Erula ed i dintorni dove nel nuraghe di Ispiene è stata rinvenuta la famosa navicella bronzea con protome cervinaIn questa tappa del nostro viaggio da Perfugas ci recheremo a Erula uno dei comuni più giovani d’Italia, dove visiteremo il nuraghe di Ispiene dove fu rinvenuta la famosa navicella bronzea con protome cervina. La Regione storica dell’Anglona L’Anglona è la Regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta Regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla Regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica.
In viaggio verso ErulaDa via Giuseppe Mazzini a Perfugas prendiamo la SS127 Settentrionale Sardache esce dall’abitato verso nord est, dalla quale, dopo due chilometri e duecento metri, parte sulla destra la SP2. Svoltiamo sulla SS2, che seguiamo per circa quattro chilometri e seicento metri, poi arriviamo al bivio che porta, con la deviazione a sinistra, sulla strada secondaria in direzione della frazione Perfugas denominata Sas Tanchittas, mentre prendiamo a destra la prosecuzione della SP2, la quale, in quasi cinque chilometri, ci conduce ad Erula. Dal Municipio di Perfiugas a quello di Erula si percorrono 12 chilometri. Il comune chiamato Erula Il comune di Erula (pronuncia Èrula, altezza metri 457 sul livello del mare, abitanti 690 al 31 dicembre 2021) è uno dei Comuni più giovani d’Italia dato che in origine era una frazione del comune di Perfugas. Situato nella parte centrale del territorio della provincia di Sassari, sull altopiano Anglona, è un centro di notevole importanza strategica, in quanto rappresenta idealmente il punto di congiunzione tra Anglona, Gallura e Logudoro. Il territorio, di natura geologica granitica e trachitica, ricoperto in parte dalla macchia mediterranea e rifugio di alcune varietà di selvaggina quali cinghiali, pernici e lepri, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 678 metri di quota. Pur trovandosi geograficamente nell’Anglona, il dialetto parlato a Erula è quello gallurese.
Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale Il comune appartiene ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Il termine Zone blu, in inglese darkslateblue Zones, viene usato per identificare le aree demografiche o geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto è nato quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain hanno pubblicato su Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identifica la provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo. Gli studiosi, per procedere nel lavoro, tracciavano sulla mappa delle serie di cerchi concentrici blu che indicavano le zone con la più alta longevità, da qui il termine Zona blu. I paesi appartenenti alle zone blu in Sardegna sono Arzana, Baunei, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Orgosolo, Ovodda, Perdasdefogu, Seulo, Talana, Tiana, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili.
Origine del nomeL’origine del nome del paese è incerto. Tra le ipotesi vi è l’assonanza con il nome della pianta erbacea perenne chiamata Ferula. Secondo altri, potrebbe derivare dal nome del demone fluviale Herulus, figlio di Feronia, la dea romana della fertilità. Si è anche ipotizzata la presenza di un Heraion, e quindi del culto della mitologica dea Era, mentre il generale Alberto Ferrero della Marmora riteneva che il suo nome fosse una corruzione della frase Ad Eruculem. La sua economia L’abitato di Erula trae, probabilmente, origine dall’abitudine dei pastori alla transumanza durante la stagione invernale e, forse per questo motivo, Erula è ancora strettamente legato alla campagna, e vive interamente su un’economia agropastorale. Il quadro economico non è dei più floridi, dato che risente dell’impronta rurale della zona, con un’agricoltura basata in prevalenza sulla coltivazione di foraggio, cereali, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, frutteti, e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è scarsamente sviluppata, e modesta è anche la presenza del terziario. Sebbene non figuri tra le mete di maggior afflusso turistico, offre a quanti vi si rechino la possibilità di effettuare interessanti escursioni nei dintorni, e di gustare i tradizionali prodotti della gastronomia locale. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione, non quella di soggiorno.
Brevi cenni storiciIl territorio è stato sicuramente di abitato fino dalla preistoria, come dimostrano le due domus de janas presenti nelle vicinanze del paese, oltre ai diversi nuraghi. Nel centro urbano, negli anni ’90 del Novecento, è stato fortuitamente scoperto un Pugnale votivo ad elsa gammata, ossia con l’elsa con la forma della lettera greca gamma, che è ora conservato nel Museo Archeologico e Paleobotanico di Perfugas. É stato, in seguito, interessato da traffici commerciali Cartaginesi, come dimostra la scoperta nell’Ottocento di un piccolo forziere contenente diverse monete puniche, raffiguranti le dee Tanit e Kore. Per quanto riguarda l’epoca romana, alberto Ferrero della Marmora racconta il ritrovamento nel 1865, in un’antica chiesa denominata di San Pietro di Erruli, di un ripostiglio di monete consolari romane. E negli anni novanta del Novecento è stata rinvenuta la Pietra miliare della strada che collegava Tibula con Carales, indicante la distanza di centottanta miglia da Carales. Nel periodo medioevale il territorio ha fatto parte del Giudicato di Torres, nella Curatoria d’Anglona, in seguito sottoposta alla signoria dei Doria. La prima citazione indiretta di Erula si trova nel Rationes Decimarum Italiae del tredicesimo-quattordicesimo secolo, un atlante dei siti ecclesiastici della Sardegna medievale, dove si parla di un certo Dominus Petrus da Erolis. Passa, in seguito, ai Doria e ai feudatari spagnoli dei Pimentel e dei Tellez Giron. Durante quei secoli il territorio subisce un forte spopolamento, dovuto principalmente ai continui attacchi da parte di eserciti nemici e di pirati provenienti dall Africa settentrionale. Dopo essere stata liberata dal feudalesimo, viene inglobato nel vicino comune di Perfugas. Il centro attuale risale al diciannovesimo secolo da una cinquantina di famiglie di allevatori galluresi, provenienti da Aggius, Bortigiadas e Tempio Pausania, che hanno importato tradizioni e varietà dialettale, e si sono stabiliti a Su Sassu, un tempo foresta popolata anche da cervi, daini e rare specie di volatili. Un’origine da rintracciare forse nell’usuale transumanza invernale dei pastori. L’abitato di Erula, nel 1846, ha solo cinque abitazioni censite. L’urbanizzazione più consistente è partita negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, e l’impianto viario, come tutte le le strutture pubbliche, sono assai recenti. Erula diviene comune autonomo solo nel 1988, separandosi dal comune di Perfugas del quale costituiva una frazione, e comprendendo, nel suo territorio, parte di quello del comune di Perfugas, di quello di Chiaramonti, di Tula e di Ozieri. È uno dei comuni più giovani d Italia. Le principali feste e sagre che si svolgono a ErulaData la giovane età del comune di Erula, nel paese non sono presenti gruppi folk, cori polifonici, bande ed altre attività di questo tipo. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Erula meritano di essere citate il primo maggio, la Festa di San Giuseppe nella frazone Oloitti; l ultima domenica di maggio, si celebra la Festa patronale in onore del Cuore Immacolato di Maria; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista nella frazione Sa Mela; a metà luglio, la manifestazione Erula Folk; il 9 agosto, in piazza Giovanni XXIII si tiene la Sagra della Zuppa Gallurese, che viene offerta a tutti coloro che si recano nella piazza principale del paese per festeggiare in compagnia; sempre ad agosto, nell’area del Campo Sportivo si tiene l’evento Erula in Musica con street food, musica folk ed altro; a inizio ottobre, si tiene la Festa dei giovani e della Madonnina; a fine novembre, in piazza Giovanni XXIII si tiene la Notte delle Castagne. 
