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Il Giudicato di Gallura che si sviluppa nella parte nord orientale dell'IsolaIn questa pagina vedremo una breve storia del Giudicato di Gallura, che si trovava nel nord orientale dell'Isola, ed ha avuto come capitale Civita, ossia Olbia. Il Giudicato di Gallura
La sua capitale è ubicata a Civita, ricostruita sui ruderi dell'antica Città romana di Olbia, che all'epoca conta comunque su poche centinaia di abitanti, anche se la corte giudicale si sposta spesso tra i maggiori centri delle varie Curatorie del Regno. Sono, infatti, residenze giudicali il Castello di re Baldo ed il Castello di Balaiana, nei pressi di Luogosanto. Quanto dura il GiudicatoLa storia conosciuta del Giudicato di Gallura inizia nel 687, anno nel quale Giustiniano II trasferisce lo Judex Provinciae da Furum Traiani a Cagliari, e nel quale abbiamo notizia di chi governa la Regione. Le notizie storiche partono, invece, dal 1038. Viene governata prima da Giudici della dinastia di Torres e da due pisani Visconti successivamente da diverse famiglie locali, ed alla fine dalla dinastia pisana dei Visconti. Per la sua posizione e per la scarsità di risorse, il Giudicato viene ben presto controllato dalla Repubblica marinara di Pisa, che, nel 1288, scacciano il Giudice Nino Visconti, occupano il Giudicato di Gallura, decretando appunto la fine del Giudicato di Gallura nel 1288. Secondo altri, la fine ufficiale del giudicato viene datata al 1296, quando muore Nino Visconti, ed i suoi territori vengono inglobati dal Comune di Pisa. Qualche scarsa notizia sui primi Giudici della GalluraPoco sappiamo dei primi Giudici del Logudoro, dal 687 al 1038. Tentiamo di ricostruirne il governo in base ad alcune testimonianze. I primi governatori della RegioneSappiamo che già, durante il dominio bizantino, nel 687 governa in Gallura Inerio, che può essere visto come il primo Giudice, almeno di fatto anche se non ancora di diritto, dato che vi è ancora un unico Judex Provinciae ad avere, per lo meno formalmente, autorità su tutta l'isola. Tanto che, come abbiamo già visto, si possono rintracciare tre missive di Papa Leone IV, che scrive, tra l'815 e l'855, ad un Arconte o Ipatos, che accorpa le funzioni del Praeses e del Dux militare, della Sardegna e Corsica. La Sardegna viene occupata dai Saraceni nel 705, e poi dal 720 all'880 la pressione dei Saraceni aumenta. Ccomunque, verso il 740, inizia a governare Giovanni, e successivamente Simone. Verso l'800 Dertone, poi Lirco. L'indipendenza dal governo bizantino
La liberazione della Sardegna dai SaraceniNel 1015 i Saraceni, condotti da Mujāhid ibn 'Abd Allah al-'Amiri, detto al-Muwafaqq e noto in Italia come Museto, che, dopo essersi impadronite di Denia, d'Algesiras e delle Baleari delle quali Museto si dichiara Emiro, assalgono la Sardegna, e la disperata difesa dei sardi non riesce questa volta a fermare gli invasori.
