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Magomadas con la sua bella costiera e con la frazione turistica di Santa Maria del Mare


In questa tappa del nostro viaggio, da Modolo arriveremo a Magomadas che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con la sua costiera nella quale si trova la sua frazione turistica di Santa Maria del Mare con la spiaggia di Santa Maria.

La regione storica della Planargia

La PlanargiaLa Planargia è una piccola regione sulla costa occidentale della Sardegna. Si tratta di un vasto e fertile altopiano vulcanico che si estende dal Marghine fino al mare, fra i territori di Villanova a nord ed il Montiferru a sud, attraversato dalla valle del fiume Temo. Il nome deriva dall’andamento pianeggiante della sua conformazione geografica. La Planargia si trova interamente in Provincia di Oristano ed i comuni che ne fanno parte sono Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Montresta, Sagama, Sindia, Suni, Tinnura e Tresnuraghes. regione fortunata per la sua posizione geografica e per il clima mite tutto l’anno, la Planargia occupa un posto rilevante nella produzione vitivinicola della Sardegna, grazie soprattutto alla malvasia di Bosa. La Planargia si sviluppava interamente nella Provincia di Nuoro, ma, dopo la nascita della nuove province della Sardegna, tutta la sua zona costiera è stata portata all’interno della Provincia di Oristano.

In viaggio verso Magomadas

Da Montresta eravamo arrivati a Modolo, dal cui centro la via Roma ci porta sulla SP35 con la quale proseguiamo verso sud per circa due chilometri ed entriamo all’interno dell’abitato di Magomadas. Dal Municipio di Modolo a quello di Magomadas si percorrono 2.2 chilometri.

Il comune chiamato Magomadas

Magomadas-Veduta dell’abitatoMagomadas-Stemma del comuneIl comune Magomadas (nome in lingua sarda Magumadas, altezza metri 263 sul livello del mare, abitanti 582 al 31 dicembre 2021) è un comune collinare di origine antica con un’economia di tipo prettamente agricolo che si sviluppa sulla sommità di una collina a pochi chilometri dal mare, su cui si affaccia con circa due chilometri di spiagge bianche e coste molto suggestive. Da questo poggio si apre oltretutto un panorama mozzafiato che spazia dall’incantevole valle di Modolo all’azzurro mare di Bosa. Il pittoresco abitato è caratterizzato da antiche case e circondato dai caldi colori delle vigne sparse nella fertile campagna, che da sempre ha segnato tradizioni ed economia agropastorali della comunità. Il territorio Comunale, comprensivo del piccolo centro di Santa Maria del Mare contiguo a Porto Alabe del comune di Tresnuraghes, ha un profilo geometrico irregolare con accentuate variazioni altimetriche, che vanno da un minimo all’altezza del mare fino ad un massimo di 328 metri sul livello del mare.

Origine del nome

Il suo nome è uno dei pochi nomi sardi cui si conosce l’origine, rintracciata nelle voci semitiche puniche Maqom-Hadash, ad indicare una città nuova. Tale certezza deriva dal confronto con la città di Macomades, l’odierna Mersa Zafram ossia Sirte in libia. alla luce di questa interpretazione le origini del suo insediamento risulterebbero quindi molto antiche, e riflette la fondazione del paese da parte dei Punici. un’altra ipotesi più fantasiosa, invece, lega l’origine del nome alla grande produzione di uva da vino della zona, dato che il nome potrebbe significare pane con uva bianca e derivare dal greco Maghis ossia pane e Mados Ossia uva bianca.