Visita del centro di ErulaL’abitato si adagia su un lento declivio digradante verso la piana del Coghinas, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Le prime case sono state costruite nel rione su Nuraghe, ed il centro urbano è sparso, tipico degli stazzi galluresi, esteso lungo la via principale che è la via Nazionale. L’abitato si è formato a partire dalla chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore. Entriamo in Erula da nord con la SP2, e troviamo, subito prima del chilometro 9 della strada provinciale, il cartello indicatore dell’abitato. La SP2 nell’abitato assume il nome di via Nazionale, ed il centro urbano è sparso, come è tipico degli stazzi galluresi, particolarmente esteso sulla via Nazionale, lunga oltre un chilometro e mezzo. La Biblioteca Comunale di Erula Percorsi quattrocentocinquanta metri dal cartello indicatore dell’abitato, alla sinistra della strada al civico numero 13, si trova l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale dedicata a don Piero Marras. La Biblioteca di Erula è nata ufficialmente nel 2011, dopo un lungo processo di formazione attestabile già a partire dal 1996 con la creazione dei fondi librari mediante acquisti presso le case editrici. Nel 2016, a seguito dell’acquisizione del fondo librario di don Piero Marras, composto da 200 riviste e 1617 libri per la maggior parte di carattere sociologico e religioso, la biblioteca è stata dedicata al sacerdote. A partire dal 2019 la sede della biblioteca si è trasferita negli ampi locali nell’ex asilo. All’interno è divisa in 5 sale, la postazione di reference con le novità librarie, la sala narrativa, la sezione Sardegna, una sala dedicata al fondo Marras, e una sala dedicata ai lettori più piccoli.
La nuova chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di MariaPercorsi altri centocinquanta metri lungo la via Nazionale, si arriva a un incrocio, nel quale prosegue dritta la via Eruleddu, mentre la prosecuzione della via Nazionale curva leggermente verso destra. All’incrocio, presa la prosecuzione della via Nazionale verso destra, percorsi appena cento metri, subito dopo l’arrivo da destra della via Grazia Deledda, vediamo sulla sinistra in corrispondenza del civico numero 30 l’edificio che ospita la Nuova chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria. I lavori per la nuova chiesa creata per poter contenere un vasto numero di persone nelle principali occasioni religiose, ha inizio nel 1989 con la redazione del progetto generale, approvato nel 1991. Oggi ha una struttura moderna e imponente in quanto nel suo insieme è costituito da un un complesso di elementi da utilizzare, non solo per le funzioni liturgiche, ma destinati ad uso collettivo da parte della comunità locale, per attività di tipo sociale. 
La struttura si presenta come unico corpo di fabbrica che accoglie la chiesa, il salone parrocchiale, le aule di ministero pastorale e la casa canonica. Nel 2007 è avvenuta la sua consacrazione, e, all’interno dell’altare, sono state collocate le ossa di San Simplicio Martire e delle beata Antonia Mesina di Orgosolo. Costruita in stile moderno, fanno parte del suo complesso anche un’ampia casa parrocchiale ed un oratorio. 
Presso questa chiesa e nell’abitato, l’ultima domenica di maggio si svolge la Festa del Cuore Immacolato di Maria, caratterizzata, dopo le cerimonie religiose, dalla degustazione di cibi e dolci tipici confezionati secondo le antiche tradizioni popolari. Il Municipio di Erula Passata la nuova chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria, proseguiamo lungo via Nazionale per appena un’ottantina di metri, e vediamo, alla sinistra della strada, una piazzetta all’interno della quale, al civico numero 38 della via Nazionale, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Erula con la sua sede ed i suoi uffici. La struttura organizzativa è suddivisa in aree di competenze che gestiscono i servizi erogati alla comunità, e comprendono l’Ufficio Tecnico-Manutentivo, l’Ufficio Tributi, l’Ufficio Affari Generali, l’Ufficio Servizi Socio-Assistenziali e Scolastici, l’Ufficio Polizia Municipale, e l’Ufficio Economico-Finanziario. Essendo Erula un comune molto giovane, anche il suo palazzo municipale è abbastanza moderno.
La Piscina Comunale di Erula Presa la strada che costeggia il lato destra del Minicipio, percorsa una cinquantina di metri, si raggiunge alla destra della strada l’ingresso della Piscina Comunale dedicata a Sergio Mundula, che è stato il primo sindaco di Erula. Inaugurata nel 2022, è divenuta già dalla sua apertura il principale punto aggregativo del paese. Attiva da giugno a settembre, richiama un consistente numero di fruitori, sia residenti che provenienti da tutto il circondario, oltre ad essere utilizzata come complesso ricreativo destinato sia ai bambini residenti che a quelli non residenti nel comune. La struttura, molto moderna e curata, oltre alla vasca vera e propria, è composta da diversi spazi aggregativi ombreggiati, un punto di ristoro ed una vasca idromassaggio di recente introduzione. Il complesso della piscina è il posto ideale per trovare sollievo durante le calde giornate estive e per trascorrere il proprio tempo libero in relax.
Il Campo da Calcetto polivalente di ErulaPassata la piazzetta del Municipio, proseguiamo lungo la via Nazionale per un’altra ottantina di metri, poi svoltiamo a destra in via Alessandro Manzoni, che, in un centinaio di metri, dopo averlo costeggiato, ci porta all’ingresso del Campo da Calcetto di Erula, che è una struttura polivalente utilizzata sia per le partite di calcio a cinque e per gli incontri di tennis, con tribune in grado di ospitare un’ottantina di spettatori. 
