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Borore con il suo Museo del Pane Rituale e con i diversi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese chiamato Borore con il suo Museo del Pane Rituale e con i diversi siti archeologici che si trovano nei suoi dintorni.

La regione storica del Marghine

La regione storica del MarghineIl Marghine (pronuncia Màrghine) prende il nome dalla omonima catena montuosa, non molto estesa ed idealmente collegata alla vicina catena del Goceano, dalla quale nascono molti fiumi tra i quali il Tirso. Il Marghine è un grande altopiano formato da colate laviche post Mioceniche ad opera dei vulcani del Montiferru. I comuni del Marghine sono: Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi, lei, Macomer, Noragugume e Silanus. Il Marghine presenta un paesaggio variegato, che conserva un patrimonio ambientale eccezionale. Nel Marghine e nella vicina Planargia vive, ad esempio, il grifone, in una delle ultime colonie presenti nel bacino del Mediterraneo. Una piccola parte settentrionale del Marghine si trova nella Provincia di Sassari, mentre la parte meridionale appartiene alla Provincia di Nuoro.

In viaggio verso Borore

Usciamo da Dualchi verso ovest con la SP33, che, seguita per poco più di sette chilometri e mezzo, ci porta nell’abitato di Borore. Dal Municipio di Dualchi a quello di Borore si percorrono 10 chilometri.

Il comune chiamato Borore

Borore: veduta panoramica dell’abitatoBorore-Stemma del comuneIl comune chiamato ad economia prevalente agropastorale di Borore (nome in lingua Bòrore, altezza metri 394 sul livello del mare, abitanti 1.982 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano, e si sviluppa in posizione pianeggiante, sui monti dell’altopiano di Abbasanta, ai piedi della catena del Marghine, in una terra ricca di pascoli, interrotti da muretti a secco, testimonianza degli effetti dell’editto delle Chiudende del 1820. Gli abitanti vivono per la quasi totalità nel capoluogo Comunale, solo pochissimi, infatti, si distribuiscono in case sparse. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea che collega Cagliari con Ozieri e Chilivani, che ha uno scalo sul posto. Il suo territorio, ricco di ripiani basaltici poco accidentati, particolarmente adatti al pascolo, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 332 a un massimo di 732 metri sul livello del mare.

Borore è conosciuto anche come Il comune dal vino più antico del mondo, in seguito alla scoperta di numerosi vinaccioli datati al 1200 avanti Cristo, ed anche come Il comune delle Tombe di giganti, dato che il suo territorio ne ospita ben otto, tra cui la famosissima Tomba di Imbertighe, riprodotta in numerosi libri e riviste di archeologia.

Origine del nome

Il suo nome è attestato per la prima volta in un documento del 1342, in cui appare come Gorore. Di probabile origine preromana, presenta, tuttavia, un’orogone poco chiara, e, secondo alcuni studiosi, potrebbe derivare dalla voce sarda Gora, che indica un solco trasversale nei campi per raccogliere le acque; oppure potrebbe essere di derivazione fenicia, dall’unione tra Bor, ad indicare una fonte o sorgente, ed Hon, che indica ricchezza, abbondanza.

La sua economia

Borore ha un’economia basata sulle tradizionali attività agro pastorali, affiancate da un crescente sviluppo industriale. L’agricoltura è da sempre specializzata nella coltivazione di ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, viti e alberi da frutta. Molto diffusa e avvantaggiata dalla presenza di pascoli permanenti è anche la pratica dell’allevamento di bovini, non mancano però quello di suini, ovini, equini e avicoli. Il settore industriale ha fatto registrare negli ultimi anni un discreto tasso di crescita, nei settori alimentare, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi, dei mobili, edile e della produzione e distribuzione di energia elettrica. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Sebbene non figuri tra le prinicpali mete turistiche della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di effettuarvi rilassanti escursioni e di visitare i siti archeologici dei Nuraghi Cogolatzu, Craba e Imbertighe, nonche l’importante chiesa campestre di San Lussorio, meta di numerosi pellegrinaggi.