La sua economia

L’economia del paese è prevalentemente di tipo agro: il pastorale, ma negli ultimi anni si sta orientando in senso turistico anche grazie al suo territorio così suggestivo e alle sue coste, che attirano ogni anno un numero sempre crescente di visitatori. Per quanto riguarda il settore economico primario, l’agricoltura conserva un ruolo importante nell’economia locale, dato che si producono cereali, foraggi, uva da vino, olive, agrumi e altra frutta. Accanto al lavoro dei campi si pratica l’allevamento di suini, ovini, equini e avicoli. Pe il settore secondario, a parte qualche piccola azienda che opera nel comparto edile, l’industria è pressochché inesistente. Modesta è anche la presenza del terziario. La sua favorevole posizione geografica, a ridosso della costa, la rende meta, in estate, di un discreto afflusso di turisti. Offre, inoltre, la possibilità di effettuare interessanti escursioni nei dintorni e di raggiungere la vicina Isola Rossa e il sito archeologico del nuraghe Porcos. Per gli amanti delle escursioni in mezzo alla natura si segnalano anche i percorsi del vicino monte lorio. L’apparato ricettivo, che comprende alcuni agriturismo, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno.

La viticoltura con le uve per la produzione della Malvasia di Bosa

Modolo-Stemma del comuneLa produzione più rinomata è quella vitivinicola, in particolare del vino bianco prodotto con il vitigno Malvasia di Sardegna, ed il paese rientra nell’area di produzione del vino Malvasia di Bosa Doc. La Malvasia di Bosa deve venir prodotta con almeno il 95% di uva Malvasia di Sardegna, condizione più severa rispetto a qualsiasi altro vino Doc in Sardegna, lasciando solo il 5% di margine per la presenza di varietà diverse nei vigneti, che viene permesso solo per permettere l’impollinazione incrociata nei vigneti, a condizione che poi i produttori cerchino di escludere queste uve nella produzione del vino. La zona di produzione delle uve atte a produrre la Malvasia di Bosa comprende territori nei Comuni di Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Suni, Tinnura e Tresnuraghes, tutti in Provincia di Oristano.

Brevi cenni storici

Il territorio è abitato già in epoca prenuragica e nuragica come dimostrato dai resti rinvenuti nel paese e nei dintorni, tra cui i resti di un pozzo sacro in località di Puttu e varie torri nuragiche, tra cui spicca il nuraghe Sebes, nella periferia del paese, che dominava stratagicamente tutta la valle attorno. L’insediamento originario sorge in epoca punica non lontano dal maresu una collina vicino agli attuali ruderi dell’antica chiesa di San Nicola, come confermato dal nome che deriva da Maqom-Hadash, ossia città nuova. L’antico abitato cartaginese viene distrutto nel 1226 da una scorreria di pirati saraceni e ricostruito nel sito dell’attuale paese, posto più all’interno rispetto alla costa e in posizione maggiormente difendibile. Nel medioevo appartiene al Giudicato del Logudoro e fa parte della curatoria della Planargia. Nel 1259, alla caduta del Giudicato, viene governato dai Malaspina e successivamente nel 1308 entra a far parte del Giudicato di Arborea. In quegli anni il villaggio è uno dei pricipali centri dell’Isola, e nel 1388 vi viene stipulato il trattato di pace tra Eleonora d’Arborea e il re Giovanni I d’Aragona. Intorno al 1420 passa sotto il dominio aragonese nel regno di Sardegna e diviene un feudo, concesso nel 1430 a Guglielmo Raimondo de Moncada, poi confiscata dalla Corona, che la cede nel 1468 alla famiglia Villamarì. Nel 1469 il feudo viene concesso al cagliaritano Antonio Brondo, a cui viene confiscato nel 1670. Nel 1698 appartiene alla famiglia Olives e infine nel corso del diciottesimo secolo viene incorporata nel Marchesato della Planargia, periodo durante il quale dal 1756 passa per vie ereditarie alla famiglia dei Paliacio, i cui discendenti assumono i titoli di marchese della Planargia ed i primogeniti di conti di Sindia, Marchesato che viene incorporato nel diciottesimo secolo dai Savoia, che confermano il possesso dei Paliacio. Viene riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Nel 1927 il comune di Magomadas viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito da questa nella Provincia di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Magomadas