La chiesa di Nostra Signora del Sacro CuoreProseguendo sulla via Nazionale per circa centocinquanta metri, arriviamo nel centro del paese, e troviamo alla sinistra della strada la piazza detta della chiesa, oggi piazza Giovanni XXIII, dove si trova la chiesa parrocchiale, che occupa il settore orientale della piazza, nel cuore del piccolo centro. La chiesa antica è stata edificata tra il 1928 ed il 1929 beneficiando del progetto di evangelizzazione della popolazione rurale della Gallura voluto da Papa Pio XI, ed è stata consacrata nel 1932 con il titolo di Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore. Vista la crescita demografica degli anni successivi, la piccola chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore non era più adatta a contenere un numero di persone sempre maggiore, e quindi nei primissimi anni Sessanta è stata demolita ed è stata sostituita da un nuovo edificio, maggiore nelle dimensioni, che segue lo stesso orientamento del precedente, e nel 1963 è stata eretta a chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria, che è stata la prima parrocchiale di Erula, fino al 2007 quando è stata consacrata la nuova chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria. 
Nel corso degli anni la struttura ha subito alcuni interventi diretti ad aumentarne la capienza in rapporto alla crescita della popolazione. Dai primi anni del 2000 l’edificio ha subito un ulteriore ampliamento e varie riqualificazioni interne ed esterne. L’ultimo intervento ha consentito il prolungamento dell’edificio mediante la costruzione di un’abside, la realizzazione di un nuovo altare e quella di due cappelle laterali che accolgono rispettivamente il fonte battesimale e l’altare con il Tabernacolo. Anche l’altezza della chiesa è stata incrementata con la costruzione di un sistema di travi in legno. La costruzione del campanile, portato a termine nel 2017, ha arricchito il profilo semplice della chiesa. Sul lato sinistro vi sono i locali della vecchia casa canonica. 
L’interno è mononavato con il presbiterio posto ad oriente. Il lato sinistro dell’aula è stato modificato negli anni, utilizzando gli spazi dell’attigua casa canonica, per creare diversi spazi liturgici. Prossima all’ingresso si trova la cappella con la fonte battesimale, mentre al centro è stato creato lo spazio per la custodia eucaristica e la sacrestia. Il presbiterio, spazioso e luminoso grazie all’apertura di cinque alte monofore, nel 2007 è stato ampliato e reso funzionale per le celebrazioni liturgiche. 
A completamento del tutto, la sistemazione del sagrato con una nuova pavimentazione, la creazione di un’area verde, il recupero di antichi edifici attigui e la realizzazione di murali che riproducono scene della vita paesana di un tempo e scene religiose. I resti del nuraghe complesso Soggiu Proprio di fronte alla chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, troviamo alla destra della via Nazionale la deviazione nella via Francesco Petraca, che ci porta alle ultime case ad ovest dell’abitato. Passate questa case, si può procedere, prendendo un sentiero che esce sempre verso ovest, fino a raggiungere i resti del nuraghe Soggiu. Si trattava di un nuraghe a pianta complessa, ovvero con più camere, edificato il materiale indeterminato a 444 metri di altezza. Il sito è di particolare interesse dato che in passato vi sono stati rinvenuti numerosi cocci di anfore e vasellame e alcune monete romane di Augusto, adriano e Pertinace. Inoltre, vicino al nuraghe, è presente un sepolcro di probabile età romana o medioevale.
Il Museo Etnografico Comunale di Erula Proseguendo dalla chiesa parrocchiale lungo la via Nazionale per una sessantina di metri, vediamo alla sinistra della strada in corrispondenza del civico numero 53 l’edificio che ospita il Museo Etnografico Comunale, che si trova presso i locali comunali che un tempo ospitavano l’antico mulino. L’edificio recentemente ristrutturato, offre un’esposizione permanente di oggetti che raccontano la cultura degli stazzi della comunità di Erula tra la fine dell’Ottocento ed il primo cinquantennio del Novecento. Dai mestieri tradizionali, alla tecnologia e storia militare, la collezione riflette la ricchezza culturale del territorio grazie all’iniziativa del comune e di Sebastiano Brundu che ha fornito parte della sua collezione.
La famiglia Brundu, da quattro generazioni, unisce tradizione e innovazione dato che la sua storia strettamente legata alla produzione di semole di alta qualit da ben quattro generazioni. Tutto ebbe inizio nel 1923 quando il meccanico Andrea Brundu decise di costruire un mulino innovativo a Nule, un paese ancora privo di elettricit . Sebastiano, il figlio di Andrea, portò avanti l’eredità innovativa della famiglia con la sua esperienza unica come motorista e armiere in volo. Fu lui a convincere la famiglia a investire nei rivoluzionari molini a palmenti che, offrendo prestazioni tecnologiche di alta qualità, superavano le tradizionali tecniche di macinazione. I resti del nuraghe Erula Subito dopo il Museo Etnografico, parte alla destra della via Nazionale la via Su Nuraghe. Seguiamo la via Su Nuraghe per circa duecentottanta metri, e questa strada ci porta in quella che oggi è la periferia sud occidentale dell’abitato. Qui, presa una deviazione in una strada bianca sulla destra, passiamo tra le case ed arriviamo, verso sud, a trovare i pochi resti del nuraghe Erula, che era stato eretto in cima ad un’altura nel centro del paese ed attorno a cui sorse il primo nucleo del villaggio medioevale. Si trattava di un nuraghe monotorre con ingresso sul lato sud est, edificato in materiale indeterminato a 470 metri di altezza. Ed è proprio intorno a questo nuraghe che, nel rione che viene chiamato appunto di Su Nuraghe, sono state edificate le prime case dell’antico abitato di Erula.
Il Campo da Calcio di ErulaProseguendo dalla chiesa parrocchiale lungo la via Nazionale per una duecentottanta metri, troviamo che parte sulla destra la via Ciriaco Canu, che esce dall’abitato con il nome di SP75 e che conduce a Chiaramonti. Proseguendo, invece, dritti sulla via Nazionale per una sessantina di metri, arriviamo a un’incrocio, dove prendiamo sulla destra la via Walter Frau. La seguiamo e, percorsi circa altri quattrocentocinquanta metri, prendiamo una deviazione sulla sinistra che ci porta all’ingresso del Campo da Calcio di Erula, dotato di tribune in grado di ospitare una sessantina di spettatori. 