I primi Giudici della dinastia Lacon Gunale di TorresDal 1038 abbiamo la certezza storica sui Giudici della Gallura, e sappiamo che i primi Giudici appartengono alla dinastia dei Lacon Gunale, che governa i Giudicati di Torres ed Arborea. Gonnario de Salanis, detto anche Gonnario Comita I
Dorgodorio o Torchitorio, detto anche Barisone I
Breve governo di una dinastia pisana, forse dei della GherardescaSi ritiene che i pirati Saraceni vengano scacciati dal territorio del Giudicato, nel 1052, dall'intervento della Repubblica di Pisa, che inizia ad insediarsi nel giudicato ed a governarlo con suoi rappresentanti. Il governo di Manfredi, probabilmente membro della nobile famiglia pisana dei della GherardescaIl primo Giudice di Gallura intronizzato dalla Corona de Logu, del quale si hanno notizie certe, è Manfredi Gallura, indicato in documenti del tempo come Manfredus Pisanus. Abbiamo notizie che governa la Gallura verso il 1052. Probabilmente è un membro della nobile famiglia della Gherardesca, originaria della Repubblica di Pisa, sottolineando i forti legami del giudicato con la Città toscana. Di lui non è rimasto il ricordo di alcun atto politico o militare. A lui succede Ubaldo I, che fa edificare il cstello di re BaldoVerso il 1058, a Manfredi succede Ubaldo o Baldo, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Ubaldo I di Gallura, anch'egli pisano e probabilmente figlio di Manfredi. Abbiamo notizie che governa la Gallura verso il 1065. Inizia il governo del Giudicato da parte di diverse famiglie localiPare che, con la prigionia di Baldo, sia cessata l'autorità dei Giudici Pisani, e che la vittoria di Georgia abbia restituito il diritto al governo del giudicato a Giudici locali. Costantino I fa edificare il Castello di BalaianaVerso il 1072, a Ubaldo succede come Giudice Costantino, indicato in documenti del tempo come Constantinus Gallurensis, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Costantino I di Gallura. Abbiamo notizie che governa la Gallura verso il 1073, e che mette al mondo un figlio, Comita.
Torchitorio de Zori viene scomunicato ed espelle i monaci dal GiudicatoNel 1089, contro il diritto di Comita, figlio di Costantino I, usurpa il potere Torchitorio de Zori, appartenente ad una delle principali famiglie del Giudicato, che viene, comunque, intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Torchitorio di Gallura. È uno dei primi Giudici galluresi conosciuto con certezza grazie a fonti a lui contemporanee. Egli prende in sposa Padulesa de Gunale, figlia di Comita de Gunale. Prima del matrimonio tra Torchitorio e Padulesa, le loro rispettive famiglie, la de Zori e la de Gunale, risultavano aspre nemiche, e lo saranno ancora per un certo tempo. Si sa che egli assume posizioni filoimperiali, appoggiando l'Imperatore Enrico IV del Sacro Romano Impero, in netto contrasto con la Chiesa di Roma per la nomina dei vescovi, e che viene da essa scomunicato. Gli succede il figlio Saltaro de Zori GunaleProbabilmente nel 1113, a Torchitorio de Zori succede il figlio, che assume il cognome del padre e della madre, e si chiama, quindi, Saltaro de Zori Gunale. Egli viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Saltaro di Gallura, ed il suo Regno è estremamente breve. Di lui non è rimasto il ricordo di alcun atto politico o militare, se non la donazione della corte detta di Vitithe alla Chiesa pisana. In un documento del 1113 viene citata per la prima volta Civita, oggi Città di Olbia. Saltaro muore senza discendenza diretta, e la sua successione determina una forte tensione tra gli eredi delle famiglie che avevano controllato fino ad allora il Giudicato. L'ascesa al trono di Ittocorre de Gunale che si avvicina alla Repubblica di PisaSempre nel 1113, dopo il Regno di Saltaro, contro i diritti di successione vantati da Comita, figlio di Costantino I, e degli eredi della famiglia de Zoro, sale al trono Ittocorre o Ottocorre de Gunale, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Ittocorre di Gallura, e regna fino al 1116. Egli è, probabilmente, un fratello di Padulesa de Gunale, che era stata la moglie di Torchitorio de Zori. Contrario alle pretese della famiglia de Zori, si mostra inizialmente avverso a Padulesa in quanto vedova di Torchitorio de Zori e quindi sostenitrice dei suoi eredi, ma poi verso il 1116 si rappacifica con lei e con il padre Comita.