Magomadas-Sfilata del 'Gruppo Tradizioni Popolario Sant’Elia' di MagomadasA Magomadas è attivo il Gruppo Tradizioni Popolario Sant’Elia, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località dell’isola esibendo il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Magonadas, la terza settimana di maggio si svolge il primo degli appuntamenti consueti che attirano un gran numero di visitatori è rappresentato dalla prima Festa in onore di Santa Maria del mare nella frazione turistica omonima; il 24 giugno si celebra la Festa patronale di San Giovanni Battista; ed il 15 agosto, il secondo degli appuntamenti consueti che attirano un gran numero di visitatori ossia la seconda Festa in onore di Santa Maria del mare. In concomitanza con la Festa di Santa Maria del Mare si svolge anche la Sagra del vino Malvasia.

Visita del centro di Magomadas

L’abitato di Magomadas, che è interessato da forte espansione edilizia, è circondato da lunghe distese di vigneti, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Il pittoresco abitato è caratterizzato da antiche case e circondato dai caldi colori delle vigne sparse nella fertile campagna, che da sempre ha segnato tradizioni ed economia agropastorali della comunità. Entriamo nell’abitato di Magomadas arrivando da nord est con la SP35 proveniente da Modolo

Il Cimitero di Magomadas

Magomadas: il Cimitero di MagomadasArrivando a Magomadas, lungo la SP35 troviamo alla destra della strada il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, poco prima del quale la strada provinciale ha iniziato a costeggiare affacciato su un’altura alla sua sinistra il muro di cinta del Cimitero di Magomadas. Subito dopo la SP35 arriva a un bivio, dove parte a destra la via Sassari mentre la strada provinciale prosegue verso sinistra. Al bivio, alla sinistra della strada provinciale, si vedono le scalinate di accesso che portano sull’altura ai cancelli di ingresso del Cimitero di Magomadas.

Il Municipio di Magomadas

Magomadas: il Municipio di MagomadasPassato l’accesso al Cimitero, evitiamo la deviazione a destra nella via Sassari e proseguiamo verso sinistra con la SP35 che, dopo poco più di un centinaio di metri, sbocca sulla via Vittorio Emanuele III. Prendiamo questa strada verso sinistra e subito dopo, alla sinistra della strada, al civico numero 52 della via Vittorio Emanuele III, vediamo l’ingresso del Municipio di Magomadas, un alto edificio che si trova proprio dopo l’angolo tra la provinciale e questa strada, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Le attività del Muinicipio sono organizzate attraverso i seguenti Uffici comunali: lo Sportello Unico Attività Produttive, l’Area Amministrativa e Affari Generali, l’Area tecnica, i Servizi sociali, l’Area finanziaria, ed il Segretario Comunale.

La chiesa della Santa Croce

Magomadas-La chiesa della Santa CroceDa dove con la strada provinciale siamo arrivati sulla via Vittorio Emanuele III ed abbiano visto sulla sinistra il Municipio, prendiamo invece verso destra e, dopo un centinaio di metri, arriviamo nel punto dove arriva da destra la via Sassari, proseguiamo per altri circa duecento metri ed arriviamo a un bivio dove parte a sinistra la via Umberto I. Prendiamo a destra la prosecuzione della via Vittorio Emanuele III e vediamo, alla destra della strada, deviazione in salita che porta alla piccola chiesa della Santa Croce, sede della secolare e omonima Confraternita. La chiesa, che risale alla fine del quattordicesimo o all’inizio del quindicesimo secolo, custodisce al suo interno un bellissimo Cristo ligneo dell’inizio del settecento opera di un anonimo, con gli arti superiori snodati, che è il protagonista del rito de S’Iscravamentu ossia della discesa dalla Croce durante la Settimana Santa.

