Uno dei siti più visitati per conoscere la Sardegna che ha ricevuto fino a oltre 900 visitatori in un solo giorno | ||||||||||||||||||
![]() ![]() | ||||||||||||||||||
Home page Guest book Siti amici Sostienici Scrivici Mappa del sito | ||||||||||||||||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |||||||||||||||
La città di Carloforte i cui abitanti conservano ancora il dialetto dei loro avi liguri, e visita dell'Isola di San PietroIn questa tappa del nostro viaggio, da Calasetta sull'isola di Sant'Antioco ci recheremo in mezz'ora di traghetto sulL'isola di San Pietro. Secondo la tradizione. Interessanti sono le sue belle coste, ma l'isola di San Pietro è nota soprattutto per le caratteristiche del suo capoluogo, il paese chiamato Carloforte, di chiara impronta ligure. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL'area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. Confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell'isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant'Anna Arresi, Sant'Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all'una o all'altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. Arrivo sull'isola di San Pietro
All'isola di San Pietro si arriva, con sbarco nella banchina del centro urbano di Carloforte, in poco più di un'ora di traghetto da Portovesme, vicino a Carbonia, a tre miglia e mezzo di distanza; oppure, in circa quaranta minuti, come abbiamo fatto noi, da Calasetta, sull'isola di Sant'Antioco, a circa due miglia di distanza. Nell'isola di San Pietro è possibile attraccare, oltre che nella banchina del centro urbano di Carloforte, anche nel piccolo porticciolo della vicina isola Piana, dove trovano riparo un'ottantina di imbarcazioni. Nello scalo dell'Isola Piana manca però il carburante. La città di Carloforte
Per le sue vicissitudini storiche può essere considerata un piccolo lembo di Liguria trasportato in Sardegna. A testimonianza di ciò sono il dialetto, l'architettura e le tradizioni rimaste immutate nel tempo. Tutta l'architettura di Carloforte è di chiara impronta ligure, ed ancora oggi, tra la sorpresa dei turisti che non ne siano informati, gli abitanti parlano correntemente il loro vecchio dialetto della città di Pegli. Origine del nomeIl nome è dovuta all'insediamento, sul suo territorio, di un nucleo di liguri di Tabarka, che hanno fondato il paese, che, in onore del re di Sardegna Carlo Emanuele III, come segno di riconoscimento e fedeltà, chiamano Carloforte, ossia forte di Carlo. La sua economiaCarloforte è un centro rivierasco insullare, che, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato il tessuto industriale e incrementato il turismo. A Carloforte si è sviluppata la pesca, l'attività delle tonnare e del porto, ed, in questi ultimi anni, il turismo, che ne hanno fatto un centro molto importante. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, agrumi, uva e altra frutta, e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, della pesca, della piscicoltura, dei laterizi, metalmeccanico, cantieristico, della gioielleria e oreficeria, elettronico, edile e della consulenza informatica. Il terziario si compone della rete distributiva, ma è priva di servizi pubblici particolarmente significativi. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Si tratta du una nota stazione balneare, e rappresenta, per le sue bellezze naturali, un piccolo paradiso per il vacanziere naturalistico. Agli amanti dell’escursionismo, offre la possibilità di raggiungere le grotte del Bue Marino, delle Oche e di Commende, oppure di fare belle passeggiate alla punta Nera e alla punta delle Colonne, a Calafico e a Capo Sandalo. A tutto questo si aggiunge l'originalità e la prelibatezza della sua cucina, dove risaltano le numerose portate a base di tonno, anche se non mancano piatti di chiara derivazione araba, come il Cascà, ossia il cus cus. Brevi cenni storiciNel 1540 l'isolotto di Tabarka, nei pressi di Tunisi, viene dato in concessione, dal Bey di Tunisi, alla famiglia genovese dei Lomellini, che ad essa sono interessati per la pesca del corallo. I Lomellini fanno parte della cerchia di Andrea Doria, doge della repubblica di Genova, e la concessione è probabilmente dovuta ad un probabile riscatto, per la liberazione del corsaro turco Dragut, catturato nel 1540 da Giannettino Doria, nipote di Andrea Doria. Nel 1542 i Lomellini colonizzano Tabarka con un gruppo di pescatori quasi esclusivamente di Pegli, dove hanno varie proprietà ed un grandioso palazzo di villeggiatura. Essi si dedicano alla pesca corallo, a traffici e commercio, e vengono chiamati Tabarkini. La comunità di Pegliesi vive a Tabarka fino al 1738, quando si determina l'esaurimento dei banchi corallini, ed aumentano i dissidi con i Rais, che li rendono liberi o li fanno schiavi, a seconda di chi regna in quel momento a Tunisi o ad Algeri. La lingua parlata a CarloforteIl tabarkino, lingua tradizionalmente parlata nei comuni di Carloforte e Calasetta, ha origine direttamente dal ligure, e fa parte del Genoise d'Otre Mer, vale a dire della lingua parlata dalla popolazione dei possedimenti nei territori d'oltremare della repubblica di Genova. Oggi le popolazioni che parlano questa lingua sono tutelate come minoranza etnica e linguistica, si trovano in Turchia, Sardegna, Francia, Spagna, Sicilia. La lingua parlata a Carloforte conserva tutti gli elementi caratteristici della lingua d'origine, ma per effetto della obbligatoria scuola di italiano e della proibizione del dialetto a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, e per la presenza di parte della popolazione non di origine tabarchina, oggi alcuni termini sono diventati desueti, ma vengono ancora utilizzati da chi conosce il tabarchino antico, soprattutto da studiosi e paradossalmente da chi si è allontanato dalla madre patria. Il tabarkino contiene anche molti termini di origine francese, testimonianza dei possedimenti della repubblica nel Nizzardo e dei contatti commerciali tra la repubblica e i territori tra Francia e Spagna. Ad esempio, i biscotti vengono chiamati Galette, termine tuttora usato in genovese; oppure il denaro, i soldi, in tabarkino viene chiamato Argent, così come in francese; altri termini come Massacan, ossia muratore, tuttora usato in genovese, sono oggi in disuso, sostituito dal derivato dall'italiano Muratù. Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Carloforte
Il Girotonno
Visita del centro del paese
L'abitato di Carloforte, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, è caratterizzato da alte case di tipo ligure. Anche l'architettura, la cultura, i costumi, gli usi di Carloforte sono di tipo strettamente ligure. Dal porto di Carloforte prendiamo il lungomare noto come corso Cavour
Il monumento a Carlo Emanuele III
Dal corso Cavour verso nord arriviamo nei vicoli del vecchio centro storicoLungo il Lungomare noto come corso Cavour si possono ammirare i vecchi palazzi settecenteschi e ottocenteschi che nacquero nel periodo in cui Carloforte si espanse oltre le mura, e dal quale partono i diversi vicoli che portano nel vecchio centro storico. In corso Giuseppe Garibaldi si trova l'hotel NichotelDa piazza Carlo Emanuele III, preso il corso Cavour verso nord, dopo appena una cinquantina di metri, si prende a sinistra il corso Giuseppe Garibald, che si dirige verso ovest attraversando il centro storico. Subito alla destra del corso, al civico numero 7, si trova l'hotel Nichotel.
