Un sito di oltre 450 pagine che descrive tutta l’Isola e che pur non vendendo niente riceve da 400 a oltre 1400 visitatori ogni giorno

La mia Sardegna

Home page Guest book SOSTIENICI Mappa del sito


Indice precedenteIndice precedenteVisita del sito istituzionale del comunePagina successiva

Uta con nei dintorni il Santuario di Santa Maria e per parlare dei bronzetti nuragici rinvenuti sul Monte Arcosu

In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Campidano di Cagliari, recandoci da Decimomannu ad Uta per visitare la Santuario di Santa Maria e per parlare dei bronzetti nuragici di Monte Arcosu.

Il Campidano di Cagliari

Il Campidano di CagliariIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. Il Campidano di Cagliari comprende nella Provincia del Sud Sardegna i comuni di Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Villasor e Villaspeciosa. Comprende, inoltre, nella città metropolitana di Cagliari i comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta. I comuni di Samassi, Serramanna e Serrenti si trovano tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, i comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch si trovano tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, così come Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. Geograficamente rappresenta la parte più meridionale della pianura del Campidano, che ha come suo centro principale Cagliari, nonche Quartu Sant’Elena ed i comuni immediatamente a nord ovest del capoluogo sardo. Si affaccia sul mare e comprende la costa orientale del golfo di Cagliari, fino al paese chiamato Villasimius.

In viaggio verso Uta

Vediamo come arrivare a Uta da Decimomannu, e come è possibile arrivarci anche direttamente da Cagliari.

Arriviamo a Uta partendo da Decimomannu

Dal Municipio di Decimomannu prendiamo il corso Umberto in direzione ovest, che, dopo duecentocinquanta metri sbocca sulla via Nazionale, la quale in duecentocinquanta metri porta sulla SS196 di Villacidro, che in circa cinquecento metri fa entrare sulla SS130 Iglesiente in direzione ovest verso Iglesias. La seguiamo per due chilometri e trecento metri, e poco dopo il chilemetro 18.4 prendiamo l’uscita verso Decimoputzu ed Uta. Svoltando a destra, la strada ci porta prima sulla SP90 e poi, dopo circa un chilometro, sulla via della Stazione, che procede verso sud est. Dopo settecento metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita per rimanere sulla via della Stazione, che, in ottocento metri, ci porta al Municipio di Uta. Dal Municipio di Decimomannu a quello di Uta si percorrono 6.1 chilometri.

Come arrivare a Uta direttamente da Cagliari

Si può raggiungere Uta anche partendo da Cagliari, prendendo verso nord ovest il viale Trieste, dopo circa un chilometro e seicento metri prendiamo la via Santa Gilla, dopo un altro chilometro e seicento metri continuiamo Sulla SS195 Sulcitana Raccordo, e, dopo due chilometri e settecento metri, prendiamo la SS130 Iglesiente in direzione nord ovest. La seguiamo per poco più di quindici chilometri e trecento metri, fino all’uscita con le indicazioni per Decimoputzu, Uta e Villaspeciosa, qui usciamo verso sud est sulla SP3, che ci porta sulla via della Stazione di Uta, che, in un paio di chilometri, ci porta all’interno dell’abitato. Dal Municipio di Cagliari a quello di Uta si percorrono 24.2 chilometri.

Il comune chiamato Uta

Uta-Veduta dell’abitatoUta-Stemma del comuneIl comune chiamato Uta (nome in lingua sarda Uda, altezza metri 6 sul livello del mare, abitanti 8.596 al 31 dicembre 2021) è un comune della città metropolitana di Cagliari, conurbato con il capoluogo. Si tratta di un centro agricolo situato nella parte centrale della provincia, nella piana occidentale del Flumini Mannu, disteso su una fertile pianura attraversata da due corsi d acqua, il rio Cixerri ed il rio Mannu, che confluiscono verso lo stagno di Santa Gilla. È raggiungibile per mezzo della SS130 Iglesiente, che dista soli due chilometri dall abitato. Il territorio comunale comprende, in direzione di Siliqua, l’area speciale del lago artificiale ricavato dalla diga sul Cixerri, e presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.086 metri di quota del monte lattias ed i 948 metri del Monte Arcosu.

Origine del nome

Il nome, attestato nell anno 1341 come Ecclesie de Uta, non ha un’origine sicura. Secondo qualche studioso deriverebbe dal latino Udus ad indicare un luogo bagnato ed umido, l abitato, infatti, in passato ha subito diverse inondazioni e alluvioni, che hanno reso paludosa gran parte dei suoi terreni. Ma esso potrebbe avere derivare dall antico nome di una località della Sardegna, Utica, di origine fenicio punica, ad indicare la città vecchia.

La sua economia

Si tratta di un centro di pianura che, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato un significativo tessuto industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta, dato che diffuse sono le serre orticole, le colture di carciofi e grano, i frutteti e gli oliveti, oltre che con la pastorizia e l allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Fino a qualche tempo fa, altra risorsa economica del paese era la pesca, che veniva praticata nel rio Cixerri e nel rio Mannu, ricchi di trote e anguille, ma che attualmente è divanuta un’attività del tutto marginale, praticata per lo più nel tempo libero. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, della lavorazione e conservazione i frutta ed ortaggi, della produzione di sale, del legno, della fabbricazione di articoli in gomma, in plastica, in vetro, dell industria metallurgica, dei mobili ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Uta-Gastronomia-e PanadasLe strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Uta costituisce una località particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico, grazie anche alla presenza dell’area di Monte Arcosu, coperta da una bassa macchia mediterranea e da boschi, dove vivono lepri, cervi, daini, cinghiali, gatti selvatici e numerose specie di avifauna tra cui l’aquila reale. Altro motivo di richiamo è la gastronomia locale, con dolci a base di mandorle e di formaggio, e con le Panadas, che sono sfoglie di pasta di probabile derivazione spagnola, diffuse, in altre versioni, in molti altri paesi dell isola. Le Panadas di Uta, di grandi dimensioni, rotonde, con i bordi rialzati e decorati, fino agli anni cinquanta del secolo scorso erano ripiene delle anguille che abbondavano nei due fiumi che costeggiano il paese, ed in seguito, col tempo, hanno iniziato a essere cucinate con ripieno di carne di agnello o capretto, con patate o con piselli.

