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La città di Porto Torres che è stata la capitale del giudicato di Logudoro con l'altare preistorico di monte d'AccoddiIn questa tappa del nostro viaggio, eNtreremo nella Nurra con la visita di Porto Torres che è stata la capitale del giudicato di Logudoro, con le sue spiagge ed i resti archeologici presenti in città e nei suoi dintornI. La regione storica della Nurra
In viaggio verso la città di Porto TorresDalla costiera di Sorso, superato il bivio che porta a Platamona, la SP51 prosegue e, passata la Torre Abbacurrente, a circa tre chilometri e ottocento metri da Platamona, arriviamo a una rotonda. Sulla destra prosegue la strada costiera che porta alla spiaggia di Balai, ma è una strada a senso unico in direzione in uscita da Porto Torres, mentre, se prendiamo verso sinistra entriamo nella via libero Grassi, e continuando, invece, dritti, entriamo nella periferia di Porto Torres percorriamo via Tramontana, che, dopo settecento metri, continua su via Benedetto Croce, e che, dopo seicento metri, si immette sul lungomare di Balai. Lo prendiamo verso sinistra e lo seguiamo fino a che diventa la via del Mare, che ci porta al Porto turistico ed alla Torre del Porto, che descriveremo più avanti. Dal Municipio di Sorso quello di Porto Torres abbiamo percorso 25,7 chilometri, mentre da Platamona al Municipio di Porto Torres si percorrono circa 7 chilometri. La città di Porto Torres
Origine del nomeIl suo nome compare, nella documentazione più antica, come Turris Libisonis. Il primo elemento deriva certamente dalla voce protosarda Tyrsis, ad indicare una Torre, mentre il secondo è di origine oscura, e sembra avere dei riscontri in antichi toponimi quali Libisiosa, Libya o Libyssa. La sua economiaL'economia di Porto Torres è basata sull'agricoltura, con la produzione di cereali, frumento, ortaggi e foraggi, e sull'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L'industria è costituita da numerose aziende che operano nei compartialimentare, della pesca e della piscicoltura, tessile, della fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, chimico, plastica, edile e della produzione di energia elettrica. Particolarmente significativa è l'attività di scambi commerciali portuali, da e verso l'Italia settentrionale, e verso molti Paesi stranieri. La sua particolare posizione geografica, che la vede collocata nell’affascinante scenario marino del Golfo dell’Asinara, la rende indiscussa meta turistica e base ideale per effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Particolarmente attraenti sono le spiagge di San Gavino a Mare e di Balai, oltre che la vicina Platamona, in territorio di Sorso, con l’omonimo stagno che ospita esemplari di folaghe e germani reali. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciPer quanto riguarda la sua storia, la città, che sorge su un promontorio calcareo al centro del golfo dell'Asinara, è stato un importante scalo commerciale già in epoca fenicia e successivamente punica, anche se sono poche le tracce lasciate da queste popolazioni, ma è probabile che esistessa un legame tra l'isola dell'Asinara, che era chiamata l'isola di Ercole dai Romani, e il culto di Melqart, l'Ercole fenicio punico. Durante il periodo della dominazione romana, viene probabilmente fondata con il nome di Turris Libisonis da Giulio Cesare, nel 46 avanti Cristo in occasione del suo soggiorno in Sardegna, o da Ottaviano, tramite il suo legato Marco lurio. Comunque, dal 46 avanti Cristo viene elevata al rango di colonia di cittadini Romani, e dotata di numerosi edifici, quali templi, basiliche, terme e strade. Dalla sua fondazione, deriva anche il nome della vicina regione, Romangia, da Romanìa, per l'elevato tasso di latinizzazione del territorio. Nel corso del tempo diviene uno dei più importanti scali marittimi dell'Isola, da dove vengono imbarcate le granaglie ed i prodotti agricoli che vanno ad alimentare il mercato dell'Urbe. In periodo romano l'abitato aveva una vasta area di necropoli, che è stata tradizionalmente suddivisa dagli studiosi in tre settori, ossia la necropoli meridionale o di San Gavino, la necropoli orientale o di Balai o dello Scoglio lungo, la necropoli occidentale o di Marinella. La distinzione ha, però, un valore solo indicativo che si riferisce alla zona in cui le sepolture sono venute alla luce rispetto al centro urbano, dato che si ritiene che la necropoli si estendesse senza soluzione di continuità, non è, quindi, possibile identificare un punto di separazione, specialmente per i settori meridionale e orientale, mentre quella occidentale è separata dalle altre dal letto del Rio Mannu. Nel 1960 Porto Torres viene elevata al rango di cittàDopo la costituzione della repubblica Italiana, Porto Torres nel 1960 viene elevata da Giovanni Gronchi al rango di città con Decreto del presidente della Repubblica del 16 febbraio 1960. In ricordo di Andrea ParodiA Porto Torres mi sembra doveroso ricordare Andrea Parodi, per molto tempo voce del gruppo musicale Tazenda e successivamente solista dotato di voce particolarissima e ricca di sfumature. Le principali feste e sagre che si svolgono a Porto Torres
Visita del centro della città di Porto TorresL'abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende lungo la splendida costa dell'Asinara e sulle lievi ondulazioni dell'immediato entroterra. Iniziamo la visita della città arrivando alla rotonda dalla quale parte la via della Tramontana, dove si trova il cartello segnaletico che indica l'ingresso nell'abitato. La Chiesa parrocchiale dello Spirito Santo
Il nuovo campo sportivo di Porto Torres
L'importante Hotel LibyssonisDalla piazza Cagliari 1970 continuiamo lungo la prosecuzione del viale delle Vigne, fino a una rotonda dove prendiamo la seconda uscita, che è la via dei Corbezzoli, percorsi centosettanta metri svoltiamo a destra in via del lentischio, dove, dopo un'ottantina di metri, alla sinistra della strada si trova l'Hotel Libyssonis, un altro Hotel nel quale abbiamo soggiornato nelle nostre permanenze a Porto Torres.