Il Municipio di Carloforte
In via Genova si trova l'hotel villa PimpinaPercorsa un'altra cinquantina di metri, il corso Giuseppe Garibaldi sbocca sulla via Genova, che prendiamo verso destra. Dopo una quarantina di metri, alla sinistra della strada, ai civici numeri 106 e 108 della via Genova, si trovano gli ingressi dell'hotel villa Pimpina.
Il museo Civico casa del ducaRimanendo sulla via Genova, la seguiamo per un'ottantina di metri, poi svoltiamo a destra ed imbocchiamo la via della Cisterna del Re, dove, alla destra della strada, ai civici numeri 20 e 24, si trova il museo Civico casa del duca. Il museo è situato all'interno del settecentesco fortino Carlo Emanuele III, edificato nella primavera del 1738, prima costruzione in muratura della allora nascente cittadina chiamata Carloforte, costruito, con pietre fissate con impasto di terra e calcina, al centro di un'Acropoli naturale, e predisposto come corpo di guardia, che, col passare del tempo, è stato adibito a Carcere mandamentale, tanto che veniva chiamato col nome di Prigioni o casa del duca. Il fortino è stato completamente restaurato per ospitare il museo che attualmente comprende sei sale e un giardino. La Sala della Tonnara contiene attrezzi relativi alla pesca del tonno; la Sala dei Galanzieri contienei una serie di documenti storici sui battellieri, o galanzieri, e l'attrezzatura che serviva per il trasporto dei minerali con barche a vela latina; la Sala dei Documenti raccoglie scritti relativi all'infeudazione dell'Isola di San Pietro; nella Sala Malacologica si trova una raccolta di conchiglie; nella Sala delle attività Contadine sono presenti manufatti tipici della vita dei campi. Infine, nella Sala Emanuelli, è esposta una serie di quadri del pittore pegliese Mario Emanuelli, che, nell'estate 2001, ha fatto dono al museo di una serie di quadri che ripercorrono le principali vicende del popolo tabarchino. I resti della Cisterna del ReProseguendo lungo la via della Cisterna del Re, che compie una breve svolta a destra e subito dopo prosegue a sinistra, dopo una novantina di metri la strada termina di fronte a quello che resta della Cisterna del Re, oggi in disuso. Costruita al tempo del settecentesco fortino, nei primi lavori rientra anche la grande cisterna costruita a nord del castello, a spese del duca. Le mura di cinta ed i fortini che circondavano l'agglomerato urbano con la Porta del LeoneDalla via Genova parte subito più avanti, sulla sinistra, la via Chiavari, che, in una quaratina di metri, porta sulla Salita Santa Cristina, che si muove alla sua destra. La salita ci porta nella parte alta dell'abitato, nel quartiere alto del paese, il cosiddetto castello. A seguito delle incursioni barbaresche Carloforte è stata protetta da un sistema di mura con vari fortini che circondava tutto l'agglomerato urbano. Una Parte delle mura è ancora visibile nel quartiere alto, e, di fronte alla via Porta del Leone, si vede parte delle mura, poi, poco più avanti, di fronte al Vico Porta del Leone, è presente ancora oggi la Porta del Leone, così chiamata per la scultura di una testa di leone inserita all'esterno delle mura. Più avanti, le mura portano al Forte di Santa Teresa, che faceva parte del sistema difensivo dell'abitato di Carloforte. Il ristorante Da NicoloNella visita al centro di Carloforte, non è possibile evitare di citare alcuni dei numerosi ristoranti che in esso si trovano, nei quali è possibile apprezzare le numerose portate a base di tonno. Preso il corso Cavour verso nord, ad appena centoventi metri dalla piazza Carlo Emanuele III, al civico numero 32, si trova il ristorante Da Nicolo.
Il ristorante Al Tonno di CorsaPreso il vicolo alla sinistra del ristorante Da Nicolo, lo seguiamo per una cinquantina di metri, poi prendiamo a destra la via Pietro Martini, e, dopo una quarantina di metri, prendiamo a sinistra la via Guglielmo Marconi, dove, al civico numero 47, troviamo il ristorante Al Tonno di Corsa.
L'hotel HieraconProseguendo lungo il corso Cavour per centotrenta metri dopo il ristorante Da Nicolo, si vede, alla sinistra della strada, al civico numero 62 del corso Cavour, l'hotel Hieracon.