Brevi cenni storici

Testimoniano la presenza di insediamenti fin dal Neolitico nel suo territorio, numerosi ritrovamenti archeologici, tra i quali, nella falda di Monte Arcosu, il sito prenuragico di Su Niu de Su Pilloni, con resti di un villaggio nuragico, di capanne e di una fornace, una cinta muraria e menhir, ed inoltre le strutture di epoca nuragica disseminate nelle campagne e nella località Su Planu de Monti Arrexi e S’Inziru. Tutti risultano poco visibili, a causa del degrado, dell’usura del tempo, e molti probabilmente tuttora sotto i cumuli di terra. L’età del Bronzo è un periodo assai florido, come dimostrano i bronzetti ritrovati nel 1849 raffiguranti otto scene e individui differenti ritratti in varie età della loro vita, attualmente custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. La presenza dei Romani ha lasciato il suo segno, poiché l’antica strada romana che portava da Càralis a Nora attraversava tutto il suo territorio, ed è attestata dal rinvenimento di frammenti di ceramica e materiali da costruzione, di resti di terme in località Tanca de Porceddu, e di altri ruderi a Bidda Muscas e nelle vicinanze della chiesa di San Tommaso. In periodo medioevale il villaggio di Uta fa parte del Giudicato di Càralis, quando i Giudici concedevano ai monaci le terre e donavano loro le chiese, in modo che gli abitanti beneficiassero della loro presenza. Vengono edificate le chiese dedicate a San Tommaso, Santa Maria Magramixi, Sant’Ambrogio, San Leone, mentre si pensa che negli anni intorno al 1140 sia avvenuta la costruzione della chiesa campestre di Santa Maria, uno dei migliori esempi di architettura romanica della Sardegna. Alle sue origini, il paese chiamato Uta appariva suddiviso in due borgate, Uta Susu, alla quale apparteneva la Santuario di Santa Maria e poche abitazioni situate nella zona circostante, mentre a poco più di un chilometro si trovava Uta Jossu, dove era ubicata la chiesa di San Cromazio, e dove si trova l’attuale Uta, sorta per naturale spostamento della popolazione verso una posizione più sana e meno battuta dalle consuete inondazioni del Flumini Mannu e del Rio Cixerri. Uta passa, poi, alla curatoria di Decimo e, nel 1258, nelle mani dei conti di Donoratico della Gherardesca, poi in quelle della Repubblica di Pisa e, nel 1324, degli Aragonesi, quando viene occupata con la forza da Berengario Carroz e inclusa nella Baronia di San Michele, nonostante gli inviti del Re di Sardegna a restituirli al legittimo proprietario. Dal 1365 al 1409, a seguito della guerra fra il Regno di Arborea e il Regno di Sardegna, il paese ritorna arborense. In seguito il villaggio rientra in possesso degli Aragonesi, che lo dominano fino ai primi del Cinquecento. Successivamente Uta, fino a metà Ottocento, fa parte dei domini di diverse famiglie nobiliari iberiche, prima dei Carroz, nella Baronia di San Michele, periodo al quale risale l’inizio della costruzione della chiesa parrocchiale di Santa Giusta, dato che lo stemma dei Carroz è scolpito nell’arco del presbiterio. Nel 1511, morta Violante, l’ultima erede dei Carroz, Uta passa ai Centelles. Nel 1674 entra nei possedimenti dei Borgia, duchi di Gandia, ed in seguito, nel 1726, dopo una lite giudiziaria, passa ai Catadà. Infine, nel 1805 passa agli Osorio de la Cueva, dei quali rimane possedimento fino all abolizione del regime feudale nel 1839. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla città metropolitana di Cagliari.

Le principali feste e sagre che si svolgono ad Uta

Ad Uta sono attivi il gruppo folk dell’Associazione Turistica Pro Loco di Uta, fondato nel 1992 col nome Città di Uta da un gruppo di persone accomunate dalla volontà e dal desiderio di salvaguardare la sopravvivenza di alcune forme di espressione popolare sarda; ed il Gruppo Folk Santa Giusta, nato nel 1998 in occasione del centenario della grazia ricevuta dalla Santa omonima che ha salvato nel 1898 Uta e i suoi abitanti da un’alluvione. Nelle loro esibizioni viene indossato il costume tradizionale. Ad Uta è attivo anche il Coro polifonico Temuniah, di recente costituzione, impegnato in un percorso di formazione per l’allestimento di un ricco repertorio di musica sacra e profana.

Uta-Gruppo Folk Pro Loco di Uta Uta-Gruppo Folk Santa Giusta Uta-Coro polifonico Temuniah

Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Uta, si segnalano, nel mese di gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate; Il 14 maggio, si celebra la Festa patronale di Santa Giusta, con una fiera agroalimentare artigianale; il primo sabato di maggio, la Festa di Sant’Isidoro; in estate, il paese si anima grazie alle numerose manifestazioni accompagnate da balli e spettacoli folcloristici, tra le manifestazioni significativa è quella chiamata Ballus, ossia l’Incontro Internazionale del Folklore, che dura cinque giorni tra la fine di luglio e l’inizio di agosto; la terza domenica di agosto, la Festa di Santa Lucia, nella chiesa campestre omonima; l 8 settembre, la Festa di Santa Maria, nella chiesa omonima; la seconda domenica di ottobre, la Festa delle Sante Emerenziana e Flaviana; il 17 novembre, si svolge la Festa di Santa Giusta di novembre con lo sciogliento del voto perpetuo alla Santa.

Uta-Locandina della Festa di Sant’Antonio Abate Uta-Locandina della Festa patronale di Santa Giusta Uta-Locandina della Festa di Sant’Isidoro Uta-Locandina di <em>Ballus</em> Incontro Internazionale del Folklore Uta-Locandina della Festa di Santa Maria di Uta Uta-Locandina della Festa delle Sante Emerenziana e Flaviana Uta-Locandina della Festa di Santa Giusta di novembre

La festa di Sant’Isidoro

La festa di Sant’Isidoro, patrono dei contadini, si celebrava il 15 maggio, ma ora la ricorrenza si festeggia il primo sabato di maggio, dopo la Festa di Santa Giusta. La leggenda narra che Isidoro fosse di origine spagnola ed, essendo molto devoto, passava in chiesa ogni giorno prima di andare a lavorare in campagna. Ben presto i colleghi lo denunciarono al padrone che volle verificare di persona i suoi ritardi, e recatosi di mattina presto nei campi vide il giogo dei buoi di Isidoro arare il campo guidati da un angelo. Fu canonizzato il 12 maggio del 1622 da papa Gregorio XV.

Uta-Festa di Sant’Isidoro Uta-Festa di Sant’Isidoro

La processione in onore del Santo è molto caratteristica e suggestiva, grazie alla presenza dei carri, ossia di Is traccas, e dei cavalieri in costume tipico sardo che sfilano per le vie del paese rappresentando le scene di vita dei campi. I festeggiamenti si concludono la sera con spettacoli folkloristici e musicali.

Visita del centro di Uta

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. A causa delle passate inondazioni e alluvioni, la parte più antica del paese è stata distrutta, ed anche la struttura urbanistica del centro storico è stata sottoposta a diversi rifacimenti, sia per l’utilizzo dei materiali che per le rinnovate tipologie abitative. Entriamo in Uta provenendo da Decimomannu, da nord ovest con la SP3 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via della Stazione, dato che dal centro di Uta porta alla stazione di Uta e Villaspeciosa, che si trova, però lontano dall’abitato, in territorio di Villaspeciosa.

Il parco giochi per bambini in piazza S’Olivariu

Dove abbiamo preso la via della Stazione, si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato di Uta. Dopo settecento metri arriviamo alla rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita per rimanere sulla via della Stazione. Percorsi verso sud altri settecentocinquanta metri, arriviamo dove si incrocia la via Raimondo Fresia e, passato questo incrocio, alla sinistra della via della Stazione si apre la piazza S’Olivariu, una bella e grande piazza alberata che costeggia la via della Stazione per ben centoquaranta metri.

Uta-Il parco giochi per bambini in piazza S’Olivariu Uta-La piazza S’Olivariu con le indicazioni per il Municipio

Ad angolo con la continuazione verso sinistra della via Raimondo Fresia, si trova il Parco giochi per bambini, annesso al secolare uliveto del comune di Uta. Si tratta di giochi inclusivi, privi di barriere, che permettono anche ai bimbi con disabilità motorie di poter giocare insieme agli altri bambini.

In piazza S’Olivario si trova il Municipio di Uta

Uta-Municipio di UtaPercorsa poco più di una cinquantina di metri dal suo inizio, nella alberata piazza S’Olivariu si vede l’indicazione del comune di Uta, e, più avanti, si trova l’ingresso dell’edificio del Municipio di Uta, che ospita la sua sede e gli uffici con tutti i servizi ad essi correlati. Si tratta degli uffici dell’Area Polizia Locale; dell’Area Urbanistica e Edilizia Privata; dell’Area Lavori Pubblici; dell’Area Sociale, che si occupa di servizi sociali, cultura, sport, spettacoli, dell’Area Finanziaria; e dell’Area Amministrativa. Il Municipio è situato in un edificio abbastanza recente, e, sulla sua facciata, alla destra dell’ingresso principale, è presente una grande scultura che riproduce, molto più in grande, il bronzetto del capotribù, rinvenuto in località Monte Arcosu, nei dintorni di Uta.

