenti.

Il Municipio di Silanus

Silanus-Il palazzo del MunicipioNella piazza Municipio al civico numero 1, proprio di fronte alla fiancata sinistra della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate che ne limita la completa visibilità, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Silanus, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. L’edificio, che è stato edificato agli inizi del ventesimo secolo mantenendo nel tempo la sua forma originaria, è a pianta rettangolare con corpo scala centrale, e non ha subito modificazioni nel corso del tempo. L’esterno nel complesso è molto sobrio, e quindi l’edificio si inserisce molto bene nel tessuto edilizio circostante. Al piano terra sei grosse finestre che si ripetono anche al piano superiore, definiscono la composizione della facciata. L’ingresso nel prospetto principale non occupa la posizione centrale, ma risulta leggermente spostato sul lato destro e rialzato di dieci gradini rispetto alla quota esterna. Sulla sommità una cornice aggettante corre lungo tutto il perimetro dell’edificio. All’interno, attraverso il corpo scala, si accede a un corridoio di distribuzione ai vari ambienti occupati dagli uffici. Si tratta degli uffici dell’Area Amministrativa, ossia i Servizi sociali, la Segreteria e affari generali, i Servizi demografici ed elettorali, ed i Servizi amministrativi con statistica e comunicazione; gli uffici dell’Area Finanziaria, ossia l’Ufficio Tributi; gli uffici dell’AreaTecnica, ossia Edilizia privata, Ufficio tecnico amministrativo, Lavori pubblici, ed il SUAP che è lo Sportello Unico Attivit Produttive.

La chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe

Silanus-La chiesa della Santa Croce ossia di Santa RugheDalla piazza davanti alla chiesa parrocchiale, all’altro lato del corso Vittorio Emanuele ossia alla destra, si affaccia la Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe. L’edificio, edificato nella prima metà del diciassettesimo, ha mantenuto praticamente invariata la sua forma originaria. ll prospetto principale è caratterizzato da forme molto semplici ed è suddiviso in due parti da una cornice in trachite. È costituito da un portale fiancheggiato da due colonnine terminanti con due capitelli decorati a motivi floreali e sovrastato da una finestra centrale rettangolare. Sulla sommità è presente un’ampia cornice in trachite, interrotta al centro da un campanile a vela, che è posta a conclusione del coronamento. Il prospetti laterali risultano dotati di contraffortati.

Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: veduta d’insieme Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: facciata Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: particolare della facciata

L’interno è costituito da un unico ambiente ritmato da due archi a sesto acuto che si conclude con un’abside. Il presbiterio con volta a botte è delimitato da un arco sostenuto da pilastri in pietra con basamento e capitello lavorati. Nel presbiterio si trova un altare ligneo del diciottesimo secolo dorato e policromato, comprendente una nicchia inquadrata in quattro colonne, nella quale si trova il dipinto del Cristo ed una cassa policroma in cui si trova la statua lignea del diciassettesimo secolo dell’Ecce Homo, ossia del Cristo deposto. Sul fondo della chiesa sono presenti due nicchie contenenti tre statue lignee del diciottesimo secolo che rappresentano l’Angelo dell’Annunciazione, San Giovanni Battista e la Madonna Addolorata.

Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: planimetria Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: interno durante i lavori di ristrutturazione Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: la statua lignea del diciassettesimo secolo dell’Ecce Homo ossia del Cristo deposto Silanus-Chiesa della Santa Croce ossia di Santa Rughe: la statua lignea del diciassettesimo secolo dell’Ecce Homo ossia del Cristo deposto

La chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena

Silanus-La chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa MaddalenaDi fronte alla facciata della chiesa della Santa Croce, parte leggermente verso sinistra la via Angioy, la seguiamo per settanta metri, poi prendiamo a sinistra la via Dante Alighieri, la seguiamo per una cinquantina di metri e troviamo, alla sinistra in una piccola piazza del centro storico di Silanus, la facciata della Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena. L’edificio è stato edificato nel sedicesimo secolo in stile gotico catalano e risulta difficile leggerne l’inserimento nel tessuto abitativo, ma dalle dimensioni planimetriche si può capire che doveva avere una buona dimensione architettonica. Il frontone con timpano è contenuto tra due contrafforti sagomati. Il portale è racchiuso da due semi colonne in pietra con motivi catalani, e sopra il portone c’è una finestra incorniciata. Sul lato sinistro della facciata si trova il campanile a vela. I prospetti laterali laterali sono sorretti coascuno da cinque grossi contrafforti.

Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: veduta frontale Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: facciata Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: portale di ingresso

L’interno è costituito da una sola navata con tre archi a sesto acuto, e l’arco che la delimita, ribassato, ha un basamento e capitello finemente lavorato. Nell’interno si possono notare i resti di cinque archi a sesto acuto che sostengono la copertura. La volta è sostenuta da costole in pietra, poggianti su peducci scolpiti con chiave di volta in cotto, e riporta ancora la data di costruzione che è il 1582. Nell’abside, con volta a crociera, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, troneggiava un bellissimo altare ligneo seicentesco.

Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: planimetria Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: interno verso il presbiterio Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: l’altare maggiore Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: il bellissimo altare ligneo seicentesco Silanus-Chiesa di Santa Maria Maddalena ossia di Sa Maddalena: interno verso il portale di ingresso

Il murale dedicato a Tiu Nanneddu

Alla sinistra della chiesa di Santa Maria Maddalena parte verso nord est la via Roma, e nella piazza accanto alla chiesa, ad angolo con il civico numero 23 della via Roma, si trova il murale intitolato A Tiu Nanneddu, nel quale in un grande riquadro, è dipinto un musicista che suona l’organetto, mentre in basso, un uomo anziano illustra il ritratto ad un bambino. Il murale, realizzato da Pina Monne su commissione comunale, è dedicato a Tiu Nanneddu, suonatore di organetto e personaggio noto locale, cieco sin dalla nascita, che allietava la comunità silanese con la sua musica durante le festività locali.

Silanus-Facciata della chiesa con il murale dedicato a Tiu Nanneddu Silanus-Il murale dedicato a Tiu Nanneddu

Pina Monne, muralista e ceramista professionista originaria di Irgoli, è attiva ad Irgoli dagli anni novanta del ventesimo secolo. È considerata l’erede dello storico muralista Angelo Pilloni di San Sperate, dal quale si contraddistingue per una rappresentazione visiva di taglio pi moderno, in cui la tematica sarda viene affrontata in una pluralit di soluzioni stilistiche.

Il murale che rappresenta una processione religiosa

Silanus-Il murale che rappresenta una processione religiosaDi fronta alla chiesa di Santa Maria Maddalena prosegue verso sud ovest la via Roma e, alla sinistra della strada, sulla facciata dell’edificio al civico numero 29 della via Roma, ad angolo con il civico numero 8 della via Dante Alighieri, si trova il murale che rappresenta una Processione religiosa. Nel murale realizzato nel 2002 da Antonino Culeddu detto Tony Amos, raffigurata una processione religiosa, con scene di festa e di vita quotidiana. Tony Amos è un pittore e muralista originario di Bono che si è impegnato assiduamente nell’attività muralista a partire dalla fine degli anni novanta, realizzando numerosi murales su commissione pubblica e privata in diversi centri della Sardegna. Questa opera è stata sottoposta ad intervento di ripristino nel 2008, da parte dello stesso autore e dai collaboratori Domenico Porcu e Gigi Cappai.