Brevi cenni storici

Il territorio è stato intensamente abitato fino dall’età preistorica, sia per la fertilità del terreno e la buona presenza d’acqua, sia perché luogo di passaggio obbligato fra settentrione e meridione dell’Isola. Durante il Medioevo appartiene al Giudicato del Logudoro, nella curatoria del Marghine, per passare, in seguito, sotto il controllo del Giudicato d’Arborea. Passata sotto i Catalano Aragonesi, viene concessa sotto il governo dei feudatari Pimentel, Marchesi del Marghine. Gli ultimi signori cui viene concessa in feudo sono i Tellez-Giron, dai quali viene riscattata dal demanio nel 1839, anno dell’abolizione del sistema feudale. Borore è uno dei due comuni della Sardegna, assieme a Siamaggiore, ad avere riportato un caduto nella guerra di Crimea, si tratta del soldato Martino Pes Virdis. Subito dopo il primo conflitto mondiale, nel 1919, il Ministero della guerra costruisce a Borore uno dei primi campi di aviazione in Sardegna, assieme a quelli di Cagliari Monserrato e di Sassari. Nel 1943 il campo viene presidiato dai militari italiani, ed alla fine della guerra l’allora sindaco chiederà di rientrare in possesso dell’area, ma solo nel 1996 il terreno passerà definitivamente al comune. Del comune di Borore nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Nel 1928 viene aggregato al comune di Borore anche il comune di Dualchi, che da esso nel 1939 viene nuovamente separato. Da Dualchi, nel 1946, viene separato il comune di Noragugume.

Il primo centro abitato della Sardegna dopo il Diluvio Universale

Secondo Juan Pedro Quessa Cappay, rettore della parrocchia di Borore e Noragugume dal 1736 al 1753, originario di Borore, nei dintorni di Borore sarebbe sorto il primo centro abitato della Sardegna dopo il Diluvio Universale. Nel suo libro La storia della prima torre e del primo centro abitato della Sardegna dopo il Diluvio Universale, del 1751, racconta che Bissone, bisnipote di Jafet, figlio di Noè, nell’anno duemila e otto dalla creazione del mondo, eresse nella fertilissima campagna a pianura che si trova nella regione del Marghine, una Torre da cui prese il nome di Torre di Bissone ed accanto ad essa edificò il primo centro abitato, secondo le prescrizioni del Patriarca Noè. Secondo l’autore, i resti della torre non sarebbero altro che il nuraghe di Bighinzone. Duecentotrentottoanni dopo la venuta di Bissone, Ercole si sarebbe impadronito della Sardegna, ne sarebbe diventato re ed avrebbe stabilito la sua reggia nella torre costruita da Bissone.

Personaggi storici nati a Borore

Citiamo alcuni tra i principali personaggi nati a Borore.

Il fisarmonista Dominigheddu Medde nato a Borore i data imprecisata e scomparso nel 2002, che ha accompagnato i balli di tutti i gruppi folcloristici della zona e i grandi tenori di canto sardo a chitarra. Egli si esibiva nelle manifestazioni popolari dove suonava la fisarmonica diatonica. Come compositore, è rinomato a livello regionale per aver ideato varie ballate, tra le quali la più conosciuta è Su ballu ’e su Marghine, ossia il ballo del Marghine. Al suo nome è intestato il Gruppo Folk Dominigheddu Medde.

Il politico Giovanni Carrus detto Nino Carrus è nato a Borore nel 1937 e scomparso nel 2002. Accademico italiano, è stato più volte segretario provinciale nuorese e vicesegretario regionale della DC in Sardegna, avendo aderito fino dagli inizi alla corrente fanfaniana. Docente all’Università di Sassari ed a quella di Cagliari, nel corso della sua carriera professionale ha fatto anche parte del Comitato scientifico dell’Istituto per lo studio dei problemi bio-agronomici delle colture arboree mediterranee del Consiglio nazionale delle Ricerche. Eletto deputato e consigliere regionale sardo, a lui è stata intitolata l’aula consiliare del comune, ed anche un’Associazione attiva in tutta la regione.