Magomadas: chiesa della Santa Croce: facciata Magomadas: chiesa della Santa Croce: cartello con indicazioni

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

Magomadas-La chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaPassata la deviazione in salita che ci ha portati alla chiesa della Santa Croce, proseguiamo per quasi un centinaio di meri ed arriviamo a un altro bivio, dove a sinistra continua la via Vittorio Emanuele III mentra a destra si sviluppa la piazza della Parrocchia, sulla quale, al civico numero 2, si affaccia la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, che sorge nella parte più antica di Magomadas. Secondo alcuni la versione iniziale di questa chiesa sarebbe stata edificata nel tredicesimo secolo dalla popolazione fuggita dall’antico sito litorale da dove l’abitato sarebbe stato trasferito per problemi di carattere difensivo. La chiesa giunta fino a noi, che presenta un impianto gotico catalano, risale ai primi decenni del diciassettesimo secolo, ed è stata oggetto di restauri nel 1762 e successivamente nel 1835. L’impianto a navata unica è interrotto da un arco trionfale a forma ogivale in trachite rossa che immette nel presbiterio, opera nel 1631 dei maestri Piccapedreris di Macomer. Considerando la forma ogivale dell’arco trionfale e di due altri archi di ingresso alle cappelle laterali, si ritiene che l’interno dovesse originariamente riproporre lo schema catalano ad aula terminata da un presbiterio quadrangolare più basso e stretto e aperta in cappelle laterali. Probabilmente già nel settecento si era modificata la parete di fondo della tribuna da rettilinea in semicircolare, secondo le indicazioni dell’estetica barocca, iniziata nella seconda meta del diciassettesimo secolo, ma diffusa ampiamente con l’avvento piemontese. La copertura della navata, originariamente in legno sostenuta da arcate trasversali a sesto acuto ancora visibili, è stata oggetto di un rifacimento con la volta a botte lunettata che potrebbe risalire al settecento se non addirittura all’ottocento, quando si sono trasformate le cappelle gotiche e il presbiterio in vani cupolati. Di particolare pregio al suo interno sono i tre altari settecenteschi in stucco.

Magomadas: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: facciata Magomadas: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: campanile Magomadas: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: interno Magomadas: chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: cartello con indicazioni

Ogni anno il 24 giugno presso questa chiesa si svolge la Festa patronale di San Giovanni Battista, per la quale dopo le cerimonie religiose e la processione, i balli nella pubblica piazza sono molto animati. Dalla fine del diciannovesimo secolo, nei locali della chiesa parrocchiale viene conservato un famoso drappo di forma quadrata sottratto ai saraceni, i quali infestavano le coste alla ricerca di schiavi e di bottino, drappo che era stato usato a guisa di bandiera civetta per le navi cristiane, e che era rimasto nelle mani dei Magomadesi dopo uno scontro del 1684 nel quale erano state distrutte tutte le loro tartane ed uccisa la maggior parte degli aggressori.

Quella che era la storica casa parrocchiale ospita il Museo del vino

Magomadas: il Museo del vinoMagomadas: il Museo del vinoArrivati in piazza della Parrocchia, prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Vittorio Emanuele III che, dopo un’ottantina di metri, sbocca sulla via Giuseppe Garibaldi, nella quale, al civico numero 14, si trova il Museo del vino che fornisce un interessante excursus storico sulla vinificazione della Planargia, e l’Enoteca della Malvasia di Bosa, dove vengono offerte degustazioni di vino abbinato a gustosi piatti tipici. L’edificio sede del Museo è stato costruito per volontà dell’allora vicario parrocchiale di Magomadas, il sacerdote Angelo Maria Atene, quale sua abitazione da lasciare, dopo la sua morte, in eredità perpetua ai parroci che si sarebbero succeduti alla guida della parrocchia. La costruzione dell’edificio che ospita il Museo ha avuto inizio negli ultimi anni del settecento ed è stata ultimata nel 1801, così come riportato nell’architrave del portone d’ingresso. Magomadas e la Planargia in quegli anni erano sotto il dominio dei Marchesi Paliacio, casato che deteneva il feudo già dal 1756.