Il Porto turistico nord di Carloforte con la marina Mamma Mahon e più a nord il porto dei PescatoriDi fronte alla corso Cavour, sulla destra entrando nel porto di Carloforte, praticamente di fronte all'hotel Hieracon, si può arrivare al Porto turistico nord di Carloforte, ossia alla Marina Mamma Mahon, che è situata vicino al centro del paese, in grado di offrire fino a 150 posti barca su pontili e banchina fissa di 55 metri, ed ha il vantaggio di essere più vicina al centro e alle aree commerciali di Carloforte. E più a nord rispetto a questa marina, separata da una lunga banchina, di fronte alla via I Maggio, che è una continuazione del corso Cavour, si trova il Porto dei Pescatori di Carloforte. Nel centro storico la chiesa parrocchiale dedicata a San Carlo BorromeoSul retro del monumento a Carlo Emanuele III, parte il corso Agostino Tagliafico, parallelo un poco più a sud del corso Giuseppe Garibaldi. Preso il corso Agostino Tagliafico, in centocinquanta metri, attraversata la piazza della repubblica, arriviamo nella piazza San Carlo, sulla quale si affaccia la chiesa di San Carlo Borromeo, che è la parrocchiale di Carloforte, un edificio neoclassico del Settecento realizzato in stile barocco. Alcuni elementi stilistici rimandano al palazzo dell'Università di Cagliari, proponendo l'attribuzione al medesimo progettista, l'ingegnere Saverio Belgrano di Famolasco, che, durante il suo periodo di permanenza in Sardegna, tra il 1761 e il 1769, è presente a più riprese a Carloforte per opere di sistemazione urbanistica e di fortificazione. Le incongruenze stilistiche indicano una possibile alterazione del progetto iniziale, e, attraverso documenti d'archivio riguardanti l'attività in Sardegna di un altro ingegnere militare, Francesco Daristo, la parrocchiale di San Carlo viene compresa tra le opere da lui realizzate nel 1773. La chiesa viene riaperta al culto nel 1775, sei anni dopo il rientro a Torino del Belgrano. La facciata ha un coronamento a timpano ed è suddivisa in due ordini da una trabeazione aggettante, compartita da sobrie paraste che inquadrano il portale e il rosone. L'interno, a navata unica con tre cappelle per lato, è coperto da volta a botte ed è percorso da una robusta e aggettante trabeazione che corona l'ordine corinzio. Nella prima cappella a sinistra sono sepolti i resti di Don Gabriele Pagani, parroco di Carloforte dal 1923 al 1940. L'elemento più vicino all'estetica barocca è l'originale campanile, sfalsato rispetto alla facciata. Presso questa chiesa parrocchiale, e nel centro dell'abitato, ogni anno il 24 giugno si svolge la Festa di San Giovanni Battista. La chiesa o oratorio della Madonna dello SchiavoDal corso Agostino Tagliafico, arrivati di fronte alla facciata della chiesa parrocchiale, prendiamo la perpendicolare a sinistra che è la via Palestro, la seguiamo per una cinquantina di metri ed incrociamo la via XX Settembre, che è parallela al corso Agostino Tagliafico. Prendiamo la via XX Settembre a sinistra, ossia verso est in direzione del mare, la seguiamo per una quarantina di metri, ed arriviamo a vedere, alla destra della strada, incastonata tra due palazzine di civile abitazione, la piccolissima chiesa o oratorio della Madonna dello Schiavo. Viene chiamata anche Gexetta du Previn ossia piccola chiesa del Previn, ossia del pretino, in ricordo del giovanissimo sacerdote Don Nicolò Segni, il giovanissimo sacerdote che volle essere prigioniero insieme agli schiavi carlofortini esuli in Tunisia. La chiesa prende il nome dal simulacro in legno di tiglio scuro sistemato nella nicchia sull'altare, trovato sulla spiaggia di Nabeul, presso Tunisi, il 15 novembre 1800, da Nicola Moretto, uno dei carlofortini ridotti in schiavitù, e che, in realtà, sarebbe stata la piccola polena di un veliero che avrebbe fatto probabilmente naufragio o che la avrebbe persa nel corso di una tempesta. Portata nell'isola di San Pietro nella loro emigrazione dagli schiavi liberati, la Madonnina è rimasta un fortissimo simbolo di fede ma, al di fuori del significato strettamente religioso, anche di libertà e di forte unione solidale della comunità. Il titolo di Madonna dello Schiavo è stato coniato nel 1924 dal canonico Gabriele Pagani, precedentemente la sacra immagine era conosciuta con l'appellativo di Madonna Nera. Una targa, che ricorda la traslazione dei resti di uno degli ex schiavi tabarkini deceduto in Tunisia, è sistemata nella facciata di destra rispetto all’ingresso principale. Nella piccola cantoria sovrastante l’ingresso, si trova, quasi seminascosto, un organo in legno di scuola napoletana della seconda metà dell'800. In onore della Madonna dello Schiavo, un nome molto diffuso fra le figlie femmine nelle famiglie carlofortine era, in passato, Schiavina. La Festa della Madonna dello Schiavo ricorre ogni anno il 15 novembre, preceduta da una solenne novena. I festeggiamenti, di stretto carattere religioso, culminano la sera del giorno 15 con una solenne processione per le vie del paese, accompagnata dal suono della banda musicale. La Festa è, senza dubbio, quella più sentita dalla comunità di Carloforte, e da diversi anni questa Festa si svolge anche a Pegli l'ultima domenica di novembre. Il 15 novembre 2014 ricorre il cinquantesimoanniversario dell'incoronazione del simulacro, che è avvenuta il 15 novembre 1964. Il campo sportivo comunale Pino Solitario
In via XX Settembre si trova la nuova sede del Municipio
