Ulassai che è la Città Museo di Maria Lai con le cascate di Lecorci e Lequarci e con la grotta di Su MarmuriIn questa tappa del nostro viaggio, da Jerzu ci recheremo a visitare Ulassai considerata la Città Museo di Maria Lai, con nei dintorni la cascata di Lecorci, le cascate di Lequarci, e la grotta di Su Marmuri. La Regione storica dell’Ogliastra L’Ogliastra è una Regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della Regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una Regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde.
In viaggio verso Ulassai Da Jerzu, invece di deviare verso sud in direzione di Perdasdefogu, proseguiamo verso nord lungo la SP11 in direzione di Ulassai, Osini e Gairo, attraversando un paesaggio bellissimo, tra gli imponenti tacchi dell’Ogliastra definiti i tacchi di giganti a causa delle loro dimensioni imponenti. Usciamo da Jerzu verso nord con la SP11 in direzione di Ulassai, dopo averla seguita per circa tre chilometri dal Municipio di Jerzu, passiamo resti della Stazione ferroviaria dismessa di Jerzu, proseguiamo lungo la SP11 evitando la deviazione sulla SP13, e, continuando verso nord, la SP11 ci fa raggiungere l’abitato di Ulassai. Dal Municipio di Jerzu a quello di Ulassai seguendo questa strada si sono percorsi 3.8 chilometri.
Il Comune chiamato Ulassai Il Comune chiamato Ulassai (pronuncia Ulassái, pronunzia errata Ulássai, Nome in lingua sarda Ulàssai, altezza metri 775 sul livello del mare, abitanti 1.369 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte sud orientale della Provincia di Nuoro. L’abitato dista soli tre chilometri dalla SS198 di Seui e Lanusei. Il territorio Comunale, ricco di sorgenti, che nei periodi maggior piovosità danno origine a cascate, e dei cosiddetti tacchi, altopiani delimitati da monti che si ergono a picco, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 77 a un massimo di 998 metri sul livello del mare. Gran parte dei tacchi è ricoperta da foreste di lecci ed essenze mediterranee, che ne aumentano la naturale bellezza.
Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale Il Comune appartiene ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Il termine Zone blu, in inglese darkslateblue Zones, viene usato per identificare le aree demografiche o geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto è nato quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain hanno pubblicato su Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identifica la Provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo. Gli studiosi, per procedere nel lavoro, tracciavano sulla mappa delle serie di cerchi concentrici blu che indicavano le zone con la più alta longevità, da qui il termine Zona blu. I paesi appartenenti alle zone blu in Sardegna sono Arzana, Baunei, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Orgosolo, Ovodda, Perdasdefogu, Seulo, Talana, Tiana, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili.
Origine del nomeIl nome, di oscura origine, appartiene con molta probabilità allo strato linguistico preromano. Il villaggio risulta documentato nelle Carte Volgari campidanesi per l'anno 1217 come Ulaççai, nelle Rendite pisane nel Giudicato di Cagliari agli inizi del sec. XIV come Ulassai, e negli elenchi dei villaggi della diocesi di Suelli che versavano le decime alla curia romana per gli anni 1341 e 1346-1350 come Ulissay ed Ulusa. Ed è pure citato nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara. C'è infine da osservare che l’antica trascrizione del toponimo con la finale -ay ci dà la quasi certezza che esso in origine si pronunziasse Ulassái, per il fatto che nelle usanze scrittorie della Sardegna medievale si ricorreva spesso a questo accorgimento grafico per indicare la caduta dell'accento su una certa vocale oppure su una immeditamente precedente. Oggi si ritiene che il nome di questo villaggio derivi dal fitonimo o nome di pianta sardiano o protosardo alase, alásiu, alasu, olasi, ollasu, ad indicare l’agrifoglio, il pungitopo o anche la gramigna. Il nome Ulassái, pertanto, farebbe riferimento a una pianta spinosa particolarmente abbondante, in origine, nella localta dove è sorto il villaggio. La sua economiaSi tratta di un Comune collinare che ha un’economia basata prevalentemente sull’agricoltura e sulla zootecnia. L agricoltura, la principale fonte di reddito dell'economia locale, è caratterizzata dalla coltivazione di cereali, ortaggi, viti, ulivi, agrumeti e alberi da frutta, ed anche dall allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. La modesta realtà industriale si fonda su una produzione poco rilevante nei comparti tessile ed edile. A livello artigianale si producono pregiati lavori artigianali su telaio, genuini formaggi tipici, e vengono prodotti come in tutta l’Ogliastra i culurgiones, una pasta fresca ripiena la cui sfoglia viene realizzata con farina, semola rimacinata di grano duro, acqua e sale, quindi farcita con un cremoso ripieno a base di patate lesse, pecorino sardo, fiscidu che è un formaggio tipico dell'Ogliastra, aglio e menta. Nel paese di Ulassai, in occasione della commemorazione dei defunti, sino agli anni sessanta del Novecento, la tradizione voleva che i culurgiones venissero consumati con il grasso ovino esclusivamente il 2 novembre, mentre, per festeggiare il Carnevale, venivano talvolta conditi con lo strutto. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Le bellezze naturalistiche che lo circondano ed i numerosi resti archeologici visitabili nei suoi dintorni, lo rendono meta di un discreto flusso di visitatori. Di particolare attrazione è la grotta de Su Marmuri, una delle più grandi ed imponenti della Sardegna; affascinanti sono le cascate Lecorci e Lequarci, che nascono dalle copiose sorgenti del territorio; ed anche i percorsi della Scala di San Giorgio, una strada panoramica boschiva caratterizzata da un ambiente selvaggio e rupestre tipico del vasto tacco calcareo. L apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl suo territorio è stato abitato sin dai tempi preistorici, e, in seguito, sottoposto alla dominazione dell’impero romano. Nel Medioevo il villaggio entra all’interno del Giudicato di Càralis e, successivamente, di quello della Gallura, sotto la cui giurisdizione rimane fino alla metà del tredicesimo secolo. Conquistato nel 1324 dagli Aragonesi, nel 1363, insieme ad altre ville dell’Ogliastra, viene incorporato dal Re d’Aragona Pietro IV il Cerimonioso nella conte di Quirra, data in feudo a Berengario Carroz. Successivamente, nel 1603, la conte viene trasformata in Marchesato, nelle mani delle signorie dei Centelles e degli Osorio de la Cueva, fino al 1839, anno dell’abolizione dei feudi e del suo riscatto da parte del regio demanio. Passato sotto la Repubblica, del Comune di Ulassai nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, ritorna ad appartenere alla Provincia di Nuoro. Nel 2025 torna nella ripristinata Provincia di Ogliastra. Personaggi nati ad UlassaiAd Ulassai è nata nel 1919 Maria Lai, ritenuta uno degli artisti più significativi della Sardegna dell’ultimo secolo. Nel 1919 nasce ad Ulassai l'importante artista Maria Lai, che all età di tre anni viene affidata agli zii per la sua salute cagionevole, e resta con loro fino ai nove anni. Dopo un breve rientro a Ulassai, si trasferisce per studiare a Cagliari. Nel 1933 muore la sorella minore Cornelia, e Maria posa come modella da Francesco Ciusa, e in questa triste occasione respira per la prima volta l atmosfera del mondo dell'arte. Si iscrive all Istituto Magistrale, dove ha come docente Salvatore Cambosu. Nel 1939 si stabilisce a Roma per studiare al liceo Artistico, ma nel 1943, a causa della guerra, si trasferisce a Venezia dove frequenta l Accademia di Belle Arti. Nel 1945 fugge da Venezia e, dopo un breve periodo a Verona, torna in Sardegna. A Cagliari insegna all’Istituto Tecnico femminile fino al 1949, e, nel 1947, conosce Giuseppe Dessì. Espone a Cagliari, a Roma e in molte altre città. Nel 2004 le viene conferita la laurea honoris causa in lettere all’Università di Cagliari per il tratto fortemente narrativo e concettuale della sua opera, che si realizza però con tecniche tradizionali, arcaiche. Nel 2006 viene inaugurato nei vecchi caseggiati dell’ex stazione di Jerzu il Museo stazione dell’arte. Dopo esposizioni negli Stati Uniti ed altre prestigiose manifestazioni europee, Maria Lai viene riconosciuta come una tra gli artisti più significativi della Sardegna. Muore a Cardedu nel 2013.