La Chiesa parrocchiale dedicata al Cristo Risorto
Il Cimitero di Porto Torres
Il Porto turistico e commerciale e la Torre AragoneseArrivando da Platamona, iniziamo la visita del centro storico della città arrivando alla rotonda dalla quale parte la via della Tramontana, dove si trova il cartello segnaletico che indica l'ingresso nell'abitato. Percorsa per settecento metri, la via della Tramontana questa strada prosegue sulla via Benedetto Croce, che, in seicento metri, ci porta sul lungomare di Balai. Preso verso sinistra, il lungomare ci porta, in circa ottocento metri, direttamente davanti al Porto turistico e commerciale. Il Porto turistico dispone di approdi per 150 barche, realizzati all'interno di quello commerciale, ha un circolo nautico e tutti i servizi principali in banchina. Fino a qualche anno fa attraccavano qui anche tutti i traghetti provenienti dal continente, che ora tendono ad approdare il porto Industriale. Nella nostra Visita della città partiamo, quindi, dal porto commerciale. All'uscita del porto possiamo ammirare la ben conservata Torre del Porto chiamata comunemente la Torre aragonese situata a due metri di altezza sul mare nella piazza Cristoforo Colombo. Edificata in epoca spagnola, probabilmente risale al 1572, ha una struttura in calcare, completamente intonacata, ed è unica nel suo genere perché non si tratta di una Torre circolare, come le altre, ma ha una forma ottagonale. Si compone di due camere, con una complessa volta a nervature ed un pilastro centrale. Al secondo piano si arriva con una scala all'interno della sala, ed al terrazzo con una scala interna alla muratura. Il 7 gennaio 2010 un gruppo di lavoratori cassintegrati della Vinyls e disoccupati dell'Eurocoop hanno preso possesso della Torre Aragonese di Porto Torres, seguiti il 25 febbraio da un altro gruppo che ha preso possesso della diramazione centrale del vecchio carcere, a cala d'Oliva sull'isola Asinara. Da quel giorno sono rimasti sull'isola e sul presidio per 17 mesi, fino a quando il 6 giugno 2011 una commissione di operai è stata ricevuta dal presidente della Repubblica, ed ha posto così termine all'occupazione dell'isola e smobilitato il presidio sulla Torre di Porto Torres. Dopo di che sono rimasti in attesa di un incontro col governo, ma senza troppe illusioni. Alla loro simbolica occupazione è dedicata una lapide posta di fronte alla Torre, e che abbiamo fotografato per ricordare il loro sforzo ed i loro sacrifici. Sul lungomare si trova l'Hotel ElisaDi fronte alla Torre Aragonese, al civico numero 6 della via del Mare e ad angolo con il corso Vittorio Emanuele II, si trova l'Hotel Elisa, una buona sistemazione per chi arriva a Porto Torres per imbarcarsi verso il continente, nel quale abbiamo soggiornato spesso nelle nostre permanenze a Porto Torres.
Verso il centro della città
Una fermata in una pasticceria di qualitàArrivati a Porto Torres, come ogni anno ci permettevamo una concessione alla golosità. Proprio all'inizio del corso, poco più avanti rispetto alla Banca nazionale del lavoro, al civico numero 38, facevamo una fermata quasi obbligatoria alla Pasticceria Acciaro, una volta gestita direttamente da Giuseppe Acciaro, che ora la ha data in gestione ad altri, che la hanno trasformata in un bar normale. Ma Giuseppe continua a curarne la pasticceria, per cui si possono ancora oggi gustare ottime paste. Il Santuario della Beata Vergine della ConsolataPassata la pasticceria, incrociamo sulla destra la via del Ponte Romano. Tra questa e la successiva via Ampsicora, si apre uno slargo, chiamato piazza della Consolata, nel quale sulla destra si affaccia la Chiesa, mentre di fronte, all'altro lato del corso Vittorio Emanuele II, si apre la piazza Umberto I, e sulla sinistra si trova il palazzo che ospita gli uffici del Municipio. Il Santuario della Beata Vergine della Consolata è sede dell'omonima parrocchia, ed è stata edificata in stile neoclassico nel 1826 su progetto dell'architetto Giuseppe Cominotti ed è stato consacrato il 30 dicembre 1827 dall'arcivescovo Carlo Tommaso Aronosio. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna che è conservata al suo interno. Nella trasversale via Ampsicora, al civico 38, proprio ad angono tra il corso Vittorio Emanuele II e la via Ampsicora, sulla destra, si trova la sede della Pro Loco di Porto Torres. Il vecchio campo da calcio di Porto Torres
Gli uffici del comune e la sede politica del Municipio
La biblioteca comunale di Porto Torres
La Basilica dei Santi Gavino Proto e Gianuario