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Costantino II della casata Spanu stipula un patto di alleanza con PisaProbabilmente nel 1116, a Ittocorre de Gunale succede Costantino Spanu, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Costantino II di Gallura. É un Giudice della famiglia Spanu, una delle principali famiglie del Giudicato, che regna fino al 1130 o 1131, ma di lui non si hanno notizie certe. Il suo Regno è dominato dalla guerra fra Genova e Pisa che dura dal 1119 al 1133. Le concessioni del pontefice all'arcivescovado pisano suscitano le invidie dei Genovesi, che presto si trasformano in competizione e in scontri. Nel 1119, i Genovesi assaltano delle galee pisane, dando origine ad una sanguinosa guerra, combattuta per mare e per terra, che dura fino al 1133, e che si conclude con la spartizione fra le due contendenti dell'influenza sui vescovadi corsi. Per contrastare tali invasioni, risulta che Costantino II, verso il 1131, stipula un patto di alleanza con la Repubblica di Pisa. Sappiamo che lui utilizza, per la prima volta, il gallo di Gallura, che diviene il simbolo di tutta la Gallura dopo il patto che lui stringe con i Pisani. Gli succede Comita I di GalluraVerso il 1130 o 1131, a Costantino Spanu succede Comita Spanu, da molti ritenuto suo figlio, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Comita I di Gallura. Anche di lui non si hanno notizie certe, si sa, comunque, che proseguono durante il suo Regno i contrasti tra le repubbliche marinare di Pisa e di Genova. Attorno al 1130 Comita, assieme ai Giudici Gonnario II di Torres e Costantino I d'Arborea, fà un solenne giuramento di omaggio all'Arcidiocesi di Pisa. E di nuovo, nel 1132, Comita è presente ad Ardara, nel palazzo giudicale di Logudoro, per offrire i propri omaggi all'arcivescovo di Pisa, Ruggero. Questo atto porta ad affermarsi, per un certo tempo, la supremazia del Giudicato di Torres sull'isola, grazie anche all'appoggio pisano.
Costantino III consolida i rapporti con Pisa, ma viene spodestato da una congiura di palazzoAlla dinastia Spanu succede, nel controllo del Giudicato, la famiglia de Lacon Gunale. Nel 1146, dopo Comita Spanu, prende il potere Costantino, della casata de Lacon Gunale, probabilmente parente o, secondo alcuni, figlio di Ittocorre de Gunale, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Costantino III di Gallura. È il primo Giudice di Gallura appartenente alla famiglia dei Lacon Gunale, e viene descritto come una persona dall'animo nobile, che regna fino al 1171, quando viene spodestato e costretto a lasciare il trono. Costantino prende in sposa Elena, figlia del Giudice Comita III d'Arborea, e per le nozze le dona il Monastero cistercense di San Felice di Vada, in territorio di Girifai o Iurifai, in una zona franca extragiudicale, ossia un enclave nella Sardegna centro orientale, caratterizzato da autonomia amministrativa e tributaria rispetto al Giudicato di Gallura. Si sposa di nuovo, in seguito, con una certa sardinia e da lei ha il figlio Barisone. Nel 1146 Comita III d'Arborea, organizza un convegno a Bonarcado, nel quale fa incontrare i quattro Giudici per risolvere una controversia sorta tra il Giudice Costantino III di Gallura ed i figli di Comita Spanu, suo predecessore, per il possesso del Castello di Balaiana, che probabilmente rappresentava una residenza giudicale estiva. E Costantino III interviene, con gli altri Giudici, al collectu, l'assemblea generale convocata per dirimere la controversia. Nel 1147, in occasione della consacrazione della Chiesa di Santa Maria di Bonarcado, Barisone II d'Arborea convoca i Pisani e gli altri Giudici sardi per una conferenza di pace. L'occasione vede riuniti tutti i Giudici Sardi: Gonnario II di Torres, Costantino III di Gallura, Costantino II Salusio III di Cagliari e Barisone II d'Arborea. Si riesce, così, a evitare la guerra per ben quindici anni. Nel 1160 Costantino si reca a Pisa, dove viene incaricato d'un atto solenne di concessione, da fare in Costantinopoli, e viene portato in Palestina a venerarsi il Santo Sepolcro. Successivamente, nel 1165 Costantino III si reca, con Barisone II di Torres e con Pietro I Torchitorio III di Cagliari, a Pisa, dove giura fedeltà ai Pisani, garantisce di tenere la Gallura in feudo per il Comune di Pisa, e assume l'impegno di dare alla Repubblica 6.000 lire, e di pagare ogni anno 100 lire e dodici paia di falconi. Concede loro, inoltre, il Monastero cistercense di San Felice di Vada, col consenso della moglie alla quale lo aveva precedentemente donato.