|
Molte delle sue opere sono di dimensioni veramente importanti, e richiedono interventi di salvaguardia e recupero, promozione e valorizzazione, dato che sono esposte da anni alle intemperie naturali, e rischiano quindi venire compromesse e danneggiate irreparabilmente. Sagre e feste che si svolgono a Ulassai Ad Ulassai è attivo il Gruppo Folk Santa Barbara di Ulassai, nelle cui esibizioni nel paese ed in altre occasioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Ulassai. Tra le principali sagre e feste che si svolgono a Ulassai si segnalano, il 19 gennaio, la Festa di San Sebastiano con l’accensione del grande falò; segue, Su Maimulu, il tipico Carnevale ulassese; la seconda domenica dopo Pasqua, la Festa di Sant’Antioco Martire, che è il Patrono, ed il giorno di astensione dal lavoro è il lunedì successivo; la terza domenica dopo Pasqua, si svolge la Festa di San Raffaele e di San Giorgio; la seconda domenica di maggio, la Festa di Santa Barbara, nella chiesa campestre a lei dedicata; a inizio giugno, il Climbing Ulassai Festival, dedicato agli amanti dell’arrampicata, uno sport che in Sardegna riscontra un successo positivo con arrampicatori che arrivano anche dall’estero, tra arrampicate, mountain bike, highline, yoga, degustazioni, tradizioni e festeggiamenti; a fine luglio o inizio agosto, la manifestazione Folk e Sapori, una sagra dei prodotti tipici del territorio; la prima settimana di agosto si svolge anche a Ulassai, oltre che a Jerzu e ad Osini, l’importante Festival dei Tacchi, un festival teatrale di valenza nazionale denominato Teatro Ogliastra; l 8 settembre, la Festa di Santa Maria.

Il carnevale di Ulassai Come tutti i paesi sardi anche Ulassai, nella regione dell'Ogliastra, vanta un bagaglio di tradizioni che hanno origini antiche e nel tempo hanno trovato attecchimento anche nelle nuove generazioni, educate dalle vecchie a preservare il passato. Per questo Su Maimulu, S'Ingrastula e Su Maimoni seguita a sopravvivere come uno dei carnevali pi coinvolgenti d'Italia, differenziandosi dagli altri per la natura macabra delle sue maschere, legate a vetusti riti propiziatori concernenti il ciclo della morte e della rinascita. Si palesa caratteristico soprattutto per le presenze di personaggi in grado di incarnare arcani mistici ed entit arcaiche. La festa ha inizio la notte di San Sebastiano, il 20 gennaio, e si conclude il Marted grasso.
Visita del centro di Ulassai A sud del paese, un posto di primo piano spetta di diritto al suggestivo Monte Tisiddu, un altopiano di forma ovaleggiante esteso per quasi due chilometri quadrati costituito da una struttura calcarea, quasi dolomitica, con pareti vertiginose che cadono a picco sul centro abitato raggiungendo in certi punti quasi i cento metri di altezza. L abitato, interessato da una forte espansione edilizia, impreziosito da capolavori degli artisti sardi Maria Lai, Costantino Nivola, Luigi Veronesi e Guido Strazza, sorge in una posizione unica, situato tra i tacchi Bruncu Pranedda di 885 metri che si trova a nord, e Bruncu Matzeu di 957 metri che si trova a sud dell'abitato, i quali creano un affascinante paesaggio dolomitico.
La piccola Cooperativa tessile artigiana Su MarmuriArriviamo ad Ulassai provenendo da Jerzu e vedimo, alla destra della strada, il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo il quale la SP11 prende il nome di corso Vittorio Emanuele II. Percorsi appena una settantina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele II dal cartello segnaletico che ci aveva indicato l’ingresso all’interno dell’abitato, svoltiamo tutto a sinistra in una stretta strada in salita che si dirige verso sud est, dopo centocinquanta metri incrociamo la via Dante Alighieri, non la prendiamo ma proseguiamo nella strada dritta in salita, e, dopo appena una ventina di metri, vediamo alla destra della strada l’edificio che ospita la sede della Su Marmuri, piccola Cooperativa tessile artigiana.  Le donne della Cooperativa tessile Su Marmuri di Ulassai, nata nel 1971, si dedicano con passione al proprio lavoro, riproponendo con maestria le antiche tecniche di lavorazione con il telaio a mano. La loro produzione comprende tende, tappeti, copriletti, cuscini, centrotavola, asciugamani, copri cassapanche, bomboniere. Gli elementi decorativi sono realizzati con la tecnica detta a pibiones, ossia acini d’uva, dal caratteristico effetto in rilievo, ed i loro prodotti, tutti realizzati con fibre naturali, affiancano al repertorio decorativo tipico dell’artigianato della Sardegna, nuovi motivi sviluppati in collaborazione con artisti locali quali Maria Lai. In occasione della sua performance Legarsi alla montagna, la cooperativa inizia il rapporto di collaborazione con Maria Lai, e l’artista dona alle artigiane i disegni che utilizzano in alcuni dei loro lavori, ossia la capretta, il muflone, i cinghiali che costituiscono un tappeto per Nivola, i telai, e Cosima ossia un omaggio a Grazia Deledda. Maria Lai, inoltre, soprattutto negli anni duemila, ha utilizzato molto spesso manufatti realizzati dalle donne della cooperativa tessile all’interno delle sue opere.
|
La Biblioteca Comunale Percorsi seicento metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, si trova, alla destra della strada, la piazza Italia, e, subito dopo, ad angolo con la piazza, al civico numero 73 del corso Vittorio Emanuele II, l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale di Ulassai. Presso questa Biblioteca, che è attiva dal 1995, fina dal 2005 è presente Ichnussa, la Biblioteca Comunale della poesia sarda, l’unica Biblioteca digitale interamente dedicata alla poesia in lingua sarda con circa cinquemila opere poetiche in Limba, liberamente consultabili e scaricabili on line. Si tratta di una Biblioteca privata ma che svolge una funzione pubblica, ed è stata istituita dall’Associazione Culturale Sa Perda e Su Entu, che è riconosciuta ufficialmente e finanziata dalla Regione Sardegna.
