![]() ![]() | |||||||||||||||
Home page Guest book Siti amici Sostienici Scrivici Mappa del sito | |||||||||||||||
![]() | ![]() | ![]() | |||||||||||||
Orosei, storico capoluogo della Baronia Meridionale, con il suo centro storico e con le spiagge della sua costieraIn questa tappa del nostro viaggio, raggiungeremo e visiteremo la cittadina chiamata Orosei, storico capoluogo della Baronia Meridionale, vedremo tutte le bellezze della Città, le sue Chiese ed i santuari presenti in Città e nei dintorni, i palazzi signorili del vecchio centro storico, per poi recarci a visitare le diverse spiagge delle sue costiere. La Regione storica delle Baronie
Procurade 'e moderare
|
I Guiso appartenevano ad una famiglia del nuorese che nel quindicesimo secolo ottenne la Baronia di Orosei e Galtellì. Sulle origini della famiglia Guiso monsignor Ottorino Pietro Alberti, nel suo lavoro sulla Diocesi di Galtellì, dice che, nel 1449, Equigo de Guevara, Conte di Ariani e Marchese di Vastiamante, maggiordomo del re Alfonso V, cedette a don Salvatore Guiso e «ai suoi eredi, dal suo corpo legittimamente discendenti, nati o da nascere, e a chi volesse, in perpetuo, la Baronia e Castello di Galtellì e l'Incontrada di Orosei, composta dalle ville denominate Orosei, Irgoli, Onifei, Loculi Torpè Dorgali e Lula, popolate, ed altre spopolate, con tutti i termini e pertinenze per la somma di 6.700 ducati buoni di 40 soldi calaritani ciascuno, siano dieci gigliati d'argento in moneta di Napoli». Ed il 2 agosto 1459 ottiene dal re Giovanni II l'investitura a barone di Galtellì e Orosei per averlo sovvenzionato con i suoi denari durante le difficili settimane dell'assedio di Gerona. Don Salvatore Guiso, dal Castello di Pontes a Galtellì, si trasferisce a Orosei, dove da inizio alla costruzione dei famosi palazzi signorili, ancora oggi ben conservati nel centro storico. |
Una figura semileggendaria nella lotta contro le invasioni dal mare è l'eroe oroseino Tomaso Mojolu, balente di Orosei, che, all'alba del 6 giugno del 1806, guida la resistenza contro gli attacchi barbareschi alle coste sarde, in particolare contro un attacco turco. Tommaso Mojolu, che abita nella piazzetta antistante la Chiesa di Sant'Antonio da Padova, destato dall'insolito brusio provocato dai primi barbareschi sopraggiunto, si arma di un lungo spiedo e, con coraggio, apre d'improvviso la porta infilzando il primo dei nemici che gli si avventa contro, e avvertendo del grave pericolo i suoi compaesani col grido «a morte i Saraceni». Gli abitanti escono dalle loro case armati e combattono coraggiosamente, fino a quando i nemici, che sono l'avanguardia di trecento barbareschi sbarcati nelle notte sulle spiagge di Osala, mandati in avanscoperta per preparare l'attacco al paese ancora addormentato, non sono costretti a ritirarsi. Tomaso Mojolu diventa un eroe popolare, il suo eroismo e quello della popolazione viene riconosciuto anche dal re Vittorio Emanuele, che con un editto ne decanta il coraggio e l'audacia. Nel linguaggio Comune in Sardegna, la definizione di balente è quella di un uomo particolarmente saggio, capace forte e caraggioso, ossia valente, e pertanto rispettato dalla comunità, e per estensione è colui che reagisce agli abusi facendosi rispettare. |
A Orosei sono attivi gruppi folk, gruppi di canto a tenore e gruppi che eseguono il canto polifonico sardo. Operano soprattutto l'Associazione Culturale Gruppo Folk Santa Maria 'e Mare, il Gruppo Folk Santa Rughe, il Gruppo Folk Santu Jacu; il tenore Cuncordu de Orosei, il tenore Su Remediu di Orosei, i tenores di Orosei Antoni Milia; il Coro Santa Rughe di Orosei, il Coro femminile Uris di Orosei. Nelle loro esibizioni si possono vedere i balli, apprezzare i canti, ed ammirare gli splendidi costumi della cultura tradizionale della cittadina. Tra le fiere e Sagre che si svolgono ad Orosei meritano di essere citati i riti della Settimana Santa; la prima domenica dopo Pasqua ed il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia presso l'omonimo Santuario; il 15 maggio o la domenica più prossima si svolge la processione di Sant'Isidoro; a fine maggio si svolge una manifestazione chiamata il Maggio Oroseino; la Festa di Santa Maria del Mare, l'ultima domenica di maggio, caratterizzata dal trasporto in barca del simulacro della Madonna, seguito da un corteo sul fiume Cedrino; la Festa del Patrono della cittadina San Giacomo Apostolo si celebra il 25 luglio; ad agosto la Festa del turista; la seconda domenica di settembre si svolge la Festa del Rimedio presso l'omonimo Santuario.
Durante la Settimana Santa tutte le Chiese di Orosei vengono decorate con fiori, palme, rami d'ulivo e con i caratteristici nenneros, i piatti su cui vengono fatti germogliare al buio chicchi di grano o di legumi che formano steli d'erba chiara. Ai riti della Settimana Santa partecipano attivamente le tre Confraternite denominate di Santa Croce, del Rosario e delle Anime, associazioni di laici che, indossando un abito caratteristico, si dedicano a pratiche di culto nella Chiesa ed Oratorio della Confraternita durante tutto l'anno, ed in particolare durante la Settimana Santa. I riti culminano in tre processioni, il giovedi, il venerdi e la domenica si Pasqua. Il giovedì Santo si svolge la processione di Sos Sepulcros, che visita le nove Chiese nelle quali sono stati allestiti i Sepolcri, costituiti da composizioni floreali e dai caratteristici Nenneres, al cui centro troviamo il simulacro del Cristo morto, del quale, nella Chiesa ed Oratorio di Santa Croce, si svolge l'adorazione. La processione del venerdì Santo è chiamata processione di Su Brossolu, la culla, ossia la bara in cui viene adagiato il simulacro del Cristo morto portato dalla Chiesa ed Oratorio di Santa Croce. Alla processione partecipano, oltre ai componenti i tre Oratori, anche i due gruppi folk della Maria Addolorata e della Santa Croce. La mattina della domenica di Pasqua, nella processione di S'Incontru, si celebra l'incontro tra il Cristo risorto e la Madonna.