Il centro sportivo delle scuole secondarie di via Regina Margerita

Al termine della piazza S’Olivastru, prima di riprendere la prosecuzione della via della Stazione che è la via Roma, prendiamo, invece, verso sinistra la via IV Novembre che, dopo duecento metri, continua sulla via Regina Margherita, Seguiamo la via Regina Margherita per una sessantina di metri e vediamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso che porta alla Scuola Secondaria Ennio Porrino. All’interno di questo complesso scolastico è presente un Campo Sportivo polivalente, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro, e pallavolo. La foto qui riportata è stata scattata dopo l’alluvione del 2021.

Uta-Scuola Secondaria Ennio Porrino: ingresso Uta-Scuola Secondaria Ennio Porrino: il campo sportivo polivalente

All’interno del complesso scolastico è presente anche una Palestra coperta, con fondo in materiali sintetici vari, anch’essa senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare le stesse discipline, che sono calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro, e pallavolo.

Uta-Scuola Secondaria Ennio Porrino: esterno della palestra Uta-Scuola Secondaria Ennio Porrino: interno della palestra

Il centro sportivo polivalente Argiolas Mannas

Seguita la via Regina Margherita per centocinquanta metri, prendiamo a sinistra la via Argiolas Mannas. Lungo questa strada, alla sinistra, percorsi circa duecento metri, si trova l’ingresso del Centro sportivo polivalente Argiolas Mannas di Uta. Nel centro si trova la Palestra polivalente, con fondo in materiali sintetici vari, nella quale è possibile effettuare incontri di pallavolo e di pallacanestro, e che è dotata di tribune in grado di ospitare 350 persone.

Uta-Palestra polivalente: esterno Uta-Palestra polivalente: interno

Vi si trova anche una Palestra fitness , con fondo in parquet, senza tribune per gli spettatori, nella quale è presente una sala pesi, si svolgono lezioni di Pilates, propedeutica alla boxe, functional training, e si effettuano esercitazioni ed incontri di box agonistica.

Uta-Palestra Fitness: esterno Uta-Palestra Fitness: interno

Nel Centro si trova, inoltre, la Piscina Comunale con una vasca a sei corsie, gestita dalla Amu Sport village, che propone una serie di attività legate al nuoto, nuoto libero, acquafitness. La piscina è dotata di tribune in grado di ospitare 120 persone. Inoltre, dal 2016, è stata dotata di un sollevatore mobile da piscina per trasportare i disabili dallo spogliatoio al bordo vasca.

Uta-Il piscina Comunale: esterno Uta-Il piscina Comunale: interno con sollevatore mobile per trasportare i disabili

La piazza del Monumento con il Monumento ai Caduti di Uta

Passato il Municipio di Uta, proseguiamo verso sud lungo la via della Stazione. Dopo una cinquantina di metri, alla fine della piazza S’Olivariu, la sua prosecuzione è la via Roma. Seguiamo la via Roma sempr verso sud per centocinquanta metri ed arriviamo a vedere, alla destra della strada, la piazza del Monumento ai Caduti. Al centro della piazza, è presente il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale di Uta, un monumento realizzato nel 1959, di tipologia a colonna spezzata su plinto, con sul prospetto principale una iscrizione commemorativa a caratteri applicati in bronzo che riporta la frase Ai figli gloriosi / per / l eroico sacrificio / con fierezza materna / UTA / 4 novembre 1959. Nei prospetti laterali sono presenti nomi di tutti i Caduti di Uta.

Uta-La piazza del Monumenti ai Caduti Uta-Il Monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale di Uta

Visita del Cimitero Comunale di Uta

Dalla piazza del Monumento ai Caduti, proseguiamo verso sud lungo la via Roma. Percorsi circa centosessanta metri, svoltiamo a destra nella via San Leone che, dopo centottanta metri, fa una leggera curva a destra e diventa la via del Cimitero, che ci porta, in quattrocentocinquanta metri, a prendere la sua prosecuzione nella via degli Oleandri, la quale dopo una sessantina di metri ci porta a vedere, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero Comunale di Uta.

Uta-Cimitero di Uta Uta-Cimitero di Uta

Il Complesso Sportivo San Leone

Da dove la via del Cimitero termina per diventare la via degli Oleandri, prendiamo verso destra la via Don Raimondo Fresia e la seguiamo per un centinaio di metri, poi prendiamo a destra la via Alghero lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, si vede alla sinistra della strada l’ingresso del Complesso Sportivo San Leone. Tale struttura, fino ai primi anni novanta del Novecento, era utilizzata esclusivamente per il calcio, poi in seguto alla realizzazione del nuovo impianto sportivo in località Bascus Argius, il vecchio campo di via Alghero è caduto in disuso. Negli anni successivi l’area viene acquisita al patrimonio comunale per poi realizzarci una struttura sportiva polifunzionale.

Uta-Complesso Sportivo San Leone: ingresso Uta-Complesso Sportivo San Leone: il campo polivalente in corso di ristrutturazione Uta-Complesso Sportivo San Leone: il canpo da basket prima della ristrutturazione Uta-Complesso Sportivo San Leone: i campo da tennis dopo la ristrutturazione Uta-Complesso Sportivo San Leone: il campo da bocce prima della ristrutturazione Uta-Complesso Sportivo San Leone: la riqualificazione del centro sportivo

All’interno di questo complesso è presente un Campo sportivo polivalente, nel quale è possibile praticare calcio a cinque; un Campo da basket, nel quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro, la pallavolo ed il beach volley; due Campi da tennis; ed anche un Campo per il gioco delle bocce. Il centro, è oggetto di un progetto di riqualificazione che prevede l’implementazione dei servizi, con particolare attenzione all’introduzione del padel, oltre ai due campi da tennis già esistenti. La Polisportiva Dilettantistica San Leone Uta è attiva in questo centro, con l’obiettivo di aggregare atleti e fornire informazioni sulle gare.

La piazza Giuseppe Garibaldi con la Palestra Comunale

Dalla piazza del Monumento ai Caduti, proseguiamo verso sud lungo la via Roma. Percorsi circa duecento metri, arriviamo nella piazza Giuseppe Garibaldi, una grande piazza che sarebbe meglio chiamare come uno slargo della strada subito dopo il termine della via Roma, della lunghezza di poco più di un centinaio di metri. Nella piazza si trova, alla destra, al civico numero 23, l’ingresso della grande Scuola elementare Giuseppe Garibaldi. Passata la scuola, la strada sulla destra che fa angolo con essa, è la via Nuova, nella quale, alla destra, al civico numero 1, si può vedere l’ingresso della Palestra Comunale di Uta.

Uta-La Scuola Elementare Giuseppe Garibaldi Uta-Ingresso della Palestra Comunale Uta-Ingterno della Palestra Comunale

La palestra, che si trova nell’edificio ad angolo tra la piazza e la via Nuova, con fondo in materiali sintetici vari, è dotata di tribune in grado di ospitare fino a 120 spettatori, e viene utilizzata per praticare pallacanestro, pallavolo e ginnastica.