Sotto la vecchia casa parrocchiale sono stati rinvenuti i resti del nuraghe Oladolzu

Magomadas-resti del nuraghe OladolzuMagomadas-reperti rinvenuti nel nuraghe OladolzuNell’ottocentesco Dizionario di Goffredo Casalis e Vittorio Angius si affermava che presso le rovine dell’antica chiesa di San Nicola si vedeva un nuraghe in gran parte distrutto… Ed infatti, sul retro del Museo del vino tra il 2008 e il 2010, nel corso di una campagna di scavi archeologici in occasione dei lavori di sistemazione del giardino della storica casa parrocchiale,, sono stati portati alla luce i resti di un nuraghe noto come Nuraghe Oladolzu, che è forse tra quelli che hanno destato maggiore attenzione da parte di archeologi e studiosi dell’età nuragica. Affacciato in posizione elevata sulla vallata di Modolo e sulla costa, rivela la sua origine strategica ed insieme a Punta lorio, al nuraghe San Nicola e al nuraghe Sebes, faceva parte di un sistema di controllo degli accessi dal mare e di protezione delle vallate interne. I materiali emersi dallo scavo lasciano ipotizzare una certa continuità di vita di questo sito dall’età nuragica all’età punica, all’età romana repubblicana ed imperiale, fino alle fasi medievale e moderna. Sono rimasti intatti alcuni filari di una torre, coperta dalle case di civile abitazione che hanno sfruttato le possenti mura come fondamenta e sotto il muro perimetrale che separa il giardino dalla strada panoramica in direzione da nord a sud. I reperti rinvenuti sono conservati nel Museo del vino.

Gli impianti sportivi

Dal Municipio di Magomadas prendiamo la via Vittorio Emanuele III verso ovest, superiamo il punto dove arriva da destra la via Sassari e proseguiamo per una cinquantina di metri poi svoltiamo a sinistra in via della pace, lungo la quale, dopo un’altria cinquantina di metri, si vede a destra il cancello di ingresso degli impianti sportivi di Magomadas. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo da Calcetto con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per una settantina di spettatori, nel quale svolgere come discipline il calcio ed il calcetto ossia calcio a cinque.

Magomadas: impianti sportivi: ingresso Magomadas: impianti sportivi: il Campo da Calcetto ossia calcio a cinque

I murales ed il Monumento ai Caduti e la fonte di Sant’Elia

Magomadas-Veduta della via Vittorio Emanuele II verso lo slargo con a sinistra i murali, al centro il Monumento ai Caduti e in fondo a sinistra la Fonte di Sant’EliaTorniamo al Municipio e prendiamo la via Vittorio Emanuele III questa volta in direzione est, la seguiamo per circa duecentocinquanta metri ed arriviamo a uno slargo al centro del quale si trova il Monumento ai Caduti. Sul lato sinistro della strada è presente una Sequenza di murali che raffigurano la lavorazione dell’uva e la produzione del vino. Al centro dello slargo si trova il Monumento ai Caduti in guerra, un monumento architettonico realizzato tra il 1980 ed il 1990, costituito da un’ampia base pavimentata in granito, elevata su tre gradini; al centro della quale sono presenti tre steli triangolari con punta spezzata e altezze diverse, composte di lastre marmoree scure. Sulla fronte principale, leggermente inclinata, si trova la lasta granitica con i nomi dei caduti in guerra.