Questo incontro è accompagnato dal canto melanconico dei gotzos, inni sacri e laudi in lingua sarda, che vengono eseguiti dal coro dei confratelli. Al momento della commemorazione della resurrezione, al suono delle campane, si accompagnano nutrite salve di fucile. C'è chi inizia a sparare all'uscita del Cristo Risorto dalla Chiesa ed Oratorio di Santa Croce, chi invece lo fa all'uscita della Madonna Addolorata dalla Chiesa ed Oratorio del Rosario, e chi, infine, annuncia il momento cruciale dell'Incontro. Il risultato è che, per una decina di minuti, i balconi e i terrazzi di mezzo paese diventano postazioni di tiro.
L'abitato, interessato da forte espansione edilizia, conserva ancora le vecchie case tinteggiate di calce bianca e gli antichi palazzi nobiliari lo circonda una fertile campagna cui fa da sfondo il vicino mare. Entrati all'interno dell'abitato, visitiamo il centro storico di Orosei con le sue Chiese e le sue belle piazze. Iniziamo la visita del paese dall'incrocio della SS129, che la unisce a Nuoro, Macomer e Bosa, e che nell'abitato prende il nome di via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, che arriva da Dorgali, e che all'interno dell'abitato assume il nome di via Santa Veronica.
Ritornati indietro lungo la via Nazionale, arriviamo alla Piazza del Popolo, la grande piazza alberata importante per il centro di Orosei, dato che su essa si affacciano tre Chiese. Qui un cartello ci mostra l'itinerario da seguire per visitare il centro storico di Orosei.
In cima alla scalinata che parte dalla piazza del Popolo si trova, sulla via San Giacomo, la Chiesa di San Giacomo Maggiore, che è la Chiesa parrocchiale, ossia la Chiesa primaziale, dedicata a San Giacomo Apostolo. È una delle Chiese più belle della Sardegna, ed è considerata una delle più suggestive realizzazioni architettoniche dell'Isola che esaudisce in pieno, con grazia tutta settecentesca, le esigenze di arredo urbano a cui aspiravano gli architetti barocchi. Della Chiesa si hanno notizie fin dal quattordicesimo secolo, ma il suo attuale assetto arabeggiante è frutto dei lavori di ampliamento avviati durante il diciassettesimo secolo e portati a termine nel 1794. La Chiesa è caratterizzata dalla insolita facciata settecentesca bianca, posta, invece che sul frontale, sul fianco destro dell'edificio, e si articola intorno alla cupola tutta una serie di cappelle presbiteriali, anch'esse cupolate. Proprio la diffusione delle cupole in Sardegna può venir considerata come vero e proprio mutamento del gusto, che prende corpo nel diciottesimo secolo e riguarda non pochi edifici sacri in tutte le zone dell'Isola. All'interno, arredato con diversi stucchi dorati, sono presenti un battistero ligneo settecentesco e diverse altre statue lignee.
La Festa di San Giacomo Apostolo, il patrono di Orosei, viene celebrata il 25 luglio, con una processione religiosa accompagnata da spettacoli folcloristici, giochi e fuochi d'artificio.
Proprio addossata alla parrocchiale, alla destra della sua facciata, si trova la Chiesa ed Oratorio di Santa Croce. Si tratta di una Chiesa edificata verso la metà del diciassettesimo secolo, che costituisce la Chiesa ed Oratorio della Confraternita di Santa Croce, e va ad occupare quella che era l'area cimiteriale della Chiesa di San Giacomo. Ha un'unica navata, con il presbiterio sopraelevato, ed al suo interno conserva la statua della Madonna Addolorata, del diciassettesimo secolo, di notevole effetto suggestivo per il suo volto rigato dalle lacrime. Secondo l'uso spagnolo, la statua presenta solo il viso e le mani in legno, mentre il resto del corpo è formato da un'impalcatura in metallo e legno imbottito, ricoperto dalle vesti.
Scesa la scalinata che porta dalla parrocchiale alla piazza del Popolo, sul lato opposto della Piazza, con la facciata su via Alberto La Marmora, si trova la Chiesa ed Oratorio del Rosario. Si tratta di una Chiesa che è stata edificata alla fine del diciassettesimo secolo con una bella facciata barocca, e che costituisce la Chiesa ed Oratorio della Confraternita del Rosario. Edificato con la fiancata sinistra nella piazza principale del paese, ossia in piazza del Popolo, all'esterno è caratterizzato dalle tre croci in legno e dal piccolo campaniletto a vela a due luci, mentre sulla trasversale via Lamarmora presenta la facciata barocca, che non è visibile dalla Piazza. All'interno sono presenti due statue lignee del diciottesimo secolo, una raffigurante il bambino Gesù e l'altra la Vergine Assunta. Al suo fianco è stato costruito un piccolo ambiente, con funzione di Sagrestia e di punto di incontro per i Confratelli della Chiesa ed Oratorio.
Dalla via del Rosario che fiancheggia l'omonima Chiesa, la stretta via Sas Animas ci porta in piazza Sas Animas, dove si trova la Chiesa dedicata a Sas Animas, ossia la Chiesa delle Anime, fondata nel 1718 dalla Confraternita delle Anime. È stato l'ultimo dei tre oratori ad essere stato costruito, e per questo motivo si trova più distante rispetto alla parrocchia di San Giacomo. La facciata di colore bianco è arricchita da festoni a rilievo. L'interno è composto da un'unica navata, terminante con un presbiterio rialzato. Significativo è il pulpito ligneo del diciottesimo secolo di forma poligonale e dipinto con vivaci colori, e lo sono anche varie statue lignee risalenti al diciassettesimo e diciottesimo secolo.