Il pittore e incisore Edimo Muradecimoilografia del pittore e incisore Edimo MuraIl pittore ed incisore Edimo Mura nato a Borore nel 1933 e morto a Macomer il 10 dicembre 2008, ha realizzato numerose incisioni e xilografie su scorci del centro abitato e sui siti archeologici di Borore, tra le quali l’opera intitolata Omaggio a Borore, che è riprodotta anche all’interno della sala consiliare del comune. Nel corso degli anni ha dedicato la sua attenzione allo sviluppo delle tecniche della xilografia, serigrafia, litografia della puntasecca e dell’acquaforte, ed, assieme a Carmelo Floris ed altri incisori sardi, ha contribuito a definire questo filone artistico a livello regionale, contribuendo a rappresentare il volto autentico della Sardegna. Nel suo laboratorio a Macomer ha ospitato peranni un laboratorio artistico, dove si sono formati numerosi artisti locali.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Borore

Borore-Sfilata del 'Gruppo Folk Dominigheddu Meddè di BororeA Borore è attivo il Gruppo Folk Dominigheddu Medde, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Come molti altri paesi della Sardegna, anche Borore si caratterizza per un proprio costume tipico, che, grazie ad alcuni appassionati ed al contributo degli anziani del paese, a partire dal ritrovamento di un antichissimo costume, è stato possibile ricostruire. Il costume maschile è composto da Su ’entone, una camicia di colore bianco e con il collo tondo; Su Zipone, ossia i pantaloni lunghi di colore nero, e Sa Berrita. Il costume femminile è composto da una camicia di colore bianco con un semplice pizzo sul petto; Su Zipone è di colore nero con un disegno a fiori la gonna è di color bordeaux, a pieghe, con due strisce di velluto nero sulla balza; Sa Falda, ossia il grembiule, è di raso nero; il copricapo femminile è il fazzoletto De Sa Foza ’e Sa Ide, sistemato sulla testa, che scende a coprire le spalle, di color vinaccio con un disegno della vite. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Borore, citiamo la Festa di Sant’Antonio Abate e la Tuva, che si svolge la vigilia del 16 con l’accensione del falò, ed il 17 gennaio; i festeggiamenti del Carnevale, con la tradizionale favata del martedì grasso e la zeppolata del giovedì grasso; le celebrazioni della Settimana Santa, con i riti de S’Iscravamentu e de S’Incontru; la Primavera nel Marghine, con l’esposizione delle produzioni agroalimentari e artigianali locali; la seconda domenica di maggio la Festa di Sant’Isidoro l’Agricoltore; la principale ricorrenza è la Festa di San Lussorio Martire, il Santo Patrono di Borore, che viene festeggiato due volte l’anno, ad aprile e ad agosto; la prima domenica di ottobre, la Festa di Santu Bainzu ossia di San Gavino; l’Ardia a cavallo, a conclusione delle Feste di San Lussorio e San Gavino; a metà agosto il Trofeo di Ciclismo don Pietrino Masala.

La Festa di Sant’Isidoro l’Agricoltore

A Borore, la seconda domenica di maggio, si svolge la caratteristica Festa di Sant’Isidoro l’Agricoltore, con una sfilata di trattori e altri mezzi agricoli che percorrono tutte le vie dell’abitato.

 Borore: locandina per la Festa di Sant’Isidoro Borore-Sfilata di trattori ed altri mezzi agricolo per la Festa di Sant’Isidoro

Visita del centro di Borore

L’abitato, che non mostra segni di espansione edilizia, è immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, il suo andamento altimetrico è tipico collinare. Sono caratteristiche le vie asimmetriche, sulle quali si affacciano basse casette in basalto. Abbiamo visto numerosi giovani muoversi a cavallo per le vie del paese, dato che anche qui il cavallo è una cultura ed una tradizione.

 Borore: a cavallo per le vie del paese davanti alla casa Delogu Borore: a cavallo per le vie del paese davanti alla parrocchiale dell’Assunta

Il Cimitero di Borore

Borore: Cimitero di BororeArriviamo a Borore provenendo da est, da Dualchi, con la SP33. Presa la prima uscita verso destra per Borore, seguiamo la strada per un centinaio di metri, poi prendiamo a destra la via del Cimitero, che, in poco più di duecento metri, ci porta all’ingresso del Cimitero di Borore, che si trova alla destra della strada.

Il Campo Sportivo di Borore

Proseguiamo lungo la via del Cimitero in direzione dell’abitato di Borore, percorriamo circa duecentocinquanta metri, evitiamo la deviazione sulla destra in via Leonardo da Vinci ma proseguiamo dritti verso il centro, passando la linea ferroviaria, e, dopo un’altra cinquantina di metri, prendiamo a sinistra la via Risorgimento. La seguiamo per poco meno di duecento metri, e prendiamo a sinistra la deviazione che ci porta al Campo Sportivo di Borore, che è un Campo da Calcio.

La chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta

Riprendiamo la via del Cimitero che, in circa duecento metri, sbocca sulla via Roma, che è la strada principale di Borore e la attraversa tutta a nord est verso sud ovest. Prendiamo la via Roma verso sinistra, ossia verso sud ovest, e, in un’ottantina di metri, troviamo alla destra della strada la piazza dalla quale parte sulla destra la via della parrocchia, e sulla quale si affaccia la chiesa della Beata Vergine Assunta che è la chiesa parroccchiale di Borore. realizzata a partire dall’anno 1762 in forme neoclassiche, in stile barocco, dall’architetto Carlo Serra, originario di Borore ma operante a Nuoro, ha la facciata quadrata con due piccoli campanili laterali. Conserva all’interno quattro dipinti recentemente restaurati di Emilio Scherer del 1895 raffiguranti i quattro Evangelisti, Marco, Matteo, Giovanni e Luca. Conserva anche un altare ligneo policromo del settecento nella Cappella di Sant’Antonio Abate, nella quale occupa l’intera parete frontale, per un altezza di circa dodici metri e una larghezza di otto, una grande pala sulla quale trovano sistemazione sei statue di Santi distribuite su due piani, tre per piano. Una posizione centrale occupa la statua di Sant’Antonio Abate. Presente anche la tela raffigurante San Lussorio Martire, che rappresenta la più antica documentazione pittorica sull’antico costume dell’Isola. L’intera struttura lignea è stata restaurata ad opera della Soprintendenza dei Monumenti per le province di Sassari e Nuoro negli anni 80.

Borore: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta Borore: chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta la tela raffigurante le vestigia di San Lussorio Martire

Il Monumento ai Caduti e l’ex Monte Granatico

Borore-Monumento ai Caduti di BororeLungo la fiancata sinistra della chiesa parrocchiale, prendiamo la via della parrocchia, che ci porta dopo poche decine di metri in piazza Giovanni XXIII, al centro della quale si trova il Monumento ai Caduti Di Borore.

Presa alla sinistra la via Amsicora, questa sbocca sulla via Eleonora, che prendiamo verso destra e seguiamo fino a un bivio, dove la via Eleonora prosegue a sinistra mentre a destra parte la via donna Cecilia. Qui si trova l’edificio nel quale era presente l’Ex Monte Granatico detto Sa Piedade, struttura interamente realizzata in pietra di interesse storico-artistico, classificato dalla regione Autonoma della Sardegna quale bene identitario di valenza storica. L’edificio è stato uno dei numerosi depositi di grano, diffusi in tutti i centri dell’Isola, a partire dai primi del settecento, con l’istituzione del Credito Agrario, e rappresenta, per forme, proporzioni e tecniche costruttive, una testimonianza tangibile dell’edilizia minore del centro del Marghine.

Il Municipio di Borore e la casa Delogu

Torniamo in via Roma e proseguiamo verso ovest, ed, al civico numero 76, sulla destra della strada, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Borore. Nel 2005 l’Amministrazione Comunale di Borore ha voluto ricordare il suo cittadino Giovanni Carrus, meglio conosciuto come Nino Carrus, dedicandogli l’aula consiliare del comune, all’interno della quale si trova un altorilievo in terracotta realizzato dall’artista nuorese Pietro Longu, collocato nella parete centrale della sala. L’altorilievo comprende il ritratto di Nino Carru al centro della sfera, ed ai lati sono raffigurate varie figure che rappresentano le professioni esistenti a Borore, al lato destro è rappresentato uno stelo con spiga di grano, che lascia cadere un suo chicco dentro la sfera, ed intorno alla sfera e alla spiga S’irradia una serie di esagoni, simbolo dell’aggregazione sociale e della laboriosità dell’uomo, che penetrando nella parete della sala rafforzano i valori e i significati di questo spazio.