La Basilica romanica di San Gavino di Porto Torres è uno dei monumenti più significativi dell'intero patrimonio artistico sardo. La grandiosità dell'esterno cede il passo al fascino discreto dell'interno, appena rischiarato dalla luce che proviene dalle monofore a feritoia e si riflette nelle colonne e nei capitelli marmorei prelevate da antichi edifici di età romana e bizantina. All'interno in corrispondenza dell'abside occidentale, quello che apparteneva alla prima Chiesa, si trova l'altare. In corrispondenza di quello orientale è invece presente un il catafalco ligneo con le statue dei tre martiri ed una bella statua equestre seicentesca in legno di San Gavino. Il Santuario è anche un'importante meta devozionale, per via del culto millenario tributato ai martiri locali Gavino, Proto e Gianuario. Nel 1614 l'arcivescovo Antonio Manca di Cedrelles ha ordinato scavi all'interno della Basilica alla ricerca delle reliquie dei tre martiri turritani. Il risultato di questi scavi ha portato alla luce un discreto numero di sepolture, tre delle quali riconosciute come le spoglie dei martiri, collocate poi nella Cripta appositamente scavata per accoglierle, ed alcune tombe rivestite con tappeto musivo, identificate dalle epigrafi come sepolture di vescovi. Varie campagne di scavo archeologico successive hanno individuato i residui murari di due chiese più antiche, risalenti al V ed al settimo secolo. Una, più piccola, sta sotto il fianco nord della Basilica romanica, l'altra si estende nel settore esterno sempre a nord. Nella Cripta della Basilica sono sono conservate, in sarcofaghi del III e quarto secolo, le reliquie dei tre martiri San Gavino, Proto e Gianuario, fatti uccidere dall'Imperatore Diocleziano. La Basilica si sviluppa tra due cortili, detto quello a destra Atrio Comita sul quale si affaccia tutta una sequenza di piccole abitazioni, e quello a sinistra Atrio Metropoli. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli ai tre Martiri, che sono oggetto di numerose processioni che si tengono a Porto Torres. Molto importante è la Festha Manna, che è la festa dei Santi Gavino, Proto e Gianuario. La festa ha inizio il quarantacinquesimo giorno dopo Pasqua, quando le statue dei tre martiri vengono portate in processione nell'antica piccola Chiesa di Balai, luogo della loro morte. Poi la domenica di Pentecoste, ossia il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, una grande processione li accompagna nella Basilica di San Gavino, dove iniziano i festeggiamenti religiosi. Il giorno successivo, il lunedì, si conclude la festa con una processione a mare, al termine della quale viene offerta frittura di pesce a tutti i partecipanti. Secondo la tradizione agiografica, i tre Santi sarebbero stati decapitati nella località di Balai lontano, dove ancora oggi è ubicata la piccola Chiesa intitolata a Santu Bainzu Ischabizzaddu, i cadaveri sarebbero stati gettati in mare e recuperati dai Cristiani che avebbero dato loro sepoltura. Un'altra leggenda, in contrasto con la tradizione agiografica, dice invece che la piccola Chiesa di Balai vicino sarebbe stata edificata nel luogo dove sarebbero stati gettati a mare i corpi dei tre martiri, Gavino, Proto e Gianuario; e la seconda piccola Chiesa, quella di Balai lontano, nel luogo dove la corrente li avrebbe riportati a riva. Resti della necropoli meridionale o di San GavinoLe prime notizie sulla necropoli di San Gavino situata nei dintorni della Basilica omonima, risalgono al 1614, quando sono state rinvenute le spoglie dei tre martiri, e le sepolture dei vescovi. Numerose altre tombe sono state successivamente rinvenute negli Atri Comita e Metropoli di San Gavino, e dal quarto secolo in poi entrambi gli atri sono interessati dall'impianto della necropoli cristiana, quando sono presenti epigrafi e di vari simboli Cristiani. Altri lembi di necropoli paleocristiana, tombe alla cappuccina prive di corredo, risalenti al periodo compreso tra gli inizi e la metà del quarto secolo dopo Cristo, sono stati messi in luce in via Carducci e piazza Mameli, a poca distanza da San Gavino. Altri interventi in zone adiacenti alla Basilica, realizzati nell'ambito di lavori urbani negli anni 1963 e 1964 e nel 1978, hanno restituito numerose sepolture di diversa tipologia e resti di edifici funerari, mentre gli scavi sistematici effettuati negli anni 1979 e 1980 nell'area tra via Sassari, via Indipendenza e via Mannu, hanno portato alla luce nove tombe alla cappuccina e in fossa terragna, oltre ad un significativo recinto funerario, e probabilmente allo stesso periodo altre tombe alla cappuccina scavate tra via Petronia e via Azuni. Il recinto funerario, molto ampio dato che si sviluppa tra i nove e gli oltre diciotto metri, riferibile ad un periodo che va dal secondo secolo dopo Cristo alla fine del terzo secolo, con riuso fino al sesto secolo, era destinato ad ospitare sepolture singole disposte su più piani, come dimostrano gli incassi orizzontali e verticali ad altezza regolare nelle pareti, delimitate da muretti. Al suo interno è stato scavato un primo livello di undici tombe, di cui alcune degne di nota per l'uso di lastre di marmo di riutilizzo, con iscrizioni e copertura con tappeti musivi. Al di sopra di queste ci sono altre cinque sepolture, meno curate e con reperti che giungono fino al sesto secolo dopo Cristo. Dal corso Vittorio Emanuele la via Ponte Romano ci fa attraversare le terme romane MaetzkeTorniamo alla piazza della Consolata, dove avevamo incontrato la Chiesa parrocchiale della Beata Vergine della Consolata. Da corso Vittorio Emanuele II, passata la pasticceria Acciaro, prendiamo sulla destra la via Ponte Romano, che, percorsi trecento metri, curva a destra prima di attraversare la linea ferrroviaria, passando tra gli scavi archeologici, in particolare lasciando sulla sinistra le rovine delle Terme Maetzke che prendono il nome dal loro ritrovatore.