La chiesa cistercense di San Lorenzo ossia di Santu Larettu con nel giadinetto i cinque betili prelevati dalla tomba di Sa Mura Ruja

Silanus-La chiesa di San Loranzo o Santu LarretuDalla piazza della chiesa parrocchiale, torniamo indietro lungo il corso Vittorio Emanuele per circa centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via San Lorenzo, che, in duecento metri, ci porta a nord ovest dell’abitato, alla Chiesa di San Lorenzo ossia di Santu Larettu, una chiesa cistercense situata alle falde del Monte Arbo e circondata da un piccolo cortile. È stata edificata in stile romanico borgognone nel 1150, probabilmente dei Frati Cistercensi dell’Abbazia di Santa Maria di Corte di Sindia, che si insediano nel territorio con la fondazione e l’utilizzo delle cosiddette corti rustiche, dipendenti dalla Curtis Maior, dove vivono e lavorano. La presenza dei monaci non è costante, ma la loro supervisione riguarda la bonifica dei territori che vengono loro donati e la loro amministrazione sotto diverse forme, a volte in maniera diretta, a volte con la cessione in usufrutto a chiese minori o a privati. L’esistenza della chiesa al momento dell’insediamento dei monaci è documentata esclusivamente attraverso la tradizione orale, che vorrebbe accanto alla chiesa una costruzione adibita a monastero, ma confermata e dello stile architettonico dell’edificio molto simile a quello del San Pietro di Sindia, della quale costituiva una dipendenza, e viene interpretata in connessione con lo sfruttamento della calce del Monte Arbo dato che la piccola chiesa di San Lorenzo è situata ai piedi della cava di calcare di Silanus, da cui si ricava la materia prima per la produzione di una calce di ottima qualità, già sfruttata in età romana ed in seguito divenuta possedimento dei Cistercensi dell’abbazia di Santa Maria di Corte, che la utilizzavano per la produzione della calce da utilizzare poi nelle varie fabbriche. Veniva ritenuta tradizionalmente l’antica parrocchiale di Silanus, mentre altre fonti ritengono servisse solo per la preghiera quotidiana dei monaci staccati dalla Curtis Maior di Sindia e presenti a Silanus per la cura della grangia e la produzione della calce.

La chiesa si presenta con una semplice facciata, adorna di archetti pensili. L’ingresso centrale è sormontato da un campaniletto a vela che conclude la facciata incorniciata da paraste d’angolo e da archetti monolitici a doppia ghiera con peducci modanati. Il portale d’ingresso è architravato con arco di scarico a sesto acuto. Gli archetti continuano sulle due facciate laterali e sono completati da maschere antropomorfe scolpite sui cantoni di trachite che caratterizzano l’apparecchiatura muraria.

Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: arrivo alla chiesa Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: facciata Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: il campaniletto a vela a doppia campana Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: l’abside posteriore Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: archetti su peducci

La chiesa è ad aula unica absidata, con copertura lignea a quarto di sfera, ed è interamente realizzata in scura pietra vulcanica. L’aula presenta una copertura a capanna sostenuta da capriate in legno, integrate e ricostruite dopo il crollo. Una serie di monofore e una luce cruciforme nel frontone lasciano penetrare la luce nell’aula. All’interno sono ancora visibili i resti di interessanti affreschi del Trecento, che sono ubicati sulla parete alla destra dell’altare. Il primo, entro una cornice geometrizzante, raffigura San Cristoforo che, vestito d’un gran mantello, attraversa un fiume, nelle cui trasparenze si scorgono i pesci, trasportando il Bambino. Il secondo mostra San Lorenzo aureolato e in posizione rigidamente frontale alle cui spalle si dispongono due angeli e in basso la graticola. Eseguiti con uno stile narrativo e un’ingenuità quasi naif, mostrano ancora ricordi della tradizione pittorica tardo bizantina nell’espressività ieratica dei volti e nella piatta frontalità delle figure dai contorni nettamente marcati di scuro.

Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: planimetria Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: interno verso il presbiterio Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: affresco sulla parete sinistra che rappresenta San Lorenzo Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: affresco sulla parete destra che rappresenta San Cristoforo

Nel giardinetto antistante la chiesa, sono stati sistemati agli inizi del ventesimo secolo cinque bètili, alcuni dei quali caratterizzati da evidenti connotazioni sessuali sia maschili che femminili. Secondo una consolidata tradizione bibliografica, con la sola eccezione di Christian Zervos, e di Ercole Contu nel 1981, si è sempre creduto che i cinque betili eretti nel cortile della chiesa cistercense di San Lorenzo di Silanus provenissero dalla tomba di giganti di S’Abbaia, non lontano dal nuraghe Corbos. Più di recente, Giovanni Lilliu ha potuto invece avere testimonianza che i betili si trovavano nella tomba di giganti di Sa Mura Ruja, chiamata anche di Pedra Longa, e più in particolare è proprio il betilo numero 2, quello che sulla sommità presenta una solcatura che indica l’orifizio del glande, che ha dato il nome alla tomba Pedra Longa, per le sue dimensioni data l’altezza di quasi un metro e ottanta. Lì vicino si trovavano ancora altri cinque bètili, che fortunatamente sono stati lasciati sul posto.

Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: planimetria del giardinetto antistante la chiesa Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: i betili all’esterno della chiesa Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: un betile maschile Silanus-Chiesa di San Loranzo o Santu Larretu: un betile con evidenti connotazioni sessuali maschili tra le quali l’orifizio del glande

Non condividiamo nel modo più assoluto l’assurda decisione di spostare menhir e betili dalla loro collocazione originale, impedendoci così di comprendere il significato che poteva avere il loro posizionamento sul posto.

Presso questa chiesa campestre, il 10 agosto di ogni anno, si svolge la Festa in onore di San Lorenzo, istituita negli anni cinquanta del Novecento per volontà dell’amministrazione comunale, per creare un’occasione di svago ai tanti emigrati che nel periodo estivo facevano rientro in paese per le vacanze. Si tratta della festa più importante e attesa, che ha inizio con la novena nella chiesa cistercense di San Lorenzo posta a monte del centro abitato, accompagnata dalla recita dei gosos. Durante le tre giornate sono previste serate con spettacoli di musica tradizionale e moderna, mostre, esposizioni, bancarelle, giochi e barracas. La giornata del 10 agosto ha inizio con la processione del Santo che dalla chiesa campestre si snoda attraverso le vie principali del paese con le antiche Confraternite. La processione è preceduta dalle bandelas, ossia da tre cavalieri che sorreggono gli stendardi, seguiti da un centinaio di cavalli e dall’esecuzione nel corteo del coro polifonico. Il simulacro del santo viene trasportato a mano dai giovani del comitato, per l’intera durata della processione le campane suonano a festa. Solo in seguito ha inizio la celebrazione della messa solenne, alla quale segue l’immancabile invito di dolci e bevande ai presenti. Nel pomeriggio si assiste alla tradizionale sfilata in costume, con la partecipazione di numerosi gruppi folcloristici provenienti da varie parti della regione che alla sera si esibiscono sul palco eretto in piazza dei Mille. Di rilievo è anche la serata dedicata alla poesia estemporanea dei Cantadores in Limba che a Silanus è molto seguita anche per la presenza di poeti di fama nazionale.

Silanus-Festa di San Lorenzo Silanus-Festa di San Lorenzo Silanus-Festa di San Lorenzo

Visita dei dintorni di Silanus

Ricerche archeologiche nel territorio di SilanusVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Silanus, sono stati portati alla luce i resti dei pozzi sacri Cherchizzu, e con Menta; delle tombe di giganti Bolude, Corbos, Lucutei, Murartu, Orolio, Orreddo, Pietra Pinta, Pedras Doladas I, Pedras Doladas II, Pedras Doladas III, Purgatorio, S'Abbaia, Sa Mura 'e Mesu, Sa Mura Ruja, Santa Sarbana I, Santa Sarbana II, Tutturighe, Zanchia, e Zoddoro; dei protonuraghi o nuraghi a corridoio Mura s'Inzamo, Muros Cunculos, Ortu, s'Eligogu, nell’Itria, Sa Mura e s'Ulimu, Sorighes, e Tutturighe; del nuraghe complesso di tipo misto Orreddo; dei nuraghi complessi Orolio, e La Turra; dei nuraghi semplici Adu Marapiga, Contonale, Corbos, Malacorru, Murartu, Muros Rujos, Ruju, S'Aspru, S'Ispindosu, la Maddalena, con Menta, Santa Sarbana, Santi Dorzi Oinu, Santu Marcu, Sorene, e Su Furrighesu; ed anche dei nuraghi Ordinari, Pedru Pedru, e Sos Passiale, tutti di tipologia indefinita.