Sul retro della Chiesa delle Anime, nel cuore del centro storico, si trovano i resti dell'ex Chiesa di Sant'Ignazio di Lojola, che costituiva la Chiesa ed Oratorio privato del feudatario locale, che era stata edificata nel 1624, e che ora è sconsacrata.
Sulla piazzetta della Anime si trova un edificio indicato come Sa Preione Vezza, ossia la Prigione Vecchia. Si ritiene che, in origine, fosse un Castello giudicale, edificato probabilmente in epoca pisana, posto lungo il confine fra il Giudicato di Gallura e quello di Cagliari. Che si trattasse di un Castello si deduce dalla presenza della torre merlata, che è tutto ciò che ne rimane. La torre è stata restaurata ed è visitabile.
Il paese è caratterizzato da un centro storico ben curato, con palazzetti in pietra e calce bianca su cortili lussureggianti, Chiese, archi ed ampi Piazzali. Attorno alla Torre del Castello si sviluppa il quartiere di Palathos Vezzos, costituito dalle vecchie abitazioni e da una serie di palazzi nobiliari del sedicesimo e del diciassettesimo secolo.
Tra i più bei palazzi padronali citiamo la Casa Guiso, che si trova tra la via Alberto La Marmora, via Ampsicora e la piccola via Josto dedicata all'eroico figlio di Amsicora morto per l'indipendenza sarda nel III secolo avanti Cristo.
Percorsa tutta via Lamamora, arriviamo in via Garibaldi. Nell'angolo tra via Garibaldi e via San Sebastiano, in piazza San Sebastiano, troviamo la Chiesa di Santu Sostianu o San Sebastiano, del sedicesimo secolo. Siamo in uno dei quartieri più antichi del paese, detto appunto Vichinatu de Santu Sostianu. La Chiesa ha l'impianto interno a due navate ed un bel il portico esterno a cinque archi.
Torniamo all'incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Da qui prendiamo verso sud ovest la via Francesco Ignazio Mannu, lugo la quale, sul lato sinistro della strada, incontriamo l'ingresso dell'Hotel Su Barchile con il suo Ristorante.
|
Di fronte all'Hotel, sul lato destro della strada, si incontra quello che era stato il Convento delle Monache Cappuccine, della prima metà del diciottesimo secolo. Quando le Monache Cappuccine si trasferirono da Orosei a Ozieri, a causa del clima malarico, il loro ex Convento è diventato la sede del Monte Granatico. Ricordiamo che i Monti Granatici, detti anche Monti Frumentari, erano vere e proprie banche del grano, ossia istituti di prestito del grano per la semina, con l'obbligo della restituzione dopo il raccolto. Attualmente è in fase di realizzazione il centro di documentazione archeologica, archivistica ed etnografica sull'agricoltura di Orosei. Una volta restaurati, all'interno dei locali dell'ex Monte Granatico verrà riservato una spazio particolare alla coltura del grano monococco, una antichissima varietà di frumento che negli ultimi anni, grazie agli studi e al lavoro di diversi agricoltori del territorio, sta ricominciando ad essere coltivato del territorio della Valle del Cedrino, suscitando grande interesse per via delle sue eccezionali qualità proteiche e per la particolarità che hanno i suoi derivati di essere compatibili con le diete anallergiche, e di poter essere consumati anche dai celiaci.
Nel rione di Palathos Vezzos, in via Giovanni Musio, al civico numero 1, si trova un palazzo del '600, che viene comunemente chiamato Palathu Vezzu, ossia palazzo Vecchio. Il palazzo Vecchio ospitava, un tempo, la Caserma dei Reali Carabinieri, ed è stato negli ultimi anni sottoposto ad un accurato restauro condotto sotto la supervisione di Vittorio Gregotti. Dal 2000 ospita il Museo Don Giovanni Guiso, nel quale si possono ammirare un'interessante collezione di teatrini d'epoca, dal 1700 ad oggi, una raccolta di abiti da scena indossati da personaggi celebri dal 1880, oltre a disegni della scuola romana e libri antichi e rari sulla Sardegna. Tra i pezzi più preziosi, vi è conservato un testo del 1587, «Contra sos chi esercitan S'Arte de S'Astrologia», che riporta la Costituzione di Papa Sisto V, scritto in lingua sarda in un periodo in cui la legge imponeva agli ecclesiastici l'uso del latino.
La via Giovanni Musio prosegue sulla via Brefotrofio, che ci porta in via Madonna della Pietà, dove troviamo la piccola Chiesa di Nostra Signora della Pietà. È stata costruita nel 1640 ed è caratterizzata da una facciata molto semplice, sormontata da un campaniletto a vela. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, con copertura a capriata. Sull'altare si vedono le statue di legno dell'Addolorata, di Santa Solomea e della Purissima.
Proseguendo lungo via Madonna della Pietà, arriviamo in piazza Sant'Antonio, cui saremmo arrivati all'ingresso del paese provenendo dalla SS125 Orientale Sarda. Qui possiamo visitare la Chiesa di Sant'Antonio Abate, presumibilmente edificata nel quattordicesimo secolo, in periodo pisano, in pietra vulcanica, e nel corso del tempo ha subito vari rifacimenti e ampliamenti. Era un Santuario campestre, con pianta a navata unica ed all'esterno, lungo il lato sinistro, un portico a pilastri, con le cumbessias per accogliere i pellegrini. La Chiesa assieme alle cumbessias aveva la funzione di ospedale, ovvero di accogliere malati, Viandanti e bambini abbandonati. Con l'espandersi della Città il Santuario campestre è stato inglobato nel tessuto urbano. All'interno della Chiesa troviamo i resti dell'antica pavimentazione in piastrelle di maiolica del 1500. Le pareti presentano un ciclo di affreschi del Quattrocento con scene della vita di Cristo, ora restaurati, ed una pregevole statua lignea del Santo.