Ma nel 1165 l'intera isola di Sardegna viene concessa in feudo al Comune di Pisa da Federico Barbarossa, il quale in questa occasione revoca anche tutte le concessioni anteriori della medesima, da lui fatte, a qualunque altra Città o persona. Costantino si reca, con gli altri Giudici, a Pisa a giurare fedeltà. Successivamente, nel 1171, Costantino viene spodestato e costretto a lasciare il trono da una congiura di palazzo della quale si ignorano le cause, e si rifugia presso i parenti della moglie, nel Giudicato d'Arborea. Subentra nel governo Barisone I di GalluraDopo la partenza di Costantino III, dal 1171 il Giudicato viene governato da Barisone de Lacon Gunale, per alcuni suo figlio, anche se sembra improbabile che la congiura di palazzo abbia esautorato il sovrano e lasciato l'eredità al figlio. Egli viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Barisone I di Gallura, e regna fino alla morte nel 1203. Barisone sposa una certa Odolina, dalla quale ha una figlia che sarà la sua unica erede, Elena de Lacon. Il nome Templo di Tempio Pausania compare, per la prima volta, in un documento del 1173, con il quale l'operaio di Santa Maria di Pisa, alla presenza di Barisone I di Gallura, cede al vescovo di Civita, Bernardo, alcuni servizi in cambio della concessione di terre. È probabile che, in seguito, ci siano stati moti in Gallura a danno di Barisone, che hanno determinato la sua estromissione dal potere. Prima della morte, comunque, Barisone I affida il suo giudicato al Papa, quale protezione dei diritti ereditari della figlia. Si ignora chi abbia assunto il governo della Gallura nella sua assenza. Alla sua morte scoppia, comunque, un conflitto tra vari potentati, per assicurarsi il controllo della Gallura a discapito di Elena, ma sono ignote le vicende del giudicato sino all'anno 1203, quando muore Barisone I. Elena di Gallura, figlia di Barisone I, eredita il Giudicato
Nel 1206, raggiunta la maggiore età, Elena prende per marito Trasamondo, Conte di Segni, nipote del Papa Innocenzo III, di cui il Giudicato è vassallo, che ha organizzato un matrimonio con un suo parente. Elena e Trasamondo, però, si separano quasi subito. Il Papa scrive al vescovo di Firenze di costringerla a riconciliarsi, ma, tra i pretendenti alla mano di Elena de Lacon Serra, alla fine ha la meglio la Repubblica di Pisa, che la convince a sposare il pisano Lamberto Visconti. La dinastia pisana dei ViscontiAlla morte di Barisone I di Gallura, erede è la figlia Elena de Lacon, che sposerà Lamberto Visconti dando, così, origine alla dinastia pisana dei Visconti. Il pisano Lamberto Visconti sposa Elena di Gallura, diviene Giudice di Gallura, ma vengono scomunicatiNel 1207, Elena di Gallura ha ormai scelto di sua spontanea volontà di sposare il pisano Lamberto Visconti, figlio di Eldizio, patrizio e poi podestà di Pisa, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Lamberto di Gallura, e che regna fino alla morte nel 1225. Per questo affronto alla volontà del papa, vengono, comunque, entrambi scomunicati dal Papa Innocenzo III, ma riescono a resistere. E dopo il matrimonio, dal quale nasce un figlio chiamato Ubaldo Visconti, che diventerà Giudice di Gallura, Elena lascia al marito le redini del governo della Gallura. Il più preoccupato per il controllo di Pisa, non solo su Cagliari e indirettamente sull'Arborea, ma ora anche sulla Gallura, è il Giudice Comita II di Torres, della casata de Lacon Gunale, che è direttamente coinvolto dato che il Giudicato di Gallura confina con il suo, essendosi alleato con i Genovesi, decide di affrontare i Visconti. Nel 1209, Comita II di Torres occupa Civita costringendo Lamberto Visconti a fuggire e per breve tempo controlla parte