La vecchia e la nuova stazione ferroviaria di Porto Torres MarittimaProseguendo, la via Ponte Romano ci porta alla vecchia stazione ferroviaria di Porto Torres Marittima ormai in disuso dopo l'apertura nel 2004 della stazione nuova. La linea ferroviaria che collega Ozieri Chilivani con Porto Torres Marittima, che ne è la stazione terminale, è nata nella seconda metà del diciannovesimo secolo, ad opera della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde, che ha completato la tratta tra il 1872, anno di apertura del collegamento tra Sassari e Porto Torres, e il 1874, con l'apertura della tratta tra Ozieri, in seguito identificata col nome della frazione Chilivani, e Ploaghe. L'importanza di questo collegamento è stato sottolineata da un viaggio in treno, tra Cagliari e Sassari, di re Umberto I e della Regina Margherita nel 1899. Nel 1920 la gestione passa al gruppo delle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI. Vicino ad essa, alla sua destra ed affacciata sul porto, si trova la nuova stazione ferrroviaria di Porto Torres Marittima attivata nel 2004 in sostituzione della vecchia stazione, che è, quindi, caduta in disuso. Si tratta di una stazione di testa in superficie di categoria Bronze posta, sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda, dopo la stazione di Porto Torres, e che costituisce il capolinea di questa tratta, cha va da Ozieri Chilivani fino a Porto Torres Marittima. Il nuovo scalo è stato costruito sul retro della nuova stazione marittima di Porto Torres, di cui sfrutta le strutture. L'impianto è dotato di un singolo binario tronco, con annessa banchina, quest'ultima collegata alla adiacente stazione marittima. Non sono presenti fabbricati del gruppo Ferrovie dello Stato nell'area della fermata. Il vecchio capolinea della tratta si trovava nella Stazione di Porto Torres piazza Cristoforo Colombo che era situata dove il corso Vittorio Emanuele termina nella piazza, nei pressi della Torre aragonese. realizzata nel 1872, era utilizzata come collegamento diretto tra la rete delle Ferrovie dello Stato ed il porto. La stazione di piazza Cristoforo Colombo è stata soppressa nel 1991 a seguito della chiusura al servizio della della vecchia stazione a favore della nuova stazione di Porto Torres centrale, è stata smantellata, ed il capolinea è stato spostato alla stazione di Porto Torres Marittima. I principali resti della città romana di Turris libysonis con il palazzo del re Barbaro
gli scavi nell’area sono stati promossi da Maria Teresa d’Austria, iniziati nel 1819 ad opera del frate Antonio Cano, sedicente architetto ed archeologo, che per ottenere più celeri risultati fa saltare con le polveri interi settori. Le ricerche continuano a più riprese, sino ad anni recenti, ma il complesso è a tutt’oggi noto solo in minima parte. Delimitato da due cardines e da due decumani, l’edificio è stato ampiamente rimaneggiato. In una prima fase, alla fine del primo secolo avanti Cristo, i vani si disponevano assialmente da ovest dove si trovava l'ingresso ad est dove era presente il calidarium, e le murature erano in laterizio. La fase edilizia oggi visibile, databile alla fine del III ed agli inizi del quarto secolo dopo Cristo, presenta un orientamento da nord a sud, murature per lo più in opera vittata di calcare e laterizio, copertura con grandi volte ora crollate. Alcuni dei reperti rinvenuti all'interno del palazzo del re Barbaro sono oggi conservati nel Museo archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Il Museo archeologico chiamato l'Antiquarium Turritano
La parte settentrionale del complesso termale è costituito dai resti delle Terme Pallottino
Il Ponte RomanoProseguendo lungo la via del Ponte Romano, passiamo sotto un viadotto e, poco più avanti, la strada si biforca, dove a sinistra parte la via fontana Vecchia, mentre a destra prosegue la via Ponte Romano. Seguendo questa strada, arriviamo in un paio di centinaia di metri ai resti del Ponte Romano il più grande ponte edificato dai Romani in Sardegna, sul quale, la strada che congiungeva la città a Karales per la zona mineraria dell’Argentiera, superava il rio Mannu. È una costruzione lunga 135 metri realizzata in trachite, caratterizzato da sette arcate ineguali a sesto ribassato di dimensioni crescenti verso ovest. Il ponte aveva una pavimentazione originale costituita da lastroni di trachite, ricoperti successivamente con dell'asfalto, ed è stato utilizzato fino agli anni sessanta del Novecento. Sotto le arcate minori, previste per il deflusso delle acque nei periodi piena, si conserva una pavimentazione in lastre di trachite, simile a quella della strada antica. La foce del Rio Mannu e le fornaci di Porto TorresDove avevamo passato il Museo archeologico ed eravamo arrivati alla rotonda, invece di prendere la prosecuzione della via Ponte Romano, prendiamo invece, un poco più a destra, il lungomare Amerigo Vespucci, che passa, con il ponte Vespucci, al di sopra dello Sbocco a mare del rio Mannu. Questo è il corso d'acqua a regime Torrentizio che scorre in provincia di Sassari nascendo dal monte sa Figu, a circa 376 metri di altezza, che, dopo un breve percorso, si getta nel golfo dell'Asinara, il quale è stato formato per l'appunto dal corso del fiume. Presso la foce del rio Mannu, nel 1964 sono state realizzate le Fornaci che si trovano alla sinistra del lungomare Amerigo Vespucci, oltre la via Ponte Romano, sul lato sinistro del fiume. Le due rosse torri gemelle sono state realizzate dalla Società Siderurgica Mineraria Ferromin, uno dei primi stabilimenti industriali di Porto Torres. Si trattava in sostanza di un distaccamento della vicina miniera di Canaglia, dove i minerali estratti venivano trasportati al porto industriale mediante