Della prima struttura del Santuario campestre, rimane, nel centro del cortile della Chiesa, la torre Pisana, medievale, a base quadrangolare, che aveva il compito di difendere il complesso dalle invasioni dei mori, così come ci racconta la leggenda di Tomaso Mojolu, che all'alba del 6 giugno del 1806, avrebbe sventato l'assalto ad opera dei Saraceni. Recentemente restaurata, al suo interno è stata allestita un'esposizione dell'artigianato locale.
Sull'ampio piazzale della Chiesa, la sera del 16 gennaio, in occasione della Festa di Sant'Antonio, si da fuoco a un grande falò di frasche, mentre il comitato distribuisce vino, caffè e soprattutto i dolci tipici di questa Festa, ossia Su Pistiddhu e Su Pane Nieddhu. Mi raccontano che un tempo, per il falò, venivano usate esclusivamente frasche di rosmarino.
Torniamo all'incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Prendiamo verso nord est la via San Sebastiano, che è il nome che assume qui la SS125 Orientale Sarda. Dopo duecento metri, troviamo alla sinistra della strada la Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, del 1641, nella quale viene conservata la statua di San Isidoro Agricoltore. Questa statua è al centro della processione di Sant'Isidoro, che si tiene il 15 maggio, o la domenica più prossima. In processione sfilano carri addobbati con fiori e trainati da buoi inghirlandati, con al centro del giogo un mazzo di spighe conservate dall'anno precedente. Sui carri ci sono i giovani in costume tradizionale. La processione con il simulacro del Santo parte dalla Chiesa delle Grazie e precorre le vie principali della cittadina
Dalla via San Sebastiano, prendiamo a sinistra, passando davanti alla facciata della Chiesa di Nostra Signora delle Grazie, la via San Gavino. Poi, dopo circa centoventi metri, prendiamo sulla destra la via Giuseppe Dessì ci porta in piazza San Gavino, dove troviamo la Chiesa di Santu Bainzu, o San Gavino Martire. Situato in splendida posizione panoramica dominante la sottostante pianura, all'estremità orientale del colle omonimo, è forse l'edificio di Orosei che più ha conservato intatta la purezza delle linee architettoniche originarie.
Torniamo all'incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Prendiamo verso sud la via Santa Veronica e la seguiamo per un centinaio di metri, arrivati al civico numero 5 troviamo, alla sinistra della strada, il nuovo edificio nel quale sono ospitati la sede e gli uffici del Municipio di Orosei. Il vecchio Municipio di Orosei si trovava in un edificio situato in via Municipio, al civico numero 60, a una cinquantina di metri a sud est rispetto alla piazza del Popolo.
Nei dintorni di Orosei sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Dudurri, Gabriele, Nerelie, Rampinu, Tundone; del Nuraghe complesso Portu; ed anche dei Nuraghi Chilivri, Murie, Pirastreddu, Santa Lucia, tutti di tipologia indefinita. Al di fuori dal centro storico di Orosei e nei suoi immediati dintorni si trovano, inoltre, una Chiesa campestre e due santuari, quello dedicato a Santa Lucia e quello della Madonna del Rimedio, posto vicino al confine con Galtellì.
Dal Municipio di Orosei prendiamo la SS125 Orientale Sarda verso nord, e la seguiamo per circa settecento metri, poi, passato il cartello segnaletico che indica l'uscita dall'abitato, prendiamo a sinistra una strada in salita e, a cinquecento metri, alla sinistra della strada, vediamo la facciata della Chiesa campestre di San Giovanni Evangelista. La strada prosegue e ci porta su una collina chiamata Gollei di Santa Lucia, che è una collina di origine vulcanica simile alle vicine Giare basaltiche, chiamate Golleis, ricca di vestigia archeologiche antiche e medievali, ai cui piedi sorgeva il villaggio di Bibisse o Bithè, abbandonato intorno al diciassettesimo secolo in seguito alle frequenti epidemie ed alluvioni.
Seguiamo la strada per menoi di cento metri, poi prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione a sinistra in salita, che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta al Santuario di Santa Lucia. La Chiesa si trova in aperta campagna, non lontano dal paese, ed è una di quelle più care agli abitanti di Orosei. Intorno al Santuario si trovano le cumbessias che ospitano i pellegrini in occasione della Festa dedicata alla Santa. Sul colle, che prende il nome dalla Chiesa, si trovano resti di capitelli e di colonne in pietra di basalto, che fanno supporre che la Chiesa sia stata edificata su un preesistente tempio romano.
Qui si svolge, la prima domenica dopo Pasqua ed il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia, una Festa campestre con canti e musica, durante la quale alla statua di Santa Lucia vengono offerti dolci tradizionali appositamente preparati. Le vengono offerti anche i cosiddetti Occhi di Santa Lucia, gioielli naturali prodotti da un mollusco che secerne, oltre alla conchiglia che usa come abitazione, questo opercolo calcareo, ricoperto di uno strato corneo che utilizza come fosse la porta di casa. Sono molto utilizzati, soprattutto nel Nuorese, come amuleti.
Sulla SS129 verso Galtellì, subito prima del cartello segnaletico che indica l'abitato, troviamo alla sinistra ella strada il secentesco Santuario della Madonna del Rimedio, circondato dalle cumbessias che ospitano i pellegrini in occasione della Festa dedicata alla Madonna. Fino a qualche anno fa era isolato nella campagna, è poi entrato a far parte dell'estrema periferia cittadina.
Qui la seconda domenica di settembre si svolge la Festa del Rimedio, che si prolunga per due novene, ossia per ben 18 giorni. Già dal venerdì della prima settimana di settembre, un centinaio di famiglie si trasferiscono nelle cumbeassias del Santuario, dove si fermeranno per tutto il periodo delle due novene. Il giorno della Festa, dopo le manifestazioni religiose, si svolge il pranzo Comune su un grande tavolato, disposto ad anello entro il recinto delle cumbessias. Non mancano tutte le manifestazioni folcloristiche tipiche delle Feste del centro della Sardegna.