Passata la nuova sede del Municipio ci rechiamo alla chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro apostoloPassato questo edificio, proseguiamo lungo la via XX Settembre che, dopo una cinquantina di metri, continua sulla via Vincenzo Crovetto. Percorsi altri centosettanta metri, troviamo alla sinistra della strada, al civico numero 22 della via Vincenzo Crovetto, l'ingresso che porta al cortile interno nel quale si trova la chiesa di San Pietro apostolo, che è la seconda chiesa parrocchiale di Carloforte, istituita nel 1967. Le funzioni sacre hanno iniziato a svolgersi in un'aula dell'Asilo San Vincenzo, in via Don Minzoni, concessa dall'Opera Pia e adattata a chiesa provvisoria, nella quale le funzioni si sono officiate per fino al 1984, quando si è abbandonata la primitiva chiesa provvisoria e si sono officiate nella nuova struttura. Ancora oggi il 29 giugno è Festa solenne per Carloforte, e la Festa de San Pe, ossia la Festa di San Pietro apostolo, si conclude a sera, con una suggestiva processione a mare, seguita da uno spettacolo pirotecnico a tempo di musica. La devozione a San Pietro, patrono dei pescatori e dell'omonima isola, risale alle origini della colonia. Il culto per il Santo protettore dei corallari e dei tonnarotti verteva attorno alla piccola chiesa delle fontane, di impianto duecentesco, che oggi ha il titolo di chiesa dei Novelli Innocenti. Oggi le cerimonie religiose si svolgono nella chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo. La devozione religiosa ha svolto una funzione importante, per propiziarsi la benedizione divina nelle imprese di mare, data la forte tradizione marinara della popolazione, e nella calata della Tonnara, importantissima risorsa dei secoli passati, impresa a cui partecipava tutta la popolazione. La chiesa dei Novelli InnocentiSeguendo la via Vincenzo Crovetto, che ci porta a sud ovest dell'abitato, in località fontane, dopo centocinquanta metri prendiamo a destra la via dei Novelli Innocenti, e, dopo meno di venti metri, prendiamo la strada a sinistra in salita. Percorsa una cinquantina di metri, troviamo alla destra della strada, su un rialzo del terreno, la chiesa dei Novelli Innocenti, la cui costruzione è antecedente alla colonizzazione dell'Isola. La chiesa sarebbe stata eretta, con il nome di chiesa delle fontane, per volere di Gregorio IX, Papa dal 1227 al 1241, per ricordare ed accogliere i piccoli resti di un certo numero di giovani e bambini che avevano fatto parte della cosiddetta Crociata dei Fanciulli, partita da Marsiglia nel 1212, e che, durante il Viaggio, incorse in una tempesta, tanto che due delle sette navi che componevano la flotta affondarono al largo dell'Isola di San Pietro. Tutti i naufraghi perirono ed alcuni vi furono sepolti. La piccola chiesa, ridotta a rudere, viene restaurata nel 1796 da parte della famiglia Porcile, e nella chiesa sono sepolti tre componenti di questa famiglia, ossia di Vittorio, ammiraglio della flotta del regno di Sardegna, di Andrea, sacerdote, e di Agostino. La chiesa è aperta ai fedeli solamente nel periodo estivo, per la messa delle ore 20 del sabato, o in occasioni liturgiche particolari. L'ammiraglio carlofortino Vittorio Porcile è noto per essersi scontrato con Napoleone nella battaglia della Maddalena, il 24 e 25 febbraio 1793, in occasione della tentata occupazione da parte dei Francesi della Sardegna sabauda. Il cineteatro Giuseppe Cavallera
L'hotel RivieraProseguiamo per poche decine di metri lungo il corso dei Battellieri e, alle destra della strada, al civico numero 26, si trova l'hotel Riviera.
Il Porto turistico sud di Carloforte con la marina Fronte Nautico
La torre di San Vittorio che ospita l'Osservatorio Astronomico
Il cimitero di Carloforte
Visita dei dintorni di CarloforteNei dintorni di Carloforte sono stati portati alla luce i resti dei nuraghi Bricco Resciotto, Brico del Polpo, laveria, Le fontane, Le Tanche, tutti di tipologia indefinita. La costa meridionale dell'Isola di San PietroDescriviamo ora le principali strade interne dell'Isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste meridionali, anche se le foto sono state scattate quasi tutte dal mare durante un viaggio in barca lungo le coste. Lungo la SP103 troviamo le ex Saline di Stato di CarloforteUscendo dalla periferia sud orientale della città, si prende la SP103 che passa ad est delle Saline di Stato e si dirige verso sud est e percorre in senso orario la costa orientale dell'Isola. Superata la torre di San Vittorio, dove si trova l'Osservatorio Astronomico, iniziamo a notare, sul lato sinistro della strada, i bei massi di pietra fatti posizionare dal comune di Carloforte, con sopra scolpita la denominazione delle varie località attraversate.
In località Giunco si trova la cappella della famiglia Cortese e la spiaggia del Giunco
Passata la Salina e proseguendo verso sud sulla SP103, cinquecento metri più avanti, dopo aver superato il cimitero sulla sinistra, troviamo la deviazione con una petra indicante Giunco. Giriamo, dunque, a sinistra e percorriamo la stretta strada che costeggia il canale delle Saline, che ci porta sino ai parcheggi della spiaggia del Giunco.
Il campo sportivo comunale Le SaineProseguendo lungo la SP103 per altri cinquecentocinquanta metri, troviamo, alla sinistra della strada, il campo sportivo comunale Le Saine di Carloforte, con tribune in grado di ospitare 500 spettatori. Il campo sportivo è la sede nella quale gioca la Squadra di calcio Carloforte, partecipante al campionato di calcio nella Prima Categoria, Girone B, in Sardegna. La spiaggia di GirinPercorsi altri seicentocinquanta metri sulla SP103, a tre chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, dopo aver superato sulla destra le Saline e sulla sinistra il complesso sportivo, si raggiunge Girin, una località balneare nel comune di Carloforte sull'isola di San Pietro. Girando a sinistra subito dopo il grande campo sportivo, in una strada sterrata, raggiungiamo la spiaggia di Girin.