Nella piazza Santa Giusta si trova la Cattedrale di Santa Giusta Vergine e Martire

Passata la piazza Giuseppe Garibaldi, si arriva a un bivio, con sulla destra la via Carlo Alberto, e sulla sinistra la via Santa Giusta. Prendiamo quest'ultima strada, che ci porta, in quattrocentocinquanta metri, nella periferia sud occidentale del paese, nella piazza Santa Giusta, una grande piazza piastrellata. Nella piazza si trova la Cattedrale di Santa Giusta Vergine e Martire che è la chiesa parrocchiale di Uta, che si trova lungo la via principale del paese, nel bel mezzo del centro abitato, ed è stata costruita sotto l’invocazione della Vergine e Martire sarda Santa Giusta. Edificata in stile gotico catalano, la cui costruzione è iniziata intorno al 1400, quando il paese ritorna a far parte del Regno di Sardegna sotto il dominio dei Carroz, e si è conclusa nel 1582. Che la costruzione sia iniziata dai Carroz è dimostrato dallo stemma di questo casato spagnolo, scolpito nell’arco del presbiterio, e da una data, scolpita nella Cappella sinistra, di fronte all’altare maggiore. La facciata provvista di un campanile a vela collocato sopra il timpano. A questo è stato aggiunto successivamente, nel 1953, sul lato destro della chiesa, un campanile a torre in cui è collocato un orologio, per dare un senso di completezza e slancio all’intero edificio, che man mano andava acquisendo sempre maggior importanza, come testimoniato anche dall’essere sede parrocchiale della città. Il portone d’ingresso è sormontato da un arco a sesto acuto, la cui triplice strombatura è data da colonnine sormontate da pseudocapitelli cilindrici scolpiti. Vi si trovano anche due monofore in corrispondenza delle navate laterali e una in asse con il portale, ornate da archi acuti.

Uta-Cattedrale di Santa Giusta Uta-Cattedrale di Santa Giusta: retro

La chiesa presenta un’aula interna con pianta a croce latina, divisa in tre navate separate tra loro da archi a sesto acuto, ripresi sia lateralmente che all interno della navata stessa. Le navate laterali presentano quattro cappelle ciascuna che sono state costruite in tempi differenti, dedicate a diverse figure religiose assai venerate nel corso della storia. L altare maggiore, risalente al 1813, interamente realizzato in marmi policromi d ispirazione barocca. La copertura delle navate realizzata in legno, mentre l’area del presbiterio voltata a crociera caratterizzata da gemma pendula. Il presbiterio è rialzato di due gradini rispetto l’aula.

Uta-Cattedrale di Santa Giusta: interno verso il presbiterio Uta-Cattedrale di Santa Giusta: il presbiterio Uta-Cattedrale di Santa Giusta: simulacro della Santa sopra l’altare

La chiesa ospita al suo interno anche due tavole di uno smembrato Retablo di Uta, opera del sedicesimo secolo attribuita ad Antioco Mainas, che proveniva dalla vicina Chiesa di Santa Maria. La prima delle due tavole rappresenta una Madonna col Bambino, e la seconda tavola rappresenta San Paolo.

Uta-Cattedrale di Santa Giusta: tavola del retablo di Uta che rappresenta la Madonna col Bambino Uta-Cattedrale di Santa Giusta: tavola del retablo di Uta che rappresenta San Paolo

I restauri della chiesa, effettuati nel 2002, hanno ripristinato le pietre originarie utilizzate per la costruzione dei pilastri e degli archi, che precedentemente erano intonacate. I successivi lavori di restauro del 2013 hanno coinvolto l’intero prospetto principale della chiesa, l’attigua casa canonica e le aule catechistiche. All’interno il presbiterio stato rimodulato nei luoghi liturgici, ed il fonte battesimale, dopo essere stato restaurato, ha trovato nuova collocazione nella prima cappella della navata sinistra.

Santa GiustaDi Santa Giusta si sa che è nata e vissuta ad Eaden, oggi Santa Giusta, una località presso Oristano, città alla quale ha dato il nome, ai primi del secondo secolo, al tempo dell’Imperatore Adriano. Abbandona la religione pagana dopo aver appreso della religione cristiana da una schiava. La madre, non riuscendo più ad educarla nel paganesimo e ad imporle un matrimonio con un giovane ricco, inizia a maltrattarla e poi la denuncia alle autorità romane, dalle quali venne condannata a morte e martirizzata in giovane età con due compagne cristiane. La madre, in seguito, muore di crepacuore dopo averla fatta imprigionare, flagellare e martirizzare, con Giustina ed Enedina, anch’esse successivamente santificate. Dopo la morte, Giusta viene sepolta nelle carceri della sua casa, il 14 del mese di maggio al principio del secondo secolo. Nello stesso luogo verrà edificata una piccola chiesa in memoria della Santa, successivamente i resti mortali vengono trasferiti a Cagliari e sepolti nella Cripta della chiesa di Santa Restituta. Solo il 2 maggio 2004 le sue reliquie vengono riportate a Santa Giusta, ed ora si trovano nella Cripta della Cattedrale di Santa Giusta. Una leggenda legata a Santa Giusta racconta che la vernaccia avrebbe avuto origine dalle sue lacrime. Quando la malaria faceva tantissime vittime sull’Isola, Santa Giusta sarebbe scesa dal cielo, avrebbe cominciato a piangere, e, dove si erano posate le sue lacrime, sarebbero nate delle piantine, rapidamente coperte di foglie e frutti. Gli uomini ne avrebbero raccolti i frutti, li avrebbero pigiati, il succo raccolto in grandi anfore, ed, appena i malati, arsi dalla febbre, bevevano un pò di quello strano liquore, si sentivano subito meglio.

La devozione nei confronti della Santa facilmente rintracciabile in un avvenimento del 1898, quando un alluvione ha invaso Uta e molti cittadini hanno trovato riparto dentro alla chiesa di Santa Giusta, situata in una zona di altura rispetto ad altri terreni circostanti.

Ad Uta la Festa di Santa Giusta, patrona protettrice del paese, viene celebrata il 14 maggio, quando la Santa è stata invocata per salvare il paese dalla terribile alluvione che, nel 1898, aveva devastato il centro abitato. Nella festa, il programma religioso prevede le messe, a seguire la solenne processione per le vie del paese, accompagnata da banda musicale, dai gruppi folk, suonatori di launeddas e cavalieri. I festeggiamenti proseguono la sera con spettacoli ed intrattenimenti vari.

Uta-Festa di Santa Giusta: simulacro della Santa addobbata per la sua festa Uta-Festa di Santa Giusta: la processione

Il 17 novembre a Uta si ritorna ad onorare, sia pure in modo minore, questa Santa, con la Festa di Santa Giusta di Novembre con lo sciogliento del voto perpetuo alla Santa. La festa è caratterizzata da una messa e da un’austera processione religiosa.

Le Sante Emerenziana e Flaviana

Durante la dominazione romana, tra il 290 e il 304 dopo Cristo, vissero a Uta due giovani donne, Flaviana ed Emerenziana, che si recavano ogni giorno a Cagliari per visitare e ristorare i cristiani detenuti nelle carceri.

Le Sante Emerenziana e FlavianaAd Uta si è scoperta l’esistenza di due Sante che sono nate e vissute in questo centro. I persecutori dei Cristiani vengono a sapere che due giovani native di Uta, Santa Emerenziana e Santa Flaviana sono cristiane perché, ogni giorno, le si vedono recarsi nelle prigioni cagliaritane per recare sollievo e ristoro ai carcerati a causa della medesima fede. Per questo motivo le due giovani vengono decapitate durante le persecuzioni contro i Cristiani, nel 304, al tempo dell’Imperatore Diocleziano, quando Barbaro era preside di Sardegna e Corsica.  Entrambe erano nate e vissute proprio ad Uta, ed a loro è stata dedicata una lapide. Le reliquie delle due Sante sono custodite in parte presso la Cattedrale di Cagliari, in parte presso la chiesa parrocchiale di Santa Giusta Vergine e Martire, ad Uta.