Borore-Municipio di Borore Borore: altorilievo di Pietro Longu raffigurante Nino Carru nella sala consiliare del Municipio

Borore: la casa DeloguProseguendo lungo la via Roma, alla sinistra della strada si trova il grande edificio scolastico, e, poi, si arriva in piazza Unità d’Italia. Il questa piazza si trova la Casa Delogu uno degli edifici di maggior pregio architettonico del centro di Borore. I proprietari, la famiglia Delogu, hanno dichiarato più volte la volontà di cedere l’immobile a titolo gratuito al comune, che non aveva potuto accettare la donazione perché l’impegno finanziario per il restauro e il risanamento conservativo del fabbricato era troppo oneroso. Ma, con un finanziamento dalle regione, è stata accettata la donazione, ed impostato un piano per realizzare il recupero dell’edificio, riportandolo alle condizioni di pregio che merita. Il progetto prevede la realizzazione di un centro di aggregazione sociale che sarà il punto d’incontro per i bororesi di tutte le età.

La chiesa di Nostra Signora del Carmelo o Nostra Signora del Carmine

Borore: la casa DeloguProseguendo ancora lungo la via Roma, a circa duecento metri dal Municipio, all’incrocio con la via del Carmine che arriva da destra, si trova, alla destra della strada, la chiesa di Nostra Signora del Carmelo o Nostra Signora del Carmine che ha la facciata proprio sulla via del Carmine. È un’altra chiesa presente all’interno del centro abitato, che custodisce le statue lignee della Madonna e del Cristo Morto. Di particolare interesse è anche il portone in bronzo, realizzato nel 1987 dallo scultore nuorese Pietro Longu.

Il Museo del Pane Rituale

In piazza Unità d’Italia, invece di proseguire verso ovest lungo la via Roma, prendiamo a sinistra, poco prima della casa Delogu, il viale Baccarini, nel quale si trova la sede del Museo del Pane Rituale il cui ingresso si trova, però, sulla trasversale a destra, ossia sulla via Giovanni Spanu. Il Museo raccoglie esempi dei diversi tipi di pane ed è organizzato in quattro sale. Nella sala degli strumenti da lavoro sono esposti gli attrezzi per il lavoro dei campi e per la lavorazione del grano e della farina; nella sala dei pani quotidiani sono esposte tutte quelle produzioni di consumo quotidiano in Sardegna; nella sala dei pani del ciclo della vita i protagonisti sono quei pani che accompagnavano tradizionalmente i momenti più importanti della vita dell’uomo, come la nascita, il matrimonio e la morte; ed infine nella sala dei pani del ciclo dell’anno si da rilievo alle produzioni che tradizionalmente venivano portate in tavola in occasione di momenti particolari dell’anno agrario, come il capodanno o la trebbiatura, oppure in occasione delle feste patronali, che spesso erano legate al calendario agricolo.

Borore-Museo del pane rituale Borore-Museo del pane rituale Borore-Museo del pane rituale Borore-Museo del pane rituale Borore-Museo del pane rituale Borore-Museo del pane rituale

La Stazione ferroviaria di Borore

Borore: la Stazione ferroviaria di BororeSiamo entrati nel centro di Borore con la via del Cimitero, che ci ha portati sulla via Roma. Prendiamo la via Roma verso destra, in direzione nord est, e la seguiamo per trecentocinquanta metri, poi prendiamo leggermente a sinistra il viale della resistenza, che, in centocinquanta metri, ci porta, alla destra della strada, alla Stazione ferroviaria di Borore, una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di Abbasanta, prima della stazione di Birori disattivata al servizio viaggiatori, e della successiva stazione di Macomer. Inaugurata dalla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde nel 1880, in contemporanea con quella del tronco ferroviario tra Oristano e Giave della Dorsale Sarda, ad esse subentrano nel 1920 le Ferrovie dello Stato, e, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la stazione assume per qualche tempo un ruolo importante divenendo sede provvisoria degli uffici regionali, dopo che, nel 1943, la loro sede abituale nella stazione di Cagliari, era stata pesantemente danneggiata dai bombardamenti alleati. All’inizio degli anni duemila le Ferrovie dello Stato passano la gestione alla società controllata RFI. La stazione è dotata di cinque binari, dei quali il primo è quello di corsa, che insieme ai binari due e tre è attrezzato per il servizio viaggiatori, mentre il quattro ed il cinque sono in uso per il ricovero di rotabili e per il servizio merci. Ad ovest del fascio binari si trovano tutti gli edifici della stazione, dei quali il maggiore è il fabbricato viaggiatori, chiuso al pubblico, che si estende su due piani con un tetto a falde in laterizi, e realizzato a pianta rettangolare.