La spiaggia di punta NeraPercorso un altro chilometro sulla SP103, a quattro chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, vediamo il masso con la scritta punta Nera. Giriamo nella stradina a sinistra, e lasciamo l'auto in uno dei parcheggi quasi a ridosso della strada provinciale. Procediamo, dunque, a piedi verso la spiaggia di punta Nera.
Proseguendo lungo la costa verso sud, dal mare possiamo vedere una bella grotta naturale, la grande e bellissima grotta di punta Nera, per poi raggiungere la punta Nera, così detta per il colore scuro delle sue scogliere. Passata la punta Nera, lasciamo la costa orientale ed iniziamo a percorrere la costa meridionale dell'Isola. La spiaggia GuidiSuperato l'ingresso per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, lasciando sulla destra lo Stagno della Vivagna, uno stagno di piccole proporzioni ma di suggestiva bellezza. Passata la deviazione per la spiaggia di punta Nera, proseguiamo ancora dritti, e, percorso un chilometro, a cinque chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, troviamo sulla destra un casolare, ed un cartello indicante un'area di parcheggio, sempre sulla destra, dove possiamo lasciare l'auto, e prendiamo una stradina piastrellata sulla sinistra, nella quale c'è il divieto di transito con l'auto, per recarci a piedi alla spiaggia Guidi.
Alle spalle della spiaggia, il paesaggio, del tutto incontaminato, viene dominato da piccole dune, sovrastate dalla macchia mediterranea. La spiaggia La BobbaProseguendo sulla SP103, seicento metri più avanti, troviamo sulla sinistra il cartello che indica Le Colonne. Imbocchiamo la deviazione sulla sinistra, e prendiamo subito a sinistra la stradetta sterrata che svolta a destra, la seguiamo per circa quattrocentocinquanta metri, fino al piccolo posteggio, posto alle spalle delle casette che sorgono dietro la spiaggia. fra queste casette si apre un caratteristico sentierino, che porta alla spiaggia La Bobba. Dalla spiaggia La Bobba, una passeggiata di dieci minuti a piedi permette di raggiungere la punta delle Colonne, alla quale è possibile arrivare anche dalla deviazione sulla sinistra della SP103, prendendo, questa volta a destra, una stradatte sterrata che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta alla punta. Qui si trovano Le Colonne, due bellissimi faraglioni in roccia trachitica rossa alti circa venti metri, che sorgono dal mare a una ventina di metri dalla costa. Nel novembre 2013 una delle due colonne, quella più bassa, è stata abbattuta dalla forza del mare. I faraglioni nella località denominata Colonne sono i simboli dell'Isola di San Pietro, e ricordano i faraglioni di Capri. Il Promontorio delle Colonne separa la spiaggia La Bobba dalla spiaggia del Lucchese. La spiaggia di Lucaise detta anche spiaggia del LuccheseDopo aver visitato la spiaggia La Bobba, riprendiamo la SP103, che prosegue in direzione nord ovest, ed inizia a farci risalire la costa sud occidentale dell'Isola. Appena duecentocinquanta metri più avanti, troviamo il masso con la scritta Lucaise, che ci fa lasciare la macchina ed imboccare un sentiero sulla sinistra, che, percorso verso destra fino alla costa, in circa duecento metri, ci porta a raggiungere la piccola spiaggia di Lucaise, detta anche spiaggia del Lucchese, così chiamata in quanto i terreni adiacenti alla spiaggia erano di proprietà di un lucchese che si era trasferito a Carloforte.
La spiaggia di GeniòPercorsi altri ottocentocinquant metri, troviamo il masso con la scritta Geniò, che ci fa prendere una sterrata sulla sinistra, che seguiamo per circa seicento metri, e ci porta a prendere un sentiero che porta alla spiaggia di Geniò.
Davanti alla spiaggia si trova l'Isolotto di Geniò, che, al tramonto si tinge di un rosa incantevole, offrendo, sul mare colpito dagli ultimi raggi del sole, uno dei tramonti piu esaltanti che si possono ammirare sull'isola. L'insenatura rocciosa de La ConcaPercorsi poco più di duecento metri, arrivati a sette chilometri e duecento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, incontriamo una asfaltata sulla sinistra, con un masso indicante Mezzaluna, La Conca e Bue Marino, che porta in direzione del golfo di Mezzaluna. Dopo l'inizio di questa deviazione, procediamo per cinquecento metri prima verso sud e poi verso ovest, arrivati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centocinquanta metri al bivio prendiamo leggermente verso destra, dopo quattrocento metri svoltiamo a destra, e, in meno di trecento metri, arriviamo a trovare l'insenatura rocciosa de La Conca con la sua spiaggia. La scogliera de La Conca è uno dei posti più belli dell'Isola di San Pietro, si raggiunge in auto con uno sterrato poi a piedi. Il golfo della Mezzaluna con la grotta del Bue MarinoArriati al ristorante La Conca prendiamo la traversa a sinistra, dopo poco più di centoventi metri, prima di arrivare al bivio, prendiamo un sentiero sulla destra che, in alcune decine di metri, ci porta al Golfo della Mezzaluna, una bellissima insenatura aperta verso sud, con alte falesie di trachite rossa.