A nord dell’abitato le cave del Monte Arbo

Silanus-Monte Arbo deturpato dalle cave di calceDal Municipio di Silanus, prendiamo il corso Vittorio Emanuele verso sud ovest, dopo circa centocinquanta metri prendiamo a destra la via San Lorenzo, che porta alla chiesa campestre omonima. Percorsi poco più di cinquecento metri, vediamo sullo sfondo il Monte Arbo alto 697 metri, l’unica montagna calcarea della zona, che sovrasta l’abitato. Sfruttata già in epoca romana, vi era una cava di calce dove, secondo una tradizione, avrebbero lavorato anche alcuni Cristiani condannati ai lavori forzati. La cava è stata, in seguito, sfruttata dal periodo medioevale per produrre la calce. della cava, abbandonata dagli anni novanta del Novecento, presto verrà dato il via al ripristino ambientale, stanno infatti per decollare i lavori, finanziati dalla regione, per la bonifica e il recupero dell’area, deturpata dagli interventi di estrazione.

A nord est dell’abitato i resti del nuraghe complesso Orolio

Silanus-Veduta del nuraghe complesso Orolio o MadroneDa Silanus prendiamo il corso Vittorio Emanuele verso est, che esce dall’abitato con la vecchia strada in direzione di Lei. Circa un chilometro prima di immetterci sulla SS129, un cartello indica su una collinetta alla sinistra della strada il nuraghe Orolio, chiamato anche nuraghe Madrone. Ben noto fino dall’Ottocento per il profilo slanciato della sua torre e per essere uno dei meglio conservati dell’Isola, il Nuraghe Orolìo o Madrone si erge su una collina alle pendici della catena del Marghine, a dominio di una vasta area disseminata di costruzioni nuragiche. Si tratta di un nuraghe complesso edificato a 419 metri di altezza, costituito da una torre centraMastio posto al centro di un corpo aggiunto, in parte ancora interrato, che sembra costituito da un bastione bilobato con torri laterali sulla fronte che si raccordano alla mezzeria della torre centrale, e quindi da una terza torre di retroprospetto che si unisce alle due torri con cortine murarie rettilinee di circa undici metri. L’opera muraria è costituita da blocchi di granito di forma poliedrica, di medie e piccole dimensioni, messi in opera a file orizzontali irregolari con numerose zeppe di rincalzo. All’altezza del finestrone del primo piano del mastio si notano pietre meglio rifinite ed una disposizione più curata. Su piano di svettamento, la Torre A del bastione, che si trova a sinistra, ha un diametro di circa dieci metri, con una camera ingombra di crollo. Dall’alto è visibile il corridoio di raccordo fra camera e cortile. La Torre B del bastione, che si trova a destra, ha un diametro di circa nove metri ed una camera svettata. Fra le due torri di prospetto e il mastio, uno stretto cortile da cui parte a sinistra una scala aderente al paramento murario esterno della torre centrale per raggiungere gli spalti. Mentre della Torre C, che a nord ovest conclude il triangolo del bastione, è misurabile un arco di cerchio che sottende una corda di sette metri e mezzo. Il Mastio ha forma circolare, con un diametro alla base circa dodici metri e mezzo, ed allo svettamento di sei metri e ottanta. La torre centrale, con scala e nicchia d’andito, conserva ancora integra la camera del piano terra, marginata da tre nicchie disposte a croce, e quella del primo piano.

Silanus-Nuraghe complesso Orolio: la torre centrale Silanus-Nuraghe complesso Orolio: planimetria del piano terra Silanus-Nuraghe complesso Orolio: planimetria del primo piano Silanus-Nuraghe complesso Orolio: rilievo assonometrico Silanus-Nuraghe complesso Orolio: rilievo assonometrico del sistema scale

L’ingresso al bastione risulta del tutto interrato, mentre quello che introduce nel mastio, volto a sud est, è inagibile per il crollo, ed è sormontato da un robusto architrave munito di finestrino di scarico. L’accesso alla torre avviene attraverso una breccia che si apre nella parete occidentale del mastio, e che immette direttamente nella scala che parte dal corridoio d’ingresso. Questo corridoio, strombato verso l’interno, è marginato dalla scala, a sinistra, e da una nicchia a destra. Il vano scala si apre a poco più di due metri dall’ingresso e con tracciato spiraliforme raggiunge il piano di svettamento della torre ove residua il filare di base del secondo piano. La nicchia contrapposta presenta ingresso quadrangolare ed ha forma vagamente ellittica. Una porta trapezoidale introduce nella camera voltata a tholos ampliata da tre nicchie. La nicchia A, a sinistra, ha pianta vagamente quadrangolare e sezione ogivale. La nicchia B, centrale, presenta ingresso trapezoidale e una pianta quadrangolare, irregolare, che nella parete di fondo si dilata con un piccolo vano trasversale di forma poligonale. La nicchia C, a destra, con alta porta a luce trapezoidale, pianta sub quadrangolare e copertura ogivale. La camera del primo piano, a pianta circolare del diametro di due metri e mezzo ed alta cinque metri e trenta, prende luce da un finestrone rettangolare strombato verso l’interno, con architrave e spiraglio di scarico, che si apre sulla verticale dell’ingresso, a circa cinque metri dal piano di crollo. Questa camera del primo piano presenta, nella parete di fondo, un ingresso rettangolare che introduce in una sorta di vano lievemente obliquo rispetto all’asse d’ingresso, che nella parete sinistra immette in una stretta scala che, volgendo in senso antiorario, passa sopra l’andito d’ingresso e giunge ad un piccolo vano cupolato, posto proprio sopra la nicchia d’andito ed illuminato da una feritoia. Il nuraghe presenta, quindi, oltre alla scala principale, anche una scala secondaria.

Silanus-Nuraghe complesso Orolio: piano terreno Silanus-Nuraghe complesso Orolio: piano terreno Silanus-Nuraghe complesso Orolio: piano terreno Silanus-Nuraghe complesso Orolio: primo piano Silanus-Nuraghe complesso Orolio: primo piano Silanus-Nuraghe complesso Orolio: primo piano

Alla scala principale che prende avvio dall’andito d’ingresso si sovrappone, ad un livello di poco superiore, il percorso della scala sussidiaria. Si tratta di una soluzione costruttiva raffinata che presuppone un controllo assoluto della realizzazione, in termini di spazio e di sequenze costruttive. La chiave di lettura, dell’intero sistema scale del nuraghe Orolio, si trova nel percorso che la scala principale compie per raggiungere il livello della seconda camera. Il tratto di avvio dalla quota suolo ha una notevole inclinazione ed è realizzato con dei gradini, il percorso successivo si trasforma in una rampa dalla leggerissima inclinazione, una sorta di piano inclinato che ad un tratto ridiventa scala fino all’arrivo nel piano di sosta per l’ingresso alla seconda camera. Da questo piano e dalla nicchia di questa camera prende avvio la scala sussidiaria che, con una ripida inclinazione, scende fino al livello sottostante. Č la correzione apportata al percorso della scala principale che consente a quella sussidiaria di svolgere a ritroso il proprio percorso e di avere nello spessore murario l’altezza sufficiente perché questa sia fruibile.