Di questa Festa parla Grazia Deledda nel suo più famoso volume, ossia in «Canne al vento». |
Dal Municipio di Orosei, prendiamo verso sud la via Santa Veronica, dopo centotrenta metri prendiamo a sinistra la via Grazia deledda, che, in circa quattrocentocinquanta metri, ci porta al Centro Sportivo Comunale di Orosei, all'interno dl quale si trovano le strutture per l'Atletica laggera ed il Campo da Calcio, una struttura in grado di ospitare 400 spettatori.
Dal Municipio di Orosei, prendiamo verso sud la via Santa Veronica, dopo centotrenta metri questa diventa via Sebastiano Satta, che esce dall'abitato verso sud ovest, ed assume il nome di SS125 Orientale Sarda, in direzione di Dorgali. Dopo quasi un chilometro troviamo, alla sinistra della strada, l'ingresso del Cimitero di Orosei.
Visiteremo ora la costiera che si affaccia sull'ampio Golfo di Orosei.
In questi itinerario, tornati a Orosei, inizieremo la visita della costa degli Oleandri, nella Baronia Meridionale. Ci recheremo da Marina di Orosei, verso sud, a Su Petrosu fino alla spiaggia di Osalla.
Dal centro del paese, percorrendo per due chilometri e mezzo la SS129 verso est, che è chiamata via del Mare, arriviamo all'insediamento turistico della Marina di Orosei, dove inizia un tratto di costa di circa cinque chilometri, che arriva fino a Cala Osalla, in cui le spiagge sono composte da lunghe e larghe strisce di sabbia granitica, affiancate da dune che a tratti sono alte anche due o tre metri, accompagnate da una vasta pineta. Alle spalle della spiaggia, si sviluppa una lunga sequenza di zone palustri prodotte dal fiume Cedrino, che si affiancano quasi ininterrottamente alle dune poste alle spalle della costa. Il tratto di costa che inizia a Marina di Orosei, nella sua parte settentrionale assume il nome di Sa Marina, e in quella centrale e meridionale, prende i nomi Su Barone, Isporoddai e Osalla, e nel suo retroterra si trovano gli stagni retrodunali.
Per gli appassionati di immersioni, a circa due miglia dalla costa, su un fondale di 31 metri di profondità, ci si può recare a visitare il relitto del KT12, un mezzo da sbarco tedesco che trasportava automezzi e carburante per le truppe tedesche che combattevano in Africa settentrionale, affondato durante la Seconda Guerra Mondiale, che i subacquei definiscono il più bello del mediterraneo. Era il 10 giugno del 1943 quando, verso le dieci del mattino, un fortissimo boato scosse la cittadina chiamata Orosei, a dimostrare che uno dei tre siluri lanciati dal sommergibile inglese Safari aveva centrato il bersaglio. Il relitto è spaccato in due parti, una più piccola, costituita dalla la prua, ed una più grande, con l'ancora e la poppa, sulla quale si trovano il cannoncino ed una gru caduta fuori bordo. I due siti sono a poche centinaia di metri dalla costa e si raggiungono in pochi minuti di gommone, ma per farlo è consigliabile farsi accompagnare dal personale dell'Orosei Diving Center.
In diversi periodi dell'anno le acque del fiume Cedrino originano stagni e impaludamenti, tipici di un versamento in foce intermittente. Gli stagni retrodunali partono dalla spiaggia di Sa Marina, ed arrivano fino alla spiaggia di Osalla. Lo Stagno di Avalè viene descritto come una palude ricoperta da una fitta vegetazione, caratteristica attualmente ancora evidente, con tendenza all'inerbimento dello stagno; lo Stagno di Su Petrosu scorre parallelo alla linea di costa; mentre il più interessante è quello che viene chiamato la palude di Osalla, che si trova ancora più a sud. La zona paludosa formata da questi stagni retrodunali, costituisce un'area per la sosta e per la nidificazione di avifauna di interesse comunitario, che è stata dichiarata Riserva Naturale della Sardegna. L'area degli stagni, con un'estensione di 25,5 ettari, costituisce un'area umida di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, che forma un sistema stagnale legato alle divagazioni del fiume Cedrino nella depressione del suo retrospiaggia, e che viene a formare un'ampia zona paludosa che interessa una fascia a tratti più ed a tratti meno ristretta, che si sviluppa parallelamente alla costa, con la presenza di fitti e diffusi canneti che tendono ad interrare i bacini. Negli stagni la pesca, gestita da una cooperativa, si pratica soprattutto con sistemi vagantivi costituiti da bertovelli, fiocina, reti da posta, e si catturano soprattutto moggini. Sul ponticello di legno, dall'alba i pescatori tuffano le canne nel canale formato dal Rio Osalla, che fiancheggia la costa circondato da un'abbondante vegetazione.
Dal centro del paese, la via del Mare ci porta a Marina di Orosei, che si affaccia sul mare con la spiaggia Sa Marina, dove troviamo il grande parcheggio della Marina di Orosei, nel quale possiamo lasciare l'auto per raggiungere la spiaggia.
Prende il nome di spiaggia di Sa Marina una spiaggia libera lunga circa due chilometri e larga 30 metri. L'arenile, con sabbia dorata a grana media fine e grossolana, di un colore crema chiaro, si affaccia su un mare verde e profondo. In alcuni punti la spiaggia è a forte pendenza. |
Dal parcheggio della Marina di Orosei, proseguiamo per poco più di un chilometro, prima in auto su un tratto sterrato, e poi a piedi, verso sud lungo il litorale, dove arriviamo al tratto di spiaggia che assume il nome Su Barone, e che si prolunga fino oltre il molo di Avalè, dove si trova il porticciolo di Marina di Orosei.