Magomadas: i murales alla fine della via Vittorio Emanuele II Magomadas: il Monumento ai Caduti in guerra

La fonte di Sant’Elia che era vicina alla chiesa scomparsa di Santa Sofia

Magomadas-La fonte di Sant’EliaSul lato sinistro alla fine dello slargo si vede la facciata della Fonte di Sant’Elia, un’antica fontana che presenta un arco in trachite rossa molto simile all’arco arco trionfale a forma ogivale in trachite rossa che immette nel presbiterio nella chiesa parrochiale di San Giovanni Battista. Vicino alla fonte un tempo era presente la chiesa di Santa Sofia dedicata anche a Sant’Elia, edificata nel 1756, nella quale si celebrava una Festa con gran concorso di pellegrini, con anche una fiera ed i soliti spettacoli. della chiesa di Santa Sofia non rimane però più alcuna tracca.

Visita dei dintorni di Magomadas

Ricerche archeologiche nel territorio di MagomadasPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Magomadas sono stati rinvenuti resti archeologici in località Badde nuraghe I e Badde nuraghe II, località Agra, località Mattaine, località Pianu, località Puttu, località San Maltine e San Giovanni, località Santa Lucia, località Santa Vittoria, località Sorighes, località su Nurattolu, ed anche all’interno dell’abitato di Magomadas. Sono stati inoltre portati alla luce i resti del pozzo sacro di su Puttu di epoca nuragica, di cui oggi sono visibili solo pochi resti; della tomba di Giganti di Sant’Arbara; del Protonuraghe Sant’Arbara; dei Nuraghi semplici Andula, San Nicola, e del nuraghe Sebes ubicato nella periferia del paese; del nuraghe complesso Oladolzu ubicato all’interno dell’abitato e che abbiamo già descritto; del nuraghe Punta lorio di tipologia indefinita.

I resti del nuraghe semplice Sebes

Magomadas-resti del nuraghe SebesMagomadas-Planimetria del nuraghe SebesUsciamo da Magomadas verso nord con la SP35 in direzione di Modolo e, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 1, troviamo la deviazione sulla destra che ci porta sul margine meridionale di un pianoro che guarda la valle di Modolo, dove si trovano i resti del Nuraghe Sebes. Si tratta di un nuraghe monotorre a pianta circolare costruito in basalto a 277 metri di altezza. Che si conserva per una altezza massima di quattro metri con conque filari a sud est, mentre l’elevato minimo si registra a nord ovest con il solo filare di base. L’ingresso volto a sud est è crollato così come il corridoio che ostruisce eventuali vani sussidiari. Dispone di una camera interna a tholos che nella parete destra presenta una nicchia vagamente semiellittica anch’essa in parte crollata.

La Cappella campestre di Nostra Signora del latte Dolce

Magomadas-Padeddas: la Cappella di Nostra Signra del latte Dolce che fa parte dell’ex convento PadeddasArrivando con la via Vittorio Emanuele III nello slargo con al centro il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso destra imboccando la strada che collega Magomadas con Bosa, la seguiamo per un chilometro e seicento metri e vediamo sulla sinistra il cartello che indica la località Padeddas, nella quale si trovano le case Padeddas. Prendiamo la deviazione a sinistra in una stretta strada che seguiamo per circa trecentocinquanta metri, e vediamo, alla sinistra della strada, il vecchio edificio religioso recentemente ristrutturato che ospitava l’ex convento Padeddas, la cui struttura è costituita da quattro corpi di fabbrica affiancati, con copertura a doppio spiovente. Accanto ad esso, si vede la Cappella di Nostra Signora del latte Dolce che fa parte dell’ex struttura conventuale.

I pochi resti del pozzo sacro di su Puttu

Arrivando con la via Vittorio Emanuele III nello slargo con al centro il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso destra imboccando la strada che collega Magomadas con Bosa, la seguiamo per un chilometro e novecento metri, poi svoltiamo a sinistra in una deviazione in discesa seguendo le indicazioni per Santa Maria del Mare. Percorsi settecentocinquanta metri, prendiamo a sinistra la deviazione per la località Puttu, dopo circa centotrenta metri arriviamo un bivio dove prendiamo a sinistra e, percorsi altri circa centoquaranta metri, si trovano alla destra i pochi resti del pozzo sacro di su Puttu, un antico pozzo al cui interno sono stati rinvenuti manufatti dell’epoca romana. Il monumento è di tipo isodomo e quindi fattura assai raffinata. Di esso oggi sono visibili solo alcuni resti, sono riconoscibili numerosi blocchi dell’edificio sacro disseminati in prossimità di un pozzo di recente costruzione che, di fatto, ha sostituito quello antico distruggendolo e lasciando sul terreno solo alcuni conci finemente sagomati.