una ferrovia a scartamento ridotto fino alle fornaci e poi, attraverso il ponte costruito in epoca romana alla foce del Rio Mannu, fino alla banchina, dove veniva caricato sulle navi dirette nel Continente. Tutto questo fino alla prima metà degli anni sessanta, quando è iniziata la crisi che ha portato alla chiusura. Resti della necropoli della Marinella vicino alla foce del Rio MannuSubito oltre il ponte Vespucci, in località Marinella, alla destra della strada, tra questa ed il mare, si stende la vasta necropoli occidentale della città, ossia la necropoli ipogeica della Marinella. La prima notizia del rinvenimento di tombe si deve a Giovanni Spano, che ha dato notizia di un'iscrizione e di monete del secondo secolo, ma il sito è stato sottoposto a scavi regolari solo nel 1964, ad opera di Guglielmo Maetzke, che ha indagato una serie di tombe alla cappuccina poste lungo il litorale sabbioso, e catalogato i corredi. Diverse altre campagne di scavi dal 1990 hanno permesso di verificare l'ampiezza della necropoli e di rilevare la continuità del suo utilizzo, dal II fino al sesto e settimo secolo, senza pause fra il rito pagano e quello cristiano. Il Porto Industriale dove approdano oggi i grandi traghettiIl lungomare Amerigo Vespucci prosegue e, in poco più di un chilometro e mezzo, ci porta all'Approdo industriale. Il porto commerciale ha visto ridursi notevolmente la sua importanza, da quando i traghetti della Grimaldi prima, e successivamente anche i nuovi traghetti della Tirrenia, per le loro grandi dimensioni, hanno dovuto attraccare più vicino all'approdo industriale. Sono stati effettuati lavori per collegare i due porti e creare un'unica struttura portuale che assolva a tutte le sue funzioni. Dal lungomare Amerigo Vespucci parte, verso sud, la strada europea denominata E25, chiamata anche nuova SS131 di Carlo Felice, che porta, al pari della vecchia SS131 di Carlo Felice ma in modo più veloce essendo una strada dritta che non attraversa tutti i paesi, a Sassari e, da qui, percorre tutta l'isola, da nord a sud, fino a Cagliari. La stazione ferrroviaria di Porto Torres centraleDove la via Ponte Romano si biforca, prendiamo a sinistra la via fontana Vecchia. Seguiamo questa strada e, dopo cinquecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la prima uscita che ci fa imboccare la via Stintino, alla destra della quale, dopo qualche decina di metri, si vede la stazione ferroviaria di Porto Torres centrale. Si tratta di una stazione di categoria Bronze posta sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Sassari e le stazioni dismesse di Sant'Orsola, di San Giorgio, di San Giovanni, e prima della stazione ferroviaria di Porto Torres Marittima. Si tratta della maggiore stazione ferroviaria delle Ferrovie dello Stato nel comune di Porto Torres, la cui storia risale agli inizi negli anni '80 del Novecento, quando è stato deciso di arretrare la stazione dalla sede originaria, che era situata nei pressi del porto alcune centinaia di metri più a nord, e di portarla alla zona di fontana Vecchia. L'impianto viene realizzato nelle vicinanze del Rio Mannu, prima della galleria del faro turritano e dell'imbocco della diramazione sud, che all'epoca conduceva al vecchio capolinea di Porto Torres piazza Cristoforo Colombo, e che dal 2004 collega la stazione con la nuova fermata terminale di Porto Torres Marittima. L'area della nuova stazione è collegata con il Porto Industriale da un raccordo, ancora armato ma non più utilizzato. Entrata in esercizio nel 1991, la sua gestione passa nel 2001 dalle Ferrovie dello Stato alla controllata RFI. Nell'area del fabbricato viaggiatori sono presenti due binari, attrezzati con pensiline, utilizzati per il servizio passeggeri, ognuno dotato di propria banchina, mentre ulteriori binari a fianco di questi sono utilizzati per la sosta di carri, e quello più esterno costituisce l'imbocco del raccordo per il Porto Industriale di Porto Torres, ancora armato ma non più utilizzato. Prendiamo la strada statale che ci porta verso SassariPassato il ponte Vespucci, proseguiamo sul lungomare che, dopo trecento metri, arriva a una rotonda. Prendiamo la seconda uscita, che ci fa imboccare la via dell'Industriala quale, dopo tre chilometri, sbocca sulla via Sassari. Questa strada prosegue fino ad uscire dall'abitato con il nome di SS131 di Carlo Felice, che porta in direzione di Sassari. Si tratta della vecchia SS131 di Carlo Felice, dato che negli ultimi anni è stata realizzata la nuova SS131 di Carlo Felice, che passa più ad ovest, e si può imboccare da una deviazione dopo seicento metri da dove avevamo imboccato la via dell'Industria. >Visita dei dintorni orientali e meridionali di Porto TorresVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell'abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Porto Torres sono stati portati alla luce i resti dell'altare preistorico di monte d'Accoddi; delle necropoli di Marinaru, di Ponte Secco, di Su Crucifissu Mannu; della tomba di giganti Andriolu; dei nuraghi semplici Biunisi, Ferrali, la Camusina, Nieddu; dei nuraghi complessi Margone, monte Alveghe, monte Elva, Sant'Elena; dei nuraghi la luzzana di Chercu, Nuragheddu di li Pedriazzi, Ruina, tutti di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla dei nuraghi Minciaredda, e Piano di Colti, che sono stati distrutti. Le prime spiagge che si affacciano sul lungomare della cittàDal Porto turistico, andando verso destra, ossia verso est, prima di prendere la strada litoranea per Platamona, troviamo le diverse spiagge di Porto Torres. La prima che incontriamo è la spiaggia Della renaredda, che si trova subito ad est rispetto al porticciolo turistico. Muovendosi verso est, passato il terminale traghetti e