Sul lato meridionale del Golfo della Mezzaluna, si trovano i resti di una batteria antinavale, risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Sul lato settentrionale del Golfo della Mezzaluna, si apre, invece, la Scogliera del Bue Marino, nella quale si trova, tra le varie grotte sommerse ed al livello del mare, anche una particolare grande grotta aperta, grazie alla particolare conformazione ad arco della scogliera, che viene chiamata grotta del Bue Marino. In località Bellavista si trova la bonifica dei Pescetti
Lungo la SP102 seguiamo la costa e troviamo la grotta dei Colombi che ci porta alla punta Spalmatore di FuoriLa SP103 termina allo svicolo per la località Bellavista, dove arriva da ovest la SP102, che prosegue dritta, come continuazione della SP103, risalendo e fiancheggiando la costa occidentale, e prosegue verso la località punta Spalmatore. Proseguendo lungo la costa, dopo il Golfo della Mezzaluna, si delineano sull'orizzonte punta Mingosa e la punta Fradellin, con le quali termina la Zona del Burrone, cosìchiamata perché la costa si alza a strapiombo per quaranta, cinquanta, sessanta metri, formando delle verticali canne d'organo. Prima di lasciare la punta Fradellin, troviamo una stretta fenditura nelle roccia, che è caratterizzata dal volo continuo dei colombi selvatici, e viene indicata per questo come grotta dei Colombi. Il canonico Giovanni Spano scrive che la grotta era frequentata dai cacciatori, e che il guano prodotto dagli uccelli per secoli veniva prelevato dal pavimento della grotta per essere utilizzato come concime. Essendo accessibile solo via mare, con l’ausilio di una piccola imbarcazione, veniva prediletta dai pescatori della zona e in particolar modo dai cacciatori che andavano a prendere i volatili. Occorre dire che nel '600, in questo antro e nelle acque antistanti, per evitare ulteriori contagi, venivano lasciati i cadaveri degli appestati, portati sopra grandi imbarcazioni a remi. La grotta è inaccessibile via terra, ed in essa è possibile entrare solamente dalla scogliera, ossia via mare, e l'immersione è possiblile con l'ausilio di un gommone.
La cala dello Spalmatore con la frazione de La caletta e la sua spiaggia Dalla punta Spalmatore di Fuori ha inizio una zona che viene chiamata il castello, e che si distingue per l'essenziale bellezza delle sue rocce e della sua vegetazione. Passata la punta del castello, si apre la bella Cala dello Spalmatore, nella quale si trova la frazione Carloforte denominata La caletta (altezza metri 31, distanza 11.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), alla quale possiamo arrivare via terra, con la SP102, che riprendiamo e procediamo sempre dritti, per circa seicento metri. Arriviamo in una piccola piazzuola, nella quale troviamo davanti a noi una pietra con su scritto La caletta e punta Cannone. Giriamo a sinistra, ed arriviamo alla spiaggia, su un litorale caratterizzato, però, dalle eccessive strutture turistiche che danneggiano il paesaggio.
Dalla Cala dello Spalmatore, con un facile sentiero verso nord, arriviamo alla punta dei Cannoni, dove si può ammirare uno dei panorami di natura selvaggia più belli della Sardegna, con buona parte della costa ovest di San Pietro fino al caratteristico Capo Sandalo. La punta dei Laggioni con la sua spiaggettaSeguendo la costa via mare, passata la punta dei Cannoni. arriviamo un poco più a nord alla punta dei Laggioni, che non è raggiungibile via terra, e si presenta come una scogliera scura, di roccia trachitica. La costa settentrionale dell'Isola di San Pietro ed i suoi isolottiDescriviamo le principali strade interne dell'Isola di San Pietro che ci portano a visitare le sue coste setentrionali, anche se gran parte delle foto sono state scattate quasi tutte dal mare, durante un viaggio in barca lungo le coste. Usendo da Carloforte con la SP104 troviamo i resti della laveria Macchione dell'ex miniera di Capo BeccoUna seconda strada parte da Carloforte. Dalla periferia sud occidentale di Carloforte, prendiamo la strada che passa ad ovest delle Saline di Stato e che porta in Localtà Segni, che poi diventa la strada provinciale Calasetta, chiamata anche SP102, che si dirige in direzione sud ovest e porterà alla località Bellavista, per poi dirigersi verso la cala dello Spalmatore. Percorsi un chilometro e ottocento metri dalla rotonda al termine della via dei Battellieri, in località Segni, troviamo uno svincolo, e, invece di proseguire dritti sulla SP102, prendiamo sulla sinistra la SP104, che si dirige verso ovest attraversando tutta l'isola in orizzontale, e ci porta alla punta di Capo Rosso, a Capo Sandalo ed a cala Vinagra.