In via Venezia si trovano i 'Libretti murati' di Maria Lai Percorsa appena una trentina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele II, prendiamo a sinistra la via Venezia, una delle vie più antiche del paese, dove ancora si stagliano le antiche casette in pietra, lungo la quale, sulla parete, Maria Lai ha realizzato nel 2003 tredici libri di terracotta smaltata chiamati i Libretti murati. La scelta dell’ubicazione non è casuale, ma rimanda al profondo legame che Maria ha sempre nutrito per la memoria storica che i luoghi costantemente suggeriscono. In questi libretti murati, parole come L’opera resta insignificante se i lettori non le costruiscono intorno una propria interpretazione, L’arte è inganno, astuzia, tentano di rendere le opere non solo arredo urbano, ma anche facile veicolo di alcuni aforismi della artista.
Il Palazzo ComunalePercorsa un’altra ventina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele II, si trova, alla sinistra della strada, la facciata del Palazzo Comunale che si trova al di sopra della via principale, dato che il suo indirizzo è sul retro, al civico numero 41 della via Giuseppe Garibaldi, che è parallela al corso Vittorio Emanuele II e si trova più in alto rispetto ad esso. Si tratta di un edificio costruito in pietra calcarea locale in stile liberty, che rappresenta un'architettura di spicco nell’ambito locale, il quale si affaccia su uno slargo denominato piazza Sardegna, dominando il panorama del monte Tisiddu e della valle del Rio Pardu. É stato inaugurato nel 1909, portato a compimento su progetto dell’ingegnere Ernesto Ravot, colui che progettò anche il lavatoio Comunale di Ulassai. Di forma pressoché rettangolare di dimensioni approssimative di quattordici per ventitre metri, si sviluppa su due livelli per un’altezza di otto metri. Situato in posizione rialzata rispetto alla strada presenta un prospetto principale, ripartito da paraste e da semplice fascia marcapiano, con sette aperture per piano disposte simmetricamente rispetto all’asse centrale. Cornici curvilinee inquadrano le finestre ad arco al primo piano, mentre le aperture del piano terra sono squadrate. Un cornicione aggettante con parte centrale sormontata da un frontone a tutto sesto conclude l’edificio, nascondendo alla vista la copertura a padiglione rivestita da tegole in laterizio. L’edificio non è servito soltanto come Comune, ma negli anni del dopoguerra anche come Scuola elementare e Scuola secondaria. La Casa Museo Cannas Nel centro storico del paese, a una quarantina di metri di distanza dall'ingresso dek palazzo Comunale, al civico numero 49 della via Giuseppe Garibaldi, si trova la Casa Museo Cannas. Di proprietà dell’imprenditore ziu Massiminu Cannas, è stata costruita ai primi del Novecento, e arricchita successivamente con elementi architettonici sconosciuti introdotti da prigionieri austriaci della prima guerra mondiale. Si tratta di un complesso di edifici, che comprende, oltre al fabbricato principale che si apre su due strade sfalzate su due livelli, di un insieme di piccole strutture più basse disposte intorno ad un cortile interno che si colloca ad un livello inferiore. Si tratta del complesso edilizio più articolato e imponente del paese e forse del circondario. Nell’edificio avevano sede diverse attività commerciali, quali un forno, due negozi, una cantina per la vendita del vino, tutte gestite dalla famiglia del proprietario, nonché l’ufficio postale. I due piani superiori erano utilizzati come abitazione padronale. Nel piano seminterrato erano collocati un moderno frantoio, un mulino elettrico per cereali e un impianto a carbone per la produzione di energia elettrica costruito nel 1924 che consentì al paese, primo della zona, l’illuminazione pubblica e privata, e operò fino al 1934.

L’edificio, che conserva ancora tracce importanti sullo svolgimento di attività quotidiane nel passato, compresi molti dei macchinari utilizzati per la produzione di energia, è stato recentemente acquisito dal Comune per destinarlo a Museo Etnografico e nello stesso tempo potrà ospitare opere contemporanee di cui il paese è ricco. L’opera di Maria Lai chiamata 'La lavagna' Passato il Palazzo Comunale, proseguiamo appena una cinquantina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele II, poi prendiamo una deviazione in una strada stretta tutta a destra che ci fa scendere nella parte più in basso dell’abitato. La seguiamo per un’ottantina di metri, poi prendiamo a sinistra la via Guglielmo Marconi, dopo circa centotrenta metri svoltiamo a sinistra in via Coccoreddu che, dopo un centinaio di metri, termina in uno slargo. Qui, alla sinistra, sulla parete del muro, si può ammirare l’opera di Maria Lai realizzata nel 2003 intitolata La lavagna. É stata eseguita su panno nero, dove si dipanano trame di fili a definire un immaginario spazio celeste, la cui ragione di esistere si accosta ai perimetri appena accennati di mondi terrestri. Sulla lavagna è stata riportata la scritta L’arte ci prende per mano.
Raggiungiamo la Palestra della Scuola MediaEvitando la deviazione lungo la via Coccoreddu, proseguiamo verso sud lungo la via Guglielmo Marconi, dopo circa duecentotrenta metri, svoltiamo a sinistra nella via Monti ’e Is Crobus, e, dopo un centinaio di metri, di nuovo a sinistra in via San Francesco, che si dirige verso nord. Percorsi centocinquanta metri, si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso del complesso delle Scuole Medie di via San Francesco. All’interno di questo complesso si trova la Palestra di Ulassai, di proprietà del Comune. La Palestra è dotata di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, ed in essa si possono praticare le discipline di Ginnastica, calcio, calcetto ossia calcio a cinque, e pallacanestro. 
In piazza Principe Umberto si trova l’Arco di Barigau Dal retro del Palazzo Comunale, prendiamo la via Giuseppe Garibaldi che si dirige verso ovest, seguendola dal civico numero 41 ai civici crescenti dopo il 49 che ospita la Casa Museo Cannas. Percorsi circa centosessanta metri dal Palazzo Comunale, la via Giuseppe Garibaldi sbocca sulla piazza Principe Umberto. Nella piazza sbocca anche, un poco più a destra, la via della Chiesa, di fronte alla quale si vede l’Arco di Barigau, un antico arco a tutto sesto situato nella parte alta di Ulassai. Si tratta di un antico arco in pietra che si affaccia sull’omonima e vasta piazza, e che rappresentava una porta d’ingresso al paese e costituiva parte di una cinta muraria, che divideva la zona dei pascoli situata all'esterno del'abitato, da quella degli orti che era presente al suo interno. Come altre comunit , anche il paese di Ulassai, aveva le sue mura di cinta in pietra, e quest arco era l ingresso principale per il paese. Potremmo definire l arco di Barigau il monumento pi rappresentativo della comunit .