Seguendo verso sud il litorale, arriviamo alla spiaggia di Su Barone, in ricordo del barone Nanni Guiso. Si tratta della prosecuzione verso sud della spiaggia Sa Marina, ancora una lunga spiaggia libera nella quale va prestata grande attenzione, dato che il fondale si abbassa rapidamente a pochi metri dalla riva. L'arenile, con sabbia dorata a grana media fine e grossolana, di un colore crema chiaro, si affaccia su un mare verde e profondo. All'interno della spiaggia di Su Barone, si trova il primo sbocco nel mare dello Stagno Su Petrosu, che descriveremo più avanti. Questo sbocco è stato protetto da un molo di cemento, che costituisce il porticciolo di Marina di Orosei, ma si progetta di trasformarlo in un Porticciolo Turistico. |
Proseguendo ancora verso sud per un paio di chilometri lungo il litorale, arriviamo in località Su Petrosu. Qui saremmo potuti arrivare anche dal centro del paese, percorrendo per circa quattro chilometri la via Grazia Deledda, che all'inizio si trova un poco all'interno, ma poi si avvicina alla costa. La spiaggia di Su Petrosu è molto lunga, e, di fronte al parcheggio dove lasciamo l'auto, troviamo un punto di ristoro gestito da chi vuole conservare ancora il ricordo del mitico Ernesto Che Guevara, delle cui immagini sono tappezzate le pareti.
Passati sul ponticello, arriviamo alla spiaggia di Su Petrosu, che viene chiamata anche spiaggia di Isporoddai. Si tratta di una lunga spiaggia libera raggiungibile passando sui ponticelli realizzati sulle acque dello stagno, nella quale va prestata grande attenzione, dato che il fondale si abbassa rapidamente a pochi metri dalla riva. L'arenile, con sabbia dorata a grana media fine e grossolana, di un colore crema chiaro, si affaccia su un mare verde e profondo. Alle sue spalle si sviluppa l'ampio Stagno di Su Petrosu. |
A poco più di cinque chilometri dal centro del paese, la via Grazia Deledda termina in corrispondenza della spiaggia di Osalla di Orosei, cui si accede, dopo aver parcheggiato, da un ponticello sospeso sullo Stagno creato dal Rio Osalla, che fiancheggia l'arenile.
La spiaggia di Osalla è una spiaggia lunga diversi chilometri, con sabbia dorata a grana media fine e grossolana, di un colore crema chiaro. L'arenile, spesso con un gradino ripido sulla battigia, si affaccia su un mare verde e profondo. Affollata in alta stagione solamente nei punti vicini ai posteggi, per il resto quasi deserta, ha alle spalle una bellissima pineta. Al termine della spiaggia di Osalla, alla foce del Riu Osalla, è stato realizzato un secondo molo di cemento, il molo del porticciolo di Osalla, che si progetta di trasformare in un Porticciolo Turistico. |
Questa spiaggia, a sud, in corrispondenza del lungo molo accanto al porticciolo, è congiunta da un sentiero con la piccola Cala Osalla di Dorgali, della quale abbiamo già parlato quando abbiamo visitato i dintorni di Dorgali.
Passato il molo in cemento, la spiaggia di Osalla è dominata dai resti del Nuraghe Colunie o Nuraghe di Osalla, un Nuraghe monotorre con camera, costruito in basalto, inserito all'interno dell'omonimo parco archeologico. Il Nuraghe si trova vicino alla spiaggia di Osalla, ma si trova all'interno del territorio comunale di Dorgali.
Nei pressi del Nuraghe, si trova un vecchio albero di fico, che il barone don Nanni Guiso, di cui abbiamo parlato quando abbiamo descritto Orosei, nel 2005 aveva laccato di rosso, seguendo un'antichissima tecnica cinese per renderlo immortale. L'albero però non ha retto all'ingiuria del tempo. Infatti, solo dieci mesi dopo la morte di Nanni, è crollato, accanto alla lapide che questi gli aveva dedicato.
In questo itinerario, ci recheremo verso nord, a sas Linnas Siccas, Fuili 'e Mare e Sos Alinos, vedremo quindi Cala Liberotto, Cala Ginepro, e proseguiremo fino all'oasi naturale di Bidderosa.
Usciti da Orosei verso nord sulla SS125 Orientale Sarda, appena passato il ponte sul fiume Cedrino, invece di proseguire sulla statale giriamo a destra, per prendere la strada costiera che passa vicino alla foce del fiume Cedrino. Subito prima dell'inizio dell'estuario del fiume Cedrino, sulla riva sinistra dl fiume, si trova, in località Santa Maria, la piccola Chiesa di Santa Maria del Mare, fondata nel tredicesimo secolo da mercanti Pisani e con l'interno pieno di ex-voto. La Chiesetta si trovava in stato di grande abbandono, fino al restauro voluto e pagato da Nanni Guiso.
A fine maggio, a Orosei, si svolge una manifestazione chiamata il Maggio Oroseino, caratterizzata da incontri culturali, manifestazioni sacre e le manifestazioni folcloristiche. L'ultima domenica di maggio si svolge la Festa di Santa Maria del Mare, con una processione di barche sul fiume Cedrino fino allo Stagno del Cedrino, vicino alla foce. La processione si conclude alla Chiesetta di Santa Maria del Mare.
Subito oltre la Chiesetta, ha inzio l'estuario del fiume, che porta alla foce del fiume Cedrino. Alla foce, il fiume si divide in due rami, quello settentrionale entra in un canale artificiale, che sfocia subito all'inizio, verso sud, della spiaggia di Foche Pizzinna, dove è in costruzione il Porto Turistico; mentre quello meridionale da vita agli stagni retrodunali di Avalè e Su Petrosu e della palude di Osalla, che abbiamo già descritto.
Risalendo verso nord, incastonata tra la foce del Cedrino e la costa frastagliata, c'è la piccola spiaggia di Foche Pizzinna, ossia della foce molto piccola, con un litorale lungo circa 350 metri, che si trova tra lo sbocco in mare canale artificiale che convoglia le acque del fiume Cedrino, e la foce del Rio Foche Pizzinna. Purtroppo, quando la abbiamo vicitata, di fronte alla spiaggia, sulla strada, abbiamo trovato una mega discarica di rifiuti. Il tutto, considerando che ci sono abitazioni, e che i turisti sono costretti a recarsi al mare in mezzo alle buste maleodoranti. E proprio alla foce del Cedrino, precisamente sulla spiaggia di Foche Pizzinna, è prevista la prossima costruzione di un grande Porto Turistico.