Silanus-Nuraghe complesso Orolio: scala interna Silanus-Nuraghe complesso Orolio: scala interna Silanus-Nuraghe complesso Orolio: primo piano Silanus-Nuraghe complesso Orolio: terrazza del nuraghe

Il complesso è rimasto in uso anche in epoca romana. Nonostante le sue straordinarie peculiarità, il nuraghe si trova in stato di totale abbandono, la murata interna della tholos del secondo livello presenta un esteso crollo. Alla base del nuraghe si notano i ruderi di altre costruzioni nuragiche ancora non adeguatamente indagate. Questi resti portano a ritenere che, intorno al nuraghe, fosse presente un villaggio nuragico. Di particolare interesse sono anche i modelli planimetrici delle cellule abitative che costituiscono l’insediamento sviluppatosi, sempre nel corso dell’età del Bronzo Medio e Finale, intorno al nuraghe. Si riconoscono, infatti, almeno una trentina di ambienti di cui una diecina a pianta circolare con annessi ambienti di perimetro rettangolare ed alcune cellule di pianta quadrangolare, di cui alcune forse absidate.

Vicino alla periferia sud occiddentale dell’abitato l’Impianto Sportivo Comunale di Silanus

Dove la via sella Stazione ci ha portato sul corso Vittorio Emanuele, invece di prenderlo verso destra in direzione della chiesa parrocchiale, lo prendiamo verso sinistra, dopo una quarantina di metri prendiamo la prima a sinistra che è la via Belluno, e poi dopo appena una trentina di metri la prima a destra che è la via Alessandro Volta. La seguiamo per circa quattrocento metri ed arriviamo, in località Caramarzos, a visitare l’Impianto Sportivo Comunale di Silanus. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo da calcio, rinnovato nel 2024 la cui buova inaugurazione ha coinciso con i festeggiamenti per i sessanta anni di storia calcistica del paese, che è stato dotato di fondo in erba sintetica, e di tribune coperte in grado di ospitare fino a un migliaio di spettatori.

Silanus-Impianto Sportivo Comunale: ingresso Silanus-Impianto Sportivo Comunale: il campo da calcio Silanus-Impianto Sportivo Comunale: il campo sportivo polivalente Silanus-Impianto Sportivo Comunale: il campo da tennis

Sono presenti anche un Campo Sportivo polivalente dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro e la pallavolo; ed inoltre un Campo da tennis, anch’esso in grado di ospitare un centinaio di spettatori, nel quale praticare tennis e calcetto ossia calcio a cinque.

A sud dell’abitato il complesso nuragico di Santa Sarbana ossia di Santa Sabina con il nuraghe, due tombe di giganti ed un pozzo sacro

Silanus-Verso il nuraghe e la chiesa di Santa SarbanaDall’Impianto Sportivo Comunale procediamo in direzione sud e, dopo quasi duecento metri, svoltiamo a destra nella via Santa Sabina che seguiamo per duecentosettanta metru, poi svoltiamo a sinistra e, dopo una trentina di metri, a destra nella prima traversa. La seguiamo e dopo quasi un chilometro, prendiamo la SS129 Trasversale Sarda, che prendiamo verso ovest, in direzione di Lei e Bolotana. Percorsi appena cinquecento metri, all’altezza del chilometro 85.5 della strada statale, prendiamo una deviazione alla destra della strada statale che, in una cinquantina di metri, porta la parcheggio per il Complesso nuragico di Santa Sarbana. ossia di Santa Sabina, che si trova a meno di cinquanta metri dall’omonima chiesa bizantina. Il complesso è costituito dai resti di un nuraghe monotorre, le due tombe di giganti di Santa Sabina posizionate a circa trecento metri di distanza ad est, oltre al pozzo sacro di Cherchizzu che si trova quattrocento metri a nord, con copertura a tholos. Il complesso si sviluppa accanto alla omonima chiesa, edificata sui resti di una precedente struttura bizantina. Importante per i valori storico architettonici e ambientali, il complesso documenta, per la contiguità di testimonianze di epoche diverse, la persistenza del carattere di sacralità del luogo, da tempi remotissimi fino a oggi dato che la chiesa è tuttora meta di devozione popolare.

I resti del nuraghe di Santa Sarbana

Silanus-Il nuraghe di Santa SarbanaIl nuraghe di Santa Sarbana ossia di Santa Sabina, è un nuraghe semplice, monotorre, costruito a 391 metri di altezza. La torre, a pianta circolare con un diametro alla base di circa dodici metri e mezzo, ha un’altezza residua di otto metri e mezzo e residua in elevato di diciassette filari di pietre basaltiche, di grandi diinensioni, che sono lavorate con minore cura nei filari inferiori, rifinite e meglio disposte nei filari medio superiori. L’ingresso introduce in un corridoio lievemente strombato verso l’esterno, con pareti aggettanti e soffitto ascendente verso l’ingresso alla camera. La nicchia d’andito, nella parete destra, presenta porta trapezoidale architravata, e pianta quasi rettangolare con profilo interno curvilineo. La scala, coassiale alla nicchia, presenta ingresso trapezoidale architravato, sezione ogivale ed uno sviluppo fino all’attuale sommità della torre. La camera, di pianta circolare del diametro di poco più di quattro metri, conserva intatta la copertura ad ogiva, ed alla sua base si aprono tre nicchie a disposizione cruciforme. La nicchia A, alla sinistra di chi entra, ha porta trapezoidale architravata, pianta semiellitica e sezione ogivale. La nicchia B, al centro, ha ingresso a luce trapezia e pianta semiellittica, copertura ad aggetto. La nicchia C, coassiale alla A, ha porta trapezoidale e pianta semiellittica. All’interno della camera, nel 1881, si è rinveuto un grosso vaso con tracce di decorazione incisa, mentre altre ceramiche sono state recuperate in tempi recenti nel corso dei lavori di ripulitura effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Sassari.

Silanus-Nuraghe di Santa Sarbana: planimetria Silanus-Nuraghe di Santa Sarbana: esterno della torre del nuraghe Silanus-Nuraghe di Santa Sarbana: ingresso visto dall’interno Silanus-Nuraghe di Santa Sarbana: la nicchia d’andito Silanus-Nuraghe di Santa Sarbana: la scala interna

Intorno al nuraghe si trovano i resti di un grande villaggio nuragico di cui restano poche tracce, e a sud ovest la chiesa medioevale di Santa Sabina, che descriveremo più avanti. Nelle vicinanze del nuraghe si trovano anche due tomba di giganti, ed un pozzo sacro. Recenti lavori di restauro all’interno e all’esterno della chiesetta di Santa Sarbana, oltre a restituire conci lavorati pertinenti le tombe di giganti che erano in relazione al nuraghe, hanno portato alla luce resti di capanne circolari nuragiche con testimonianze di riutilizzazione in epoca romana.

I resti della tomba di giganti di Santa Sarbana I

Ad una certa distanza, ad est rispetto al nuraghe, sono posizionate le due tombe di giganti di Santa Sarbana o di Santa Sabina. A duecento metri di distanza dal nuraghe si trovano i resti della tomba di giganti Santa Sarbana I edificata a 377 metri di altezza. Si tratta di una tomba di giganti di struttura Dolmenica con stele. Non è rilevabile nel perimetro esterno a causa del suo pessimo stato di conservazione. Del monumento, in gran parte demolito, è comunque leggibile il profilo della pianta, compresa parte dell’esedra, e soprattutto il corridoio delimitato da lastroni ortostatici. Nell’ingresso sono presenti gli stipiti con una lastra pavimentale mentre nella lastra di fondo del corridoio sono rilevabili alcune coppelle di cui una ben rifinita. Appartiene probabilmente a questa tomba, un frammento di stele centinata, alto quarantesei centimerti, largo un metro e venticinque, dotato di cornice in rilievo larga dodici centimetri a sinistra e quindici a destra, che è stato reimpiegato nella pavimentazione della vicina chiesa di Santa Sabina.