In loro memoria, ad Uta, da una diecina di anni, si celebra, la seconda domenica di ottobre, la Festa delle Sante Emerenziana e Flaviana, anch’essa con riti religiosi che si svolgono nella Cattedrale di Santa Giusta Vergine e Martire.

Visita dei dintorni di Uta

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Uta, sono stati portati alla luce o resti dell’insediamento protostorico di Cuccureddus; del pozzo sacro di Santa Maria; del nuraghe complesso di Mitza Padentina; del nuraghe semplice monotorre di Serra Taccori: ed anche dei nuraghi di Bruncu Perdosu, Madacoccu, Planu de Monte Arrexi I, Planu de Monte Arrexi II, Punta Cristina, Punta de Parroccu, Su Cuccuru, e Su Mulinu, tutti di tipologia indeterminata. Nei dintroni dell’abitato è. inoltre, presente anche la Riserva Naturale del Monte Arcosu, nella quale sono stati rinvenuti i bronzetti di Uta, tra i più antichi della Sardegna.

La stazione ferroviaria di Villaspeciosa e Uta

Da Decimomannu avevamo preso la SS130 Iglesiente in direzione ovest verso Iglesias, la avevamo seguita per due chilometri e trecento metri, e poco dopo il chilemetro 18.4 avevamo preso l’uscita verso Decimoputzu ed Uta. Svoltando a destra, la strada ci porta in direzione di Cagliari sulla SP90. La percorriamo verso est per circa cento metri, e vediamo, alla destra della strada, la Stazione ferroviaria di Villaspeciosa e Uta una stazione di categoria Silver che serve i comuni di Uta e di Villaspeciosa, nel cui territorio è compreso l’impianto, posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario del Sulcis Iglesiente, che collega Decimomannu con Iglesias, dopo la stazione di Decimomannu e prima della stazione di Siliqua. La sua storia ha inizio con la costruzione da parte della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde del primo tronco, avvenuta nel 1872, e riguardante il collegamento tra la stazione di Decimomannu e quella di Siliqua. Inizialmente la stazione veniva identificata col solo nome dell’abitato di Uta, e solo a metà degli anni sessanta del Novecento prende la denominazione di Uta e Villaspeciosa, data l’ubicazione dello scalo nell’estremità sud orientale del territorio comunale di Villaspeciosa, a pochi metri dal confine con quello di Uta.

Villaspeciosa: la Stazione ferroviaria di Villaspeciosa e Uta Villaspeciosa: la Stazione ferroviaria di Villaspeciosa e Uta

Nel 1920 lo scalo passa alla gestione delle Ferrovie dello Stato, che in seguito nel 2001 la hanno ceduta alla controllata RFI. Dal punto di vista infrastrutturale la fermata è dotata del solo binario di corsa, attiguo al fabbricato viaggiatori, che è però chiuso al pubblico dagli anni duemila.

Nella periferia settentrionale dell’abitato si trova la frazione Bascus Argius

Entrando in Uta provenendo da Decimomannu, eravamo usciti dalla SS130 Iglesiente verso Decimoputzu ed Uta, svoltando a destra la strada ci aveva portati prima sulla SP90 e poi, dopo circa un chilometro, sulla via della Stazione, che procede verso sud est e conduce al centro di Uta. L’imbocco della via della Stazione si trova nella frazione Bascus Argius (altezza metri 9, distanza 1.8 chilometri, circa 122 abitanti), la sua più significativa frazione che dista dal Municipio di Uta circa un chilometro e mezzo, nella quale è presente una sua area artigianale.

Nella frazione Bascus Argius si trova il Campo da calcio comunale intestato a Gigi Riva

Entrati nella frazione Uta, prendiamo verso ovest la via Bascus Argius e, dopo poco più di quattrocento metri, si trova alla destra della strada l’ingresso del Campo da Calcio Comunale di Uta intestato a Gigi Riva. Il Campo da Calcio è un moderno impianto dotato di tribune in grado di ospitare 400 spettatori. Intorno al Campo da Calcio si trova una pista da atletica leggera, nel quale si possono svolgere gare d’atletica leggera e corse su pista. Inoltre, vicino al campo da calcio, è presente anche uno Skate Park, ossia un parco per lo skateboard.

Uta-Bascus Argius: ingresso del Campo da Calcio Comunale Uta-Bascus Argius: pista e tribune del Campo da Calcio Comunale Uta-Bascus Argius: lo Skate Park

Vicino a Bascus Argius si trovano le piccole frazioni Santa Porada, Is Perrizzonis, ed Is Pruxineddas

Accanto alla frazione Bascus Argius sonp presenti altre piccole frazioni di Uta. Subito prima di raggiungere l’ingresso del Campo da Calcio Comunale, una devizione sulla destra fa raggiungere, in circa duecento metri, la frazione Santa Porada (altezza metri 12, distanza 2.2 chilometri, circa 44 abitanti), che è una molto piccola frazione Uta.

Passato l’ingresso del Campo da Calcio Comunale, proseguiamo sulla via Bascus Argius, percorsi quattrocentocinquanta metri, prendiamo veso sinistra la via Is Prunixeddas, e, in duecento metri, raggiungiamo la frazione Is Perrizzonis (altezza metri 12, distanza 2.6 chilometri, circa 86 abitanti). A questa frazione si può arrivare anche in modo più semplice dal centro di Uta, prendendo dalla piazza S’Olivariu la via Raimondo Fresia in direzione del Cimitero, dopo poco più di cento metri, prendendoadestra la via Is Prunixeddas, questa volta da sud verso nord, e seguendola per circa un chilometro e mezzo. In questo caso, dal Municipio di Uta alla frazione si percorrono solo 1.7 chilometri.

Percorso circa un chilometro sulla via Is Prunixeddas, prendiamo una deviazione a sinistra che, in un centinaio di metri, ci porta alla frazione Is Pruxineddas (altezza non disponibile, distanza 3.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). A questa frazione si può arrivare anche in modo più semplice dal centro di Uta, prendendo dalla piazza S’Olivariu la via Raimondo Fresia in direzione del Cimitero, dopo poco più di cento metri, prendendoadestra la via Is Prunixeddas, questa volta da sud verso nord, e seguendola per circa seicento metri. In questo caso, dal Municipio di Uta alla frazione si percorrono solo 800 metri.

A sud ovest dell’abitato si trova la chiesa campestre di San Nicola Vescovo

La parte sud occidentale del territorio a partire dal rio Cixerri comprende una serie di collinette dell’altezza di media di circa cento metri, ed in essa sono situati i resti di due antiche chiese cristiane, edificate durante il basso Medioevo, che sono la chiesa di San Nicola Vescovo, la quale è stata poi ristrutturata, ed il Santuario di Santa Maria Magramixi del quale non restano che le rovine.

Uta-L’Oasi San NicolaNel 1993, grazie all’iniziativa di una famiglia di Uta che ha benevolmente ceduto il terreno, finanziato la spesa per la realizzazione dell’opera, coinvolto e reso partecipe la popolazione di Uta, sono iniziati i lavori di costruzione della nuova Chiesa campestre di San Nicola Vescovo, che sono stati portati a termine pochi anni dopo. Per raggiungere questa chiesa, dal centro di Uta ci dirigiamo verso la cattedrale, percorsi solo duecento metri lungo la via Santa Giusta, prendiamo verso destra la via Umberto I, che, dopo centosessanta metri, continua fuori dall’abitato in direzione sud ovest con il nome di via Ponte. La seguiamo per un chilometro e mezzo, passiamo il ponte sul rio Cixerri e prendiamo la strada subito a destra. Dopo settecento metri superiamo la deviazione verso sinistra e proseguiamo dritti, dopo circa quattrocento metri arriviamo a un bivio. Qui proseguiamo dritti per un chilometro, ed arriviamo a un altro bivio, che proseguendo dritti porta alla chiesa di San Nicola, e verso sinistra ai ruderi della Santuario di Santa Maria Magramixi.