Dalla foce del fiume, per circa sei chilometri, la linea di costa, interrotta solo dalla spiaggetta di Foche Pizzinna, diventa alquanto frastagliata, essendo costituita dalle scure colate di basalto perennemente modellate e sconvolte dalla forza del mare e del vento. Dalla strada, possiamo vedere sulla destra, verso il mare, una piccola pineta, dalla quale raggiungiamo una spiaggetta seminascosta. Proseguiamo, per poi arrivare alle scure scogliere di Punta Nera.
Da qui, proseguendo verso nord, arriviamo in località Su Mutrucone, dove si trova la frazione Sas Linnas Siccas (altezza metri 13, distanza circa 9.8 chilometri, abitanti circa 35), una frazione turistica del Comune di Orosei che si trova affacciata sul mare. È più comodo, comunque, arrivarci da Orosei, verso nord con la SS125 Orientale Sarda. A poco più di nove chilometri da Orosei, all'altezza della Cantoniera Su Mutrucone, in corrispondenza di alcuni Hotel e ville che si affacciano sulla strada, svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni verso il mare.
Subito di fronte all'abitato, presso il campaggio Porto Sos Alinos, si trovano le spiaggette di Sas Linnas Siccas. Attraverso la folta pineta, si trovano svariati ingressi per le piccole spiagge. L'arenile è costituito da sabbia candida, rosata e fine, affacciato su mare verde, poco profondo. La spiaggia è mediamente affollata in alta stagione. |
A breve distanza, un poco più a sud, appena passato il piccolo promontorio che la delimita la frazione sas Linnas Siccas verso sud, troviamo una piccola insenatura chiamata Cala Fuili 'e Mare.
La spiaggia di Fuili 'e Mare è una piccola spiaggia, di appena 300 matri, separata da una scogliera di basalto dalla piccola insenatura di sas Linnas Siccas. Si tratta di una spiaggia nascosta alla vista, tanto che per raggiungerla si deve percorrere un breve sentiero, tra il bosco e la macchia mediterranea. L'arenile è costituito da sabbia candida, rosata e fine, affacciato su mare verde, poco profondo. La spiaggia è poco affollata, anche in alta stagione. Alle sue spalle si trova il piccolo Stagno di Fuili 'e Mare, con la tipica vegetazione di canne e agavi. Con questa spiaggia, iniziano i fondali di granito rosa che si trovano in tutte le spiagge della zona, al suo settentrione, ai quali è dovuta l'eccezionale luminosità del fondale marino, ed anche la ricca gamma di colori del paesaggio circostante. |
Proseguiamo da sas Linnas Siccas verso nord sulla SS125 Orientale Sarda per poco più di un chilometro e mezzo, ed incontriamo la frazione Sos Alinos (altezza metri 7, distanza circa 11.2 chilometri, abitanti circa 186), una frazione turistica del Comune di Orosei, che non si trova sul mare ma è posizionata all'interno. In questa frazione, alla sinistra della strada, si trova la Chiesa di Sant'Antonio Abate, una costruzione moderna che costituisce la Chiesa parrocchiale di Sos Alinos. In località Sos Alinos troviamo, sulla destra, la deviazione che, dopo due chilometri, ci porta alla bella spiaggia di Cala Liberotto.
Arrivati alla frazione Sos Alinos, giriamo a destra, ossia verso est, al bivio segnalato per Cala Liberotto, e raggiungiamo l'insediamento della frazione Cala Liberotto (altezza metri 6, distanza circa 12.2 chilometri, abitanti in bassa stagione circa 110), una frazione turistica del Comune di Orosei. Cala Liberotto è una piccola e bella insenatura, con un villaggio turistico balneare formato da numerose ville degli anni '60 e una pineta, tra spiagge candide e scogli di granito rosa.
La spiaggia di Cala Liberotto si trova in una natura interessante con un bel panorama, ed un piccolo promontorio la separa in due spiagge, quella a sud che si chiama appunto spiaggia di Cala Liberotto, e quella a nord che si chiama spiaggia di Porto Corallo. Ha un arenile di medie dimensioni, costituito da diverse calette molto belle, di sabbia sabbia chiara a grani grossi mista a scogli affioranti, affacciato su un mare verde, trasparente e di un azzurro cangiante per i giochi di luce creati dal sole riflesso sul fondale, che è basso per circa trenta metri, e si presenta sabbioso per poi diventare roccioso, soprattutto proseguendo a sud. Ad entrambi i lati della spiaggia sono presenti grandi rocce granitiche di colore rosa. La spiaggia è mediamente affollata in alta stagione, pulita, e nei suoi dintorni sono presenti bar, alberghi, ristoranti, negozi e servizi vari. Essendo battuta dal vento, è anche meta ideale per i surfisti ed è amata da quanti praticano la pesca subacquea. Alle sue spalle, nel lato sud, si trova il piccolo Stagno di Sos Alinos, generato lungo lo sbocco sul mare del Riu Sos Alinos, con la tipica vegetazione costituita da canne e agavi. |
Proseguendo sulla SS125 Orientale Sarda, a nord della frazione Sos Alinos, dopo circa due chilometri svoltiamo a destra, ossia verso est, seguendo il cartello indicatore, e raggiungiamo in breve l'insediamento della frazione Cala Ginepro (altezza metri 6, distanza circa 13.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che costituisce anch'esso una frazione turistica del Comune di Orosei. È un importante centro turistico, il cui nome deriva dai ginepri che nascono sulle dune. Qui, superato l'Hotel torre Moresca, arriviamo fino al parcheggio, posto subito dietro la spiaggia. Passata Cala Ginepro, arriviamo ad altre spiagge apprezzate dal punto di vista naturalistico e turistico.