Porto turistico, passata la piazza Cristoforo Colombo con la Torre Aragonese, prendiamo il lungomare di Balai, che si apre su un'ampia insenatura al centro della quale, percorsi seicentocinquanta metri, si trova la spiaggia di Scoglio lungo. Passato il promontorio che chiude ad est l'insenatura con la spiaggia di Scoglio lungo, percorsi quattrocento metri arriviamo alla spiaggia delle Acque Dolci, che da breve tempo è una spiaggia artificiale con piccoli tratti sabbiosi, mentre sino a pochi anni fa era soltanto una distesa di rocce. La bellissima piccola spiaggia di BalaiProseguendo sulla via litoranea, dopo settecento metri ci troviamo di fronte a un piccolo gioiello, la bellissima piccola spiaggia di Balai, che prende il nome dal quello della località nella quale sorge. La spiaggia di Balai è dominata, dall'alto della strada costiera, dalla piccola Chiesa di San Gavino a Mare detta anche la Chiesa di Balai vicino che si trova trecento metri prima della spiaggia. L'interno della Chiesa ha la volta a botte, e dietro l'altare si trova un altro edificio, precedente alla Chiesa. Qui è stato scavato un complesso ipogeico costituito da tre camere comunicanti, una delle quali presenta delle banchine lungo le pareti ed una nicchia absidata nella quale si trovava in origine un piccolo altare, sostituito successivamente da un altro, di dimensioni maggiori, in blocchi di tufo. Gli scavi eseguiti nel 1980 hanno portato in luce una struttura, probabilmente un'edicola, anteriore alla Chiesa e relativa all'ambiente situato dietro di essa, che si suppone fosse una cisterna romana coperta a botte, che nell'alto medioevo è stata trasformata in sacello. La Chiesa di San Gavino a Mare è stata costruita su una roccia a picco sul mare, e nell'area circostante sono state ritrovate diverse sepolture di origine romana, utilizzate anche in periodo cristiano. Lo stesso luogo, secondo la tradizione, sarebbe stata la prima sepoltura dei tre martiri, i Santi Gavino, Proto e Gianuario, dato che, adiacenti e comunicanti con la cappella, vi sono tre ambienti ricavati nella roccia, utilizzati come sepolcri in epoca romana, uno di questi sulla sinistra della piccola Chiesa, sarebbe il sepolcro dei tre martiri. Da questa piccola Chiesa si può ammirare un bel panorama di tutta la costiera. a piccola Chiesa di Balai, durante la Festha Manna del 2013, ha, però, mostrato numerose crepe tali da pregiudicare la staticità dell'edificio, e don Mario Tanca, parroco di San Gavino, ha inviato al comune una dettagliata relazione con allegata una ricca documentazione fotografica che evidenziava le condizioni critiche dell'importante monumento, per il quale ci si augura che verrà effettuato un ampio restauro. Proseguendo lungo la costa incontriamo la spiaggia di Scoglio RiccoDa qui inizia una bella costiera verso la Chiesa di Balai lontano, e la costa prosegue, con molte belle piccole spiaggie, calette e grotte marine, in direzione ovest, portandoci, appunto, dalla piccola Chiesa di Balai a quella di Balai lontano.
Il Santuario di Santa Maria di Balai detto anche la Chiesa di Balai lontano
La piccola Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli ai tre Santi martiri che, secondo la tradizione agiografica, sarebbero stati decapitati nella località di Balai lontano, dove ancora oggi è ubicata la piccola Chiesa intitolata a Santu Bainzu Ischabizzaddu. Un'altra leggenda, in contrasto con la tradizione agiografica, dice invece che la piccola Chiesa di Balai vicino sarebbe stata edificata nel luogo dove sarebbero stati gettati a mare i corpi dei tre Santi martiri, e la seconda piccola Chiesa, quella di Balai lontano, nel luogo dove la corrente li avrebbe riportati a riva. La vasta necropoli orientale di Porto TorresLa vasta necropoli orientale si estende dalla zona portuale moderna e il corso Vittorio Emanuele, fino alle piccole chiese di San Gavino a Mre e San Gavino Iscabizzadu, ossia decollato, poste sulle alture della Scogliera litoranea di Balai. Nella descrizione che segue vedremo la costiera e le parti della necropoli che sono state scavate. Le sepolture più antiche sono emerse nell'angolo tra via libio e via Galilei, tratto nel quale si registrano almeno due fasi della necropoli. La prima, compresa tra i primi decenni e la prima metà del primo secolo dopo Cristo, è documentata da tre sepolture ad incinerazione, due in urna ed una in anfora, con accanto, ad una quota lievemente inferiore, una sepoltura ad inumazione in fossa terragna, singolare perché il defunto stringeva nella mano poggiata sul petto un sestante di Nerone, datato tra il 54 ed il 55 dopo Cristo. La seconda, in una fase successiva, datata intorno al quarto secolo, è attestata da altre sepolture sovrapposte, tra cui una formata da un cassone doppio con copertura piana in embrici contenente più individui. Alla fine del I ed al secondo secolo appartengono le sepolture rinvenute tra via libio, via Cavour e corso Vittorio Emanuele, con quarantadue tombe ad incinerazione e venti ad inumazione, di varia tipologia. Anche la zona scavata tra via Mare, corso Vittorio Emanuele, piazza della Consolata, via Amsicora e via Trieste presenta almeno tre fasi sovrapposte. Nella prima, compresa tra il II e la metà del terzo secolo, l'area era cimiteriale e ospitava sepolture di varia tipologia. Nella seconda l'area viene occupata da edifici per uso civile, mentre nella terza, tra i primi del V e tutto il sesto secolo, gli edifici vengono abbandonati e il Cimitero occupa l'intero spazio con sepolture soltanto a inumazione. Ad uso esclusivamente cimiteriale è la zona tra via Ettore Sacchi e via Galileo Galilei, con sepolture in maggioranza alla cappuccina, ma è attestata anche la presenza di un cassone e una deposizione in anfora.