Uta-La chiesa campestre di San Nicola VescovoProseguiamo dritti e, dopo un chilometro e quattrocento metri, arriviamo nella zona campestre che viene denominata Oasi San Nicola, per il meraviglioso spettacolo di natura e verde che offre. Qui era presente la Chiesa montana di San Nicola Vescono, ossia la paleocristiana Chiesa di Sanctus Nicolaus, la cui prima costruzione dovrebbe risalire al 525, e che era officiata secondo il rito religioso greco bizantino. Dopo l’anno 1050, la chiesa viene abbandonata e va in rovina, finche, nel 1600, in periodo aragonese, il conte Serra, divenuto proprietario dei terreni di Uta per conto della famiglia di Berengario Carroz, si adopera per la sua ricostruzione. La nuova chiesa viene costruita sulle rovine di quella precedente, e diviene presto meta di devozione e pellegrinaggio da parte degli abitanti del paese. Il tempo, le guerre e numerosi saccheggi portano alla distruzione anche di questa seconda chiesa, e, per molti anni, non ne sono rimasti che pochi resti, fino al 1993, quando viene, finalmente, ricostruita. La piccola chiesa di San Nicola stata consacrata il 30 giugno 2001 dall arcivescovo di Cagliari Monsignor Ottorino Alberti con una solenne cerimonia. La chiesa, per problemi burocratici ed esigenze di spazio, non mantiene l originaria collocazione dato che la vecchia chiesa era situata dirimpetto al nuovo cancello.

Uta-Chiesa di San Nicola Vescovo: interno verso il presbiterio Uta-Chiesa di San Nicola Vescovo: il presbiterio

Uta-Chiesa di San Nicola Vescovo: l’antico simulacro di San NicolaAll’interno della chiesa attuale possibile ammirare il simulacro di San Nicola, l antica statua del diciassettesimo secolo appartenuta al conte Serra e da lui gelosamente custodita. Alla sua morte la statua venne è stata concervata con cura dagli eredi del conte e dagli stessi stata gentilmente donata in occasione della ricostruzione della chiesa. Il simulacro appare danneggiato in diverse parti, pare a causa delle scorrerie dei mussulmani, tanto che si rcconta che esperti restauratori fiorentini abbiano rinunciato a ritoccarlo di modo che la statua non perdesse i segni del tempo e della sua storia. In Oriente e in tante altre nazioni San Nicola Vescovo era uno dei Santi pi amati e popolari del mondo cristiano. Invocato come protettore dei marinai, degli artigiani, dei viaggiatori, dei prigionieri, degli oppressi, delle donne nubili e dei bambini.

Attualmente, ad Uta la Festa in onore di San Nicola Vescovo si svolge l ultima settimana di giugno nell Oasi di San Nicola, dove viene celebrata la Santa Messa e si assiste a spettacoli di musica leggera e folcloristici, inoltre possibile ascoltare i cori polifonici.

I ruderi della Santuario di Santa Maria Magramixi

Uta-I ruderi della Santuario di Santa Maria MagramixiAll’ultimo bivio sulla strada che ci ha portati alla chiesa di San Nicola Vescovo, prendiamo verso sinistra la strada che, dopo quattfrocento metri, sbocca su una trasversale. La prendiamo verso destra, la seguiamo per quasi un chilometro, ed arriviamo a vedere quelli che vengono solitamente considerati i Ruderi della Santuario di Santa Maria Magramixi chiamata anche Santa Maria di Margamil o Santa Maria de Magamisci. È stata un possedimento dei monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, e si trovava nella Curatoria di Decimo, nel Giudicato di Karalis e nell’antica Diocesi di Cagliari. Comunque non tutti sono concordi nell’identificare la Santuario di Santa Maria in questa chiesa, ridotta a rudere nell’agro di Uta.

A sue est dellabitato si trova il bellissimo Santuario di Santa Maria noto anche come Santuario di Santa Maria di Uta

Uta è nota soprattutto per la bella Santuario di Santa Maria, che sorge nella sua periferiasud orientale lungo la via principale. Dalla piazza Santa Giusta, prendiamo la via Santa Maria, che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta all’ingresso del Parco di Santa Maria, che si trova appena fuori dell’abitato, verso est.

Uta-Il vialetto pedonale che conduce al Santuario di Santa MariaAll’interno del parco, percorrendo un vialetto pedonale, si raggiunge il Santuario di Santa Maria ossia, come attestato da Vittorio Angius, la chiesa dedicata alla Santissima Vergine del titolo di Monserrato, che è conosciuta semplicemente come la Santuario di Santa Maria di Uta, e che costituisce una delle più belle e importanti architetture romaniche della Sardegna. Questo Santuario si trova isolato rispetto all’abitato, essendo stata edificata tra il 1135 e il 1145 come monastero dai monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, fatti arrivare dal giudice Torchitorio I di Cagliari per riavvicinare la chiesa sarda a quella romana. Uno degli eventi più importanti di quel periodo, se non il più importante, è stata, nel 1089, la concessione a loro da parte del giudice di due Chiese, una delle quali nel territorio di Uta. Importantissima è stata, infatti, l’opera di questi monaci, che hanno contribuito alla bonifica delle aree palustri del paese, e che qui hanno eretto la Santuario di Santa Maria, che in seguito sarebbe diventata la parrocchiale di Uta Susu. realizzata in pietra calcarea, è probabilmente l’ultima eretta dai Vittorini dopo la Basilica di San Saturno, che abbiamo visto quando abbiamo visitato Cagliari.

Uta-Santuario di Santa Maria: esternoLa chiesa, realizzata su un precedente impianto bizantino a due navate, sarebbe coeva a quella di Santa Maria a Tratalias che, eretta nel 1213, presenta alcune somiglianze architettoniche, tipiche delle chiese romaniche sarde dai caratteri lombardeggianti, con elementi gotici. La posizione nella quale è stata edificata appare come strategica, a controllo dell’unico ponte sul fiume Cixerri, che serviva da comunicazione con le montagne del Sulcis. Dalle diverse croci greche con i bracci terminanti a triangolo, si vede come essa appartenga ad ordini militari, nel 1363 Pietro IV d’Aragona ne specifica l’appartenenza agli Ospedalieri Gerosolimitani e lo concede ai Cavalieri di San Giorgio de Alfama, ma questi non occupano la chiesa, che passa ai Francescani, i quali, alla fine del Cinquecento, la cedono alla Mensa arcivescovile di Cagliari, in permuta con la chiesa di Santa Barbara di Capoterra. La facciata è divisa in due ordini di archetti a tutto sesto, come il portale delimitato da due false colonne, e la completa un campanile a vela di epoca posteriore, che bene si armonizza con l’insieme.

Uta-Santuario di Santa Maria: esterno Uta-Santuario di Santa Maria: portale di ingresso Uta-Santuario di Santa Maria: abside posteriore

Oggi il Santuario ha una struttura con pianta a tre navate, coperte in legno e separate da arcate a tutto sesto, impostate soprattutto su colonne di spoglio di epoca romana, delle quali quella centrale absidata. I tetti lignei sono a capriate nella navata centrale e a falde nelle navatelle e forse, il progetto iniziale prevedeva una copertura a botte in quella centrale, ed a crociera, in quelle laterali. Il presbiterio è sopraelevato rispetto al piano della navata e vi si accede da alcuni scalini, sotto l’altare maggiore si trovano due leoni che in origine erano collocati ai lati della facciata, ed il presbiterio è concluso dall’abside semicircolare orientata ad est.