Il campo da calcio di Erula ospita gli incontri interni della squadra di calcio appartente alla Polisportiva Erula, militante in Terza Categoria Sassari nel Girone E. Visita dei dintorni di ErulaIl territorio di Erula fu frequentato fin dal Neolitico, come testimoniano domus de Janas e le tombe di giganti vicino al paese. Ed in seguito l’altipiano boscoso e ricco di sorgenti è stato favorevole per l’insediamento nuragico, come dimostrano i resti dei nuraghi presenti nel suo territorio. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Erula, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas Fustilalza; delle tombe di giganti di L’Ea Cana ai limiti con il territorio di Pergugas, di Giagone, e di Longhidanu; del nuraghe complesso Soggiu; dei nuraghi semplici monotorre Erula, Ispiene dove è stata rinvenuta la famosa navicella bronzea con protome cervina, l’incompleto Nuragheddu intorno a cui sono sparsi numerosi macigni utili per lo studio dell’architettura nuragica, e Pubattu; dei nuraghi Giagone, Puligosu, e Sa Toa o Poligosu, tutti di tipologia indefinita; ed anche del nuraghe Espe del quale non rimane pi alcuna traccia. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. La Fontana di ErulaPassato l’ingresso del Campo da Calcio di Erula, proseguiamo lungo la via Walter Frau nella periferia del paese, lungo il tratto che collega il centro abitato di Erula alla piccola frazione di Lu Muntìggiu di L’Omu. Percorso appena un centinaio di metri, vediamo alla destra della strada la Fontana di Erula, che è stata per anni la principale risorsa idrica del paese, in quanto era quella situata più vicino al centro urbano e quindi più fruibile da larga parte della popolazione. 
La frazione Montiju de s'OmineProseguendo sulla prosecuzione della via Walter Frau, dopo aver superato le fontana di Erula, percorsi appena quattrocento metri in direzione sud ovest, arriviamo a vedere alla sinistra della strada gli edifici della piccola frazione Montiju de s'Omine, chiamata anche Lu Montíggiu de l’Omu. 
Il Cimitero Comunale di ErulaInvece di deviare sulla destra nella via Walter Frau, proseguiamo dritti lungo la via Nazionale, che, uscendo dall’abitato, riprenderà il nome di SP2 e si dirigerà verso sud est, per poi procedere verso l’abitato di Tula. Dopo aver percorso circa seicentocinquanta metri, arriviamo a uno svincolo nel quale prendiamo una deviazione sulla destra che, seguita per un centinaio di metri, ci porta all’ingresso del Cimitero Comunale di Erula. il quale si trova alla destra di questa strada. 
Lungo la strada da Erula a Perfugas si trova il nuraghe Nuragheddu Usciamo dal comune di Erula e prendiamo la via Nazionale verso nord, in direzione di Perfugas. Dopo aver percorso quasi seicento metri, arrivalti ai limiti dell’abitato, prendiamo a sinistra la via Cagliari lungo la quale, dopo un centinaio di metri, svoltiamo a destra e prendiamo una strada che, percorsa per circa cinquecentocinquanta metri, ci porta a trovare sulla destra della strada i resti del nuraghe Nuragheddu. Si tratta di un nuraghe semplice, monotorre, edificato in materiale indeterminato a 419 metri di altezza. Questo nuraghe, per ragioni sconosciute, non è stato mai portato a termine, tanto che tutto intorno, sono rimasti sparsi sul terreno numerosi macigni. Il sito potrebbe risultare di notevole interesse per lo studio dell’architettura nuragica.
La frazione ModditonalzaDal centro di Erula prendiamo la via Nazionale che esce a nord dall’abitato come SP2, la strada provinciale che congiunge Erula alla SS672 che collega Sassari con Tempio Pausania. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, seguiamo in direzione nord la SP2 per due chilometri e seicento metri, poi svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Campu d’Ulimu e Modditonalza. Seguita questa strada, dopo duecento metri raggiungiamo la località Campu d’Ulimu, frazione di Perfugas, e poi roseguendo lungo questa strada che si dirige verso ovest, percorso poco più di un chilometro, raggiungiamo la frazione Modditonalza (altezza metri 221, distanza 2.95 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che è una frazione del comune di Erula. 
In territorio di Perfugas si trova la chiesa romanica di Santa Vittoria de Su SassuDal centro di Erula prendiamo la via Nazionale che esce a nord dall’abitato come SP2, la strada provinciale che congiunge Erula alla SS672 che collega Sassari con Tempio Pausania. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, seguiamo la SP2 per tre chilometri, poi prendiamo lseguendo le indicazioni la deviazione a sinistra che, in ottocento metri, ci porta a vedere alla sinistra della strada la Chiesa romanica di Santa Vittoria de Su Sassu, che conserva nel suo nome il nome dell’altopiano di Su Sassu nel quale si trova, ed è chiamata anche Santa Vittoria di Campu d'Ulimu. La chiesa, così intitolata nella targa d’indulgenza del 1836 a nome del vescovo Michele Pes, pur essendo situata nel territorio di Perfugas, appartiene alla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, del comune di Erula. Edificata nella metà del dodicesimo secolo, è stata ampliata e completata nel corso del tredicesimo con lavori di ampliamento dell’aula allungata verso occidente, e di completamento della facciata. Il 3 aprile 1329 venne infine riconsacrata, come è attestato in due importanti pergamene di dedicatio dell’epoca fortuitamente conservatesi all’interno dell’edificio e oggi esposte nell’archivio parrocchiale della chiesa di Santa Maria degli Angeli di Perfugas. In particolare la prima delle due, contenente la dedicazione della chiesa da parte del vescovo di Ampurias Nicola I, costituisce l’attestazione più antica in scrittura carolina della Sardegna. 
L’edificio è un elegante esempio di architettura romanica costruito con conci di trachite bruna che secondo le differenti dimensioni e colori indicano i periodi di realizzazione e i successivi interventi di restauro e ampliamento della struttura. Alla primitiva fase costruttiva appartengono l’abside e la navata con copertura a capriate in legno, mentre alla seconda risalgono l’allungamento dell’aula verso occidente e la facciata, realizzata in conci di trachite bruna ben squadrati e sormontata da un massiccio campanile a vela. 