La chiesa di San Sebastiano Passato l'Arco di Barigau, prendiamo verso sinistra la via Dante Alighieri, la seguiamo per una sessantina di metri e prendiamo alla sinistra, la strada sulla quale si affaccia, alla destra, la Chiesa di San Sebastiano. Edificato nel 1776, l’edificio dalle linee piuttosto modeste presenta una pianta longitudinale articolata in una sola navata, con volta a botte. Nella larga facciata terminante con motivo a doppia inflessione, con una croce sulla sommità, si apre, preceduto da alcuni gradini, il semplicissimo portone, sovrastato da una piccola nicchia e da una finestra. Il tetto a doppio spiovente è stato costruito utilizzando le tegole sarde, e vi è presente anche la croce latina. Durante un restauro effettuato nel 1908 sono stati ritrovati, sotto di essa, i resti di una chiesa precedente, che era dedicata a Santa Margherita di Cortona.

Ad Ulassai, ogni anno, il 19 gennaio, si celebra la Festa di San Sebastiano, per la quale si accende il grande Falò in onore del Santo, la cui festa precede l’inizio de Su Maimulu, l’antica manifestazione carnevalesca del paesi di Ulassai e Gairo. La festa ha inizio a fine pomeriggio con la celebrazione messa presso la chiesa di San Sebastiano. Conclusa la messa, si assiste all’accensione dell’enorme catasta di legno e si balla attorno al fuoco al ritmo dei balli sardi. In seguito, viene proposta una cena collettiva a base di panini con salsiccia e vino cannonau. La serata continua, poi, con musica e balli fino a tarda notte. La grande piazza Barigau con 'Il gioco dell’oca' di Maria LaiPassata la chiesa di San Sebastiano, proseguiamo per una sessantina di metri verso nord lungo la via San Sebastiano, arriviamo in piazza principe Umberto, dove svoltiamo a sinistra e, dopo una ventina di metri, passiamo sotto un arco che ci porta nella piazza Baribau, che è a più grande e bella piazza di Ulassai. Nella piazza, nel suo lato settentrionale, si trova il retro dell’edificio che ospita la Scuola della prima infanzia Giovanni Demurtas ed il Centro di Aggregazione Sociale, la cui facciata si trova sulla retrostante via Plebiscito. 
All’interno della piazza sono ospitate due versioni dell’opera di Maria Lai denominata Il gioco del volo dell’oca, che riproduce il noto tabellone del gioco dell'oca seguendo la linea narrativa ideata dalla Lai. Il tabellone è riprodotto sia in un pannello a muro, nella parete retrostante la scuola, sia per terra, immediatamente fruibile dai bambini, ed è accompagnata da un sottotesto narrativo, che costituisce una vera e propria filastrocca, ricca di significati e simbologie. L opera di Maria Lai è presente oltre che ad Ulassai, dove è realizzata su fondo bianco con i contorni neri, anche nel vicino paese di Osini, dove è realizzata dal fondale nero con i contorni bianchi. Riportiamo anche una vecchia foto che riproduce Maria Lai con la sorella Rosa Giuliana e alcuni conoscenti in piazza Barigau.
Il Campo da Calcetto di UlassaiIl lato sud della piazza Barigau si affaccia sulla via Santa Barbara, che parte dall’angolo destro della chiesa di San Sebastiano, dove è arrivata, costeggiando la chiesa, la via Dante Alighieri. Seguendo il viale Santa Barbara, proseguiamo per poco più di cento metri costeggiando la piazza Barigau, poi svoltiamo a sinistra e vediamo, alla destra della strada, passato il parco Giochi, l’ingresso del Campo da Calcetto di Ulassai. 
Nel Campo da Calcetto, dotato di fondo in erba sitetica e dotato di tribune che sono in grado di ospitare 125 spettatori, si può praticare come disciplina il calcetto, ossia calcio a cinque. La chiesa parrocchiale di Sant’Antioco Martire Dalla piazza principe Umberto, proseguiamo verso nord sulla prosecuzione della via San Sebastiano, che è la via Plebiscito, e, in una cinquantina di metri, arriviamo in una piazza con una bella decorazione della rosa dei venti al centro. Qui prendimo verso destra la via Bosa, una strada con fondo in sampietrini, con subito sulla destra la scalinata che porta in alto ad un’ampia piazza, sulla quale si affaccia l’attuale Chiesa dedicata a Sant’Antioco Martire che è la parrocchiale di Ulassai. La parrocchiale risale agli anni cinquanta del Novecento, quando è stata demolita la vecchia chiesa parrocchiale che aveva subìto i bombardamenti del 1943, che era dell’inizio del Cinquecento, a tre navate con copertura a capriate in travi di ginepro, ed aveva la facciata principale rivolta a ovest. L’attuale parrocchiale è di gusto romanico moderno, caratterizzata da un’ampia pianta longitudinale a navata unica con volta a botte.

La facciata, di un tenue colore azzurro, accoglie il portale con lunetta vetrata, inserito in un ampio arco a tutto sesto con cornici aggettanti, affiancato da due strette finestrelle di forma ogivale e sormontato da un rosone circolare con cornice modanata. Sul lato sinistro della chiesa si trova l’alto campanile a canna quadrata, alleggerito da monofore, bifore e trifore poste su differenti livelli. La cella campanaria è sormontata da una cupola piramidale con croce. 
All’interno della chiesa sono conservate interessanti arredi sacri, come un dipinto di Santa Barbara, una statua della Madonna di Monserratodel Seicento di Scuola spagnola, e una statua di Sant’Antioco che presenta la particolarità di avere intagliati solo mani, piedi e volto, mentre il resto della struttura è in traliccio di legno. Degne di nota le particolari stazioni della via Crucis, realizzate dall’artista Maria Lai con l’intreccio di fili bianchi su uno sfondo di velluto nero. 