Uta-Santuario di Santa Maria: planimetria Uta-Santuario di Santa Maria: interno verso il presbiterio Uta-Santuario di Santa Maria: l’altare Uta-Santuario di Santa Maria: leone destro dell’altare Uta-Santuario di Santa Maria: leone sinistro dell’altare

I capitelli sono coevi alla chiesa, tranne quello della terza colonna a sinistra e quello che funge da acquasantiera, entrambi di epoca romana. La luce entra nella chiesa attraverso le bifore dei prospetti est e ovest e dalle monofore disposte sui lati lunghi e nell’abside. La navata laterale destra ha una porticina che funge da Porta Santa, la quale si trova a circa otto metri dall ingresso principale, sfalsata rispetto a quella che si trova sul lato opposto, e che anticamente veniva aperta solo in occasione dei giubilei, infatti a sinistra della porta in una pietra della facciata vi scolpita una croce greca per indicare che era destinata per questa funzione religiosa.

Uta-Santuario di Santa Maria: interno verso il portale di ingresso Uta-Santuario di Santa Maria: capitello di epoca romana della terza colonna a sinistra Uta-Santuario di Santa Maria: capitello di epoca romana che funge da acquasantiera

La navata destra prende luce da monofore collocate sia sul lato destro che sul fianco a lato dell’abside. La navata sinistra trae luce da monofore speculari a quelle del lato destro e come questa ha una porta, che anticamente conduceva al chiostro, situata in prossimità del presbiterio.

Uta-Il pozzo nel recinto del vecchio CamposantoFino al secolo scorso sussistevano rovine reputate del monastero. Comunque, fino al 1601, gli edifici che si trovavano intorno alla chiesa, chiamati Cungiau de corti, erano operativi, e dal 1607 l’area occupata dal chiostro era stata utilizzata come Cimitero. A pochi metri dall’abside, nel recinto del vecchio Camposanto, si trova il pozzo lavorato internamente con pietre squadrate, che un tempo doveva sicuramente stare al centro del chiostro. La tradizione popolare attribuisce all’acqua di questo pozzo virtù miracolose. La leggenda di questi prodigi risale a due secoli or sono. Si narra che un cavaliere sconosciuto, maestoso e tetro apparve al custode della chiesa e del cimitero che era malato e a causa di ciò pensoso e triste. Il cavaliere indicò al guardiano il pozzo e gli disse di lavarsi con quell’acqua e pregare, non appena finì di pronunciare queste parole scomparve. Il custode, intimorito, obbedì al cavaliere e così guarì. Da allora si dice che innumerevoli siano stati i miracoli e le guarigioni per mezzo dell’acqua miracolosa del pozzo.

Uta-La festa di Santa MariaLa chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di Santa Maria di Monserratoconservata al suo interno. Il fine settimana intorno all’8 settembre, che è il giorno solenne, si svolge la Festa di Santa Maria, una festività molto sentita dai cittadini, che provvedono ad addobbare ogni strada con fiocchi e nastri bianco celeste, che sono i colori della Madonna, e con bandierine, nonche con bellissime luminarie. Il programma religioso prevede tutti i giorni la recita del rosario e a seguire la messa. Il giorno 7 settembre e l’8, dopo la messa, si svolge la solenne processione. Gli spazi intorno al parco sono colmi di locande e arrostitori, di bancarelle di generi alimentari e non, e si tengono numerose manifestazioni civili. La domenica successiva viene, poi, celebrata la Festa del Malato, con una messa pomeridiana.

I pochi ruderi della chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo

Uta-I pochi resti della chiesa di Sant’Ambrogio VescovoNella parte meridionale del territorio al di sotto del rio Cixerri sono situati i resti di due antiche Chiese cristiane, edificate durante il basso Medioevo, che sono la chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo e la chiesa di San Cromazio o San Tommaso. Dal centro di Uta, dalla piazza Santa Giusta, prendiamo verso sud est la via Sant’Ambrogio, la seguiamo per circa seicento metri, ed imboccgiamo un lungo viadotto che passa sopra il rio Cixerri. Al di sotto di questo viadotto, passato il fiume, circa quattrocento metri più avanti, si vedono i pochi Ruderi della chiesa di Sant’Ambrogio Vescovo che era una delle antiche Chiese cristiane, edificate durante il basso Medioevo. si sa che nel 1089, i monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, hanno in dotazione da papa Gregorio VII la chiesa di Sant’Ambrogio di Uta.

I pochi ruderi della chiesa di Santu Tomei dedicata a San Tommaso o forse a San Cromazio Martire

Passato il ponte su rio Cixerri, a circa novecento metri dal suo imbocco prendiamo la prima traversa sulla destra, la seguiamo per trecento metri e, al primo incrocio, prendiamo la sterrata a destra, la seguiamo per altri trecento metri, e la sterrata si immette su una strada che arriva da sotto il ponte. Uta-I pochi resti della chiesa di San Cromazio o San TommasoLa prendiamo verso destra e la seguiamo per seicentocinquanta metri, poi prendiamo la deviazione sulla destra, in una strada bianca che, in trecentocinquanta metri, ci porta all’interno di un terreno comunale, nel quale si trovano i pochi Ruderi della chiesa di Santu Tomei, distrutta nel secolo scorso. Era una chiesa dedicata a San Tommaso, e forse a Sant Gromar, ossia San Cromazio Martire, che, nel 1365, anno della sua prima attestazione documentaria, appartiene alla Mensa arcivescovile di Cagliari. Officiata dai monaci Benedettini di San Vittore di Marsiglia, detti anche Vittorini, secondo la tradizione sarebbe diventata la parrocchiale di Uta Jossu e, fino al secolo scorso, si potevano vedere vicino ad essa le rovine del monastero. La chiesa, assai simile a quella di Santa Maria, ne differiva per dimensioni minori e per una forma meno elaborata. Oggi, il sito su cui sorgono i resti dell’edificio, è ubicato in un terreno comunale che veniva prima utilizzato dai proprietari delle aziende adiacenti come discarica di attrezzature agricole.

La chiesa di Santa Lucia

Dal centro di Uta, dalla piazza Santa Giusta, prendiamo verso sud est la via Sant’Ambrogio, che, passato il rio Cixerri, diventa la strada di collegamento. Percorsi due chilometri e duecento metri, arriviamo al raccordo sulla via Pedemontana, che è la SP2. Passato il raccordo, continuiamo sempre in direzione sud est sulla Strada Dorsale Consortile, che porta in direzione dell’area industriale di Macchiareddu, nel comune di Capoterra.

Uta-Foto dell’antica chiesa di Santa Lucia al momento della sua caduta in rovinaPercorsi quattro chilometri e trecento metri, arriviamo a uno svincolo, dove prendiamo verso destra la SP1, che attraversa la foresta di Gutturu Mannu e porta in direzione di Santadi. Seguiamo la SP1 per cinque chilometri e trecento metri, e troviamo, alla destra della strada, all’altezza dello sbocco nel mare del Rio Santa Lucia, la Chiesa campestre di Santa Lucia, che si trova allestemit meridionale dell’area comunale di Uta, quasi confinante con quella di un’isola amministrativa del comune di Assemini. L’antica chiesa si trovava a circa cinquanta metri dalla chiesa attuale, era costruita in mattoni crudi, ed all’esterno vi era un loggiato retto da un pilastro in mattoni, che successivamente è stato trasportato nel piazzale della Santuario di Santa Maria. Il materiale utilizzato e la scarsa manutenzione la portano in breve in condizioni di rovina, tanto che, già nel 1963, il tetto crolla.