del territorio del Giudicato di Gallura. È stato anche spinto a ciò dal Papa Innocenzo III che gli scrive nel 1212 perché provveda, insieme agli altri Giudici, affinche i Pisani, dopo l'affronto che gli hanno fatto con il il matrimonio di Elena, non rientrino nell'isola, e poi aggiunge: «Intorno alla terra di Gallura che tieni non presumerei di far alcun patto nè coi Pisani, nè con altri qualunque, senza nostro special mandato». Ben presto, però, Lamberto e i suoi alleati Pisani lo scacciano, viene ristabilita la pace, Comita II di Torres si ritira dai territori occupati, e Lamberto Visconti può rientrare a Civita. Tra il 1210 ed il 1215, con il supporto della Repubblica di Pisa, Lamberto cerca di attaccare, a più riprese, i Giudicati di Logudoro e d'Arborea, senza riuscire, però, ad entrarne in possesso. Successivamente Lamberto Visconti sposa Benedetta di Cagliari e diviene reggente di questo GiudicatoNel 1214, alla morte senza eredi Guglielmo I Salusio IV di Cagliari, questo Giudicato, con una parte di quello d'Arborea, vanno alla sua figlia Benedetta ed al marito Barisone de Lacon Serra, figlio del Giudice Pietro I d'Arborea, che diventa Giudice di Cagliari con il nome di Barisone II Torchitorio IV. Sostenuto dal fratello Lamberto, nel 1215 il podestà di Pisa Ubaldo Visconti, anch'egli figlio di Eldizio, si reca con una vasta flotta nel Giudicato di Càlari, dove nel 1218 ottiene dal Giudice Barisone II Torchitorio IV l'autorizzazione a costruire, per conto dei mercanti Pisani che da lì possono meglio controllare i loro traffici, una rocca sulla collina, che viene chiamata il Castello di Cagliari. Si ritiene che la richiesta non sia stata, per così dire, diplomatica, ma che sia stata sostenuta da minacce, e da soldati schierati per imporgli di concederla. Alla morte del marito Barisone II Torchitorio IV, Benedetta di Cagliari diviene reggente, ossia Judikessa de Factu, in nome del figlio Guglielmo, di pochi mesi, e cerca inutilmente di ritirare quella concessione. Riunite ingenti truppe in Castel di Castro, Ubaldo Visconti, con l'aiuto di Rodolfo di Capraia e sostenuto da nobili Pisani, costringe Benedetta a giurare fedeltà a Pisa. Nella guerra contro i Visconti, nel 1218 Mariano II di Torres si arma nuovamente, con l'appoggio del Papa e con la speranza di aiuti dai milanesi, ma nel 1219 viene sconfitto, e viene messa fine alla guerra con il trattato di pace di Noracalbo. Viene, quindi, costretto a far sposare la figlia Adelasia de Lacon Gunale, che risiede nel Castello di Burgos, con il figlio di Lamberto, il tredicenne Ubaldo Visconti, che diventerà Giudice con il nome di Ubaldo II di Gallura. Il matrimonio si tiene nella Basilica della Santissima Trinità di Saccargia. Nel 1218 Elena di Gallura muore, e nel 1220 Lamberto Visconti, rimasto vedovo, combina, tramite suo fratello Ubaldo, il matrimonio con Benedetta di Cagliari, e diventa, quindi, reggente del Giudicato, ossia Judike de Factu, in attesa che il figliastro Guglielmo diventi maggiorenne. Viene, quindi, ad essere contemporaneamente Giudice di Gallura e reggente del Giudicato di Càlari, che amministra attraverso il fratello Ubaldo. In questa maniera, i due fratelli giungono a dominare quasi metà della Sardegna, perché, mentre ormai Lamberto domina da solo la Gallura, Ubaldo ormai controlla il Giudicato di Càlari. Lamberto Muore nel 1223, e gli succede sul trono il figlio Ubaldo Visconti. Ubaldo Visconti, noto come Ubaldo II, occupa per breve tempo Cagliari e diviene anche Giudice del LogudoroNel 1223, alla morte di Lamberto Visconti, gli succede Ubaldo Visconti, figlio suo e di Elena de Lacon, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Ubaldo II di Gallura, e regna fino al 1238.