Le località Commende e Nasca Seguendo la SP104, a circa tre chilometri e trecento metri dal suo inizio, troviamo sulla destra un masso che riporta l'indicazione di Gioia, Guardia Mori, Commende e Nasca. Prendiamo questa strada verso destra, dopo centocinquanta metri ancora a destra, e la segiamo per un paio di chilometri, arrivando in frazione Commende, dove si trova un'importante struttura turistica. Proseguendo per un altro chilometro e mezzo, arriviamo il frazione Nasca, dove si trova il Bacino artificiale di Nasca con, vicino, la centrale ad energia alternativa di Nasca, che è una centrale ad energia eolica e fotovoltaica, che non è attualmente in esercizio a causa dei danni derivati da un fortunale. Per recarci a Guardia dei Mori, seguiremo un'altra strada che troveremo più avanti. I ruderi della chiesa di San Giacomo e la vecchia Cava di Le Bocchette
I resti della laveria Macchione dell'ex miniera di Capo Becco ed il suo villaggio minerario
Dopo circa un chilometro e ottocento metri dall'inizio della strada sterrata, si arriva all'ex villaggio minerario di Capo Becco, ormai abbandonato, le cui poche abitazioni si affacciano sulle selvagge scogliere della parte occidentale dell’isola, e che ora è trasformato in seconde case per turisti. Nei resti del villaggio minerario si può ammirare la graziosa villa del responsabile della miniera, i ruderi di un vecchio camerone, un vecchio imbocco della miniera parzialmente franato. In lontananza, sulla riva, s’intravedono i ruderi dei silos dove veniva accumulato il minerale, e quello che resta del piano di imbarco del minerale. La piccola spiaggia sotto la punta del Becco era un luogo di approdo per i battelli. La punta di Capo RossoProseguendo per nove chilometri con curve e difficili viottoli che portano verso il mare, raggiungendo il termine della SP104, dove si trova un'ampia area di sosta con una rotonda per riprendere la marcia all'indietro. Un viottolo sulla sinistra, chiamato Sentiero Rosso, che passa sopra il promontorio e si dirige verso il mare, in alcune centinaia di metri ci porta alla costiera di punta di Capo Rosso, che deve il suo nome alle scarpate, colorate dai detriti dovuti al passato sfruttamento minerario, che precipitano in mare. Qui non si trovano spiagge, ma diversi turisti si abbronzano sugli scogli, dai quali si tuffano nel mare cristallino. Ad occidente dell'Isola di San Pietro, già in tempi remoti, sono stati scoperti i giacimenti di minerali di manganese, ricercati per uso metallurgico e per la produzione di vernici. Anche in località Capo Rosso, oltre che a Capo Becco, è stata scoperta una grande quantità di questi minerali, rappresentata nelle cosiddette Ocre di manganese. Sulle pareti rocciose restano le antiche costruzioni dell'antico ex villaggio minerario di Capo Rosso. Capo Sandalo con il suo faroDall'area di sosta, un sentiero sulla destra ci porta all'ex magazzino e deposito del faro di Capo Sandalo. Il promontorio di Capo Sandalo Si presenta come un susseguirsi di piccole cale rocciose, falesie e scogliere a picco sul mare, estremamente impervie e pericolose. Scendere verso le cale, in alcuni casi risulta molto difficile e pericoloso, ed in altri casi è davvero impossibile. Per questo e consigliabile arrivarci via mare, per ammirare la costa da barche o gommoni. Non sono presenti servizi in questa località. Una deviazione sulla destra, cinquecento metri prima di arrivare all'area di sosta, ci porta al punto più occidentale dell'Isola, ossia al faro di Capo Sandalo. Capo Sandalo è caratterizzato dalla presenza, nella località denominata faro di Capo Sandalo (altezza metri 108, distanza 10.8 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), del faro di Capo Sandalo, che è il faro più occidentale d'Italia. Nelle immediate vicinanze del faro, sulla costa a strapiombo, si apre una stretta spaccatura verticale, conosciuta anche col nome di Orrido di Capo Sandalo. Sembra che si tratti di un camino vulcanico, dato che tutta l'isola è di origine vulcanica, che mostra, nello spaccato, il disegno delle tremende esplosioni che lo hanno generato. Di fronte a Capo Sandalo, distante circa un chilometro verso ovest, si trova l'Isolotto del Corno, chiamato anche La Piramide, o in tabarchino Uiza du Gallu. Si tratta di un isolotto disabitato, prevalentemente roccioso, che ha una superficie di circa 2000 metri quadrati, e raggiunge l'altezza massima di quindici metri. Per la limpidezza delle sue acque e per la ricchezza dei suoi fondali è una nota meta di appassionati subacquei. La cala del Fico con la sua piccola spiaggia
Nei pressi della Cala del Fico si trova il Presidio della L.I.P.U. che anni svolge un attento monitoraggio sul Falco della Regina, specie rara che nidifica in maniera massiccia nell'isola, ed in particolare in questa Cala. Cala Vinagra con la sua spiaggia
Passato il promontorio che chiude a est l'insenatura di cala Vinagra, si apre un'altra insenatura, nella quale sbocca lo Stagno di cala Vignagra. Questa stagno è stato utilizzato per impiantarvi una salina. Usciamo da Carloforte verso nord ovest recandoci in località Guardia dei Mori Usciamo da Carloforte percorrendo la strada in salita chiamata Salita Giorgio Rombi, che ci ha portati al campo sportivo Pino Solitario, e che esce dal paese in direzione nord ovest, per raggiungere la punta delle Oche e la Cala di Maremosso. Presa la strada che porta fuori dal paese, prima asfaltata, poi in blocchi di cemento ed in seguito di nuovo asfaltata, Arrivati a un chilometro e novecento metri dal campo sportivo, troviamo una roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala Lunga, Maremosso e Pulpito.