L'area della necropoli lungo la fascia costieraLungo la fascia litoranea, proseguendo verso est, sono venuti in luce due complessi di sepolture ipogeiche scavate nella roccia calcarea, in località Tanca Borgona e Scoglio lungo. Dal Porto turistico, andando verso destra, ossia verso est, si prende la via Mare, che va ad immettersi sul lungomare Balai. Percorsi trecentocinquanta metri dalla piazza ventesimo Settembre, arriva dalla destra la via principe di Piemonte, passata la quale si trova, alla destra della strada, l'insieme degli edifici sotto i quali è stata rinvenuta la necropoli di Tanca Borgona costituita da due monumenti funerari, un colombario ed un complesso ipogeico. Gli scavi sono stati eseguiti eseguiti nel 1944 sotto la direzione di Giovanni Lilliu, e successivamente, nel 1988, sono stati compiuti lavori di restauro e consolidamento e nuovi rilievi. Il Colombario, rinvenuto sotto l'edificio ad angolo tra il lungomare Balai e la via principe di Piemonte, è di forma inconsueta, dato che ha pianta circolare con un sostegno cilindrico centrale, relativo verosimilmente ad una copertura lignea. Sulla parete sono presenti otto nicchie centinate, destinate a contenere le urne con le ceneri dei defunti. Di queste, ne sono state utilizzate solamente quattro, che si alternano con quelle vuote. Nelle nicchie, le urne, in terracotta, erano collocate sotto il piano di base. Poco distante dal colombario, più ad ovest, è stato rinvenuto un vasto Ipogeo a camera che conteneva trentadue inumazioni, utilizzato dagli inizi del terzo secolo dopo Cristo alla seconda metà del secolo successivo. Il monumento si sviluppa intorno ad un ambiente centrale, il cui soffitto è retto da due pilastri risparmiati nel banco roccioso; nelle pareti otto arcosoli, ossia aree sepolcrali incassate nelle parete, che ospitavano i sarcofagi dei defunti, mentre altre deposizioni sono presenti come Formae nel pavimento, ossia come semplici tombe a fossa. Le tombe erano protette da tegole disposte in piano o a doppio spiovente e murate. Le pareti conservano tracce d'intonaco dipinto, di cui residuano alcune decorazioni geometriche e, in particolare, le teste e le zampe anteriori di una quadriga di cavalli. Le sepolture ricavate nel pavimento erano ricoperte con mosaici policromi, che riproducevano gli epitafi dedicati ai defunti. La necropoli orientale giungeva fino alle estreme propaggini della Scogliera di Balai, a circa tre chilometri di distanza dal centro urbano, non lontano dalla Chiesa di San Gavino a Mare. Uno dei complessi funerari più interessanti della città è stato scoperto da Guglielmo Maetzke nel 1963 in località Scogliolungo, dietro l'Istituto Nautico, a seguito dell'inizio di lavori di sbancamento della collina costituita da un banco di calcare, lavori che ne hanno, però, seriamente compromesso la conservazione. Si tratta della necropoli di Scoglio lungo ossia di un complesso funerario di tombe ad arcosolio che occupa l'area di una cava romana, costituito da quattro ambienti adiacenti, nelle cui pareti si aprono numerosi arcosoli scavati nel fianco della collina. Gli arcosoli contengono per lo più due o tre inumazioni affiancate, e talvolta si notano deposizioni sovrapposte. Con le Formae, ossia con le tombe a fossa praticate nel pavimento sono state recensite più di cinquanta sepolture. Alcune delle sepolture, distribuite tra sarcofagi e tombe a fossa, hanno restituito importanti oggetti di corredo. Poco distante dal complesso funerario di tombe ad arcosolio, si trova una tomba ipogeica, chiamata l'Ipogeo funerario romano di Scoglio lungo. L'evidente relazione architettonica e rituale esistente tra le tombe ad arcosolio dello Scoglio lungo e il vicino ipogeo di Tanca Borgona fa ritenere che i monumenti fossero utilizzati da parte di piccole comunità che deponevano i defunti all'interno di spazi riservati, distinti e monumentalizzati, spesso arricchiti con soluzioni decorative che rimarcano talvolta le capacità economiche dei committenti.