A Ulassai, presso questa chiesa, la seconda domenica dopo Pasqua si celebra la Festa di Sant’Antioco Martire, che è il Santo Patrono del paese. Oltre alla messa e alla Processione in onore del Santo con il suo simulacro, e con la partecipazione di gruppi folcloristici, cavalieri e launeddas, viene organizzata dal gruppo dei Cacciatori Ulassesi la Sagra del Cinghiale, con degustazione di carne di cinghiale e prodotti tipici. I più anziani del paese ricevono direttamente a casa il pranzo offerto dai cacciatori, mentre la degustazione dei prodotti tipici e della carne di cinghiale avviene nella piazza Barigau. Ad Ulassai il giorno di astensione dal lavoro è il lunedì successivo alla celebrazione della festa. Il lavatoio Comunale di UlassaiPercorsa per una cinquantina di metri verso nord la via Bosa, prima che la strada compia un’ampia curva a sinistra, si trova sulla destra una scalinata che porta alla sovrastante via Santa Croce. A questo punto, in auto, avremmo potuto arrivare seguendo tutta la via Bosa verso ovest, dopo quattrocento metri prendendo a destra la strada che, in una sessantina di metri, porta alla via Santa Croce, che si dirige verso est, e ci porta in quattrocentocinquanta metri nello stesso punto.  Qui, verso sud, di fronte all’arrivo della scalinata, si vede la facciata del Lavatoio Comunale uno dei simboli del paese di Ulassai, edificato tra il 1903 e il 1905 per volontà del sindaco Antonio Cannas, fratello del magistrato Francesco Cannas, su progetto di Ernesto Ravot, ingegnere di Cagliari, e che oggi è uno degli edifici più importanti del Museo all’aperto di Maria Lai. La costruzione è a forma di parallelepipedo, conclusa da una cornice aggettante che la circonda completamente. Nella facciata principale sono collocate tre aperture ad arco, dalle cornici in pietra calcarea della zona, con quella centrale a forma di finestra. La parte alta del cornicione è sormontata da un frontone a forma tonda privo di decorazioni. Nel lato destro, rivolto verso est, un arco suggell’antica fontana principale del paese, ossia Sa Funtana e S’Era, ossia la fontana dell’edera, conosciuta anche come Funtana e Susu, dalla quale esce acqua freschissima tutti i giorni dell’anno, che a memoria d’uomo non si è mai seccata, la cui acqua in eccesso viene incanalata per l’irrigazione degli orti sottostanti. Nel lato sinistro, rivolto verso ovest, un arco simile suggella le antiche vasche per il lavaggio del grano.
Le opere ospitate presso il lavatoio ComunaleIl lavatoio, che era caduto in disuso intorno agli anni settanta del Novecento, è stato recuperato ed oggi è tra gli edifici più significativi del Museo a cielo aperto del paese, ed è stato arricchito in tempi diversi con opere di quattro artisti di livello internazionale, ossia Maria Lai, Luigi Veronesi, Costantino Nivola, Guido Strazza, che hanno lavorato separatamente, in tempi diversi, dal 1982 al 1989. Gli interventi in esso effettuati partono da Il telaio a soffitto un’opera del 1982 di Maria Lai, che è collocata nel soffitto della parte interna dell’edificio. L'opera di Maria Lai riproduce un telaio collocato sul soffitto del lavatoio, costituito da corde sospese, annodate e legate a tubi di ferro, che attraversano il soffitto perpendicolarmente al lato lungo, su un fondale dipinto a motivi geometrici, colorato di nero, grigio, rosso e arancione. È costituita da diverse corde che si intrecciano e si legano su dei tubi in ferro a formare un enorme telaio tradizionale, tra una corda e un’altra si intravedono le pareti del soffitto colorate di neri, grigi, rossi a dare ritmo e profondità all’intero impianto compositivo, ed inaspettati appaiono nella parte laterale anche dei tronchi d’albero legati l’uno all’altro, ed incassati nel muro.
Di Costantino Nivola, nato a Orani nel 1911, è La fontana sonora del 1987, che è l’ultima sua creazione poi replicata in copia ad Orani nel suo Museo. La fontana è posizionata all interno sotto l opera di Maria Lai, ed è costituita da una serie di tubi di rame disposti in fila indiana nel setto divisorio che spartisce al centro le vasche originarie del lavatoio, digradanti e convergenti verso l'interno, sui quali poggiano tegole in rame, su cui l'acqua scorre per ricadere nelle vasche, e lo scorrere lento dell’acqua genera delle melodie sonore, tanto da far sembrare che l’acqua canti. L’artista ha voluto, attraverso questa operazione, accompagnare il canto dell’acqua con quello delle donne. L'opera di Nivola dialoga armoniosamente con il il telaio di Maria Lai, entrambe celebrano e consacrano il lavoro femminile.
Le due opere all'esterno sono realizzate con mosaici e tarsie lapidee policrome, di variet di marmi e graniti. Nella lunetta esterna a destra, di Luigi Veronesi, uno tra i massimi esponenti dell'astrattivo italiano, artista poliedrico e instancabile nella sua ricerca, nato a Milano nel 1908, è La fontana della sorgente. Si tratta di un rigoroso mosaico del 1984, costituito da pezzi di granito, di marmo rosa e bianco, a formare delle mezzelune colorate, segni di una cifra stilistica inconfondibile del suo percorso creativo. In essa il maestro dell'astrattismo italiano riprende le cifre stilistiche del suo linguaggio pittorico, mezzelune che compongono un insieme dinamico, musicale e colorato.
Di Guido Strazza, nato a Santa Fiora in provincia di Grosseto nel 1922, è La fontana del grano del 1989, situato nella lunetta esterna a sinistra, che conclude armoniosamente questo piccolo gioiello architettonico, costituita da mosaici di pianelle di marmo bianco, granito bianco e nero, ispirati alla delicata forma delle spighe di grano, in cui è riprodotto un campo di spighe mosse dal vento, con una interpretazione personale dell'opus spicatum a tarsie lapidee. 
Dello stesso autore è anche la pavimentazione del piazzale antistante, costituita anch’essa da mosaici di pianelle di marmo bianco, granito bianco e nero, ed inoltre dal ciottolato e da un rialzamento nel lato sud, tanto da trasformare questa parte di piazza in un belvedere che sovrasta l’abitato. I dintorni di UlassaiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ulassai, sono stati portati alla luce i resti degli insediamenti protostorici di Bruncu Is Codis, Bruncu Ogliastu, Bruncu S'Ilixis Ladas, Cuccurru'e Is Marroccus, Godditorgiu I, Godditorgiu II, Godditorgiu III, Pala de Testerei, e S'Assoliadorgiu; delle tombe di giganti di Bruncu Is Codis I, Bruncu Is Codis II, Godditorgiu, Is Ilixis Ladas, Pauli I, Pauli II, Pauli III, Pauli IV, Pauli V, S'Ulimu I, S'Ulimu II, S'Ulimu III, Sa Pala de Testerei, San Giorgio, e Testerei; del protonuraghe a corridoio de Seroni; dei nuraghi complessi Granchi, Cumida Gadoni, Pauli, S'Ulimu, Seni, e Seniga; dei nuraghi semplici monotorre Crabas II, Forru, Lessei, e Santa Maria; ed anche dei nuraghi Cea Arcis, Laccheddu, Nuragheddu I, Nuragheddu II, Perriattu, Pranu, e Sterzu, tutti di tipologia indefinita. Nei dintorni di Ulassai si trovano anche numerose bellezze naturali. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di JerzuVediamo inizialmente che cosa si trova lungo la SP11 che da jerzu ci ha portati ad Ulassai. Da Jerzu, invece di deviare verso sud in direzione di Perdasdefogu, proseguiamo verso nord lungo la SP11 in direzione di Ulassai, Osini e Gairo, attraversando un paesaggio bellissimo, tra gli imponenti tacchi dell’Ogliastra. Dopo averla seguita per circa tre chilometri dal Municipio di Jerzu, vediamo, alla sinistra della strada, uno slargo con le indicazioni per quella che è stata la Stazione ferroviaria di Jerzu, che era la stazione terminale della linea ferroviaria che collegava Gairo con Jerzu, ed era posta nord ovest dell’abitato, in territorio di Ulassai. La stazione viene realizzata a fine Ottocento in contemporanea alla ferrovia di cui sarebbe stata lo scalo terminale dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, concessionaria della ferrovia e primo gestore dell’impianto, e lo scalo venne attivato nel 1893. Passato alla gestione delle Ferrovie Complementari della Sardegna nel 1921, l’impianto resta attivo come scalo di riferimento del centro ogliastrino sino alla chiusura della linea tra Gairo e Jerzu nel 1956. Con la sostituzione delle relazioni ferroviarie con analogo servizio di autolinee, la stazione viene dismessa e disarmata. 