I resti del nuraghe Dos nuraghes con il suo villaggio nuragico

Di fronte alla Stazione ferroviaria di Borore, prendiamo il viale don Sturzo, lo seguiamo per meno di duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in via San Sergio ed, al termine, dopo circa duecento metri, quando la strada è diventata via Emilio Lussu, ci troviamo davanti al Nuraghe Dos nuraghes situato dentro uno stazzo per le vacche. Il suo nome sta ad indicare i due Nuraghi, dato che si tratta di un nuraghe complesso, bilobato, costituito da due torri costruite in momenti diversi. La prima realizzata è la torre sud, alta oltre quattro metri, una delle torri a tholos più antiche di tutta l’isola. Ha un ingresso di forma trapezoidale. Sull’ingresso è posizionato un grande architrave, sul quale sono appoggiate due grosse pietre. La torre è perfettamente circolare ed ha la tholos quasi intatta. La torre nord, conservata meno bene, è stata edificata in epoca successiva. L’ingresso ha, sulla sinistra, la scala che portava al piano superiore e sulla destra una nicchia. Le due torri sono collegate da un bastione, edificato contemporaneamente alla seconda torre. Di fronte al nuraghe, tra la vegetazione, si intravedono i resti di un villaggio di capanne circolari che si ritiene sia stato abbandonato attorno al cinquecento avanti Cristo.

Borore: il nuraghe Dos nuraghes Borore: il nuraghe Dos nuraghes

Nel Dos nuraghes sono stati trovati semi di grano tenero e di grano duro, dal che si deduce che i suoi abitanti conoscevano la differenza fra i due tipi. In Sardegna il grano selvatico non c'’era, pertanto il grano coltivato sarebbe arrivato dal vicino oriente, dove era già conosciuto. Il grano trovato a Dos nuraghes è databile all’inizio del quattordicesimo secolo avanti Cristo, nel periodo dell’Età del Bronzo.

Visita dei dintorni di Borore

Lettura di 'Ricerche archeologiche nei dintorni di Borore'Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Borore si trovano due santuari campestri e, sono stati portati alla luce i resti della necropoli e dei due Dolmen di Serbine; delle Tombe di giganti Achileddu I, Giuanne Pedraghe, Imbertighe, Sa Matta ’e Sa Ide, Sa Pedra longa, Santu Bainzu, su Norbanu, Uore; del Protonuraghe Magossulla; dei Nuraghi semplici Columbus, Craba, Dues nuraghes I, Dues nuraghes II, Imbertighe, Interenas, Paule Nivazzi, Pischedda, S’Infurcadu, S’Istrampu, Sas casas, su Figu, Suerzu, Toscono, Uore; dei Nuraghi complessi Bighinzone, Busazzone, Cherbos, Oschera, Porcarzos, Tresnuraghes; del nuraghe su Fangarzu di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla dei Nuraghi ludrau, San Sergio, Urpes, tutti completamente distrutti. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

La chiesa campestre di San Lussorio Martire

Borore: chiesa campestre di San Lussorio MartireUsciamo da Borore verso sud ovest con la SP33 in direzione della SS131 di Carlo Felice Diramazione centrale Nuorese, e, quando arriviamo al raccordo tra le due strade, in prossimità dello svincolo in località Turru, prendiamo a sinistra, dove vediamo alla sinistra della strada l’ingresso della chiesa campestre di San Lussorio Martire. La chiesa di San Lussorio, costruita nel diciottesimo secolo, presenta al suo interno alcuni dipinti di notevole interesse artistico, che raffigurano i costumi tradizionali della Sardegna. La chiesa di San Lussorio è circondata da Muristenes, i piccoli alloggi dove dimorano i pellegrini durante il novenario che annualmente si svolge presso di essa.

Borore: il processione per la Festa di San Lussorio Martire in agostoLa principale ricorrenza tradizionale di Borore è la Festa di San Lussorio Martire, il Santo Patrono di Borore, che viene festeggiato due volte l’anno. Ad aprile si svolge una cerimonia di carattere quasi esclusivamente religioso; invece, ad agosto, si svolgono suggestivi importanti festeggiamenti religiosi e civili, che durano tre giorni, dal 20 al 22, ai quali fanno seguito le novene nella chiesa campestre dedicata al Santo. In occasione della processione, durante la quale la popolazione accompagna la statua del Santo dalla chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta alla chiesa campestre, ed i cavalieri gareggiano in una piccola Ardia attorno alla chiesa campestre, facendo tre giri in senso antiorario.