Il matrimonio di Adelasia con Enzo Hohenstaufen di SveviaDal 1238 il Giudicato di Torres viene unito a quello di Gallura sotto re Enzo Hohenstaufen di Svevia che ha sposato Adelasia Giudicessa di Torres. Con Enzo inizia la dinastia Hohenstaufen, che è però solo simbolica e che dura solo per il periodo del suo Regno. Molto più giovane di Adelasia, Enzo resta in Sardegna solo un anno, poi lascia l'isola e si unisce al padre nella lotta contro il papato e le fazioni guelfe. Il governo del Giudicato di Gallura tornerà, quindi, presto ai Visconti. Giovanni Visconti di Gallura annette parte del Giudicato di Càlari e di TorresNel 1238, alla morte di Ubaldo Visconti senza eredi maschi, il titolo di Giudice passa al cugino Giovanni Visconti, figlio di quell'Ubaldo Visconti, che era stato podestà di Pisa, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Giovanni di Gallura. il Regno di Adelasia ed Enzo è, infatti, estremamente breve, perché Giovanni riesce, in poco tempo, di riprendersi la sua eredità. E con Giovanni riprende a governare la dinastia Visconti. Giovanni sposa Dominicata, figlia di Aldobrandino Gualandi Cortevecchia, che però muore nel 1259. In seconde nozze, sposa una figlia del potente Ugolino della Gherardesca, Conte di Donoratico, da cui nasce il suo erede Ugolino Visconti, detto Nino, amico di Dante Alighieri, che gli succederà nell'amministrazione del Giudicato. Egli ha una forte cultura pisana, anche se conosce bene la realtà gallurese, e vive il travagliato periodo della lotta tra guelfi e ghibellini, che divide il Comune pisano. Nel 1254 si allea con la Repubblica di Pisa, ed, assieme al Giudice d'Arborea Guglielmo di Capraia, anch'egli guelfo pisano, dichiara guerra al Giudice Giovanni Torchitorio V di Cagliari detto Chiano, che si è alleato con Genova. A seguito della vittoria, nel 1258, il Giudicato di Càlari viene smembrato, ed il Giudicato di Gallura viene portato alla sua massima espansione, annettendovi la parte orientale di quello di Cagliari, ossia le Barbagie, l'Ogliastra e il Sarrabus. In seguito, nel 1259, alla morte della Giudicessa Adelasia di Torres, annette anche l'Anglona e il Monteacuto. Sempre molto legato a Pisa, Giovanni vi rientra per partecipare, dalla parte guelfa, allo scontro tra guelfi e ghibellini che divide il Comune pisano. Egli è uno dei pochi ad appoggiare il suocero, il potente conte Ugolino della Gherardesca, passato dalla parte ghibellina alla parte guelfa, nelle lotte interne che in quel periodo affliggono Pisa. Giovanni, in seguito, rimane per lo più nella penisola italiana, per partecipare al fianco di Pisa alle guerre tra guelfi e ghibellini. Ma nel 1273, preso il potere a Pisa la parte ghibellina, in quanto guelfo, Giovanni viene bandito dal Comune di Pisa insieme al suocero Ugolino, ed insieme ritornano in Sardegna. Ma in Sardegna nel 1273, viene sconfitto dalle truppe pisane guidate da Anselmo di Capraia, e nel 1274 gli vengono confiscati tutti i beni che passano in mano al Comune di Pisa. Giovanni Visconti muore in battaglia in Toscana, nel 1275, un anno prima che Pisa firmi il trattato di pace con la lega guelfa, riammettendo in Città i suoi componenti. Ugolino Visconti di Gallura, detto Nino, segue nella disgrazia il nonno Ugolino della Gherardesca