Essa è ancora esistente e comprende il fabbricato viaggiatori assieme alle ritirate e ad altri fabbricati annessi, di cui quelli edificati sull’asse estremo della ferrovia erano molto probabilmente adibiti a rimessa ed officina del materiale rotabile. Nella Stazione ferroviaria dismessa di Jerzu è stato realizzato il Museo Stazione dell’Arte dedicato all’artista locale Maria Lai Dopo anni di abbandono, l’area e gli edifici compresi nella Stazione ferroviaria sono stati ristrutturati dal Comune di Ulassai, e trasformati dal 2006 nel Museo Stazione dell’Arte dedicato all’artista Maria Lai. La ferrovia arrivava in stazione dopo aver attraversato la Strada provinciale 11 che collega Ulassai a Jerzu, e nel tratto dove era posto il passaggio a livello vi è ora l’ingresso al Museo. La stazione si compone di quattro edifici originari, a destra del cancello di ingresso si trova la casa del manovale, oggi biglietteria, proseguendo verso est si incontrano il piccolo edificio dei servizi igienici e vicino il fabbricato viaggiatori che con la rimessa delle locomotive ospitano le sale espositive. Al limitare del piazzale verso est si trova una grande installazione dell’artista Maria Lai alle cui opere è dedicato il museo che ha la più grande collezione pubblica dell’artista che ha donato circa 140 sue opere, ed è il punto di arrivo dell’ambizioso progetto che Maria Lai e il paese di Ulassai hanno coltivato per oltre un trentennio.

Il Museo è unico nel suo genere, in quanto possiede la più ampia collezione, centocinquanta opere, di una delle più grandi artiste contemporanee, realizzate con tecniche e materiali diversi come terrecotte, telai, ceramiche, tele e libri cuciti. La scultura del 'Pastorello mattiniero con capretta' di Maria Lai Dai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Jerzu, che ospita il Museo stazione dell’Arte con le opere di Maria Lai, proseguendo lungo la SP11. Dopo poco più di una cinquantina di metri, arriviamo a uno svincolo, dove la SP11 prosegue verso destra in direzione di Ulassai, mentre a sinistra ci si immette sulla SP13 seguendo le indicazioni in direzione di Perdasdefogu. Per vedere un’altra opera di Maria Lai, effettuiamo una deviazione sulla SP13, la seguiamo e, dopo appena centocinquanta metri, sull’alto muro di contenimento che si sviluppa alla destra della strada, si può ammirare la scultura Pastorello mattiniero con capretta realizzata da Maria Lai nel 2005.
All’ingresso nell’abitato si trova 'La strada delle capre cucite' di Maria Lai Percorsi circa settecento metri dai resti della Stazione ferroviaria dismessa di Jerzu, troviamo, alla destra della strada, sul muro che la separa dalla sovrastante via le Quarci, l’opera d’arte di Maria Lai initolata La strada delle capre cucite realizzata nel 1992. Sul grande muraglione che accompagna all’entrata di Ulassai, Maria comincia a disegnare rettangoli orizzontali, come tappeti messi in mostra. Poi, ogni rettangolo diventa capra. Il profilo della testa che la suggerisce, non vuole alterare il ritmo della geometria elementare, tipica dei tessuti. La parete, tra il grigio del cemento e il bianco operato per suggerire i colpi di luce come quelli di un lenzuolo al vento, si avvale, oltre del tondino di ferro, di fili per l’alta tensione che ne prolungano il segno.
Il Cimitero di UlassaiDal Municipio di Ulassai, proseguiamo verso est seguendo il corso Vittorio Emanuele II, che uscirà dall’abitato con il nome di SP11 in direzione nord, verso Osini. Percorsi circa duecentocinquanta metri dal Municipio, vediamo alle destra della strada il cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato. Dopo appena un’altra cinquantina di metri, alla sinistra della strada parte la parallela in salita che fiancheggia il muro anteriore del Cimitero Comunale di Ulassai e che, in un’altra cinquantina di metri, ci porta di fronte al suo ingresso. 
L’impianto cimiteriale si sviluppa su una superficie di forma rettangolare. Il muro di cinta, caratterizzato da una muratura continua su un massiccio basamento in conci squadrati di pietra locale, è interrotto da due propilei posti ai lati del cancello di ingresso in ferro. Presentano un’altezza di sei metri e mezzo, con timpano enfatizzato da sfondato e cornici piatte. Superando la scalinata in asse con l’ingresso si arriva alla cappella cimiteriale caratterizzata da un’apertura rettangolare, inquadrata da semplici cornici, e sovrastante apertura lunettata. Le coperture sono a doppia falda con rivestimento in tegole curve e gli esterni sono intonacati e tinteggiati. Il Campo Comunale da CalcioL’edificio che ospita la Scuola della prima infanzia Giovanni Demurtas ed il Centro di Aggregazione Sociale, del quale il retro si affaccia sulla piazza Barigau, si trova con il suo ingresso principale sulla sovrastante via Dante Alighieri. Da qui, prendiamo verso ovest la via Dante Alighieri, che dopo una cinquantina di metri svolta leggermente a destra, ed esce dall’abitato in direzione della grotta di Su Murmuri. Percorsa per circa seicentocinquanta metri, prendiamo una deviazione a destra, in salita, con fondo in cemento, che, in circa trecentocinquanta metri, termina di fronte all’ingresso del Campo Comunale da Calcio che è situato in località Gedili. 