L’imponente Tomba di giganti Imbertighe con il nuraghe semplice omonimo

Tornati a Borore con la SP33, proseguiamo verso est in direzione di Dualchi, e, dopo aver superato il cavalcavia sulla ferrovia, troviamo l’indicazione per la imponente Tomba di giganti Imbertighe che risulta visibile sulla destra della strada. L’esedra non è formata da betili infissi nel terreno, ma da file regolari di pietre di grandi dimensioni, il che fa pensare che la tomba sia stata sottoposta nel tempo a opere di restauro. La stele, realizzata in pietra di basalto, è ancora intatta. Alta quasi quattro metri e dello spessore di mezzo metro, ha una cornice lungo il bordo, interrotta centralmente da un listello, in modo da disegnare due riquadri sopra il portello d’accesso. Sono visibili solo pochi resti della camera sepolcrale, che era lunga ben undici metri e mezzo, e racchiudeva un vano funerario rettangolare lungo otto metri e mezzo e largo circa un metro. Vicino alla tomba si trova il Nuraghe Imbertighe. Si tratta di un nuraghe semplice, monotorre, costuito in basalto, del quale restano visibili solo pochi filari di pietre di grosse dimensioni.

Borore: la Tomba di giganti Imbertighe: veduta d’insieme Borore: la Tomba di giganti Imbertighe: la stele Borore: la Tomba di giganti Imbertighe: veduta dell’interno dal portello alla base della stele Borore: il nuraghe Imbertighe

I resti del nuraghe semplice Toscono

Borore: il nuraghe TosconoProseguiamo sulla SP33 verso Dualchi, e, dopo poco più di due chilometri, all’altezza del cartello indicatore del chilometro 4, vediamo sulla sinistra il Nuraghe Toscono. Lo raggiungiamo prendendo dalla SP33 la deviazione sulla sinistra che riporta a Borore, al termine della via Roma. Dopo appena una diecina di metri, prendiamo una sterrata sulla sinistra che conduce al nuraghe. È un nuraghe semplice, realizzato con grossi blocchi di basalto. L’ingresso principale è crollato, e si accede all’interno da una porta laterale, in corrispondenza della scala che porta a un’anticamera. Da questa si accede alla camera principale, con la copertura a tholos in parte crollata, e lungo le pareti tre nicchie. La scala porta quindi alla vetta del monumento, anch’essa danneggiata.

La chiesa campestre di Santu Bainzu ossia di San Gavino Martire con la Tomba di giganti di Santu Bainzu

Percorso circa centocinquanta metri sulla strada che porta verso Borore, troviamo alla destra l’ingresso della chiesa campestre di Santu Bainzu ossia di San Gavino. La prima domenica di ottobre, presso questa chiesa si celebra la Festa di Santu Bainzu, la seconda ricorrenza tradizionale del paese, con cerimonie religiose e momenti di manifestazioni civili. Anche per questa festa, i cavalieri gareggiano in una piccola Ardia attorno alla chiesa campestre a conclusione della festa.

Borore: chiesa campestre di Santu Bainzu ossia di San Gavino Martire Borore: chiesa campestre di Santu Bainzu ossia di San Gavino Martire

A circa trecento metri dal nuraghe Toscono, passata la chiesa campestre di Santu Bainzu, si trova la Tomba di giganti di Santu Bainzu. L’esedra aveva un diametro di oltre 13 metri, ma le pietre che la delimitavano non sono più visibili. Vediamo invece la massiccia stele, alta 3,2 metri e larga due metri, con il classico portello di ingresso ed un piccolo incavo scavato sopra il portello, simile alle coppelle per le offerte presenti nelle domus de janas. La stele conserva solo un piccolo tratto della cornice. Sono visibili solo pochi resti del vano funerario, lungo sei metri e largo circa un metro.