Gli importanti siti archeologici che si trovano a sud di Porto TorresDa Porto Torres, preso da piazza Cristoforo Colombo il corso Vittorio Emanuele, lo seguiamo fino al bivio dove parte sulla sinistra la via Sassari, che diventa la SS131 di Carlo Felice, la strada a scorrimento veloce che conduce verso Sassari, per proseguire poi verso Macomer e Oristano fino a Cagliari, lungo la quale si trovano gli importanti siti archeologici che descriveremo più avanti. Un ottimo Ristorante dove gustare la cucina della tradizione Presa la vecchia SS131 di Carlo Felice, percorsi quattro chilometri e settecento metri dalla città in direzione Sassari, arriviamo in Località li lioni, dove ci possiamo fermare per un ottimo pasto al caratteristico Ristorante li lioni. L'altare preistorico di monte d'Accoddi
Con le prime migrazioni dal Mediterraneo orientale, le popolazioni da lì arrivate realizzano, vicino a Porto Torres, una piramide a gradoni sulla cui sommità si ritiene si svolgessero riti sacri.
L'altare di monte d'Accoddi è orientato astronomicamente verso il nord, un orientamento che non si riscontra altrimenti in ambito europeo, e che testimonia come potrebbe essere stato adibito a funzioni religiose collegate con la stella polare. Resti della necropoli di Ponte SeccoPassata la strada che conduce all'area archeologica di monte d'Accoddi, procediamo ancora per settecentocinquanta metri e raggiungiamo la necropoli afferente al complesso di monte d'Accoddi. Di tratta della necropoli di Ponte Secco scavata nella parete calcarea prospiciente il corso del Rio d'Ottava. La necropoli, visibile sul basso costone calcareo orizzontale, che inizia dalla strada e procede perpendicolarmente ad essa, verso ovest, è costituita da 13 domus de janas del tipo a proiezione longitudinale e a proiezione verticale con pozzetto, ma mancano le indicazioni per raggiungerla e non siamo riusciti, quindi, a visitarla.
Resti della necropoli costituita dalle quattro tombe di MarinaruTornati sulla SS131 di Carlo Felice, proseguiamo ed, appena possibile, effettuiamo una conversione a U e torniamo verso Porto Torres sull'altro lato della strada. All'altezza all'incirca del chilometro 222.3, poco prima di arrivare di fronte alla strada che conduce all'altare di monte d'Accoddi, circa una trentina di metri a nord della superstrada e circa ottocento metri più a nord rispetto all'altare preistorico, troviamo la necropoli ipogeica di Marinaru probabilmente realizzata nel periodo della cultura di Ozieri. La necropoli è molto importanti perché in una delle sue tombe sono stati rinvenuti i primi reperti della cultura del Vaso Campaniforme, affermatasi in Sardegna dal 2400 avanti Cristo. Resti della necropoli di Su Crucifissu MannuProseguendo verso Porto Torres, poco prima di arrivare di fronte al Ristorante li lioni, prendiamo una delle piccole traverse verso destra, indicata come strada n. 14, e fiancheggiamo per trecento metri le costruzioni fino all'ingresso del Maiss Club. Poco più avanti dove la strada termina, prima di entrare nei cortili delle abitazioni, vediamo a sinistra i lastroni sotto i quali si trova la necropoli di Su Crucifissu Mannu. La necropoli, del terzo millennio avanti Cristo, comprende ventidue domus de janas ipogeiche non ancora portate del tutto alla luce, scavate in un bancone calcareo, tutte formate da più camere comunicanti. Alcune tombe hanno un accesso di tipo a pozzo, mentre altre sono precedute da un corridoio orizzontale scavato nel calcare. Quasi tutte le tombe hanno i portelli sagomati ed alcune di esse hanno anche altre caratteristiche architettoniche tipiche delle abitazioni civili, come i gradini ed in alcuni casi le colonne interne. Tra le sepolture portate alla luce, sono significative le tombe ottavo, dodicesimo e ventesimo I, per la loro complessità e per la presenza di protomi bovine scolpite alle pareti. La tomba ottavo ha di un breve dromos che porta a due piccoli vani quadrangolari, dai quali si passa in un'ampia cella rettangolare intorno alla quale si dispongono dieci vani secondari. La tomba dodicesimo si compone di un lungo dromos che immette in un'anticella sulla cui parete destra si trova un vano quadrangolare che immette in altre quattro camere, mentre dal fondo dell'anticella si accede alla cella principale, attorno alla quale si trovano altri sette ambienti. La tomba ventesimo I, molto danneggiata, si conserva, in parte, il pozzetto d'ingresso, una minuscola anticella e otto vani comunicanti. Sulla parete destra della prima cella sono presenti due protomi taurine accostate, realizzate a basso rilievo. La prima fase della necropoli è attribuibile alla cultura di Ozieri, che si è sviluppata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo, ma le tombe sono state riutilizzate in seguito da altre culture, da quella di monte Claro, dal 2700 al 2400, fino a quella di Bonnanaro che ha avuto inizio nel 2200 avanti Cristo. Numerose tombe si presentano intatte, mentre in altre vediamo l'interno, dato che sono state scoperchiate dal passaggio dei carri in epoca romana. La più significativa è la tomba quindicesimoI, che troviamo del tutto isolata rispetto alle altre. In essa sono stati rinvenuti reperti che risalgono al periodo finale dell'utilizzo della necropoli, al periodo della cultura di Bonnanaro. Particolarmente importante è un cranio che presenta le tracce di un'Operazione di trapanazione cranica, che mostra come la medicina e la chirurgia fossero già particolarmente evolute. Ed è certo che, dopo l'operazione, l'individuo sarebbe sopravvissuto ancora per un certo tempo. La zona industriale di Porto Torres
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Porto Torres ci recheremo a visitare Stintino una delle località turistiche più famose della Sardegna. Stintino è apprezzata soprattutto per gli incredibili colori del suo splendido mare e per la bellezza delle sue, purtroppo, affollatissime spiagge. Da Stintino si parte per visitare l'isola Asinara, che vedremo nella tappa successiva. | ||||||
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