La punta delle Oche con la bellissima grotta delle Oche
La più particolare e conosciuta e la grotta delle Oche, scavata dal mare nella roccia di trachite scura. Si tratta della più grande gotta dell'Isola di San Pietro, profonda circa venti metri e semisommersa dalle acque, all'interno della quale si possono trovare diverse specie animali. La grotta è raggiungibile solamente via mare, mentre la zona della scogliera è facilmente raggiungibile via terra, e permette di godere della vista su un bellissimo panorama fatto di scogliere e di isolotti. Non sono presenti servizi in questa località, la zona è però servita dalle strutture turistiche situate in località Guardia dei Mori. La Cala di MamerossoUsciti Carloforte prendendo la cosìddetta Salita Giorgio Rombi, arrivati a un chilometro e novecento metri dal campo sportivo, troviamo la roccia indicante le varie località, ossia verso sinistra in direzione di Guardia Mori, punta Oche, Zi Nasca, e dritti verso Nassetta, Cala Lunga, Maremosso e Pulpito. Prendiamo verso destra, in direzione Maremosso, andando sempre dritti nei bivi che si incrociano successivamente. Dopo poco più di due chilomtri e mezzo, al termine della strada, continuiamo sulla sterrata fino a raggiungere la Cala di Maremosso, situata al centro della costa settentrionale dell'Isola. È molto difficile da raggiungere via terra, si consiglia, infatti, l'uso di una mappa per raggiungerla. Si tratta di una cala molto stretta, quasi un fiordo, circondata da due pareti rocciose trachitiche piuttosto alte. L'arenile e pressoche nullo, formato da rocce e ciottoli, e si affaccia su un mare dal colore verde, piuttosto profondo, con una buona trasparenza. In questa località, molto difficile da raggiungere, non sono presenti servizi. A poche decine di metri dalla Cala, e presente una particolare roccia chiamata Il Pulpito, o anche Fungo di pietra. Già dal nome e facile intuire la conformazione di questa particolare roccia, levigata e modellata dall'azione del vento e delle piogge, che pare assomigliare ad un vero e proprio fungo gigante. Questa roccia trachitica dalla caratteristica forma di fungo rappresenta uno dei più interessanti monumenti naturali di Carloforte. Purtroppo, nell'inverno del 2010 una parte della copertura è crollata. Da punta Regolina alle Tacche Bianche
Tra punta Regolina e le Tacche Bianche si cala la tonnara ed avviene la mattanza dei tonniÈ proprio davanti a questo specchio di mare, che va da punta Regolina alle Tacche Bianche, nei mesi che vanno da aprile a giugno, si cala la tonnara ed avviene la mattanza dei tonni. L'evento si verifica nel periodo nel quale i tonni, detti tonni di corsa, si radunano numerosi in branchi e intraprendono le migrazioni che, con tappe molto lunghe, li portano verso le zone di riproduzione del Mediterraneo, e, terminata la loro attività riproduttiva, i tonni si disperdono. La mattanza è la fase finale della pesca del tonno, che si pratica con le tonnare, un complesso di reti che si cala in mare, suddivise in camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo di porte, costituite anch'esse da pezzi di rete. Il tonno, che ripete di anno in anno sempre lo stesso percorso, finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il Rais, come viene chiamato il capo della tonnara, ritiene che il numero di tonni sia sufficiente, i tonni vengono fatti entrare nella camera della morte, dove restano intrappolati. I tonnarotti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del Rais tirano su la rete. I tonni man mano che gli viene a mancare l'acqua si dibattono, e, quando sono ormai sfiniti, li aspettano i Crocchi, i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche. Da Carloforte con la SP101 raggiungiamo Tacca Rossa con la sua spiaggia Dal centro di Carloforte prendiamo, in direzione nord, il corso Cavour, che poi diventa la via Sandro Pertini, e, a settecento metri dalla piazza Carlo Emanuele III, arriva ad una rotonda ed esce dal paese con il nome di SP101, chiamata anche strada provinciale La punta, che ci fa seguire la costa nord orientale dell'Isola, fino a raggiungere le isole con le loro tonnare.
Proseguendo più avanti con la strada che ci ha portato a Tacca Rossa, si trovano deviazioni alla destra della strada, che portano alla spiaggia di Tacca Rossa. Raggiungiamo l'insenatura di cala LungaEvitando la deviazione dalla SP101 per la frazione Tacca Rossa, procediamo lungo la SP101, superando i vari bivi indicati dalle rocce a margine della strada per le varie lottizzazioni di Calalunga, sino a trovare, dopo quasi due chilometri e mezzo, sulla sinistra della strada la roccia con su scritto Canale Calalunga. Prendiamo la stradina sterrata, sino a reggiungere il complesso di case di Calalunga, dove è possibile lasciare l'auto e procedere a piedi verso la costa. Si tratta di una suggestiva cala dalla forma allungata, che si trova un poco più ad est rispetto alla grande formazione rocciosa chiamata le Tacche Bianche, incastonata in una stretta e lunga insenatura, delimitata da scogliere rocciose che si presentano a strapiombo sul mare, caratterizzata da un'atmosfera selvaggia ed incontaminata. Viene chiamato, a volte, con il nome di Spiaggia di Calalunga, un arenile prevalentemente roccioso, con ciottoli levigati e pochissima sabbia a grani grossi, che si affaccia su un mare che e uno specchio verde, limpido e cristallino, dal fondale digradante, per lo più sabbioso e ciottoloso. La scogliera presenta alte pareti lisce e qualche colonna che si erge dal mare. Le tonnare di La punta
Nella località La punta, alla destra della strada dove abbiamo trovato il masso indicante La punta, si trova la località denominata Tonnare (altezza metri 11, distanza 5.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale sono presenti le due Tonnare di La punta, una abbandonata negli anni '70 del Novecento, nella quale sono possibili visite guidate, e l'altra ancora in esercizio, visitabile con il permesso del proprietario. Partendo da questa tonnara ancora attiva, si può assistere in barca all’antichissima mattanza del tonno. Nell'ampio spazio delle tonnare, alla destra del muro che fiancheggia la strada provinciale, si trova la cappella della Tonnara di La punta. La piccola isola dei RattiA ovest rispetto al promontorio di La punta, a circa ottocento metri di distanza, si trova la piccola Isola dei Ratti (altezza metri 1, distanza 5.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova trecento metri a sud dell'Isola Piana. È lunga circa duecento metri e raggiunge un'altezza massima di sei metri sul livello del mare. Ha una superficie piatta e rocciosa ed ha una litologia uguale a quella della vicina isola Piana, è ricoperta da un suolo sabbioso, le coste sono costituite da una scogliera a strapiombo sul mare. Questa piccola isola è circondata da un'estesa e pericolosa secca con scogli, che rende difficile la navigazione in tutta la zona. L'isola Piana
Sull'isola Piana vi e un'unica spiaggia situata nel sud ovest dell'Isola, subito a sud della punta del Tempiese, chiamata la spiaggia dell'Isola Piana o spiaggia di punta del Tempiese, accessibile liberamente dal pubblico.
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Sant'Antioco prenderemo la costa meridionale della Sardegna in direzione est, ossia verso Cagliari e ci recheremo a visitare Tratalias, paese noto per la bella basilica di Santa Maria di Monserrato. | ||||||||||||||||||
![]() | ![]() | ![]() | ![]() | |||||||||||||||
© Claudio de Tisi 2002-2020 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W | ||||||||||||||||||