Il Campo da Calcio, con fondo in erba sintetica, è dotato di tribune in grado di ospitare 315 spettatori, ed ospita le partite della squadra ASD Polisportiva Ulassai 1960, che partecipante al campionato di calcio di Seconda Categoria nel Girone D in Sardegna. La cascata di Lecorci Proseguiamo lungo la strada verso la grotta di Su Murmuri, e, circa duecento metri più avanti, la strada compie una stretta curva verso destra. A questo punto, in località Sorgiulai e Mercudalè, alla sinistra della strada si apre una profonda discesa verso il basso, nella quale, in certi momenti dell’anno, si sviluppa la Cascata di Lecorci attiva solo durante periodi alta piovosità. Le acque che la alimentano, sgorgando dal lato basso da un sovrastante Tacco, provengono dalle imponenti grotte di Su Marmuri, scendono poi con diversi rivoli in questa località, e proseguono fino a valle, andando ad abbracciare, dopo tre chilometri, in località Santa Barbara, le acque delle Cascate di Lequarci, le altre cascate di Ulassai, le più imponenti della Sardegna, dopodiché scorreranno impetuosamente prima di riversarsi in una miriade di piccoli laghi. Poco sopra la cascata, alla base dei Tacchi, si apre la grotta di Su Marmuri, della quale raggiungeremo la piazzale di accesso a un chilometro e duecento metri da dove, dalla via Dante Alighieri, avevamo preso la strada che ci porta ad essa. Prima di arrivare alla grotta, possiamo ammirare tre delle più significative opere artistiche di Maria Lai.
Lungo la strada per la grotta si trova 'La casa delle Inquietudini' di Maria Lai Circa duecento metri prima di arrivare al piazzale di accesso alla grotta di Su Marmuri, alla sinistra della strada si vede La casa delle inquietudini che è un murale realizzato nel 2005 da Maria Laisu un edificio nato nel 1995 per ospitare un ristorante o una attività turistica, ma che già intorno al 2002 era caduto in disuso ed era stato abbandonato. A livello tecnico, si tratta di un intervento pittorico dai cromatismi verdi, bianchi e neri, che rappresentata inaspettati esseri mostruosi a forma di draghi e di varani, alternati da pensieri con inferriate intrecciate sulle finestre. Inizialmente la base era verde e i mostri neri, ma nel 2007 l’artista lo ha ridipinto utilizzando i suoi colori preferiti, ossia il bianco ed il nero, anche se qualche macchia di verde rimane. Maria Lai giustifica la scelta dei demoni neri dipinti nelle pareti, indicandone l’origine nel racconto La capretta di Salvatore Cambosu, nel suo Miele Amaro.
Più avanti si può vedere l’opera 'Il Muro del groviglio' di Maria Lai Passata una curva a tornante, circa cento metri più avanti si può ammirare, sul muro costruito alla destra della strada per contenere lo scolo delle acque e le frane, l’opera Il Muro del groviglio realizzata da Maria Lai nel 2005, che accoglie con grafia lineare e quasi infantile diversi pensieri dell’amico e maestro Salvatore Cambosu. L’opera è stata realizzata sul cemento ancora fresco, in collaborazione con le committenze del luogo. In un’intervista dedicata alla realizzazione di quest opera, Maria Lai dichiara che Ogni committenza è sempre tentata di costruire in modo sbrigativo e in economia. Ogni manovalanza è abituata a eseguire operazioni su progetti chiari e definitivi. Il mio modo di procedere, che non ama discutere più di tanto le idee che man mano vado elaborando, spesso con ripensamenti suscita commenti sconcertanti, e nel migliore dei casi, ironici e divertiti. Come quando dichiaro che è sempre il muro a decidere, e non sempre il muro parla chiaro, ha bisogno di tempo. Il muro ci deve pensare! Dicevano gli operai fingendo una loro complicità con il muro.
Sotto l’ingresso della grotta si trova la grande opera 'La scarpata' di Maria Lai Poco più di altri cento metri più avanti, alla sinistra della strada che porta a un’area di parcheggio, sotto all’ingresso della grotta di Su Marmuri, nel 1993, Maria Lai realizza La scarpata più che una scultura, un’opera che si estende per trenta metri di altezza e ottanta di lunghezza, e sovrasta la salita tortuosa e ripida di una strada davanti ad una vastità di paesaggi. La stessa Maria, in un intervista, afferma che è un’opera insolita perché è nata in uno spazio singolare, nella solitudine di un paesaggio selvatico. Il luogo in cui è stata realizzata, era una vecchia discarica, e Maria pensa di costruire lì una grande geografia di forma trapezoidale, in grado di ricordare la storia del mondo. Ipotizza una vera luce, un gioco di specchi per catturare i raggi del sole e rimandarli a grande distanza, con la parete che fa incontrare pietre e metalli, finti resti di un dinosauro e finto articolarsi di un indagine nello spazio. La realizzazione dell'opera viene affidata alla Cooperativa di muratori di Ulassai, e Maria presenzia a ogni cosa. Ma le parti metalliche, disposte in un ordine rigoroso, una notte vengono sparpagliate qua e là dal vento, così che la mattina dopo, quando Maria arriva, i muratori quasi scusandosi per non averle fissate, le chiedono come riposizionarle. Ma Maria risponde che quello scompiglio aveva un suo significato, che il tempo spesso completa l opera d arte, e preferisce fissare quelle parti così come il vento aveva suggerito.
La grotta di Su MarmuriPoco sopra la cascata, alla base dei tacchi, si apre la Grotta di Su Marmuri, ossia del sussurro, che è la più grande dell’Isola, lunga quasi un chilometro e con un’altezza che varia tra i trenta ed i cinquanta metri. La temperatura interna non si allontana quasi mai dai 10 C. 
Colpiscono in questa grotta la grandiosità dell’ingresso, le diverse varietà della roccia, l’emozionante susseguirsi di stalattiti e stalagmiti policrome, le ampie voragini ed i laghetti, le alte volte costellate di splendide concrezioni. Belle le ampie sale interne, tra le quali la Sala degli Organi ed i cosiddetti Cactus, prodotti dalle concrezioni che formano eccezionali sculture naturali. Le cascate di LequarciDal centro di Ulassai, prendiamo il viale Santa Barbara, cha passa accanto al campo di calcetto e prosegue verso ovest fuori dall’abitato. Percorso per poco più di sei chilometri, arrivati in località Santa Barbara, dove si erge una monumentale foresta, si vedono, alla destra della strada, scorrere le acque della Cascate di Lequarci. Queste cascate sono generate dalle acque del Rio omonimo, proveniente dall’altopiano di Baulassa e Martalaussai, e scendono con vari rivoli da una fAlesia calcarea ad anfiteatro, compiendo un salto di cinquanta metri, dall’altezza di 700 a 650 metri sul livello del mare, ed hanno una larghezza che raggiunge i settanta metri. Dopodiché scorrono impetuose, per un ulteriore dislivello di settantacinque metri, prima di riversarsi in una miriade di laghetti. Sono osservabili solo durante periodi alta piovosità. 