La facciata è a doppio spiovente e termina con il compatto campanile a vela, ed il paramento del prospetto è liscio e senza decorazioni, con il solo portale d’ingresso recante un arco a sesto acuto. La semplicità del paramento murario caratterizza tutte le pareti esterne, movimentate solamente dall’ingresso secondario a sud, dall’abside nella parete di fondo esposta ad est e dalle due monofore nelle pareti laterali. Nel 2011, durante un’operazione di catalogazione dei beni di pertinenza ecclesiastica all’interno della chiesa, è stato effettuato un eccezionale ritrovamento, dato che, nascosto nella scatola che fungeva da base per la statua della Santa, sono stati portati alla luce due frammenti di un retablo che raffigurano San Giorgio e Santa Lucia, attribuiti al Maestro di Castelsardo. Gli studi effettuati su alcuni elementi tecnici attraverso l’uso di sistemi di indagine estremamente sofisticati e innovativi hanno consentito di confermare i sospetti coltivati dagli esperti dell’ufficio Beni culturali della Diocesi di Tempio Ampurias, proprietaria dell’opera, ritrovata in pessimo stato nella chiesa che si trova nelle campagne di Perfugas. La scoperta porterebbe a supportare l’ipotesi che l’opera sia frutto dell’ingegno del Maestro di Castelsardo, artista attivo tra la fine del quindicesimo secolo e l’inizio del sedicesimo. L’ulteriore conferma è attesa dalle indagini che sta eseguendo un pool di esperti.
A metà del mese di maggio si svolge la Festa di Santa Vittoria, organizzata dai comitati delle le frazioni Campudulimu e Modditonalza, nella quale, al termine dei riti religiosi, nella piazzetta antistante l’edificio sacro, si svolge un pranzo, per il quale si macellano una trentina di pecore, e vengono offerte pietanze a base di prodotti tipici della zona. Nella periferia occidentale dell’abitato si trova la fontana di Lu CapriòniDal centro di Erula, arrivati dalla via Nazionale in piazza Giovanni XXIII, prendiamo di fronte alla chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, la via Francesco Petrarca e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a destra nella via Lu Capriòni. Seguiamo la via Lu Capriòni e dopo centosettanta metri svoltiamo a sinistra per rimanere sulla via Lu Capriòni. che seguiamo per quasi cinquecento metri, poi svoltiamo a destra e vediamo, subito alla destra della strada, la fontana di Lu Capriòni, che è situata alla periferia occidentale del paese, poco distante dal centro abitato. È stata creata, come altre fontane del territorio, intorno alla fine degli anni venti del Novecento ed è stata utilizzata, oltre che per l’approvvigionamento idrico delle famiglie, come lavatoio pubblico per molti anni. La sua sorgente ha la particolarità di avere una produzione continua di acqua, non essendo mai rimasta a secco, neppure nelle annate più siccitose. 
Lungo la strada che conduce a Chiaramonti dopo la località Basile raggiungiamo la località di Pubattu nella quale si trova il nuraghe PubattuDal centro di Erula, arrivati dalla via Nazionale in piazza Giovanni XXIII, prendiamo verso sud ovest la via Nazionale, la seguiamo per duecentottanta metri, poi svoltiamo a destra la via Ciriaco Carru che, dopo duecentocinquanta metri, esce dall’abitato come SP75 che conduce in direzione di Chiaramonti. Dopo circa un chilometro e duecento metri da dove la avevamo imboccata, subito dopo il cartello che indica il chilometro 14, troviamo la deviazione sulla sinistra, che, in circa cinquecento metri, porta alle case situate nella località Basile, chiamata anche Basili, le quali costituiscono una borgata rurale che apparteneva al comune di Perfugas dal quale è stata separata quando è stato costituito il comune di Erula. Percorsa appena appena poco più di una diecina di metri sulla SP75, prendiamo la successiva deviazione sulla destra, la seguiamo per cinquanta metri, e troviamo alla sinistra della strada la località Pubattu, chiamata anche Pupatta. Sul retro delle poche abitazioni della borgata rurale, c’è un sentiero che conduce ai resti del nuraghe Pubattu, ben conservato e visibile dalla SP75. Si tratta di un importante struttura megalitica classificabile come nuraghe semplice, monotorre, circolare a cella con tholos parzialmente integra, edificato in materiale indeterminato, probabilmente in basalto, a 419 metri di altezza. Le pareti sono fatte di grosse pietre, e sono ancora in piedi fino a circa cinque metri di altezza. La muratura è meglio esposta a sud e sud ovest. 
Il nuraghe si trova in un area archeologica più ampia, all’interno della quale è presente un antico stazzo che oggi accoglie un centro informativo turistico e culturale. Ed inoltre il nuraghe, posto nella parte superiore di un costone roccioso, è un ottimo punto di osservazione paesaggistica ed ambientale del territorio, dal quale è possibile scorgere la piana dell’Anglona, il Monte Ruju e le catene montuose della Gallura. I resti della tomba di giganti in località GiagonePresa la deviazione sulla destra della SP75 in direzione della località Pubattu, evitiamo borgata e proseguiamo verso nord e poi nord ovest per circa un chilometro lungo la vecchia strada di collegamento di Erula per Perfugas, poi prendiamo a sinistra una sterrata in discesa, che seguiamo per circa duecento metri fino ad arrivare in località Giagone. Un sentiero sulla sinistra ci porta a trovare, immersi nella vegetazione, a poca distanza dal nuraghe Giagone, un nuraghe realizzato in materiale indeterminato a 419 metri di altezza, i resti della tomba di giganti di Giagone, una interessante sepoltura collettiva preistorica edificata in trachite rosea a 323 metri di altezza. 
Si tratta di una struttura funeraria di epoca preistorica che, oltre a possedere un esedra leggermente arcuata, i sedili ben rifiniti ed il corpo allungato, è famosa per la sua stele a dentelli. Della stele resta, infatti, un concio con dentelli, con incassi ed una lunga risega a mensola, che appare grossolanamente sbozzata, e con altre due riseghe lungo gli spigoli laterali, ai lati di una convessità centrale scabra. Prima di ragiungere la localtà Putzu Canu troviamo la fontana di L’Ea CanaEvitando la deviazione per la località Giagone, proseguiamo sempre in direzione nord ovest per un altro paio di chilometri lungo la vecchia strada di collegamento di Erula per Perfugas e, prima di raggiungere la località Putzu Canu, vediamo alla sinistra della strada la fontana di L’Ea Cana. La fontana è situata a circa due chilometri e mezzo dal paese di Erula. Anche questa fontana, come altre del territorio, risale al 1928, come attestato da un’iscrizione posta sul fontanile stesso. Questa fontana, sempre attiva nei mesi invernali, risulta invece prosciugata nei mesi estivi a causa della siccità. 