La chiesa campestre di Nigolosu

Magomadas-Nigolosu: chiesa campestre di NigolosuArrivando con la via Vittorio Emanuele III nello slargo con al centro il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso destra imboccando la strada che collega Magomadas con Bosa, la seguiamo per due chilometri e quattrocento metri e vediamo sulla destra le indicazioni per la località Nigolosu. Prendiamo la diviazione a destra in una stretta strada che seguiamo per duecentocinquanta metri, finché sbocca su una traversale che prendiamo verso sinistra, proseguiamo per meno di duecento metri e vediamo alla sinistra della strada alcune piccole abitazioni, accanto alle quali si vede l’edificio che ospita la chiesa campestre di Nigolosu, la quale si trova quansi al confine tra il territorio comunela di Magomadas e quello di Bosa..

I resti del nuraghe San Nicola vicino al quale era stato edificato il primo abitato di Magomadas

Magomadas-resti del nuraghe San NicolaMagomadas-Planimetria del nuraghe San Nicola con la chiesa di San NicolaDa dove avevamo preso la strada che collega Magomadas con Bosa, la seguiamo per tre chilometri e settecento metri evitando le prima deviazioni per Santa Maria del Mare, poi prendiamo a sinistra la seconda deviazione per Santa Maria del Mare e, dopo quattrocentocinquanta metri, vediamo a sinistra un’altura sulla quale era presente l’area di San Nicola dove si trovano i resti del nuraghe omonimo e dove la tradizione pone l’abitato medievale, trasferitosi, poi, nell’attuale sede nel 1226. Il Nuraghe San Nicola era del tipo monotorre, edificato in calcare a 147 metri di altezza, ma di esso non rimangono che pochi filari. Vicino ad esso si trovano anche i pochi ruderi dell’antica chiesa di San Nicola che era presente nell’antico abitato di Magomadas.

La costiera di Magomadas

L’attuale sviluppo turistico di Magomadas è da attribuirsi a due fattori principali: da una parte le sue spiagge sempre più frequentate e dall’altra la sua vocazione vitivinicola. La Marina di Magomadas può essere una validissima alternativa a località balneari ben più note e frequentate, quali quelle vicine di Bosa o di Alghero, infatti Magomadas è diventata dopo Bosa e Porto Alabe frazione turistica di Tresnuraghes, il terzo centro della Planargia per presenze turistiche. Un mare incontaminato e di un azzurro profondo, aspre scogliere e spiagge ampie e bianchissime sono le caratteristiche che accolgono i turisti al loro arrivo.

La frazione Sa lumenera

Arrivando con la via Vittorio Emanuele III nello slargo con al centro il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso destra imboccando la strada che collega Magomadas con Bosa, dopo un chilometro e novecento metri evitiamo la prima deviazione a sinistra per Santa Maria del Mare, dopo un altro chilometro e ottocento metri evitiamo la seconda deviazione a sinistra per Sant Maria del Mare, proseguiamo per circa cinquecento metri e raggiungiamo la costa, dove svoltiamo a sinistra e in circa trecento metri raggiungiamo la frazione di Sa lumenera (altezza metri 80, distanza in linea d’aria circa 4.31 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 35).