I resti del nuraghe complesso Porcalzos

Borore: il nuraghe Polcarzos o PorcalzosSolo cinquecento metri più avanti, sulla SP33, troviamo sulla sinistra una strada che prendiamo seguendo le indicazioni per il nuraghe. Dopo circa due chilometri e mezzo, prendiamo a sinistra la strada che, in cinquecento metri, ci porta al Nuraghe Porcalzos che si trova alla sinistra della strada in messo alla campagna. È un nuraghe complesso, quadrilobato, formato da un mastio centrale e quattro torri laterali circondate da un bastione murario. Il mastio è realizzato con pietre ben lavorate. Ad esso si accede solo attraverso il finestrone del primo piano, passando sui materiali di crollo. Dietro al finestrone, troviamo la scala che conduceva agli altri piani. La camera del primo piano è perfettamente circolare. Non è a tholos, ma era chiusa in alto da solai di legno, che si poggiavano su una sporgenza anulare nella muratura. Probabilmente erano analoghe le chiusure in alto delle camere del piano terra e del secondo piano, alle quali non è possibile accedere. L’unica torre laterale visibile è quella posta ad est, alla quale si accede dal cortile interno attraverso un corridoio con gradini. Nella camera di questa torre c’è una scala, ostruita da materiali di crollo. Dal cortile entriamo in un breve corridoio, dal quale si accede a due camminamenti ricavati all’interno del bastione, realizzato con grandi massi appena sbozzati. Questi camminamenti, ora ostruiti da materiale di crollo, conducevano alle altre torri.

I resti del nuraghe complesso Bighinzone

Borore: il nuraghe BighinzonesDal centro di Birore prendiamo la via Roma verso nord est, e, dove la strada diventa via della resistenza, prendiamo a destra, passiamo la linea ferroviaria, e prendiamo verso est la strada che ci porterebbe alla chiesa campestre di San Gavino. Percorsi meno di cinquecento metri, vediamo sulla sinistra il Nuraghe Bighinzone. È un nuraghe complesso, quadrilobbato, costituito da un mastio centrale e quattro torri laterali disposte in posizione asimmetrica rispetto al mastio. Sia il mastio che le quattro torri laterali sono ancora interrati. Al mastio si accede dalla cima del nuraghe. Da qui possiamo vedere la tholos del secondo piano, ben conservata, e la scala dalla quale possiamo scendere al primo piano. Si ritiene che la scala scenda fino al piano terra, ma il passaggio è ostruito dal materiale di crollo. All’esterno del bastione difensivo, che collega le quattro torri laterali, sono presenti i resti del villaggio nuragico. Questo è difeso da una seconda cinta muraria di tipo ciclopico, che collega altre torri più piccole. L’esatta planimetria del nuraghe è ancora incerta, dato che gli scavi archeologici sono iniziati nel 2004 sono tuttora in corso. Si tratta, comunque, di un complesso molto ampio ed interessante.

I resti della necropoli e i due Dolmen di Serbine

Dal centro di Birore prendiamo la via Roma verso nord est, e, dove la strada diventa via della resistenza, prendiamo a destra, passiamo la linea ferroviaria, e prendiamo verso est la strada che ci porterebbe alla chiesa campestre di San Gavino. Dopo centocinquanta metri, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per le domus de janas di Serbine, sulla strada che seguiamo per poco meno di due chilometri e mezzo, poi, segunedo una freccia, prendiamo una sterrata sulla sinistra. Da questa, si possono prendere diverse sterrate a sinistra, che ci portano, passando per i campi, alla Necropoli di Serbine. Le domus de janas che costituiscono la necropoli, scavate all’interno di un banco di basalto circondato dalla vegetazione, si trovano a circa trecento metri in linea d’aria dal cartello indicatore, e non sono quindi visibili dalla strada.

A poche decine di metri dalle tombe, verso nord, si trovano I due Dolmen di Serbine posizionati a breve distanza l’uno dall’altro. Il Dolmen A ha pianta rettangolare ed è appoggiato su un basamento. È costituito da un lastrone infisso verticalmente nel terreno, mentre un secondo lastrone si è rotto nel tempo. La lastra di copertura è, quindi, appoggiata obliquamente sull’unico lastrone verticale rimasto integro. Il Dolmen B è quasi addossato ad un muretto a secco. restano il grande lastrone di copertura ed alcuni elementi, che aiutano ad appena intuirne la struttura. È presente molto materiale di crollo.

Borore-tomba della necropoli di Serbine Borore-Dolmen A di Serbine

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, raggiungeremo Macomer capoluogo del Marghine, che visiteremo insieme ai suoi siti archeologici, soprattutto l’area archeologica di Tamuli e la necropoli ipogeica di Filigosa.


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