Silanus-Tomba di giganti di Santa Sarbana I: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Santa Sarbana I: resti della tomba

I resti della tomba di giganti di Santa Sarbana II

Una ventina di metri più a sud rispetto alla tomba di giganti di Santa Sarbana I, si trovano i resti della tomba di giganti Santa Sarbana II edificata a 376 metri di altezza. La tomba è stata in parte demolita con l asportazione di tutti i conci lavorati che rivestivano la camera funeraria, tuttavia, malgrado il pessimo stato di conservazione, è possibile leggere sul terreno lo schema planimetrico consueto al tipo tombale. Ossia il corpo rettangolare absidato nella parte posteriore, l’esedra semicircolare nella fronte, e la cella funeraria rettangolare. Il corpo della tomba, al quale manca di fatto la fiancata sinistra con la relativa ala dell emiciclo, misura circa tredici metri dall ingresso all abside. Non vi è alcuna traccia della stele centinata, anche se probabilmente questo tipo di tomba, che si è ipotizzato a struttura isodoma, non doveva prevedere tale elemento simbolico. Appartengono a questa seconda tomba le pietre lavorate di varia forma e con incavi di manovra che sono state riutilizzate nella vicina chiesa di Santa Sabina.

Silanus-Tomba di giganti di Santa Sarbana II: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Santa Sarbana II: resti della tomba

I resti del tempio nuragico a pozzo di Cherchizzu

Silanus-Il tempio nuragico a pozzo di CherchizzuA quattrocento metri di distanza dal nuraghe, verso nord oltre la SS129 Trasversale Sarda, si trova il tempio nuragico a pozzo di Cherchizzu, chiamato anche Su Laccheddu de S’Abbasantera. L’archeologo Filippo Vivanet, nel 1881, nel dare la prima notizia della scoperta del pozzo sacro di Cherchizzu, scriveva che nel sito detto Cherchizzu un certo Ignazio Devin, scavando il terreno per estrarre dei sassi al fine di chiudere una vigna, pose allo scoperto una scala di venti gradini, murati lateralmente con finimento a volta, e conducente a un pozzo di circa due metri di profondità e un metro e mezzo di raggio, che non si potè esplorare perché pieno di acqua potabile. Successivamente, il pozzo è stato interrato, fino al 1982 quando è stato riportato alla luce, ma solo in parte, da lavori di scavo e di restauro condotti dalla Soprintendenza Archeologica di Sassari, ma l’intervento purtroppo è stato interrotto prima della sua conclusione.

Silanus-Il tempio nuragico a pozzo di Cherchizzu Silanus-Il tempio nuragico a pozzo di Cherchizzu Silanus-Il tempio nuragico a pozzo di Cherchizzu

L’ingresso all’edificio sacro è volto a sud. Il monumento, di modeste dimensioni, presenta la consueta scala lunga cinque metri dal soffitto gradonato, ora solo in parte conservato, e una piccola cella a sezione ogivale, mentre non è stata accertata l’esistenza o meno dell’atrio. La struttura, in origine integra, ha ora perduto il piccolo architrave dell’ingresso alla scala che giace rovesciato sui gradini. L’opera muraria, almeno per quanto è dato a vedere, appare sufficientemente curata soprattutto nella piccola cella.

La chiesa medioevale di Santa Sarbana ossia Santa Sabina

Silanus-La chiesa di Santa SabinaVicino al nuraghe, a meno di cinquanta metri a sud ovest rispetto ad esso, si trova la Chiesa medioevale di Santa Sarbana ossia Santa Sabina, edificata in epoca bizantina agli inizi dell’anno mille secondo lo stile romanico, sopra un pozzo sacro di cui richiama la pianta. Si tratta di una chiesa unica nel suo genere, presenta uno strano miscuglio di antichi stili architettonici, costituisce uno degli episodi più significativi dell’isola di arcaismo altomedioevale, attestando il permanere della tradizione bizantina. La chiesa viene donata ai monaci Cistercensi della vicina abbazia di Santa Maria di Corte, presso Sindia, che si insediano nel territorio con la fondazione e l’utilizzo delle cosiddette corti rustiche, dipendenti dalla Curtis Maior, dove vivono e lavorano. La presenza dei monaci non è costante, ma la loro supervisione riguarda la bonifica dei territori che vengono loro donati, e la loro amministrazione sotto diversa forma, a volte in maniera diretta, a volte con la cessione in usufrutto a chiese minori o a privati. L’edificio presenta un corpo centrale cilindrico absidato affiancato da due navatelle a pianta irregolarmente rettangolare absidate anch’esse. Il corpo centrale è preceduto da un protiro ad arco rientrato concluso a botte e con tetto a due spioventi che protegge l’ingresso principale della chiesa, architravato. L’impianto, a tre vani absidati con cupola al centro, richiama, infatti, lo schema tardo romano, ripreso poi dall’architettura bizantina, delle Cellae Trichorae. Per la parte bassa dell’edificio sono stati utilizzati grandi blocchi di basalto provenienti dal nuraghe che sorge alle spalle della chiesa. La parte alta è in basalto caratterizzato dal colore chiaro, dove spiccano due filari di conci in andesite, impiegati a fini decorativi.

Silanus-Chiesa di Santa Sabina: veduta d’insieme Silanus-Chiesa di Santa Sabina: portale principale Silanus-Chiesa di Santa Sabina: portale principale visto dall’interno

Una volta all’interno ci si trova in uno spazio circolare voltato, con cupola ovoidale e coperta da un tiburio, e absidato dal quale si può accedere attraverso due passaggi ad arco alle cappelle laterali, una a destra ed una a sinistra coperte da volte a botte e con tetto a capanna. La cappella a destra è stata evidentemente ricostruita dopo il crollo e lo si evince dai materiali e dalle linee che si differenziano sostanzialmente dalla cappella a destra. L’interno della chiesa è caratterizzato dalla scarsa lunghezza dell’edificio, accentuata nel vano centrale dallo slancio verso l’alto conferitogli dalla cupola ovoidale. Gli ambienti laterali, invece, sono coperti da volta a botte e comunicano con quello mediano attraverso due archi a tutto sesto costituiti da cunei di bianco calcare. All’interno, conserva un frammento della stele centinata della tomba di giganti di Santa Sarbana I, che è stata utilizzata come lastra del pavimento, e ci sono anche urne funerarie e parte di un sarcofago romani. E per la sua realizzazione sono state utilizzate pietre lavorate di varia forma e con incavi di manovra, che appartenenevano alla tomba di giganti di Santa Sarbana II.

Silanus-Chiesa di Santa Sabina: planimetria Silanus-Chiesa di Santa Sabina: interno verso il presbiterio Silanus-Chiesa di Santa Sabina: interno verso la cappella sinistra Silanus-Chiesa di Santa Sabina: la cupola interna

Nel 1987 il Comune di Silanus ha finanziato i lavori di consolidamento e di rifacimento della chiesa. Per verificare lo stato di salute delle fondazioni è stata aperta una trincea in corrispondenza della cappella a pianta rettangolare sinistra, cosa che ha comportato la rimozione del basolato originario realizzato, in antico, con conci di basalto appartenenti ai filari della parte sommatale del nuraghe. La rimozione del pavimento ha portato alla luce i resti murari di capanne nuragiche con successive sovrapposizioni di età romana, testimoniate da pochi frammenti ceramici e resti ossei di animali.

Vicino alla chiesa si trovano le Cumbessias di Santa Sabina, ossia i ricoveri sviluppatesi intorno ad essa che servono da soggiorno ai pellegrini che vi si recano per la novena. Infatti, presso questa chiesa, la terza settimana di settembre, si svolge la novena e la Festa di Santa Sabina, che vede i fedeli radunarsi nelle Cumbessias davanti alla chiesa, con cerimonie religiose e la domenica spettacoli folkloristici.