La frazione turistica di Villaggio Turas

Rggiunta la costa, evitiamo di svoltare a sinistra per Sa lumenera e proseguiamo lungo la strada che si dirige verso nord e, in trecento metri, ci porta all’interno della frazione di Villaggio Turas (altezza metri 65, distanza in linea d’aria circa 4.11 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 12), nella quale è presente un villaggio turistico ubicato in parte in territorio di Magomadas ed in parte in quello di Bosa. Lungo la costa, un poco più a nord, si raggiunge la spiaggia sabbiosa di Turas, che si trova in territorio di Bosa, a sud di questa cittadina, nei pressi della frazione Villagio Turas.

La frazione turistica di Santa Maria del Mare

Arrivando con la via Vittorio Emanuele III nello slargo con al centro il Monumento ai Caduti, proseguiamo verso destra imboccando la strada che collega Magomadas con Bosa, dopo un chilometro e novecento metri prendiamo la prima deviazione a sinistra per Santa Maria del Mare, la seguiamo e dopo due chilometri e trecento metri raggiungiamo la costa. Qui svoltiamo a destra e subito dopo a sinistra entriamo nella frazione di Santa Maria del Mare (altezza metri 62, distanza in linea d’aria circa 4.88 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 34), che costituisce la Marina di Magomadas. Il piccolo borgo si è sviluppato intorno alla piccola chiesa di Santa Maria del Mare.

La piccola chiesa di Santa Maria del Mare

Magomadas-La chiesa di Santa Maria del MareNella frazione marina di Santa Maria del Mare si trova la piccola chiesa di Santa Maria del Mare, anticamente chiamata chiesa de S’Istella ossia della stella, edificio cui una piccola cupola centrale dà un aspetto quasi arabo.. Il suo impianto originale, conservato nonostante i tanti restauri, risalirebbe al 1635. Proprio presso questa chiesa si svolge due volte l’anno, la terza domenica di maggio e di agosto, la Festa di Santa Maria del Mare, e per l’occasione tutto il paese viene coinvolto nell’organizzazare l’accoglienza di turisti, che giungono numerosi dai paesi circostanti. La Festa culmina con la processione che si snoda dal paese fino alla piccola chiesa ad essa dedicata, che sorge in riva al mare. Nello spiazzo antistante alla cheisa si svolgono i festaggiamenti con concerti balli e canti. In concomitanza con questa Festa si tiene anche la Sagra del vino Malvasia, la più sentita dalla comunità magomadese e coinvolgente per gli ospiti con degustazione delle migliori produzioni dei viticoltori locali.

La spiaggia di Santa Maria

Un poco più a sud rispetto alla piccola chiesa, si sviluppa sul litorale la spiaggia di Santa Maria, che si trova in località Noesala e confina a sud con la frazione Porto Alabe, dalla quale è separata da un piccolo tratto roccioso, e confina a nord con un’alta scogliera scura.

Magomadas:-La spiaggia di Santa Maria del MareLa spiaggia di Santa Maria è caratterizzata da un arenile di piccole dimensioni, formato da sabbia di colore ambrato, a grani grossi, affacciata su un mare trasparente, con il fondale basso a prevalenza roccioso, e con la presenza di scogli piatti nella battigia e sul fondale marino. La spiaggia ha un arenile della lunghezza di circa 200 metri, che è formato da sabbia grigio chiaro e dorato, a grana fine e media. Il mare è azzurro, con un fondale roccioso, formato da bassi scogli piatti nei pressi della riva, e quasi subito profondo Mediamente frequentata in alta stagione, non sono presenti servizi direttamente sulla spiaggia, me se ne trovano nel centnro abitato nelle immediate vicinanze. Alle spalle della spiaggia lo scenario è dominato dalla macchia mediterranea. Un poco più a nord della spiaggia l’arenile lascia spazio ad un’alta scogliera, mentre a sud la spiaggia arriva fino al territorio di Porto Alabe, dove prosegue con la spiaggia Albatros.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Magomadas ci recheremo a Tresnuraghes dove è nato lo scultore Giovanni Pintori, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con la sua costiera nella quale si trovano i suoi siti archeologici e le sue spiagge.


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