Lungo la strada dopo le cascate si trova l’impegnativa opera 'La strada del rito' di Maria Lai Lungo la strada che collega Ulassai a Santa Barbara, Maria Lai realizza nel 1992, uno dei suoi più impegnativi interventi sul territorio, ossia La strada del rito un’opera in cui il percorso si snoda lungo un percorso di circa sette chilometrisu un paesaggio carico di silenzio e di severità. I muri erano distanti tra loro e si incontravano uno alla volta tra le curve della strada, e su di essi l’artista finge di dare voce e memoria alle pietre. Sui muri, Maria, distribuisce pani e pesci, ricordando che fin dai tempi antichi le pietre di Santa Barbara, vedevano passare una volta all’anno, un intero paese in festa che si accampava in uno spazio attrezzato, quando si effettuava un pellegrinaggio che si faceva a piedi, o a cavallo, o su carri a buoi, carichi di mercanzie e di bambini.
La chiesa romanica di Santa BarbaraA circa ottocento metri da dove abbiamo ammirato le cascate, e quindi a circa sette chilometri dal paese, al centro della zona di Santa Barbara, si vede alla sinistra della strada il retro della duecentesca Chiesa romanica di Santa Barbara, costruita in pietra all’interno di un’ampia area recintata. Edificata in stile tardo romanico, risale probabilmente al 1200, ed è stata restaurata negli anni cinquanta del Novecento. Tutti i lati della chiesa sono costruite in pietre locali e granito, la facciata principale si presenta con un semplice portone in legno e un piccolo campanile. 
Presenta una semplice pianta rettangolare longitudinale suddivisa in tre navate con copertura sostenuta da capriate lignee. All’interno dell’edificio è custodita un’antica bella statua in legno del 1670 che rappresenta la Santa, che tiene in mano il calice simbolo dei morenti. 
Intorno alla chiesa sono presenti dei portici in stile bizantino con archi a tutto sesto e tetto in tegole, chiamati in lingua sarda Is loggettas, che avevano ed hanno ancora oggi lo scopo di ospitare i pellegrini per onorare e festeggiare la Santa nei giorni di festa in suo onore la seconda domenica di maggio. Recentemente si è inoltre provveduto alla costruzione di nuovi loggiati in pietra. 
La seconda domenica di maggio, si svolge la Festa di Santa Barbara, nella chiesa campestre a lei dedicata, preceduta da due giorni di festeggiamenti con cerimonie religiose nella chiesa parrocchiale di Sant’Antioco Martire, e manifestazioni civili in piazza Barigau. Il sabato sera, dopo la messa nella chiesa parrocchiale, parte la processione con il simulacro della Santa, accompagnata dai suonatori di launeddas e dai gruppi folk, verso la piccola chiesa a lei dedicata. In serata i festeggiamenti proseguono sulle note della fisarmonica e con la musica. La domenica mattina, nella chiesa viene celebrata la messa solenne, ed in serata si svolge la processione di rientro del simulacro. A conclusione della tre giorni di festa, in piazza Barigado si tiene un concerto musicale seguito dallo spettacolo pirotecnico. 
Il Parco Eolico Su Maistu di Ulassai Usciamo da Ulassai verso sud con la SP11, e poi svoltiamo a destra sulla SP13 in direzione di Perdasdefogu. Percorsi circa undici chilometri e mezzo, la strada provinciale svolta verso sinistra e, verso destra, parte una deviazione che ci porterà a vedere il nuraghe S’Ulimu. Verso sud, in località larenzu, si trova l’ampio Parco Eolico Su Maistu di Ulassai, che si sviluppa parte in territorio di Ulassai e parte in quello di Perdasdefogu. Di proprietà della Sardeolica, che appartiene al Gruppo Saras, è composto da 48 aerogeneratori Vestas V80, sparsisu un’area di 2.900 ettari, per una potenza totale installata di 96 MW. La produzione a regime è di circa 171 GWh/anno, corrispondenti al fabbisogno annuale di 60.000 famiglie. È in progetto un ampliamento del parco Eolico con l’aggiunta di altri aerogeneratori.
Lungo la strada per il parco Eolico si trova l’opera 'La cattura dell’ala del vento' di Maria Lai Proprio al centro dell’incrocio tra la SP13 e la strada verso il nuraghe S’Ulimu, si vede l’opera realizzata da Maria Lai nel 2009 La cattura dell’ala del vento titolo del regalo da lei dedicato al nuovo parco Eolico di Ulassai in occasione dell’inaugurazione. Si tratta di una scultura di acciaio con un basamento di circa tre metri ed un’altezza che sfiora i dieci metri, creata tra le imponenti pale dei 42 aerogeneratori del nuovo parco. Una scultura ispirata ad una maschera dedicata al dio vento, dedicata al paese del vento per eccellenza in Sardegna. È il vento a infilarsi tra le braccia del dio che si erge immobile davanti al parco Eolico di Ulassai, ed è l’uomo che non vuole piegare la natura, ed è la natura che coadiuva l’uomo.
I resti del nuraghe complesso S’Ulimu Presa la deviazione a destra proprio davanti all’opera di Maria Lai, la seguiamo per circa sette chilometri e mezzo, ed, alla sinistra della strada, si trovano i resti del nuraghe S’Ulimu situato nel Tacco meridionale di Ulassai, a 701 metri di altezza. Si tratta di un nuraghe complesso di almeno tre torri, una in buono stato di conservazione, le altre in parte crollate, con un antemurale, costruito in calcare. La torre integra è collocata su una grossa rupe calcarea, al suo interno la falsa cupola a tholos è priva dell’ultima lastra per le esigenze dei pastori che la hanno utilizzata come canna fumaria nel periodo invernale, dato che il nuraghe, sino alla fine dell’Ottocento, era utilizzato come capanno per i pastori. L’architrave interno della torre integra risulta in serio pericolo, rendendo la struttura pericolosa e non fruibile per questioni di sicurezza. Nei pressi del nuraghe un insediamenti e quattro Tombe di Giganti. Nel 1936, all’interno della torre integra, nell’unica nicchia presente, è stato trovato il cadavere di un giovane pastore ulassese scomparso nel 1912 in quella zona. Il cadavere era di Sisinnio Corgiolu, detto Prantalada, che era stato assassinato ed è rimasto nascosto in quella nicchia per oltre un ventennio.
I resti del nuraghe Cea Arcis Dopo essere arrivati da Ulassai con la SP13 fino al Parco Eolico, passata l’opera La cattura dell’ala del vento di Maria Lai, proseguiamo lungo la SP13 per ancora circa un chilometro e settecento metri, poi prendiamo la deviazione in una strada bianca sulla sinistra. Seguiamo questa strada bianca per quasi due chilometri e mezzo, finché, alla destra della strada, si possono vedere i pochi resti del nuraghe Cea Arcis. Si tratta di un nuraghe di tipologia indefinita, che si ritene probabilmente potesse essere un nuraghe semplice monotorre. Il nuraghe è stato edificato in materiale indeterminato a 696 metri di altezza ma, dato che si trova all’interno di una proprietà privata, non è possibile visitarlo.
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Ulassai ci recheremo a visitare Osini che vedremo con il suo centro e con i resti dell’antico abitato di Osini Vecchio, e vedremo anche i diversi siti naturalistici e resti archeologici presenti nei suoi dintorni tra i quali il più significativo è il nuraghe Serbissi. |