A nord dell'insediamento turistico e della spiaggia di Cala Ginepro, si trova un promontorio nel quale è ospitato il campaggio Cala Ginepro. E più a nord si entra nel territorio dell'area protetta di Sa Petra Bianca nella quale si trova l'oasi di Bidderosa. Proseguendo sulla SS125 Orientale Sarda, poco dopo la deviazione per Cala Ginepro, sulla destra, troviamo la caserma della guardia forestale di Sa Petra Bianca, da dove si accede alle cinque spiagge dell'oasi di Bidderosa. Si tratta di un'oasi protetta, che si sviluppa intorno agli stagni di Sa Curcurica e di Bidderosa, visitabile solo dopo essersi prenotati con buon anticipo. Nella stagione estiva, occorre richiedere il permesso, con ingresso a pagamento, e, preferibilmente, raggiungere la costa a piedi o in bicicletta. La biglietteria si trova presso il Comune di Orosei, e l'accesso è fortemente limitato, a sole 120 auto al giorno. Le spiagge sono quasi deserte, anche in alta stagione, per la protezione che è stata loro assegnata dalla riserva della guardia forestale e dal Comune di Orosei.
La prime spiagge dell'oasi di Biderosa che si incontano, subito a nord di Cala Ginepro, sono le due spiagge di Sa Curcurica, che si trovano nel perimetro dell'area protetta di Sa Petra Bianca. Subito dopo il promontorio che chiude a nord l'insediamento turistico e la spiaggia di Cala Ginepro, si sviluppa la prima spiaggia di Sa Curcurica.
Alle spalle delle spiagge si estende verso l'entroterra l'ampio e scenografico Stagno di Sa Curcurica, che ha una superficie di 38 ettari, ed è alimentato dal Rio Pischina e dal Rio Sa Mela, che formano un bacino imbrifero di quasi 15 chilometri quadrati, e vendono a formare un'area stagnale legata alla dinamica fluviale, in prossimità della foce, lungo la depressione di retrospiaggia, con una superficie di circa 38 ettari ed una profondità che varia dai venti centimetri ai due metri. Si tratta di un'altra area umida di grande interesse naturalistico e paesaggistico, che gode di discreti apporti fluviali, ed è stato collegato al mare per mezzo di un canale, in parte artificiale, scavato nel 1959, in quanto lo sbocco naturale era frequentemente soggetto ad interrimento. L'opera di ingegneria non è, però, mai stata completata, al punto che oggi la comunicazione con il mare avviene solo in concomitanza con l'alta marea. Lo Stagno è circondato da colline sulle quali cresce un'estesa pineta di notevole pregio paesaggistico, e, nell'area dello stagno, sono stanziali numerose specie di uccelli rari. Nello Stagno era presente l'importante Peschiera di Sa Curcurica, nella quale si allevavano cefali, spigole, orate, saraghi, mormore e sogliole, ma che è attualmente improduttiva, ed in stato di completo abbandono.
A nord della spiaggia di Sa Curcurica, si trovano altre due spiagge dell'oasi senza nome, alle quali si arriva sempre a piedi o in bicicletta dopo essere entrati nell'oasi. Dalle due spiaggia Sa Curcurica sono anche raggiungibili a piedi, proseguendo lungo la costa, le tre spiagge verso nord, le due spiagge dell'oasi senza nome, e si può arrivare fino alla spiaggia di Bidderosa. Ma, per raggiungere queste spiagge, occorre superare la foce dello Stagno Sa Curcurica, che è molto stretta ed il suo attraversamento non è molto semplice, a causa della profondità del canale, nel quale è necessario spostarsi a nuoto.
Prodendo ancora a piedi o in bicicletta, oppure scendendo dalla spiaggia di Bidderosa, che descriveremo più avanti, verso sud, lungo la costa, arriviamo ad incontrare altre due spiagge dell'oasi, costituite anch'esse da sabbia candida con tendenza al grigio, finisima, affacciate su un mare verde azzurro, poco profondo. Molto pulite, sono caratterizzate anch'esse da rocce rosse ai lati, e sulle spiagge si trovano ginepri e gigli selvatici. |
Proseguendo ancora più a nord rispetto a queste due spiagge, si trova lo Stagno di Bidderosa, di fronte al quale si affaccia la bellissima spiaggia di Bidderosa, la più conosciuta e famosa delle spiagge presenti nell'area protetta di Sa Petra Bianca, nella quale si trova, appunto, l'oasi di Bidderosa.
Come abbiamo detto, alle spalle della spiaggia si trova il bello e suggestivo Stagno di Bidderosa, un'area stagnale lungo la depressione di retrospiaggia, con una superficie di circa 6 ettari, che si trova in comunicazione diretta con il mare, ma l'immissione di acque marine avviene solo occasionalmente, per cui, durante la stagione estiva, lo Stagno è soggetto a prosciugamento. In condizioni di massimo invaso si rileva una profondità di circa 40 centimetri. Si tratta di un'area umida di grande interesse naturalistico e paesaggistico, che si estende verso l'entroterra, cinto dalle colline di granito rosa, ed è circondato da una pineta e da un bellissimo sottobosco di eriche, mirti e corbezzoli, oltre alla consueta vegetazione palustre.
La spiaggia di Bidderosa confina, verso nord, con la spiaggia di Pedra Marchesa, alla quale arriveremo lungo la SS125 Orientale Sarda, nella prossima tappa, dopo aver visitato la spiaggia di Berchida. La spiaggia dell'oasi di Bidderosa, con quella di Pedra Marchesa, forma un arenile quasi ininterrotto, lungo oltre quattro chilometri.
Nella prossima tappa del nostro viaggio entriamo nella Baronia Settentrionale, dove ci rechiamo a visitare la cittadina chiamata Siniscola, lo storico capoluogo della Baronia settentrionale, che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni dove si trovano le diverse spiagge della sua costiera.
© Claudio de Tisi 2002-2018 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W