Silanus-La chiesa di Santa Sabina: cumbessias Silanus-La chiesa di Santa Sabina: cumbessias

Silanus-La Festa di Santa SarbanaLe ultime due settimane di settembre presso questa chiesa si svolge la Festa e novena Santa Sarbana. Si tratta di una festa tradizionale che ha inizio con la novena nella chiesa campestre distante circa un chilometro e mezzo dal paese. Durante la novena, al pomeriggio i fedeli percorrono a piedi la distanza che separa la chiesa dal centro abitato. La celebrazione avviene durante la seconda quindicina del mese di settembre e lo svolgimento è praticamente analogo alla novena Santu Portulo, con la santa messa, il rosario con la recita dei Gosos di Santa Sarbana, concerti, degustazioni, balli e giochi. In passato le attività legate a questa ricorrenza erano un vero e proprio rituale che riaccendeva il senso comunitario: si allestiva la chiesa e si preparavano pane e dolci in gran quantità. Gli obrieri si trasferivano nelle cumbessias o muristenes già diversi giorni prima, mentre la novena scandiva l’attesa e i tempi di preparazione della giornata di festa grande, quando l’intero paese si riversava nell’area di Santa Sabina.

Silanus-La Sagra de su IschiduInoltre la prima metà del mese di maggio, si svolge anche la Sagra de su ischidu che, organizzata dalla locale associazione culturale Santu Sidore, si svolge nel sagrato della chiesa campestre di Santa Sabina. All’interno della sagra è stato istituito un apposito convegno e un concorso regionale per la valorizzazione del prodotto Su ischidu, il formaggio molle tipico di Silanus che deriva il suo nome dal processo di cagliatura del latte, che avviene a caldo. La sagra vede la partecipazione dei produttori e la premiazione del migliore prodotto. Nel programma non mancano le degustazioni, così come l’esposizione e la vendita di prodotti alimentari e dell’artigianato. È possibile assistere inoltre a mostre fotografiche ed esposizioni delle attrezzature della cultura contadina, spettacoli folcloristici all’aperto con il coinvolgimento del pubblico nei balli sardi tradizionali, eseguiti da organettisti locali e con canti eseguiti dai Tenores. Durante la sagra si può partecipare anche a escursioni con il carro a buoi e gli asinelli nei vicini siti archeologici, e manifestazioni della cultura contadina con lavorazioni agricole.

La chiesa di Santu Portolu o San Bartolomeo dedicata alla Vergine delle Grazie

Silanus-La chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle GrazieDal centro di Silanus prendiamo la SS129 verso est, in direzione di Lei e Bolotana. All’altezza del chilometro 83.7 della strada statale, prendiamo a destra una strada che seguiamo per quattrocento metri, poi prendiamo a sinistra la deviazione che ci porta alla Chiesa campestre di Santu Portolu, dedicata a San Bartolomeo ed anche alla Vergine delle Grazie, che si trova a sud est dell’abitato di Silanus e fa parte del più ampio complesso religioso omonimo. È stata costruita su un piccolo colle da dove si domina tutta la valle, e si tratta di una chiesa campestre la cui costruzione risale al diciassettesimo secolo, ma che è stata ricostruita nel diciannovesimo secolo e ha mantenuto sostanzialmente inalterata la sua forma originaria. Il prospetto principale, molto semplice ed essenziale si presenta con un unico portale d’ingresso fiancheggiato ai due lati da panche in cemento. All’esterno la facciata a capanna è sormontata da un semplice campanile a vela sormontato da una croce in ferro. Le strutture murarie sono intonacate e tinteggiate di bianco.

Silanus-Chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle Grazie: esterno della chiesa Silanus-Chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle Grazie: veduta laterale

All’interno la chiesa ha pianta rettangolare, e presenta unìunica navata absidata, ritmata da cinque capriate poste a sostegno della copertura e lungo i lati sono disposte le sedute in pietra rivestite di cemento. Le murature si presentano intonacate e tinteggiate, e la pavimentazione che un tempo era in terra battuta oggi è in cemento. La navata è separata dall’abside da una parete con due archi, tra i quali è posto l’altare di recente costruzione, con una nicchia in cui si trova il simulacro della Vergine. Nelle pareti laterali, due nicchie custodiscono la statua di San Bartolomeo e quella della Vergine delle Grazie. La tradizione ci ha tramandato, infatti, questa chiesa come dedicata a San Bartolomeo, mentre la dedica religiosa prevalente è quella della Vergine delle Grazie.

Silanus-Chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle Grazie: planimetria Silanus-Chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle Grazie: interno verso il presbiterio

Sopra una collina nelle vicinanze della chiesa di Santu Portolu sorgono le cumbessias o muristenes, che sono state costruite nel diciannovesimo secolo per ospitare le famiglie durante la festa del Santo. L’ingresso agli ambienti è unico, e l’edificio è composto da ambienti di forma rettangolare non suddivisi internamente.

Silanus-La Festa di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle GrazieLe prime due settimane di settembre presso questa chiesa si svolge la Festa e novena Santu Portulu. Si tratta di una festa tradizionale che ha inizio con la novena nella chiesa campestre distante circa due chilometri dal paese. Durante la novena al pomeriggio i fedeli percorrono a piedi la distanza che separa la chiesa dal centro abitato. In tempi relativamente recenti Sos Oberaios insieme a Sos Nuinantes soggiornavano nel sito all’interno delle cumbessias o muristenes. Il numeroso pubblico si reca al sito per partecipare alla santa messa, seguita da Su Rosariu di antichissima tradizione che prevede la recita dei Gosos di Santu Portolu, accompagnati dalla musica di organetto, segue il momento di socializzazione nella piazza del sagrato, mentre la domenica è possibile assistere anche alla curiosa corsa degli asinelli. Canti, balli e il gioco di Sa Murra movimentano le serate rese indimenticabili, dai continui inviti al consumo di bevande e dolci generosamente offerti.

I resti del nuraghe o recinto nuragico di Santu Portolu I

A nord est rispetto alla chiesa campestre di Santu Portolu sono visibili i resti dei due nuraghi di Santu Portolu. A un centinaio di metri di distanza si trova il nuraghe o recinto nuragico di Santu Portolu I edificato a 339 metri di altezza. Il monumento, a un centinaio di metri dalla chiesetta campestre di San Bartolomeo, è ridotto ormai a pochi filari di base, due ad ovest, per una altezza di poco più di due metri, che racchiudono parzialmente uno spazio circolare del diametro di circa dieci metri. Non è rimasta traccia dell’ingresso e nemmeno della articolazione dello spazio interno, ed infatti, all’interno della struttura non è presente neppure il materiale di crollo, tanto da far pensare ad un recinto piuttosto che ad un nuraghe. L’opera muraria è costituita da massi di basalto, appena sbozzati e di grandi dimensioni. Di esso non rimangono che pochi resti, si tratta pertanto di un nuraghe di tipologia indefinita tanto che, secondo l’archeologo Alberto Moravetti che lo ha studiato, si tratterebbe non di un vero nuraghe, ma di un recinto nuragico.

I resti del nuraghe o recinto nuragico di Santu Portolu II

A una quarantina di metri di distanza dal nuraghe Santu Portolu I, ad est rispetto ad esso ed a breve distanza dal Riu Quaddu, si trova il nuraghe o recinto nuragico di Santu Portolu II edificato a 334 metri di altezza. Ha una pianta vagamente circolare con diametri di quattordici metri e trenta secondo l’asse da nord a sud, e dieci metri e ottanta secondo l’asse da ovest ad est. Ha una altezza residua di un metro e sessanta con file di pietre di grandi dimensioni, rozze al naturale e disposte con scarsa cura. A nord est il perimetro della costruzione è privo di muratura. Non è individuabile l’ingresso, mentre l’interno del monumento appare quasi completamente vuoto, privo anche di crollo. A sud est dell’edificio, così come a nord ovest ma con un solo filare, si rileva un tratto di contrafforte curvilineo per una altezza di due metri e mezzo, con tre filari di pietre di medie dimensioni, più curate delle precedenti sia nella lavorazione che nella disposizione a filari. Sembra difficile che questa struttura appartenga ad un nuraghe o anche ad un protonuraghe, mentre appare più verosimile che si tratti anche in questo caso secondo l’archeologo Alberto Moravetti di un recinto nuragico.