Poco più avanti troviamo la tomba di giganti di L’Ea CanaProseguiamo sempre in direzione nord ovest sulla vecchia strada di collegamento di Erula per Perfugas per quasi duecento metri e, un poco lontano, alla destra della strada, immersa nella vegetazione, di trova la bella tomba di giganti di L’Ea Cana, chiamata anche tomba di giganti di Putzu Canu dal nome della località nella quale si trova. Interrata, realizzata con filari di pietre subsquadrate, è molto grande e presenta l’esedra ancora in buono stato, ottenuta con grosse lastre di trachite bruna disposte a taglio. 
Appena passata la tomba di giganti, lasciamo il territorio di Erula ed entriamo in quello di Perfugas, e, percorsa un’ottantina di metri, troviamo le indicazioni che ci fanno prendere una deviazione sulla destra, che ci porta, in circa duecento metri, all’Agriturismo Putzu Canu, che abbiamo già visto quando abbiamo descritto i dintorni di Perfugas. Lungo la strada per Chiaramonti raggiungiamo la frazione Tettile con la Fontana di Tettile Ritorniamo ora sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti. Percorsi verso sud settecentocinquanta metri dalla deviazione per la frazione Basile sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti, troviamo le indicazioni sulla destra che fanno svoltare in una strada in discesa subito a destra, e raggiungiamo la frazione Tettile (altezza metri 344, distanza 2.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 32), una piccola borgata rurale che costituisce una frazione del comune di Erula.
Entrati all’interno di questa frazione, a una settantina di metri da dove abbiamo preso la strada in discesa, svoltiamo a sinistra e, dopo circa centotrenta metri, vediamo alla sinistra della strada la fontana di Tettile, che è stata per anni il punto di approvvigionamento idrico più rilevante della zona. 
Era situata a metà strada tra Erula e Chiaramonti, che nella prima metà del Novecento presentava molti nuclei familiari, organizzati in cussògri, ossia in piccoli agglomerati, spesso riconducibili a nuclei familiari allargati e molto presenti in un ambiente tipico dell’habitat disperso. La frazione Cabrana Dalla frazione Tettile sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti, percorsi appena una cinquantina di metri verso sud, prendiamo la deviazione in salita sulla sinistra che, in circa settecentocinquanta metri, ci porta a raggiungere la frazione Cabrana (altezza metri 407, distanza 3.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 34), un’altra piccola borgata rurale situata nei dintorni di Erula.
Arrivanti al centro della frazione, è presente un ampio spiazzo, sul quale si affaccia una grande Statua di San Pio da Pietralcina. Poco più avanti, subito alla sua destra, è presente anche un piccolo Tabernacolo dedicato alla Madonna di Lourdes. 
La Fontana CannalzaDalla deviazione per la frazione Tettile proseguiamo verso sud sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti. Percorso poco più di un chilometro dalla deviazione per la frazione Tettile, troviamo una deviazione sulla sinistra con le indicazioni per la Fontana Cannalza, che raggiungiamo alla sinistra della strada dopo appena un centinaio di metri. 
Negli ultimi anni questa fontana è stata oggetto di una riqualificazione che, oltre a preservare la fontana ed i luoghi adiacenti, ha permesso la creazione di un’area di sosta attrezzata, immersa nel verde e all’ombra delle maestose piante esistenti. A nord ovest si trovano i resti del nuraghe di Ispiene dove è stata rinvenuta la famosa navicella con protome cervinaDalla deviazione per la fontana Cannalza proseguiamo verso ovest sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti. Percorsi circa trecento metri, troviamo alla destra una deviazione in una strada bianca in discesa, prendiamo questa strada locale e, dopo circa cinquecento metri, vediamo sulla sinistra, a una certa distanza dalla strada, il nuraghe di Ispiene detto anche nuraghe Spiena, che si trova su un alto costone roccioso sulla sommità della omonima collina, e che sorge in posizione dominate sull’ampia vallata sottostante. Fino a pochi decenni fa il nuraghe Ispiene faceva parte del territorio di Chiaramonti, in seguito sono stati ceduti circa duemila ettari al nuovo comune di Erula e con esso una certa quantità di nuraghi, tra i quali anche l’Ispiene. Si tratta di uno dei nuraghi più importanti del territorio, un nuraghe monotorre con rifascio edificato in materiale indeterminato a 377 metri di altezza, che esternamente non è molto appariscente, dato che presenta una struttura monotorre, parzialmente crollata e ricoperta di vegetazione. Probabilmente era un nuraghe a cumulo in terra, tanto che ancora oggi vediamo la collinetta addossata al nuraghe, che probabilmente un tempo lo ricopriva. L’ingresso è caratterizzato da un importante architrave monolitico, al suo interno si accede attraverso un corridoio dove è presente, sulla destra, una nicchia. Nella parte sinistra è collocata una scala a chiocciola per l’accesso al piano superiore. Di fronte all’ingresso, percorrendo un corridoio, si accede alla camera ogivale dove si può ammirare la bellissima struttura muraria a tholos, caratterizzata da filari ordinati di enormi massi che dalla base si restringono gradualmente verso la parte alta. 
Ispiene, che in lingua sarda significa milza, rimanda ad un utilizzo culturale-religioso dell’edificio da parte degli antichi Sardi. Estremamente significativo è, infatti, il carattere sacro di cui è intriso il nuraghe, con le sue celle e il sole che, allo zenit, nel solstizio estivo, vi penetra per congiungersi con madre Terra. Il nuraghe è famoso dato che nel 1925, durante gli scavi, al suo interno l’archeologo Antonio Taramelli ha effettuato il ritrovamento di una famosa Navicella in bronzo con protome cervina oggi custodita al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. La navicella è una delle più belle ritrovate in Sardegna, per eleganza e pregio di fattura. È lunga 19 centimetri, che diventano 25 se si comprende anche la protome, ed è quindi fra le più grandi fino ad oggi rinvenute. Ha pianta ovale, pareti robuste e la parte del fondo ricurva, con un lieve appiattimento nel centro ed uno stretto orlo sporgente. Sul ponte di prora svetta la grande testa di cervo, col muso a punta, grandi orecchi e grandi corna a triplice ramificazione. Ai due lati si trovano due transenne traforate. Sull’orlo delle transenne sono presenti quattro coppie di fori circolari, destinati molto probabilmente a contenere figurine di animali. Come in molte altre navicelle, sull’albero è presente il misterioso anello rotante che poteva servire all’inserimento di un albero trasversale, che poteva sostenere una vela. L’ipotesi di Leonardo Melis è che la vela potesse cadere con due triangoli ai lati dello scafo, e la rotazione dell’anello la avrebbe spostata consentendo alla navicella una manovra spedita, senza uso nè di remi nè di timone.