Uta-La chiesa campestre di Santa Lucia Uta-Chiesa campestre di Santa Lucia: facciata

Nel 1965 si decide, su iniziativa di un gruppo di paesani, di iniziare i lavori di costruzione della nuova chiesa. Le fondamenta vengono scavate a mano, la manodopera viene offerta gratuitamente e le mattonelle vengono regalate da un impresa. Viene conclusa ed inaugurata nel 1967. Costruita in mattoni di cemento e intonacata all esterno, appare sobria e umile nel suo aspetto.

Uta-Chiesa campestre di Santa Lucia: interno verso il presbitario Uta-Chiesa campestre di Santa Lucia: l’altare

Uta-La festa di Santa LuciaLa chiesa campestre di Santa Lucia è un luogo importante per la comunità di Uta, soprattutto durante la Festa di Santa Lucia, che si celebra il primo sabato dopo ferragosto, quando la chiesa riacquista la sua importanza, e la popolazione partecipa numerosa al rito tradizionale che si mantiene inalterato nei tempi e nello svolgimento. Il simulacro, che durante il resto dell’anno è custodito nella Cattedrale di Santa Giusta, viene messo a bordo di un cocchio trainato da un giogo di buoi e portato in processione fino alla piccola chiesa campestre. L’intero tragitto è seguito da un corteo di fedeli e dalle caratteristiche traccas, ossia dai carri trainati da cavalli e buoi addobbati a festa. Qui vi resta per due giorni, durante i quali si tengono i festeggiamenti, per poi ritornare nel paese la domenica. Questi festeggiamenti sono un momento di grande devozione e tradizione per il paese. 

La Riserva Naturale WWF del Monte Arcosu

La località di Santa Lucia è adiacente ad una delle aree di maggior interesse ambientale della Sardegna meridionale. È infatti ubicata all’ingresso del costituendo Parco del Sulcis, a pochi chilometri dalla Riserva WWF di Monte Arcosu, e con essa rappresenta una delle tradizionali mete di villeggiatura in occasione delle gite di fuori porta dai centri abitati più vicini. Usciamo da Uta sulla via Sant’Ambrogio fino a ricollegarci alla Strada Dorsale Consortile in direzione Macchiareddu. Da qui imbocchiamo sulla destra la SP1 e proseguiamo fino alla chiesa campestre di Santa Lucia, la superiamo e, dopo circa cinquecento metri, ad un bivio, prendiamo, seguendo le indicazioni, sulla destra la Strada Comunale Guttureddu, che, in poco meno di due chilometri, in località Sa Canna, ci conduce all’ingresso della Riserva Naturale WWF del Monte Arcosu. La Riserva dista circa venti chilometri da Cagliari e non è raggiungibile con mezzi pubblici, dal punto di vista amministrativo gran parte del suo territorio ricade nel comune di Uta, e solo piccole parti appartengono a quelli di Assemini e Siliqua. È di proprietà del WWF italiano, ha un’estensione di circa 3.600 ettari ed è coperta da una fitta foresta di lecci, ed è attiva dal 1985.

Uta-La Riserva Naturale WWF del Monte Arcosu Uta-La Riserva Naturale WWF del Monte Arcosu Uta-La Riserva Naturale WWF del Monte Arcosu

Acquistata con i fondi raccolti in una sottoscrizione pubblica per realizzare una zona protetta nella quale salvaguardare gli ultimi esemplari del cervo sardo, una specie endemica dell’isola a rischio di estinzione, in poco più di vent’anni è passata dagli ottantacinque esemplari a più di un migliaio. Insieme al cervo sardo, vi trovano protezione altri animali come il cinghiale, il daino, il gatto selvatico, la martora e il quercino. Tra gli uccelli sono comuni la ghiandaia, il tordo, e tra i rapaci la poiana e l’astore, lo sparviero e l’aquila reale.

I bronzetti di Uta realizzati nell’età del Bronzo Recente i quali sono quindi tra i più antichi della Sardegna

Il ritrovamento a Uta di otto bronzetti avvenne nel giugno del 1849, ad opera di un carpentiere, il quale essendosi portato nella zona del Monte Arcosu per tagliare legname, in prossimità di un masso vide comparire la testa dell’idoletto più grosso. Per estrarlo si fece aiutare da altri compagni e lì sotto rinvennero gli otto idoletti con altrettante spade di bronzo delle quali una riproduce un cervo infilzato nella lama, probabilmente pertinenti un grande edificio culturale pubblico. Espresse con la tecnica della cera perduta, cioè su modellini singoli che si distruggevano al momento della fusione, le statuine sono una diversa dall’altra, tutte di piccole proporzioni. Tutti gli idoletti sono della stessa epoca e, sembra, realizzati dalla stessa mano, rappresentando la più valida testimonianza del’esistenza di vita umana nella zona di Uta nel periodo nuragico. Si tratta di idoletti sacri in bronzo raffiguranti scene ed individui differenti ritratti in varie età della loro vita, che sono conservati oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Uta-I bronzetti di Uta Uta-Bronzetti: capotribù con l’ampio mantello e un nodoso bastone Uta-Bronzetti: un guerriero con spada e arco Uta-Bronzetti: un guerriero con spada e scudo rotondo Uta-Bronzetti: il persona con una corda in mano, forse un fromboliere Uta-Bronzetti: i lottatori Uta-Bronzetti: una spada con un cervo infilzato sulla sommità della lama

Recenti studi affermano che le figurine appartengono alla corrente artistica mediterranea caratterizzata da elementi e valori geometrici operante diffusamente fin dagli inizi dell’ultimo millennio avanti Cristo. I bronzetti in Stile aulico, quello che viene chiamato anche lo Stile di Uta, realizzati nel Bronzo Recente ossia tra il 1300 ed il 1150 avanti Cristo, raffigurano capotribù e guerrieri Shardana, simili come rappresentazione e come abbigliamento a quelli raffigurati in Egitto nel tempio rupestre di Abu Simbel, nel tempio di Amon Ra a Karnak ed in quello di Medinet Habu a Luxor, ritenuti per questo tra i più antichi. Molto significativi, il bronzetto del capotribù alto oltre trenta centimetri, con un ampio mantello e un bastone nodoso, due guerrieri uno con spada ed arco e l’altro con spada e scudo rotondo, un fromboliere e due lottatori.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Campidano di Cagliari, recandoci da Cagliari a Sestu che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni con la chiesa ed il villaggio nuragico di San Gemiliano.


Indice precedenteIndice precedenteSostieniciPagina successiva

Tutte le foto e riprese sono state effettuate a scopo amatoriale per uso personale senza fini di lucro. Alle nostre foto se ne aggiungono altre inviateci da amici ed alcune tratte da Internet. Alcune informazioni sulle descrizioni dei comuni sono tratte da italiapedia.it, molte descrizioni e foto da wikimapia.org, informazioni sui siti archeologici da tharros.info, descrizoni e foto di chiese da chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane, foto di impianti sportivi da sardegnasport.it, altre da siti differenti. È consentito scaricare testi, foto e riprese dell’autore per uso privato senza eliminare i riferimenti. Libri e filmati sono riprodotti per farli conoscere ma non è consentita la riproduzione delle foto di terzi, dei libri, dei filmati e di altro materiale non realizzato dall’autore. È vietato qualsiasi utilizzo commerciale del materiale in assenza di apposita autorizzazione.

  

© Claudio de Tisi 2002-2025 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W