A sud est dell’abitato si trovano i resti dell’imponente nuraghe semplice Corbos

Silanus-Veduta del nuraghe semplice CorbosUsciamo da Silanus e prendiamo verso sud la SP6, per Dualchi. Dopo un paio di chilometri, passato l’incrocio con la SS129 e trecento metri prima del ponte sul rio Murtatzolu, svoltiamo a sinistra in una strada che seguiamo per un chilometro e seicento metri, poi, ad un incrocio, prendiamo a destra e seguiamo la strada per poco più di due chilometri. La strada ci porta all’imponente nuraghe semplice Corbos, il nuraghe dei corvi, che si trova sulla destra, a 183 metri di altezza, sulla cima di un ripido costone roccioso chiamato merches enturzos che separa l’altopiano di Silanus dalla Piana di Ottana, le cui ciminiere sono in vista coronate dai monti di Sarule, di Gavoi e dalle vette del Gennargentu. Si trova a circa duecento metri dalla riva sinistra del Riu Su Frusciu, a valle delle terrazze naturali difese al margine dai nuraghi Sa Turra, Sililogu, Sorighes e Orreddo. L’area archeologica comprende un nuraghe monotorre, i resti di un villaggio e una tomba a struttura dolmenica con betili. Il nuraghe si conserva per un’ altezza residua di quasi dodici metri. Il nuraghe ha un profilo accentuatamente tronco conico, con lieve tendenza a una verticalizzazione del profilo negli ultimi filari, ha un diametro di undici metri, e si conserva per un’altezza massima di quasi dodici metri. L’opera muraria è particolarmente curata nella disposizione delle pietre basaltiche che presentano nei filari inferiori forma poligonale mentre negli anelli medi e alti sono di forma sub quadrata, con blocchi rifiniti nella faccia a vista leggermente convessa. Nella muratura esterna del nuraghe sono presenti dei fori a sezione quadrangolare disposti a distanza regolare. Forse in origine all’interno di queste cavità erano posizionate delle travi facenti parti di una struttura in legno. L’opera muraria del nuraghe è particolarmente curata, i conci dei filari superiori sono ben lavorati e di forma sub quadrata.

Silanus-Nuraghe semplice Corbos: planimetria Silanus-Nuraghe semplice Corbos: veduta della torre Silanus-Nuraghe semplice Corbos: veduta della torre

L’ingresso dell’edificio, rivolto a sud est, è al momento inagibile a causa del pietrame di crollo, che lo copre sino quasi all’altezza dell’architrave munito di finestrino di scarico. Si può tuttavia accedere all’interno della torre attraverso una breccia che introduce direttamente nella scala elicoidale, che dall’andito del piano terra conduce sino all’attuale piano di svettamento. Il corridoio di accesso, lungo quattro metri e settanta, si articola nella nicchia d’andito, a destra, e nella scala affrontata a sinistra, si allarga quindi progressivamente verso l’ingresso alla camera. La scala, con porta a luce trapezoidale, in parte ostruita dal riempimento ma percorribile sino al piano superiore, è illuminata da almeno tre feritoie. La nicchia contrapposta alla scala presenta un ingresso vagamente trapezoidale, pianta poligonale e copertura ad aggetto. Attraverso una porta trapezoidale, dal corridoio si accede direttamente alla camera centrale, coperta a falsa cupola da una tholos ancora intatta, molto slanciata, marginata da tre nicchie disposte in schema cruciforme. Il piano superiore mostra una camera circolare di tre metri e venti, eccentrica verso il lato occidentale, che si conserva per soli uno o due filari di altezza residua.

Silanus-Nuraghe semplice Corbos: la scala interna Silanus-Nuraghe semplice Corbos: la tholos ancora intatta

Silanus-Il menhir isolato in granitoIl nuraghe Corbos sorge su un ripiano circolare, sulla cui superficie si ritrovano anche una stele spezzata e di conci lavorati che potrebbero essere residue tracce di tombe di giganti che potevano essere presenti nella zona. L’area archeologica di Corbos è composta, oltre dal nuraghe monotorre che abbiamo già descritto, anche da tracce murarie pertinenti a un villaggio nuragico, costituiti da alcuni resti di forma pressoché circolare, che costituivano probabilmente le abitazioni del villaggio nuragico. L’area doveva essere frequentata sin dall’età prenuragica, come verrebbe testimoniato anche da un menhir isolato infisso nel terreno a un centinaio di metri dal nuraghe in direzione nord est, alto un metro e mezzo che ha una circonferenza di base di due metri e mezzo, curiosamente in granito in un territorio dove la gran parte dei resti sono in basalto.

I resti della tomba di giganti di Corbos con i suoi cinque betili

A sud, a circa duecento metri di distanza dal nuraghe, all’interno dell’azienda agricola fattoria Morittu, sono posizionati i resti della tomba di giganti di Corbos, una tomba costruita in basalto, edificata a 177 metri di altezza, su di un lieve rialzo del terreno. Sulla linea dell’esedra, senza ordine apparente e in una disposizione che non è quella originaria, si contano cinque betili di basalto in forma conica. Della sepoltura, in parte interrata, è attualmente visibile soltanto il corridoio, mentre non sono rilevabili né il corpo tombale e nemmeno l’esedra. Il vano funerario ha forma sub rettangolare della lunghezza di quasi quattordici metri, con ingresso a sud est. Un rifinito lastrone, ora rovesciato all’indietro, chiudeva la tomba nel fondo, mentre le pareti laterali sono costituite da ortostati infissi a coltello.

Silanus-Tomba di giganti di Corbos: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Corbos: i resti della tomba

Silanus-I menhir anora oggi presenti presso la fattoria MorittuDa segnalare, nel profilo del vano funerario, la presenza di un ortostato in granito all’interno di una tomba interamente costruita in basalto. Si tratta quindi di una tomba a struttura dolmenica, anche se la presenza di alcuni conci finemente sagomati a pochi metri dal monumento farebbero pensare ad un edificio a struttura isodoma, così come indiziato dagli stessi betili che in genere si accompagnano proprio a sepolture di questo tipo. È possibile, quindi, che la tomba dei giganti di Corbos sia stata in qualche modo ristrutturata in forme più raffinate, conservando però l’impianto originario del corridoio, oppure che nello stesso sito si trovasse una seconda tomba, associata ai betili, demolita nel tempo per utilizzarne le pietre lavorate. I cinque betili ancora oggi presenti sul posto si dispongono in allineamento irregolare, da ovest ad est, per una lunghezza di settantasei metri, compresa fra la tomba dei giganti e la fattoria Morittu.

I resti della tomba di giganti di S'Abbaia con i suoi conci

A nord est, a circa trecento metri di distanza dal nuraghe, si trova la tomba di giganti S’Abbaia, una tomba costruita in materiale indeterminato, edificata a 180 metri di altezza, a struttura isodoma con conci a dentelli. Permangono le tracce del vano funerario, lungo più di undici metri, e del braccio destro dell’esedra. Il monumento, con ingresso a sud est, a struttura isodoma e provvista di concio a dentelli, è stata in gran parte spogliata dei conci sagomati che costituivano le pareti del vano funerario. Il corpo tombale appare piuttosto tozzo, con una lunghezza di undici metri e mezzo ed uno spessore che è difficilmente valutabile per il fatto che anche le pietre che costituivano il profilo esterno della tomba sono state in gran parte asportate. Dell’esedra si conserva parzialmente il braccio destro, per circa otto metri e con una freccia di due metri. Meno sicuro, invece, lo sviluppo dell’ala sinistra per la quale si può ipotizzare una lunghezza di cinque o sei metri.