Proseguendo lungo la strada raggiungiamo a grande distanza più a nord il nuraghe PoligosuProseguendo lungo la strada locale che ci ha condotti a vedere il nuraghe di Ispiene, dopo quasi un paio di chilometri, sulla sinistra, si trovano i resti del nuraghe Poligosu, un nuraghe di tipologia indefinita edificato in materiale indeterminato a 288 metri di altezza. A breve distanza si trova il nuraghe Sa ToaAncora più a nord, proseguendo lungo la strada locale, distante qualche centinaio di metri, si trovano, sempre sulla sinistra, i resti del nuraghe Sa Toa, anch’esso un nuraghe di tipologia indefinita edificato in materiale indeterminato a 269 metri di altezza. Lungo la strada per Chiaramonti si trova la domus de janas FustilalzaDalla deviazione per la fontana Cannalza proseguiamo verso ovest sulla SP75 che collega Erula con Chiaramonti. Percorsi circa trecento metri vediamo la deviazione sulla destra nella strada bianca per il nuraghe Ispiene, la superiamo e continuiamo per ottocento metri, fino ad arrivare in località Fustilalza, il cui nome deriva da fustis, ossia pioppeti, come è stato storicamente indicato nel Dizionario geografico storico-statistico-Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, redatto da Vittorio Angius e Goffredo Casalis nella prima metà dell’Ottocento. Qui, in corrispondenza di una curva sulla destra, si vede proprio a ridosso della strada stessa una quasi sconosciuta domus de janas. Si tratta di un ipogeo funerario preistorico ricavato nella roccia, che dalla località prende il nome chiamandosi appunto domus de janas Fustilalza, ed è composto da un’anticamera e da un’unica celletta molto bassa. La domus rappresentava la casa, nella quale il morto veniva accompagnato col corredo funerario, cioè con i suoi oggetti, perché gli uomini credevano che quando si risvegliavano dovessero riutilizzare le proprie cose. 
La roccia nella quale è stata scavata la tomba in seguito, con il passare del tempo, si è ricoperta di muschio. La frazione OloittiRipresa la SP75 che congiunge Chiaramonti ad Erula, dalla domus de janas Fustilalza percorriamo verso sud ovest circa ottocentocinquanta metri e troviamo sulla destra una deviazione che porta alla frazione Oloitti o Oluitti (altezza metri 386, distanza 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 6), chiamata anche frazione San Giuseppe dal nome della chiesa che si trova in essa. 
La chiesa di San Giuseppe Lavoratore nella frazione OloittiDalla deviazione per la frazione Oloitti, proseguendo per circa duecento metri lungo la SP75 si trova, alla destra della strada, la Chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Oloitti, benedetta nel 1909. La chiesa di San Giuseppe Lavoratore è stata costruita tra il 1906 ed il 1909 grazie a un contributo governativo di 500 lire concesso nel 1903 su richiesta della giunta municipale di Chiaramonti, per la popolazione residente nei vicini agglomerati rurali allora ricadenti appunto nel comune di Chiaramonti. La sua consacrazione avviene il 25 ottobre 1909 per mano di don Cristoforo Grixoni, delegato dall’arcivescovo Monsignor Parodi, e nell’occasione vengono donati numerosi arredi sacri da membri del clero e personalità locali. Oggi, la chiesa rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità locale, che continua a onorare San Giuseppe con devozione. La facciata, con un antistante ampio sagrato, è movimentata da paraste, lesene e archi sia nel settore inferiore, sia in quello superiore, e termina con un timpano e un alto campanile a vela, posto nel lato destro. Al centro il portale d’ingresso è sormontato da un doppio arco a tutto sesto. A destra della facciata, addossato alla parete, vi è l’ambiente adibito a casa canonica e sacrestia. 
L’interno della chiesa è mononavato e suddiviso in tre campate compreso il presbiterio, situato nel settore settentrionale. L’altare originario, a grade, è addossato alla parete di fondo con la nicchia sovrastante che custodisce la statua del santo titolare. A sinistra dell’ingresso è collocato il fonte battesimale mentre a destra si trova l’acquasantiera e, nella seconda campata, l’accesso alla sacrestia. La copertura è costituita da travi e tavolato ligneo nell’aula mentre il presbiterio ha la volta con catino absidale in muratura. Ogni anno, presso questa chiesa, il primo maggio si celebra la Festa di San Giuseppe Lavoratore, che ogni anno richiama numerose presenze dal circondario, con la processione e la santa messa, e con festeggiamenti civili che prevedono balli sardi e spettacoli vari. Il Cimitero di OloittiSull’altro lato della SP75, alla sua sinistra, proprio di fronte alla chiesa di San Giuseppe Lavoratore, si trova il Cimitero di Oloitti. 
Il villaggio abbandonato di Su BullonePresa la deviazione sulla destra della SP75 che porta alla frazione Oloitti, la seguiamo fino al suo termine dopo due chilometri e seicento metri, dove questa strada sbocca su una trasversale, la strada che collega Chiaramonti con Su Bullone. La prendiamo verso destra, poi, dopo novecento metri, svoltiamo a destra e, in quattrocento metri, arriviamo al villaggio abbandonato di Su Bullone. È stato un villaggio molto vitale e produttivo nell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, ed è stato abitato fino agli anni settanta del Novecento, anche se solo da qualche famiglia. Sull interpretazione del nome alcuni studiosi indicano il termine sardo bullu o bullone, con riferimento al pollone degli alberi, associando in senso metaforico la fisionomia del villaggio a un pollone che fuoriesce dal tronco della pianta. La seconda ipotesi vede il termine su bullu inteso come bollore, riferendosi a un sito caratterizzato dalla presenza di una sorgente di acqua calda. Il villaggio immerso nella vegetazione tra piante spontanee di: asfodelo, mirto, lentisco e assenzio. Le abitazioni, lambite da brevi tratturi, sono però oggi abbandonate e decadenti. 