Nino alterna la permanenza a Pisa con quella in Gallura. Dal 1282 al 1284 Genova e Pisa tornano a combattersi duramente. L'episodio decisivo di quegli scontri si registra nella battaglia navale del 6 agosto 1284. Le flotte pisane e genovesi si scontrano per tutta la giornata nella battaglia della Meloria, nella quale Pisa viene severamente sconfitta dai Genovesi. L'esito della battaglia della Meloria influisce sulle vicende politiche dell'Isola. I protagonisti della lotta, in questi anni, sono Ugolino della Gherardesca, Conte di Donoratico, signore della sesta parte del Giudicato di Càlari, Nino Visconti di Gallura, e Mariano II d'Arborea. Nel 1276, con il trattato di pace tra il Comune di Pisa e la lega guelfa, Nino Visconti viene riammesso in patria. Il Conte Ugolino e Nino Visconti lasciano la Sardegna e rientrano a Pisa. Nino, rappresentante degli Obertenghi, a capo della fazione guelfa di Pisa, riprende ad occuparsi delle vicende pisane appoggiando il nonno, e nel 1286 vengono nominati entrambi capitani del popolo di Pisa. Ma non è un governo facile, poiche nonno e nipote sono tutt'altro che d'accordo, criticandosi a vicenda. Nel 1287 Nino si appropria del titolo di podestà di Pisa, ed inizia a stringere accordi con i ghibellini e con il potente arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini. Ma il Conte Ugolino reagisce, riassume la carica, lo costringe nel 1288 alla fuga e all'esilio da Pisa. Nello stesso 1288, però, la parte ghibellina prende il potere a Pisa, ed il Conte Ugolino, ritenuto responsabile della sconfitta della Meloria, viene rovesciato e messo al bando senza processo. Viene, successivamente, imprigionato, e morrà di fame, relegato nella Torre dei Gualandi, a Pisa, nel 1289, anche se una leggenda diffusa in Sardegna lo vedrebbe morire di fame nel Castello di Acquafredda, a Siliqua. Il Comune confisca tutti i possedimenti di Nino e Ugolino in Sardegna, e si assicura il dominio dell'ex Giudicato di Gallura e dei territori di Ugolino nell'Iglesiente, che diventano domini oltre mare di Pisa, decretando così la fine del Giudicato di Gallura nel 1288. Nino tenta di promuovere iniziative contro la Pisa ghibellina, e tenta più volte, anche, di rientrare in possesso del suo Regno, senza però riuscirci. Nasce, probabilmente, in questo periodo, a Firenze, la profonda amicizia con il giovane Dante Alighieri. Nel 1293 viene nuovamente esiliato da Pisa. Ritiratosi in Gallura, muore nel 1296, lasciando la figlia Giovanna ancora bambina, e chiede che il suo cuore venga trasportato non a Pisa, ma a Lucca, all'epoca in mano guelfa. Secondo alcuni, la fine ufficiale del giudicato viene datata al 1296, quando muore Nino Visconti, ed i suoi territori vengono inglobati dal Comune di Pisa. Nino Visconti viene ricordato da Dante Alighieri, nella «Divina Commedia», nell'VIII canto del Purgatorio, in cui, memore dell'antica amicizia che li aveva legati, gli dice «quanto mi piacque quando ti vidi non esser tra ' rei!». La fine del Giudicato di GalluraDopo la fine del Giudicato di Gallura, il titolo non si estingue ma passa alla figlia di Nino, Giovanna Visconti. Il passaggio del titolo da Giovanna ad Azzo Visconti
La cessione del Regno di Gallura agli Aragonesi
La prossima paginaNella prossima pagina vedremo una breve storia del Giudicato di Càlari che si trovava nella parte meridionale dell'Isola, ed ha avuto come capitale Santa Igia, che sorgeva sulle rive della laguna di Santa Gilla, e solo successivamente alla costruzione del Castel di Castro la capitale è stata portata a Cagliari. | |||
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