Silanus-Tomba di giganti di S'Abbaia: planimetria Silanus-Tomba di giganti di S'Abbaia: i resti della tomba

Silanus-Tomba di giganti di S'Abbaia: i conci A e BA otto metri e mezzo a sud ovest dell’ingresso, all’estremità dell’ala sinistra, giace un concio a dentelli chiamato concio A, mentre a tre o quattro metri da corpo tombale, ad est, si trova parte di un singolare concio, circolare in pianta e a sezione tronco ogivale munito di un elemento centrale e di forma cilindrica nella sommità, quasi una sorta di presa. Tutt’intorno sono visibili elementi litici riferibili alla sepoltura, mentre ad una ventina di metri dalla stessa giace un secondo concio a dentelli chiamato concio B, di minori dimensioni, meno rifinito e più rovinato del primo. Entrambi i conci presentano i consueti tre incavi con i quattro dentelli. Nell’ultimo sopralluogo effettuato nel sito nel gennaio del 2012, si è constatato che non sono più presenti i due conci a dentelli della stele, che giacevano accanto alla sepoltura.

I resti della tomba di giganti di Sa Mura Ruja dalla quale sono stati prelevatati i cinque betili oggi davanti alla chiesa di San Lorenzo

A sud est, a circa seicento metri di distanza dal nuraghe, si trova la terza tomba, ossia la tomba di giganti di Sa Mura Ruja chiamata anche di Pedra Longa, una tomba costruita in materiale indeterminato, edificata a 172 metri di altezza. Quanto rimane della tomba, ora completamente demolita, è costituito dal piano pavimentale, disposto lungo l’asse sud est, che era formato da sette lastre presenti in situ, rifinite con cura e ben connesse, per una lunghezza di poco più di quattro metri ed una larghezza di poco più di un metro. Tutti gli altri conci del corpo tombale, delle fiancate del corridoio funerario e dell’esedra sono state rimosse e portate via, tranne qualche pietra sagomata che testimonia della particolare raffinatezza di questa tomba, che era a filari in opera isodoma. Delle sette lastre pavimentali che erano state rilevate dall’archeologo Alberto Moravetti, ne restano oggi sul posto solamente tre. Nella testata, a contatto con la prima lastra del pavimento, rimangono sul terreno un archetto monolitico pieno provvisto di incavi e una lastra a sezione troncopiramidale, mentre a un metro e mezzo alla sinistra della prima lastra pavimentale, è presente un lastrone finemente lavorato. Un’altra grande lastra con incavi si trova sotto un muretto a secco che corre obliquamente a circa quarreo metri dalla tomba.

Silanus-Tomba di giganti di Sa Mura Ruja chiamata anche di Pedra Longa: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Sa Mura Ruja chiamata anche di Pedra Longa: i resti della tomba

Secondo una consolidata tradizione bibliografica, con la sola eccezione di Christian Zervos, e di Ercole Contu nel 1981, si è sempre creduto che i cinque betili eretti nel cortile della chiesa cistercense di San Lorenzo di Silanus provenissero dalla tomba di S’Abbaia. Più di recente, Giovanno Lilliu ha potuto invece avere testimonianza che i betili si trovavano nella tomba di giganti di Sa Mura Ruja o di Pedra Longa, e più in particolare è proprio il betilo numero 2, quello che sulla sommità presenta una solcatura che indica l’orifizio del glande, che ha dato il nome alla tomba Pedra Longa, per le sue dimensioni data l’altezza di quasi un metro e ottanta.

I resti della tomba di giganti di Pedras Doladas I con le sue statue menhir

Di fronte al cimitero di Silanus, prendiamo la via Lazio e la seguiamo per duecento metri, poi svoltiamo a destra in via Bologna. Percorsi circa cinquecento metri arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita, che ci porta sulla SP6 che esce dall’abitato verso sud. La seguiamo per cinque chilometri fino ad arrivare a un bivio, dove la SP6 prosegue verso destra, mentre prendiamo a sinistra, le seguiamo per un centinaio di metri, fino a vedere alla destra un cancello, passato il quale una strada bianca, dopo un altro centinaio di metri, alla sinistra si trovano i resti della tomba di giganti di Pedras Doladas I, ossia delle pietre spianate, che assume il significato di pietre che sono state lavorate, squadrate. La sepoltura, in gran parte demolita e ricoperta di pietrame e terra, non è pienamente leggibile nel profilo esterno, mentre meglio definita appare nel corridoio funerario totalmente svuotato. Il corpo tombale conserva ancora in situ, spezzati e largamente sbrecciati, una decina di lastroni perimetrali, e più precisamente quelli che segnano il tratto di raccordo tra la fiancata meridionale della sepoltura e il braccio destro dell’esedra. La lunghezza complessiva del monumento è di circa quindici metri. Dell’esedra si conserva l’ala sinistra con sette ortostati di prospetto, mentre quelli che delimitavano l’ala destra sono stati rimossi e si trovano sparsi, fatta eccezione per il lastrone vicino all’ingresso.

Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas I: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas I: resti del vano funerario

Il vano funerario, rettangolare in pianta ed ora a cielo aperto, è delimitata nei lati da ortostati di medie e grandi dimensioni ed è preceduto, come in altre tombe di giganti, da una breve strozzatura costituita da due lastre che fungevano da spalliera alla stele centinata, della quale rimangono visibili sul terreno il riquadro inferiore e un breve frammento della lunetta superiore, mentre le parti rimanenti si trovano presumibilmente interrate. Ma il dato più significativo di questa tomba è costituito dalle statue menhir che si trovano nell’area dell’esedra, una integra e perfettamente conservata, due tronconi probabilmente ricomponibili sono riferiti ad una seconda statua menhir, ed è presente anche il frammento di un terzo megalito istoriato.

Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas I: la statua menhhir integra Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas I: oggetto di forma ogivale con un volto stilizzato alla cintura

In queste statue menhir del Marghine, riferibili ad una più antica area funeraria e riutilizzate successivamente nella tomba di giganti, l’elemento di novità è costituito dalla presenza di una sorta di oggetto di forma ogivale con un volto stilizzato, alla cintura, in sostituzione del più diffuso pugnale.

I resti della tomba di giganti di Pedras Doladas II

La tomba di giganti di Pedras Doladas II è posta a una sessantina di metri a sud rispetto alla tomba I, e di essa è rilevabile soltanto la camera funeraria, mentre l’esedra e il profilo esterno della sepoltura non sono leggibili. Fra i numerosi conci e lastroni, finemente sagomati e sparsi per largo tratto intorno alla tomba, si riconoscono archetti monolitici, la lastra che chiudeva l’ingresso al corridoio e il probabile concio a dentelli. Il corridoio funerario, parzialmente demolito nella parte anteriore, ha una lunghezza di poco più di sette metri. Nella parete di fondo del vano è presente un lastrone trapezoidale che non sembra la pietra di testata ma piuttosto un bancone per offerte. Il chiusino giace davanti all’ingresso, in asse con il corridoio, e nello spessore superiore presenta una cavità emisferica, da interpretare come incavo di manovra. Il concio a dentella si trova nell’area dell’esedra, semisepolto e con la risega dentellata contro il terreno e quindi non pienamente visibile.

Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas II: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas II: resti del vano funerario Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas II: pietra di testata

I resti della tomba di giganti di Pedras Doladas III

La tomba di giganti di Pedras Doladas III è posta a una distanza di trecentocinquanta metri a sud est della tomba II, dopo aver passato un’azienda zootecnica, e ad oltre quattrocento metri rispetto alla tomba I. La sepoltura megalitica appare in pessimo stato di conservazione, è priva dell’esedra, interamente demolita, e di gran parte del profilo esterno del corpo tombale del quale residuano sul terreno soltanto cinque pietre nella fiancata sinistra, altre cinque nel profilo absidato e soltanto tre nella parete destra. Attualmente è rilevabile gran parte del corridoio funerario lungho meno di cinque metri è costituito da ortostati sui quali dovevano poggiare dei filari di pietre a sostegno della copertura piattabandata. Il corridoio si conclude con due conci sovrapposti. Non vi è alcuna traccia della stele centinata o del concio a dentelli.

Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas III: planimetria Silanus-Tomba di giganti di Pedras Doladas III: resti del vano funerario

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Silanus ci recheremo a visitare il piccolo borgo agropastorale di Lei che visiteremo con i suoi dintorni dove si trova la necropoli di Su Furrighesu.


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