Bullone era praticamente autonomo nella produzione dei beni primari, che derivavano dall’allevamento e dall’agricoltura. Vi erano anche orti e frutteti che sopperivano alle esigenze delle famiglie. In casa si tessevano tessuti e si costruivano oggetti dal legno, dalla pietra e dall’osso. C era chi filava la lana, chi la tesseva, chi creava calzature, la sarta, il mugnaio, il ceramista e via dicendo. Ognuno aveva il suo compito, non avevano bisogno di recarsi nel paesi pi grandi o nelle citt per acquistare qualcosa che mancava. A Su Bullone non mancava mai nulla. Nella memoria popolare delle comunit anglonesi alcuni anziani ricordano ancora gli abitanti che venivano chiamati sos bullonesos o li bullonesi, i quali abbandonato il villaggio si insediarono nei centri limitrofi di Chiaramonti, Perfugas ed Erula. Tra gli edifici dismessi si trova la scuola, dove si possono quasi sentire le urla dei bambini risuonare nel cortile sotto quel grande albero di ulivo che c’era allora e che c’è ancora oggi, e che avrà assistito a chissà quanti scherzi, quanti giochi e anche qualche pianto nel cortile della scuola. Per correttezza storica vogliamo correggere la falsa notizia diffusa da alcuni, che sostenevano che la scuola fosse una stalla. La scuola era una stanza con caminetto posto sotto a un crocifisso inciso sul muro che ancora si vede, tenuta pulita dai ragazzi, su controllo del maestro. Con addobbi floreali sul crocifisso e negli angoli. Era una pluriclasse, con una media da dieci a quindici alunni. La struttura era recintata da muro a secco di circa cinquecento metri quadri. Si dice che terreno fosse stato donato dal proprietario Vinzenzo Casu, pur di istituire la scuola verso la fine degli anni venti.
Da Erula verso est arriviamo alla frazione Sa MelaDa Erula usciamo verso est lungo la via Nazionale, che ritorna ad essere la SP2 e muove in direzione di Tula. Dopo aver passato il Cimitero di Erula, percorsi quasi tre chilometri, raggiungiamo la frazione Sa Mela (altezza metri 437, distanza 2.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 138), una significativa frazione Erula. 
La Funtana Manna nella frazione Sa MelaArrivati all’interno della frazione Sa Mela, procediamo lungo la SP2 per circa cinquecento metri e, poco dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 13, prendiamo la prima deviazione a sinistra e la seguiamo per duecentotrenta metri, poi svoltiamo a sinistra e, dopo poco più di una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la Funtana Manna, che è stata per anni il punto di approvvigionamento idrico più importante per l’habitat disperso tipico del territorio in cui è situata. Inoltre, presentando una copertura, sia sulla fontana che sulla vasca, permetteva alle massaie che vi si recavano a lavare i panni di proteggersi dalla pioggia durante le giornate invernali e dal sole nelle calde giornate estive. 
La chiesa di San Giovanni Battista di Sa MelaPassata le deviazione per la Funtana Manna, proseguiamo lungo la SP2 che conduce a Tula, la quale ci porta nel suo centro, e dopo quattrocentocinquanta metri prendiamo verso sinistra la deviazione verso nord ovest seguendo le indicazioni per Oltana e Carra Casu. La seguiamo per trecentocinquanta metri, e troviamo, alla sinistra della strada, la strada che porta alla Chiesa di San Giovanni Battista di Sa Mela, una delle tante Chiese campestri, tutte uguali, fatte costruire da Pio XI, intorno al 1930, nell ambito di un progetto per l’evangelizzazione della popolazione rurale della Gallura. Successivamente, viste le esigenze dettate dalla crescita demografica, questa chiesa è stata ampliata ed è stata dotata di un piccolo campanile a torre, così come appare nella conformazione odierna. La chiesa, recentemente restaurata, ha subito un notevole ampliamento della sua struttura. L’edificio oggi racchiude in sè, in due settori separati, la vecchia cappella non più utilizzata e la nuova aula liturgica, collegate dal piccolo locale sul quale è costruito il tozzo campanile. La facciata attuale, nata in seguito ai lavori di ampliamento, è movimentata da un portico ribassato che occupa il settore occidentale della struttura. L’interno dell’aula, a pianta semicircolare, ha il presbiterio in posizione centrale nella parete orientale. Si tratta di un luogo di pace e spiritualità, che riflette il legame profondo tra la popolazione locale e le sue radici religiose. 
Questa chiesa rurale ha una forte importanza religiosa per la comunit , ed ogni anno questa chiesa diventa centro di celebrazioni in onore del Santo, mantenendo vive le tradizioni devozionali. Preso questa chiesa, il 24 giugno, si tiene la Festa di San Giovanni Battista con la messa solenne. e con festeggiamenti civili che prevedono l’offerta del pranzo tipico gallurese e la degustazioni di prodotti tipici del territorio, come le frittelle, le panadas e il maialetto sardo arrosto, che vengono offerti a tutti i partecipanti. La frazione Sa Inistra sulla strada che porta verso TulaDalla frazione Sa Mela, proseguiamo con la SP2, che è la strada che collega Chiaramonti con Erula e da qui porta a Tula. Dopo circa quattrocento metri dall’incrocio che ci ha portati alla chiesa di San Giovanni Battista, prendiamo la deviazione a sinistra e poi, subito dopo, a destra, seguendo le indicazioni, Percorsi circa quattrocento metri, arriviamo all’ultima frazione Erula, ossia alla frazione Sa Inistra (altezza metri 341, distanza 4.3 chilometri, della quale non è disponibile il numero di abitanti). 
Il grande parco eolico Sa Turrina Manna di Erula Dall’interno della località Sa Mela, all’incrocio che ci ha portati a sinistra, verso nord ovest, alla chiesa di San Giovanni Battista, prendiamo, invece, a destra, verso sud est, la strada che, in due chilometri e trecento metri, ci porta all’ingresso del grande Parco Eolico Sa Turrina Manna dell’Enel Green Power, che sorge ad un altezza di quasi settecento metri sul Monte la Sarra, e ricade a cavallo tra il territorio Comunale di Erula e quello di Tula. Il parco è accessibile al pubblico e lungo il percorso che lo attraversa si trovano alcune aree di sosta attrezzate con giochi per bambini e per picnic. Dal monte i visitatori possono ammirare il variegato panorama della vallata dell’Anglona e, sul versante opposto, quello del lago Coghinas. La costruzione del grande parco eolico è iniziata nel 2003 con l’installazione di ventotto aerogeneratori ai quali, nel 2009, se ne sono aggiunti altri quaranta. Si tratta, complessive, di sessantotto turbine eoliche, che rendono il parco, oggi, il più grande impianto del suo genere in Italia. La potenza complessiva installata è pari a 84 Mw, mentre la produzione a regime può raggiungere circa 126 milioni di Kw/h l’anno. Il parco è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 46mila famiglie, senza immettere nell’atmosfera sostanze dannose per l’ambiente.
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, lasceremo l’Anglona interna, e, da Erula, ci porteremo nel Monteacuto occidentale, a Tula paese affacciato sulla costa occidentale del lago del fiume Coghinas. |